E’ una Provenza non sempre idilliaca quella proposta da Pierre Magnan, fortunato autore francese dai toni noir, uno di quelli che hanno fatto il genere oltralpe. Le tradizioni della terra, le antiche conoscenza spesso fanno capolino dai suoi libri, sovente incentrati sulla figura del Commissario Laviolette.
Anche in questa vicenda l’investigatore appare, ma non in veste da protagonista: è una enorme quercia che si erge maestosa in un tranquillo angolo di campagna del sud francese a svolgere il ruolo principale, attraverso le memorie di Laviolette. E’ proprio attorno a questo maestoso albero, di volta in volta magico o maledetto, che le esistenze dei personaggi del villaggio di Montfurn prendono consistenza.
Pierre Magnan sa bene cosa serve per costruire un buon racconto, l’impatto emotivo, la trama, la seduzione del paesaggio, la caratterizzazione dei personaggi: impossibile non restarne coinvolti!
Pierre Magnan, L’albero, Robin
Nelle indagini del commissario Laviolette tornano i luoghi e i personaggi che hanno popolato la sua infanzia: una quercia incantata, un misterioso forestiero dal passato oscuro, un vecchio suonatore di corno. Ambientato nella Francia meridionale dei piccoli villaggi, apparentemente insignificanti, ma in realtà teatro di amori, rancore, morte, questo romanzo riesce a travolgere il lettore in un turbine di emozioni.
PIERRE MAGNAN, Provenzale, nato a Manosque nel 1922; dopo un primo romanzo del 1946 ignorato dal pubblico viene snobbato dall’editoria fino al 1978: licenziato dal posto di lavoro trova il tempo e il coraggio di far uscire Le sang des atrides, che lo consacra come autore. Si descrive come “apolitico, asociale, quasi afilosofico” e colloca spesso le sue trame nell’amata Provenza, come quella arcaica e atipica descritta in La casa assassinata, fra i suoi romanzi migliori. Pubblicato da Voland Editore, Robin e Meridiano zero.
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