Gialli svedesi, ritorna Hakan Nasser, da qualcuno definito “Il Camilleri di Svezia”. Questa volta fa a meno del suo commissario Van Veeteren, ma il risultato finale, ottimo, non cambia. Anche in questo caso, oltre il giallo, il lettore potrà fare affidamento su un intricato affresco della famiglia protagonista, gli Hermansson, con le sue contraddizioni, celate dietro un rispettabile paravento sociale.
Uomo senza un cane, di Hakan Nasser
Una famiglia modello, gli Hermansson. O quasi. Pochi giorni prima di Natale sono riuniti per festeggiare un centocinquesimo compleanno: i sessantacinque anni di Karl- Erik, padre encomiabile e insegnante in pensione, e i quaranta di Ebba, la sua figlia prediletta. È l’occasione per ritrovare proprio tutti, perfino Robert, la «pecora nera» della famiglia. Ma nessuno ha voglia di rovinare la festa, almeno fino a quando, a distanza di poche ore, avvengono due sparizioni inspiegabili: prima Robert esce a fare una passeggiata, poi è Henrik, il figlio maggiore di Ebba, ad allontanarsi nel cuore della notte. A quarantott’ore di distanza dei due non si hanno più notizie.
Viene incaricato del caso Gunnar Barbarotti, ispettore di origini italosvedesi in servizio presso la polizia di Kymlinge. L’ispettore, che si stava preparando all’odiosa prospettiva di un Natale con la ex moglie e gli ex suoceri, è ben felice di accettare: anzi, questa chiamata insperata fa segnare un punto – nel suo personalissimo conteggio – a favore dell’ipotesi dell’esistenza di Dio. Le indagini, però, si rivelano per lui tutt’altro che semplici. Fuga? Rapimento? C’è forse un nesso fra i due casi? Ci vorranno tempo, perseveranza e anche l’aiuto del caso, perché le indagini di Barbarotti possano prendere una direzione precisa.
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