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Posts Tagged ‘Archinto’

 

seguito della prima parte. Che trovate qui:

https://buoneletture.wordpress.com/2015/08/27/qualche-libro-in-uscita-da-azar-nafisi-a-jo-nesbo-da-michele-serra-a-niccolo-ammaniti-parte-prima/

(poi ci sono le altre schede che saltuariamente usiamo pubblicare su questa pagina! Seguiteci)

Kazuo Ishiguro, Il gigante sepolto, Einaudi

«Un’intensa indagine sulla memoria e sulla colpa, ma anche un racconto di straordinarie atmosfere, una storia di travolgente leggibilità da divorare tutta d’un fiato. Un romanzo doloroso e bellissimo sul dovere del ricordo e il bisogno dell’oblio». Alex Preston, The Guardian

 

Il leggendario re Artù è morto ormai da qualche tempo ma la pace che egli ha imposto sulla futura Inghilterra, dilaniata per decenni dalla guerra intestina fra sassoni e britanni, seppure incerta, perdura. Nella dimora buia e angusta di Axl e Beatrice, tuttavia, non vi è pace possibile. La coppia di anziani coniugi britanni è afflitta da un arcano tormento: una sorta di inspiegabile amnesia che priva i due di una storia condivisa. A causarla pare essere una strana nebbia dilagante che, villaggio dopo villaggio, avvolge indistintamente tutte le popolazioni, ammorbandole con i suoi miasmi. Axl e Beatrice ricordano di aver avuto un figlio, ma non sanno più dove si trovi, né che cosa li abbia separati da lui. Non possono indugiare oltre: a dispetto della vecchiaia e dei pericoli devono mettersi in viaggio e scoprire l’origine della nebbia incantata, prima che la memoria di ciò a cui più tengono sia perduta per sempre. Lungo il cammino si uniscono ad altri viandanti – il giovane Edwin, che porta il marchio di un demone, e il valoroso guerriero sassone Wistan, in missione per conto del suo re – e con essi affrontano ogni genere di prodigio: la violenza cieca degli orchi e le insidie di un antico monastero, lo scrutinio di un oscuro barcaiolo e l’aggressione di maligni folletti, il vetusto cavaliere di Artù Galvano e il potente drago Querig. Giungono infine in vista della meta, e qui li attende la prova più grande: saggiare la purezza del proprio cuore.

 

 

Paola Mastrocola, La passione ribelle, Laterza

 

Credevamo nell’immortalità. Una volta i grandi ci mettevano la vita per completare una sola opera, che magari vedeva la luce solo dopo la loro morte. C’erano progetti lunghi, che superavano il nostro limitatissimo tempo. Credevamo nell’immortalità, e questo ci toglieva la fretta, la smania di arrivare. Eravamo felici di non arrivare. Scrivevamo canzonieri lunghi una vita, dedicandoli a donne che erano morte da un pezzo. Scrivevamo trattati, che radunavano in sé, e ordinavano, tutto lo scibile su un dato argomento. Scrivevamo, anche, a mano: scrivere a mano è lento, e quella lentezza favorisce i pensieri, li accompagna, li plasma meglio. Li rende più profondi, meno buttati li, estemporanei. Vedevamo le cancellature che è un po’ come rivedere le foto dei vecchi amici e fidanzati. È dare tempo all’immagine di noi, capire che siamo esseri stratificati, farciti di momenti diversi, e che la vita è un mutamento continuo, e volgersi a vedere le prime forme ci rassicura sulle future.

 

 

Stephen King, Chi perde paga, Sperling

Un altro colpo da maestro di Stephen King , il secondo romanzo della trilogia iniziata con Mr. Mercedes, nel quale l’autore tocca un tema a lui caro, quello del potere della letteratura sulla vita di ogni giorno, nel bene e nel male.

