Avete mai notato quanti libri sono intitolati “La libreria …..”? Fenomeno che non sempre testimonia una gran qualità del prodotto, ma solo un ammiccamento a qualcosa che evidentemente solletica la curiosità del lettore. In questo caso però la sostanza c’è. La libreria della rue Charras è ispirato dalla vicenda di Edmond Charlot, che nel 1935 aprì la sua piccola attività senza un soldo, ma che fu il primo a pubblicare Camus. Libraio, editore, e anche bibliotecario, perché i libri li prestava anche. Alle pareti esterne figurava una scritta, Un uomo che legge ne vale due, in francese e arabo, l’intenzione del ventenne idealista era di creare un ponte tra le due culture. Opera in cui riuscì benissimo, e il suo angolo di mondo, talmente piccolo che allargando le braccia si potevano raggiungere un paio di pareti, fu frequentato oltre che da Camus, anche da Gide, Saint Exupery. Con grande sensibilità Kaouther Adimi, giovane trentenne, ricostruisce la vita di questa libreria stipata all’inverosimile, del clima che l’avvolgeva, partendo dagli anni Trena per arrivare all’ultimo custode innamorato del luogo, Abdallah, triste testimone dell’epilogo. Epoca in cui lo Stato dicendo “c’è la crisi”, “non abbiamo scelta”, “il popolo ha bisogno di pane, non di libri”, agisce in maniera poco lungimirante. Anche sull’altra sponda del Mediterraneo.
I sogni di un ragazzo, la passione per i libri, la vita di una nazione, i drammi e le felicità,le difficoltà economiche e gli aiuti degli amici, le guerre e i problemi di ogni giorno che ne derivano, come la penuria di carta.. Un piccolo gioiello letterario, proposto da un editore che non delude mai.
Il nome della libreria, “Les vraies richesses”, fu avallato da Jean Giono, al quale Edmond si era rivolto per avere il permesso di usare il titolo di una sua opera: e noi lettori sappiamo che è un nome bellissimo.
Kaouther Adimi,
La libreria della rue Charras
«Un uomo che legge ne vale due.»
traduzione di Francesca Bononi – l’ORMA EDIZIONI
Algeri, oggi. Ryad, svogliato ventenne, studente universitario a Parigi, ha un compito ingrato davanti a sé: svuotare e chiudere la libreria Les Vraies Richesses. Questo polveroso negozio di quattro metri per sette, stipato di volumi ingialliti, foto sbiadite,
quadri e mille altri cimeli editoriali, nasconde la storia di un’eccezionale avventura umana e letteraria, custodita dal suo ultimo testimone, il misterioso Abdallah. Algeri, 1936. Edmond Charlot, ventenne entusiasta, dopo un viaggio a Parigi rientra in patria con una grande idea in testa: fondare una libreria-casa editrice che pubblichi scrittori di entrambe le sponde del Mediterraneo, senza distinzioni di lingua, nazionalità o religione. Sostenuto da una comunità di ingegni e di affetti, apre al 2 bis della rue Charras un luogo ibrido e accogliente che presto diviene sede delle mitiche Éditions Charlot, frequentate da aspiranti scrittori come da figure del calibro di Antoine de Saint-Exupéry e André Gide. Da quella appassionata stanzetta, intitolata alle «vere ricchezze» della vita, escono le prime edizioni di testi memorabili, tra cui l’esordio di un giovane di genio: Albert Camus. Mescolando passato e presente, realtà e invenzione, Storia e intima quotidianità, Kaouther Adimi ci conduce con finezza e semplicità per le viuzze di una città immaginifica e dà vita al romanzo di un traghettatore di libri e di idee che fu, magari senza saperlo, il segreto artefice di molta della migliore letteratura del Novecento.
Intervista con l’autrice.
L’ho appena terminato e l’ho trovato splendido,commovente triste; non conoscevo questo editore pieno di sogni né ( per mie grosse lacune) i fatti accaduti in Algeria prima della sua indipendenza.Terribile.
Scritto in modo incredibilmente toccante. Ieri,entrando in una libreria Mondadori l’ho preso proprio e solo perchè mi ha attratto il titolo.
Sono stata fortunata 🙂