LA VOCE DEL CAMPIONE – 25 storie di sport e passione all’ombra delle due torri
Marco Tarozzi – Minerva Edizioni, 2008
Ne ho incrociati venticinque. Partendo dalle pagine di un giornale con un solo progetto preciso: ascoltare storie, provare a raccontarle. Per cercare di dimostrare che i racconti di sport, quelli veri e intensi, non hanno una precisa collocazione temporale. Resistono a tutto: alle mode, al tempo che passa, alla polvere dell’oblìo. Ne ho pescate venticinque, viaggiando tra una disciplina e l’altra e tra un decennio e l’altro. Al giornale mi sono fermato intorno alla quindicesima, le altre le ho inseguite per diletto, certamente per curiosità, perché volevo vedere dove mi avrebbero portato. O magari perché alcuni nomi mi riaccendevano ricordi d’infanzia, di primissime passioni, di chiacchierate familiari che non torneranno e che rimpiango, e volevo vedere cosa avrei trovato dietro una foto, un risultato, un ritaglio di giornale. Un po’ alla volta, mi sono accorto che avevo infilato una strada piena di vicoli e anfratti da esplorare, ma con uno scenario immutabile sullo sfondo. Bologna.
Dentro questi racconti, o interviste, o favole di sport, chiamatele come preferite, c’è una città che forse si è fatta un po’ più disattenta e cinica, negli ultimi anni, ma ha ancora guizzi di un entusiasmo antico. Quello che portava sessantamila persone allo stadio per vedere boxare Checco Cavicchi. Altri tempi, direte: oggi sessantamila li richiama soltanto Vasco Rossi. Dentro queste pagine ci sono campioni e talenti nati a Bologna, o appena fuori città, e altri che hanno scelto di venire qui per realizzare i propri sogni, ma il bello è che una volta appesa al chiodo la loro vita sportiva non se ne sono più andati e hanno messo radici. Ci sono atti di coraggio, come i viaggi di “Toro” Rinaldi e Paolo Cimpiel verso un’America che un tempo, più di trent’anni fa, era difficile anche da immaginare. C’è don Arturo Bergamaschi, prete solare e felice che sale ad alta quota per sentirsi più vicino a Dio. Ci sono perle sfavillanti: gli ori di Ennio Mattarelli, Mauro Checcoli, le medaglie di Manu Pierantozzi e Giordano Turrini alle Olimpiadi. C’è la fedeltà alla bandiera (che davvero sembra un’idea lontana anni luce) di Picchio Orlandi, anima Fortitudo, e la forza di Dado Lombardi nel fare, anche per amore di Bologna, il primo salto di sponda in un posto che si nutre di rivalità stracittadina. C’è la volontà di un ragazzo d’Africa, partito da un villaggio sperduto del Burundi per conquistare un oro olimpico che è storia per la sua nazione: Venuste Niyongabo ha vinto la sua medaglia prima di conoscere Bologna. Ma quando è arrivato qui, anche lui si è sentito a casa. Ci sono venticinque personaggi che mi hanno regalato umanità, allegria, passione, commozione. Il massimo, per chi vuol scriverci storie. Spero di raccontarveli come si deve.
LE STORIE – don Arturo Bergamaschi, Achille Canna, Francesco Cavicchi, Mauro Checcoli, Pierfrancesco Chili, Paolo Cimpiel, Kurt Diemberger, Franco Farnè, Helmut Haller, Federico Girasole, Donata Govoni, Gianfranco Lombardi, Giorgio Longhi, Orlando Maini, Ennio Mattarelli, Venuste Niyongabo, Giampaolo Orlandi, Ezio Pascutti, Emanuela Pierantozzi, Gino Pivatelli, Alberto Rinaldi, Gigi Serafini, Giordano Turrini, Renato Villalta, Vittorio Visini.
E’ ACCADUTO A BOLOGNA, 30 ANNI DI STORIA BOLOGNESE DENTRO UN SOLO OBIETTIVO, WALTER BREVEGLIERI,MINERVA
Dal 1 novembre in Sala d’Ercole a Palazzo d’Accursio sarà possibile ammirare oltre 200 fotografi e di Walter Breveglieri. Episodi di vita mondana, politica, sociale, sportiva accaduti in trent’anni di attività sotto le Due Torri: grandi emozioni fermate nelle pellicole delle sue macchine fotografi che.
Famose le foto aeree dei neonati quartieri Pilastro e Barca, della nuova tangenziale, del Palazzetto dello Sport (Paladozza) pubblicate sulle maggiori testate di architettura italiana e ricordate ad esempio di grande fotografia da un urbanista come Pier Luigi Cervellati. La Bologna, dei tram che cedono il passo agli autobus, delle riunioni politiche oceaniche del PCI in Piazza Maggiore.
Il tifo per un Bologna Calcio – quello di Dallara e Bernardini – che non aveva concorrenti; il Velodromo;
le appassionate gare motociclistiche per le strade e le colline della città. La Sala Borsa, dove si alternavano mercati di bestiame, borsa valori, mitiche partite di pallacanestro e comizi politici.
Poi la Bologna della gente, quella più umile, come il famoso carbonaio immortalato sotto una fitta nevicata dentro Porta Castiglione, i bambini che si rinfrescavano facendo il bagno nel Reno alle porte della città; gli sfollati dell’alluvione del Polesine in fuga dalla rotta del Po del novembre 1951.
Poi la Bologna di Padre Marella, Giacomo Lercaro, Giorgio Morandi.
Senza dimenticare la Bologna della “Dolce vita”: Frank Sinatra e Ava Gardner all’uscita dal Grand Hotel Baglioni, Sean Connery, Gina Lollobrigida e il Sindaco Giuseppe Dozza, Spadolini (allora direttore del Resto del Carlino) con una bellissima Sophia Loren. Ancora, Lucio Dalla, un raggiante Federico Fellini con Giulietta Masina e Renzo Renzi alla Stazione di Bologna Alfred Hitchcock che visita la famosa mostra di Spina al Museo Archeologico.
A corredo preziose testimonianze di scrittori, giornalisti, storici e studiosi che a Bologna ci vivono o che ci hanno vissuto in quegli anni: Eugenio Riccòmini, Marco Poli, Luca Goldoni, Antonio Faeti, Giuliano Musi, Benny Faeti, Paola Rubbi, Gianni Leoni, Luigi Lepri, Fausto Carpani, Wolfango, Gianni Cancellieri, Maurizio Catassi, Sandro Samoggia, Giorgio Serra (Matitaccia), Andrea Emiliani, Franca Varignana, Graziano Campanini, Severio Pozzati.
Uno straordinario album che si inserisce nella collana “È accaduto a Bologna” avviata da Minerva Edizioni insieme all’Unione Fotografi Organizzati di Bologna (UFO).
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