 

SVEGLIATI GENIO! Il genio è John Rothstein, scrittore osannato dalla critica e amato dal pubblico – reso immortale dal suo personaggio feticcio Jimmy Gold – che però non pubblica più da vent’anni. L’uomo che lo apostrofa è Morris Bellamy, il suo fan più accanito, piombato a casa sua nel cuore della notte, furibondo non solo perché Rothstein ha smesso di scrivere, ma perché ha fatto finire malissimo il suo adorato Jimmy. Bellamy è venuto a rapinarlo, ma soprattutto a vendicarsi. E così, una volta estorta la combinazione della cassaforte al vecchio autore, si libera di lui facendogli saltare l’illustre cervello. Non sa ancora che oltre ai soldi (tantissimi soldi), John Rothstein nascondeva un tesoro ben più prezioso: decine di taccuini con gli appunti per un nuovo romanzo. E non sa che passeranno trent’anni prima che possa recuperarli. A quel punto, però, dovrà fare i conti con Bill Hodges, il detective in pensione eroe melanconico di Mr. Mercedes , e i suoi inseparabili aiutanti Holly Gibney e Jerome Robinson. Come in Misery non deve morire , King mette in scena l’ossessione di un lettore per il suo scrittore, un’ossessione spinta fino al limite della follia e raccontata con ritmo serratissimo.

 

 

Matilde Asensi, Il ritorno di Catone, Rizzoli

 

 

“Il ritorno dell’ultimo Catone” verrà lanciato da Planeta a fine settembre con un’importante campagna pubblicitaria.

 

Tornano le avventure di Ottavia Salina, Farag Boswell e Kaspar, membri della setta degli Staurofílakes, chiamati a proteggere la Vera Croce a ogni costo. Ottavia e Farag sono incaricati da una facoltosa coppia canadese di rintracciare i nove ossari che contengono i resti dei fratelli e delle sorelle di Gesù. Ottavia, ex-suora, è restia ad accettare l’incarico, a differenza di Farag e di Kaspar, l’ultimo Catone, che si presenta a Toronto annunciando di aver rinunciato al titolo e di essere favorevole all’impresa. Se l’indagine avesse esito positivo, verrebbe scardinato uno dei dogmi portanti della religione cattolica: l’Immacolata Concezione.

 

Dacia Maraini, La bambina e il sognatore, Rizzoli

 

“Per la prima volta ho preso come protagonista di un mio romanzo una figura maschile e questa novità mi mette un poco di agitazione.” – Dacia Maraini

 

Nani Sapienza fa il maestro e i suoi alunni lo adorano, soprattutto per la sua incredibile capacità di raccontare storie. Purtroppo lo stesso non vale per i colleghi e il preside della scuola, che lo accusano di non rispettare regole e programmi. Lui però ha sempre saputo resistere, anche alla perdita di una figlia morta di leucemia e all’abbandono da parte della moglie, che l’ha lasciato in una casa piena di oggetti della piccola. Quando in città scompare una bambina dell’età di sua figlia in lui nasce un’inquietudine tremenda, non smette di cercarla e sognarla, sente che può essere salvata. E allora farà di tutto, da solo e con i suoi alunni, pur di ritrovare la pace e sentirsi padre ancora una volta.

 

 

 

Cees Nooteboom,

Tumbas, Iperborea

 

Viaggiatore impenitente, Cees Nooteboom ha esplorato il mondo visitando le tombe di grandi scrittori e pensatori: quella di Neruda in Chile, di Stevenson a Samoa, di Kawabata in Giappone, di Keats e Shelley a Roma nel cimitero degli stranieri; o ancora le tombe di Joyce, Canetti e Thomas Mann a Zurigo, Balzac, Nerval e Proust a Père Lachaise; Brecht e Hegel a Berlino, e molti altri. Tumbas è un prezioso libro di viaggio che fonde esperienza, erudizione e amore per la letteratura, una raccolta di straordinarie riflessioni sull’immortalità e la poesia.

