Dopo una lunga assenza (e dopo estenuanti ed infruttuose ricerche da parte dei librai di Atlantide: testo molto ricercato dai bibliofili, edito nel 1992 da Il melangolo, ora da Castelvecchi) ritorna quello che è considerato il miglior libro del nume tutelare della letteratura argentina. Macedonio Fernández : Museo del romanzo della Eterna (primo romanzo bello)
Borges lo considerava il suo maestro: «Nel corso di una esistenza ormai lunga – aggiunge Borges – ho conversato con persone famose; nessuna mi impressionò come lui, neppure in modo analogo. Cercava di nascondere, non di sfoggiare, la sua straordinaria intelligenza; parlava come ai margini del dialogo, eppure ne era il centro».
Per Cortázar fu colui che gli fece scoprire un certo umorismo segreto.Altri estimatori? Roberto Artl, Bolaño.
Ah, è di sicuro il romanzo con il maggior numero di prologhi: PROLOGO ALL’ETERNITÀ. PROLOGO ALLA MIA PERSONA D’AUTORE. AI CRITICI. AI LETTORI CHE SOFFRIREBBERO SE IGNORASSERO CIÒ CHE IL ROMANZO RACCONTA. PROLOGO METAFISICO. GUIDA AI PROLOGHI. AL LETTORE DI LIBRI IN VETRINA… ed altri, tanto che viene da chiedersi dove inizi il romanzo..
Ora, magari, potremo vedere prima o poi Adriana Buenos Aires (ultimo romanzo brutto), che del Mueso del romanzo della Eterna viene considerato il seguito!
Macedonio Fernández
Museo del romanzo della Eterna
(primo romanzo bello)
Museo del romanzo della Eterna, iniziato nel 1904 e compagno dell’autore fino alla morte, sovverte ogni concezione classica della distinzione dei generi e dissolve qualunque canone lo abbia preceduto. È un gesto di denudamento tradotto in scrittura e protratto nel tempo eternamente inconcluso di un’opera aperta. Si tratta di accettare un invito malsicuro e ritrovarsi, sin dal primo momento, non ospiti ma ostaggi di un poeta senza età, di un folle, o forse di un genio invasato, di un filosofo visionario, e di un buffone, un profeta, un teorico dell’arte indemoniato. Sfilano le identità, si accumulano e si ingarbugliano i discorsi, si disarticolano storie, si smontano personaggi, e l’ostaggio, costretto a un dialogo impossibile, ridotto a interloquire con un’assenza cangiante, si ritrova fatalmente solo, senza scampo e senza scuse, finché per la soddisfazione del suo ospite fa infine esperienza del “trauma dell’inesistenza”. Solo allora, abbandonata insieme all’autore l’identità, sacrificato il senso, deposta ogni credenza, quel che resta del lettore potrà, con quel che resta della lettura, incontrare l’Assoluto.
Macedonio Fernández
(Buenos Aires, 1874-1952)
Scrittore, avvocato e filosofo argentino, ha scritto romanzi, racconti, poesie, articoli di giornale, saggi filosofici e testi di natura inclassificabile. Autore trasgressivo per eccellenza, con i suoi testi, le sue conversazioni e la sua vita ha proposto la disintegrazione delle Lettere contemporanee (generi, autori, lettori), esercitando una grande influenza sulla letteratura argentina successiva, soprattutto su Jorge Luis Borges, Julio Cortázar e Ricardo Piglia. Museo del romanzo della Eterna fu pubblicato postumo nel 1967 ed è considerato il suo capolavoro letterario
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