Ipazia di Alessandria, filosofa, matematica, astronoma, trucidata barbaramente dai cristiani su istigazione del vescovo Cirillo nel IV secolo dopo Cristo, figura diventata improvvisamente d’attualità grazie al film AGORA’ girato da Alejandro Amenabar finalmente approdato agli schermi italiani ( il cast , Rachel Weisz, Max Minghella, Rupert Evans , Oscar Isaac . il trailer lo trovate qui: http://www.youtube.com/watch?v=Bbcc38SZELc&feature=player_embedded )
una figura di certo memorabile, degna di essere sottratta all’oblio, a cui La lepre edizioni aveva dedicato un saggio particolarmente felice e fortunato, edito nell’ottobre 2009:
IPAZIA vita e sogni di una scienziata del IV secolo d.c., ANTONINO COLAVITO – ADRIANO PETTA , La lepre
Margherita Hack “Ipazia è una lezione da non dimenticare, è un libro che tutti dovrebbero leggere.”
Quattro edizioni e più di 25.000 copie vendute in tre mesi.
Alla vigilia della tanto attesa e tanto discussa uscita del kolossal Agorà di Alejandro Amenabàr, Ipazia è già un caso letterario e alimenta un dibattito che non accenna a smorzarsi.
La figura di Ipazia, alla quale si ispira il film con Rachel Weisz, è rimasta per molto tempo nell’ombra.
Ipazia era astronoma, matematica, musicologa, medico, filosofa, erede della scuola alessandrina e fu fatta massacrare da Cirillo, vescovo di Alessandria.
Con questo delitto la cultura occidentale ha definitivamente escluso la donne dalla sfera del sapere. La vita di Ipazia è una delle più antiche parabole su un conflitto secolare ma ancora attuale: fede e ragione, uomo e donna.
L’importanza di questo personaggio è ancora sottovalutata: per secoli la scienza sperimentale moderna ha creduto di avere un solo padre, Galileo, quando in realtà possiede anche un madre, nata 1200 anni prima di Galileo: Ipazia. Il ritratto che ci è stato tramandato è quello di una donna di intelligenza e bellezza straordinarie.
Fu l’inventrice dell’astrolabio, del planisfero e dell’idroscopio, oltre che la principale esponente alessandrina della scuola neoplatonica. Aggredita per strada, fu scarnificata con conchiglie affilate, accecata, smembrata e bruciata.
Questo assassinio è considerato dal grande storico Edward Gibbon, detto il Voltaire inglese, “una macchia indelebile” nella storia del cristianesimo.
Sul personaggio di Ipazia hanno scritto Voltaire, Diderot, Proust, Pèguy, Leopardi, Pascal, Cavino, Luzi e molti altri ancora.
Su Facebook esiste un gruppo che chiede: Dichiariamo festa nazionale il giorno della morte di Ipazia.
All’inizio del III millennio l’UNESCO, dietro richiesta di 190 stati membri, ha creato un progetto internazionale che intende favorire piani scientifici al femminile nati dall’unione delle donne di tutte le nazionalità, perché attualmente nell’ambito della scienza solo il 5% delle donne ricopre cariche di responsabilità. L’UNESCO ha chiamato questo progetto IPAZIA.
In studio Giancarlo Bosetti, direttore Reset, e Adriano Petta, studioso di storia della scienza. Al telefono Piergiorgio Odifreddi, matematico e scrittore.
in uscita il 4 maggio è invece questo testo de La Tartaruga Edizioni :
Ipazia Muore, Maria Moneti Codignola
In occasione dell’uscita nelle sale italiane dell’atteso e discusso Agorà di Alejandro Amenábar, distribuito dal 23 aprile 2010 con un anno di ritardo, La Tartaruga edizioni pubblica Ipazia muore, un romanzo unico e appassionato sulla vicenda umana della prima scienziata nella storia: l’astronoma e filosofa vissuta nel IV secolo d.C. che affrontò la persecuzione della chiesa fino alla morte, in nome della sua passione per la scienza, la libertà e la ricerca della verità.
considerate appannaggio maschile. Molte dovettero pagare questa passione con la vita, quasi fosse una colpa di cui vergognarsi.