 

«Qual è stata la prima tomba che ho descritto quando ancora non pensavo a questo libro? Avevo già superato i quaranta, avevo letto Proust in ritardo, e anche là, al cimitero di Père Lachaise, quella sensazione di essere quasi in famiglia, di sapere troppe cose. Era il 1977 ed ero colmo di Albertine e di Charlus, della duchessa de Guermantes e di Norpois. Era una giornata di novembre, il giorno dei morti, un freddo invernale. I vivi facevano visita ai morti, io facevo visita ai miei e annotavo quel che vedevo e quel che pensavo. Al primo posto c’era Balzac: quattro mazzi di crisantemi e due ceri accesi. Proust doveva accontentarsi di due mazzetti di astri color ruggine semplicemente posati.Balzac e Nerval riposano sullo stesso vialetto, un po’ di sbieco l’uno rispetto all’altro. Per trovare Proust – come per trovare Edith Piaf – il visitatore deve lasciare la strada principale del cimitero: senza una mappa di questo regno dei morti non sarebbe possibile trovare la sua tomba. Quando mi ci sono trovato davanti non sapevo cosa dovessi pensare: Proust non è più da nessuna parte, e dunque nemmeno qui. Eppure, grazie alla concreta nera forma marmorea della tomba, si crea per un attimo l’illusione di trovarsi in sua presenza, di trovarsi vicini a lui, e nel frattempo il pensiero corre a due campanili in Normandia che hanno svolto un ruolo talmente importante nella vita di quel bambino che sarebbe poi diventato l’uomo qui sepolto da indurlo a scriverne in un modo che oggi mi costringe a riflettere su di lui e sul suo tempo perduto. Perché? Perché quel tempo l’ha ritrovato non solo per se stesso, ma per chiunque lo legga. Non posso sfuggire alla sensazione che la nera, lucida tomba dinanzi a me sia piena fino all’orlo di tempo compresso, così che ancora adesso il lettore è avvolto in una nebulosa di supposizioni su chi fossero Charlus e Albertine: ombre che altrimenti sarebbero svanite per sempre, come tutti i loro contemporanei mai descritti da nessuno.»

 

Mia Couto, L’altro lato del mondo, Sellerio

Mwanito Vitalicio ha undici anni e dall’età di tre vive all’interno di un parco safari abbandonato, le uniche persone che conosce sono il padre, il fratello, lo zio e un ex militare al tempo stesso amico e servitore. Gli è stato detto che sono gli unici sopravvissuti, che non ci sono legami col mondo, che sono in attesa di un cenno da parte di Dio e che in questo luogo non è ammesso né piangere né pregare. Dopo la morte della moglie il padre ha deciso di recidere ogni legame e ha scelto di esiliarsi in quel posto remoto e inaccessibile convincendo i familiari che il mondo che li circonda è scomparso. Jesusalém è un paradiso alla rovescia, dove l’uomo si è costruito un suo microcosmo per riuscire a dimenticare la realtà che gli ha portato solo dolori, dominata dal caos e dalla violenza. Non c’è via di fuga per nessuno di loro, solo il fratello maggiore ha dei vaghi ricordi del passato e del mondo esterno, al quale vorrebbe tornare. Per questo mantiene un legame con ciò che si sono lasciati alle spalle e ne fa partecipe il fratello minore insegnandogli in segreto a leggere e a scrivere. Il bambino subisce e aderisce al delirio di annientamento del padre e ne diventa complice, ma trova una segreta via di fuga nella scrittura. E lui il grande riconciliatore, l’accordatore di silenzi, il narratore di questa storia. Fin quando un giorno, a Jesusalém, appare una donna, bianca, portoghese, giunta in Africa alla ricerca del marito. Con lei arriva una ventata di vita..

