Il nuovo emozionante romanzo di Anne-Laure Bondoux, un viaggio alla ricerca delle
radici e della felicità, che ci fa vivere le terribili vicissitudini di un tormentato
angolo di mondo, il Caucaso. Lo stile diretto e asciutto di Anne Laure Bondoux catturerà
di nuovo le attenzioni dei lettori, dai 13 anni in su.
Anne Laure Bondoux, Una fortuna per due, San Paolo
Kumail è un ragazzino che vive in un vecchio edificio diroccato nel cuore del Caucaso
infestato dalla guerra. A prendersi cura di lui c’è Galya, che lo ha salvato da
morte certa quando era ancora in fasce. Kumail non si chiama veramente Kumail, ma
Blaise Fortune ed è cittadino francese. Quando scoppiò la guerra il treno su cui
viaggiava insieme a sua madre fu vittima di un attentato terroristico e i due vennero
separati; ma Galya ha promesso di riportarlo a casa, a Parigi. Il confitto divampa
e Kumail e Galya si mettono in cammino: tra mille pericoli e peripezie, dopo aver
viaggiato, essere stati traditi e abbandonati, i due trovano il modo di arrivare
fino in Francia, ma a giungere a destinazione è solo Kumail, che viene spedito
in un orfanotrofio: che fine hanno fatto Galya e sua madre? Per ottenere le risposte
che cerca Blaise dovrà tornare in Caucaso, da adulto, da cittadino francese.
Anne-Laure Bondoux è nata nel 1971 e vive nella provincia di Parigi. Ha iniziato
a scrivere le prime storie verso i 10 anni e questa passione non l’ha mai abbandonata.
Dopo aver fatto, in modo disordinato, studi letterari, teatro e due figli, ha scoperto
la narrativa per ragazzi nel 1996, dopo essere entrata nella casa editrice Bayard
Presse. I suoi primi racconti sono stati pubblicati su varie riviste (“Astrapi”,
“J’Aime Lire”, “DLire”…). Dal 2000, si dedica esclusivamente alla scrittura dei
suoi romanzi. Con le Edizioni San Paolo ha pubblicato Le lacrime dell’assassino
vincitore del Premio Andersen e del Super Andersen 2009 e La vita come viene.
Anne Laure Bondoux, Una fortuna per due, San Paolo
aprile 28, 2010 di libreria atlantide
Una meraviglia. Anne-Laure Bondoux non si smentisce.
Le sue opere raccontano sempre il cammino.
E il cammino di un bambino è forse il modo migliore
per raccontare la vita. Un romanzo è sempre un’invenzione,
ma il grande scrittore lo trasforma in realtà, in verità.
Pinocchio non era un burattino.
E Blaise Fortune non è il personaggio di un libro.
Come Momo non era il protagonista di “La vita davanti a sé” di Romain Gary. Sono più veri della realtà.
Blaise Fortune fugge da una delle tante guerre caucasiche.
Lo accompagna Galya, la ragazza russa che l’ha cresciuto con il racconto della sua infanzia, del suo salvataggio miracoloso dopo il “Terribile Incidente”.
E’ un cittadino francese, e Galya è là che vuole portarlo.
E allora camminano, si raccontano, incontrano persone che li accolgono, che li tradiscono, che li aiutano.
Conoscono solidarietà, fame, freddo, paura, quel po’ di calore umano necessario a non cadere tra le braccia della “disperanza”.
E qui mi fermo. Non devo raccontare oltre. Ma mi ha colpito il sostantivo “disperanza”. Perché Blaise e Galya vincono questa nemica con l’azione, con la visione di una meta.
Mi sembra invece che la disperanza riguardi noi. Noi ricchi e annoiati giovani e adulti di questo privilegiato primo mondo.
Perché che cos’è questa “disperanza”?:
“E’ invisibile e si insinua ovunque. Se non fai niente, se non reagisci, ti rosicchia l’anima fino all’osso.”
Dobbiamo riconoscerlo, il “nostro” mondo è attanagliato dall’apatia; siamo vecchi, stanchi, talmente pigri da reinventarci cammini spirituali, per non annoiarci, perché non abbiamo bisogno di metterci in viaggio, di scappare dalla guerra, dalla paura.
E quando incontriamo qualcuno che vive scappando lo chiamiamo clandestino, zingaro, extracomunitario, negro.
Abbiamo dimenticato che:
“Bohème è una parola che indica che si è sempre liberi e che si possono varcare tutti i confini”.
E’ incredibile che nel terzo millennio sia più facile attraversare i confini fisici di uno stato, che abbattere gli steccati dei recinti mentali degli uomini.
Ma Bondoux non si fa vincere dalla “disperanza”:
“Vedi”, mi sorride Galya, “non bisogna mai smettere di credere nel genere umano. Per uno che ti fa lo sgambetto, se ne trovano a decine che ti aiutano a rialzarti, vero?”
“Vero”.
“Essere felici è sempre caldamente raccomandato, Monsieur Blaise!”