La più nota, nella tarda antichità, fu senza dubbio Ipazia, scienziata e filosofa, nata ad Alessandria d’Egitto nel 370 d.C., inventrice di strumenti come il planisfero e l’astrolabio. Figlia del matematico Teone, e lei stessa prima matematica della storia, fu la più nota esponente alessandrina della scuola neoplatonica, circondata dal rispetto e con allievi giunti da ogni angolo del mondo.
Vissuta in un’epoca confusa e intollerante, segnata dallo scontro fra la civiltà ellenistica e il protocristianesimo, la fama di Ipazia suscitò l’odio del vescovo Cirillo al punto da fargli tramare la sua uccisione, avvenuta nel 415. Aggredita da un gruppo di monaci fanatici, fu trascinata in una chiesa e uccisa a colpi di conchiglie affilate. Mentre ancora respirava, le cavarono gli occhi come punizione per aver osato studiare il cielo. Dopo averla fatta a pezzi cancellarono ogni traccia di lei bruciandola.
Protagonista di una pagina poco nota della storia – raccontata anche nel tanto atteso quanto discusso Agorà di Alejandro Amenábar – Ipazia è oggi considerata la prima martire pagana del fanatismo cristiano. Lo stesso storico Edward Gibbon ha definito il suo assassinio, messo prontamente a tacere, «una macchia indelebile» nella storia del cristianesimo. In questo romanzo l’autrice ricostruisce la vicenda umana della filosofa, con i suoi affetti, la sua sete di conoscenza e il suo bisogno di amore: una donna la cui volontà non diede mai segno di piegarsi a ciò che il destino e la sua epoca le avevano riservato.
Maria Moneti Codignola è docente di Filosofia Morale all’Università di Firenze. Ha studiato il socialismo utopistico, il pensiero illuministico, soprattutto francese, e la filosofia classica tedesca. È membro di alcuni gruppi internazionali di studio su temi di filosofia morale, utopia e bioetica. Ha pubblicato il saggio Non di solo amore (1990).
Protagonista di una pagina poco nota della storia – raccontata anche nel tanto atteso quanto discusso Agorà di Alejandro Amenábar – Ipazia è oggi considerata la prima martire pagana del fanatismo cristiano. Lo stesso storico Edward Gibbon ha definito il suo assassinio, messo prontamente a tacere, «una macchia indelebile» nella storia del cristianesimo. In questo romanzo l’autrice ricostruisce la vicenda umana della filosofa, con i suoi affetti, la sua sete di conoscenza e il suo bisogno di amore: una donna la cui volontà non diede mai segno di piegarsi a ciò che il destino e la sua epoca le avevano riservato.
Maria Moneti Codignola è docente di Filosofia Morale all’Università di Firenze. Ha studiato il socialismo utopistico, il pensiero illuministico, soprattutto francese, e la filosofia classica tedesca. È membro di alcuni gruppi internazionali di studio su temi di filosofia morale, utopia e bioetica. Ha pubblicato il saggio Non di solo amore (1990).
Non finisce qui, perchè Ipazia è protagonista anche di un libro per ragazzi.
Nel 2000 era uscito per Fabbri L’occhio del sole, ambientato nella biblioteca di Alessandria, sempre con protagonista la filosofa:
L’occhio del sole, Karel Vereyen, Fabbri
Alessandria, IV secolo d.C. Collanthus lavora nella biblioteca della città, la più grande del mondo. Hypatia, la direttrice, gli affida una serie di compiti delicati. E così il ragazzo si trova a viaggiare indietro nel tempo, immerso nella lettura di antichi papiri che parlano di Iside e di Osiride, della costruzione delle piramidi, di sofferenza e di mistero: la storia dell’Egitto scorre sotto i suoi occhi avvincenti come un romanzo. E poi c’è il romanzo d’amore, vero, questa volta, che lega Collanthus ad Aset, audace fanciulla promessa sposa a un sacerdote molto più vecchio di lei… Età di lettura: da dieci anni.