 

Neil Gaiman, illustrazioni di C.Riddell, La regina del bosco, Mondadori

Una giovane regina decide di andare a risvegliare una principessa dall’incantesimo del sonno, seguendo i nani nelle gallerie scavate nelle montagne del regno. Ma la principessa non è ciò che sembra. Una rilettura dark d’autore delle due fiabe popolari. Età di lettura: da 11 anni.

e anche DILUVIO DI FUOCO di Amitav Ghosh  per Neri Pozza, di cui non disponiamo ancora della scheda. Il terzo libro della sua trilogia dedicata alla storia dell’India. Ecco qualche brano letto dall’autore.

 

 

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già questa settimana gli scaffali delle librerie torneranno a fiorire con stuzzicanti nuovi titoli. Ecco qualche anticipazione per i mesi a venire. Acquistateli in una libreria indipendente!

 

Azar Nafisi,La repubblica dell’immaginazione,Adelphi

scheda in arrivo..

 

V.S. Naipaul,Sull’ansa del fiume, Adelphi

Traduzione di Valeria Gattei

Ambientato sulle rive di un Congo mai nominato, uno dei romanzi più terribili e profetici di V.S. Naipaul.

 

Attratto da un richiamo fatale nel cuore dell’Africa, il giovane Salim, indiano di fede musulmana, rileva un eccentrico bazar posto sull’ansa di un fiume, in mezzo a una natura selvaggia. Qui cercherà di contribuire, con pochi sodali, all’evoluzione di una società per molti versi ancora primordiale. E in un primo momento la comunità dell’«ansa del fiume», così come l’intero Paese, sembra avviarsi a un promettente progresso. Ma sarà un’illusoria accensione. Sequestrato dal Grande Uomo – archetipo del dittatore africano –, quello slancio innovatore si tradurrà in un controllo paranoico e in una catena di cieche rappresaglie: realtà che finirà per consegnare Salim a un destino di apolide senza vera identità

 

 

Oliver Sacks, In movimento, Adelphi

In movimento è innanzitutto una rassegna di passioni, descritte con la lucidità dello scienziato e l’audacia dello psiconauta, la schiettezza di un diagnosta e il gusto per la digressione di un dotto seicentesco. E sarà un piacere, per i lettori di Sacks, sentirlo parlare di sé: dell’ossessione per le motociclette e la velocità, della madre che una volta lo maledisse citando il Levitico, del commovente rapporto con un fratello schizofrenico, di quando disintegrò per la frustrazione un libro di Aleksandr Lurija, il fondatore della neuropsicologia e di quella «scienza romantica» a cui sarebbe sempre rimasto fedele – del più romanzesco, in definitiva, di tutti i personaggi romanzeschi di cui ha scritto

 

Benedetta Craveri, Gli ultimi libertini, Adelphi

«Questo libro» dichiara l’autrice introducendoci alla sua nuova opera «racconta le storie di un gruppo di aristocratici la cui giovinezza coincise con l’ultimo momento di grazia della monarchia francese»: sette personaggi emblematici, i quali, sfruttando le qualità migliori della loro casta – «la fierezza, il coraggio, l’eleganza dei modi, la cultura, il talento di rendersi gradevoli» -, non furono solo maestri nell’arte di sedurre, ma, da veri figli dei Lumi, ambirono ad avere un ruolo nei grandi cambiamenti che si preparavano, e dopo il 1789 seppero affrontare le conseguenze delle loro scelte – la povertà, l’esilio, perfino il patibolo – con l’incomparabile panache che li distingueva.

