
Alexandra Fuller ci aveva colpito con Il cuore amaro dell’Africa, edito Sartorio. Un memoir dedicato alla sua terra, la Rodhesia degli anni Settanta. Ultimo arrivato di una serie di libri ambientati nel Wyoming pubblicati nel mese di marzo (Anne Proulx, Ho sempre amato questo posto, Mondadori e Thomas McGuire, Il canto dell’erba, Alet), La Leggenda di Colton H.Bryant affascina per la prosa lirica e diretta, per la freschezza con cui sono rese le avventure del protagonista.
Nelle pagine che l’autrice dedica alla breve esistenza di Colton, ultimo romantico cowboy in un Wyoming in cui le grandi praterie lasciano gli spazi agli impianti di trivellazione dei petrolieri, troviamo la descrizione di un antieroe, deriso da tutti per l’ingenuità (lo considerano un ritardato), e di una terra da osservare con occhi diversi da come può essere fissata nell’immaginazione del lettore.
La leggenda di Colton H. Bryant ,
Fuller Alexandra, Mondadori
Colton Bryant è un giovane figlio del Wyoming, una terra che nei suoi cieli ricamati di stelle, nelle sue praterie sconfinate, nelle sue fiere montagne, ancora oggi echeggia il magico mondo dei cow boys. E proprio come un piccolo cow boy Colton cresce tra cavalli e rodei, caccia ai conigli e interminabili pesche al salmone. La verità però è che il West non esiste più da tempo e per i giovani come Colton, riottosi alla scuola e senza una famiglia agiata alle spalle, il futuro non è fatto di imponenti transumanze e caffè scaldato sul fuoco accanto a una tenda, bensì di dure giornate di lavoro trascorse agli impianti di trivellazione dei giacimenti petroliferi circostanti. È un mestiere duro e pericoloso, ma Colton lo affronta da uomo, appena ventenne e già sposo e padre. E proprio come in tutte le epopee del West, Colton andrà incontro al suo semplice e tragico destino con la grandezza tranquilla degli eroi.
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