[…] Ipazia di Alessandria, figura emblematica (in Italian) […]
IL CINEMA CON REGISTI COME Alejandro Amenabar INCREMENTA LA TENSIONE ALLA RICERCA STORICA PER OVVIARE ALLE CARENZE DI VERITA CHE IMPONE LA STORIOGRAFIA ” DI STATO” E SCOLASTICA.
ieri a Genova è stata rappresentata Ipazia all’interno della Chiesa di S.Agostino. Il monologo è stato scritto dall’autore Massimo Vincenzi. questo testo di grande impatto di forte emozione, anche grazie all’interpretazione dell’attrice Francesca Bianco e alla regia di Carlo Emilio Lerici, è in scena in Italia da più di un anno e tocca varie città, festival ecc. .
ha il favore del pubblico e della critica, sempre. da molto tempo, prima che uscisse il film Agora. Ipazia è morta per l’arroganza e la crudeltà dell’ignoranza. certo: Ipazia è un grande simbolo. purtroppo anche nel senso negativo. chi voleva farla tacere c’è sempre e gira tra noi. infatti questo bellissimo spettacolo e questo bel testo non vengono in molte occasioni citati come si dovrebbe. “il pensiero non brucia”, ma purtroppo il mondo attorno fa fatica ad uscire dall’ovvietà, dagli schemi che mettono in risalto ciò che più è visibile e non è detto che sia sempre “la visione migliore” o l’unica.
molti eventi altamente culturali e artistici sono restano nell’ombra. quante Ipazia!
l’epoca dell’informazione moltiplica quotidianamente come un’opera di Andy Warhol ciò che più si mostra, sino a perderne la forza del pensiero e lasciarne appunto: la visione maggiormente pubblicizzata quindi già conosciuta.
luciana lanzarotti
Non si può scoprire la verità se si è dentro una credenza religiosa poichè la verità non va adorata ma cercata in se stessi. Ogni religione impedisce all’uomo di scoprire la verità perché l’uomo preferisce essere guidato e comandato dai capi che sceglie perché in essi trova sicurezza e un punto di riferimento perché incapace di autogovernare la propria vita. Ipazia è un grande esempio di libertà e coraggio di cercare la verità da sola ecco perché è stata fatta a pezzi, perché la vita distorta odia tutto ciò che è vivo perché non è più capace di esprimere la vera vita. Ciò che è distorto odia ciò che è vivo, ecco perché i rapporti umani sono così complicati. Alla luce di questo ognuno può scoprire la verità da solo sempre se ha il coraggio di affrontare la propria distorsione.
Il suo assassinio è stato pianificato, andando proprio al vertice della piramide del potere, a Costantinopoli da Elia Pulcheria, la sorella di Teodosio II ─ ancora minorenne ─ che di fatto regnava al suo posto. La principale prova di quanto detto sta nel fatto che l’inchiesta ebbe breve corso e il caso fu presto archiviato.
la figura di Ipazia mi affascina e mi commuove. Mi chiedo come si sarebbe evoluta l’umanità se le donne avessero potuto esprimersi liberamente e pienamente. Ancora oggi molte donne subiscono il condizionamente di parabolani e talebani, che hanno usato ed usano il sentimento religioso come una clava contro il libero pensiero
Mi spiego meglio – per chi non l’avesse ancora capito- nel commento di cui sopra di qualche anno fa, intendevo dire che all’epoca dell’uccisione di Ipazia, al vertice del potere politico e religioso stava di fatto, proprio una donna – l’imperatrice Elia Pulcheria. Il vescovo Cirillo, rispetto a lei non era che un pesce piccolo, e non faceva altro che la sua politica, evidententemente coincidente. Stessa cosa nel caso di Giovanna d’Arco, una montatura politica, architettata dalla potente Iolanda d’Aragona, che – dietro le quinte, come del resto Pulcheria – sceglie la ragazza e la catapulta in quella inconsueta avventura, gestita nei particolari, e poi l’abbandona al suo destino, previsto (Rai Storia, a.C, d.C., ore 22, oggi). E di questi casi c’è ne sono tantissimi in tutte le epoche e latitudini, compreso il tempo presente. Sono le ideologie femministe (nella fattispecie) che nascondono o non fanno risaltare tali particolari per ovvi motivi!
Che a decretare la morte ci sia stato un uomo o una donna poco importa….intanto è stato sacrificato uno scienziato donna, non è un dettaglio e nemmeno un caso.