 

Michela Murgia, Chirù, Einaudi

Quando Eleonora e Chirù si incontrano, lui ha diciotto anni e lei quarantaquattro. Le loro vite sembrano non avere niente in comune. Eppure è con apparente naturalezza che lei diventa la sua guida, e ogni esperienza che condividono dall’arte alla cucina, dai riti affettivi al gusto estetico li rende più complici. Eleonora non è nuova a quel compromettente tipo di istruzione. Nel suo passato ci sono tre allievi, due dei quali hanno ora vite brillanti e grandi successi. Che ne sia stato del terzo, lei non lo racconta volentieri. Eleonora offre a Chirù ogni cosa che ha imparato e che sa, cercando in cambio l’energia di tutte le prime volte. È cosi che salgono a galla anche i ricordi e le scorie, dall’infanzia all’ombra di un padre violento fino a un presente che sembra appagato e invece è dominato dall’ansia del controllo, proprio e altrui. Chirù, detentore di una giovinezza senza più innocenza, farà suo ogni insegnamento in modo spietato, regalando a Eleonora il successo formativo più eclatante e allo stesso tempo la più dura lezione della sua vita.

 

 

Gianluca Morozzi, Lo specchio nero, Guanda

Svegliarsi nel cuore della notte in una stanza mai vista prima, accanto a una sconosciuta nuda, senza ricordare niente delle ore precedenti… Può succedere, quando hai bevuto un po’ troppo. Se però la ragazza è morta e la stanza è chiusa a chiave dall’interno, la faccenda si fa preoccupante. E non migliora quando scopri che i cadaveri, in realtà, sono due. È così che Walter Pioggia, scrittore e direttore editoriale di una piccola casa editrice bolognese, si ritrova protagonista di un vero e proprio giallo della camera chiusa in cui, a quanto pare, gli è toccato il ruolo dell’assassino. Ma lui non ha ucciso nessuno. O sì? In una settimana che rischia di portarlo alla follia, Walter è costretto a inseguire le tracce di ben due delitti: il misterioso omicidio di via della Luna e un altro caso, mai davvero risolto, tornato a perseguitarlo dal passato. Minacciando di distruggere il suo presente proprio ora che finalmente tutto sembra andare per il meglio. Una chiave misteriosa, una donna contesa, una villa maledetta, due ragazzi perduti… Sotto i portici e nei bar di una Bologna ricostruita con tagliente affetto si sviluppa un’indagine psicologica che indebolisce il confine tra realtà e immaginazione, investendo di tensione la quotidianità di un uomo divenuto di colpo un bersaglio. Fino alla più sorprendente delle conclusioni.

 

 

Elisabetta Gnone, Olga di carta, Salani

“Un freddo giorno d’inverno, nel nevoso villaggio di Montetabà nacque una bambina di carta. L’evento eccezionale attirò l’attenzione della gente, ma poichè qualcosa di simile era già avvenuto fra le alte montagne di quella remota regione, ben presto le voci si placarono. Tutti, infatti, ricordavano la storia del bambino di fango e della bambina di vetro, ogni generazione l’aveva tramandata a quella che era venuta dopo, insieme con le favole e le leggende che da secoli si raccontavano nel piccolo villaggio di cielo e di neve.”

 

 

Paolo Maurensig, La teoria delle ombre, Adelphi

La mattina del 24 marzo 1946 Alexander Alekhine, campione del mondo di scacchi, celebre anche per la singolare crudeltà del suo gioco e l’eccentrica personalità, venne trovato privo di vita nella sua stanza d’albergo, a Estoril. Il medico che assisté all’autopsia certificò che la morte era avvenuta per asfissia, provocata da un pezzo di carne cruda conficcatosi nella laringe. «Non è stato rilevato alcunché di sospetto che possa far pensare a un suicidio, né tantomeno a un omicidio» dichiarò. Ma come mai una simile precisazione? Forse perché le foto del cadavere potevano far pensare a una messinscena? Solo un romanziere appassionato di scacchi come Maurensig poteva provare a rispondere a queste domande.

 

Tahar Ben Jelloun, Racconti coranici, Bompiani

Un libro che porta nella forma del racconto i grandi temi della scrittura d’impegno di Tahar Ben Jelloun, a partire da”il Razzismo spiegato a mia figlia”.

 

Tre racconti sulla religione,sulla sua importanza e i suoi principi etici. Tre storie di grandi uomini che sono anche tre storie di fede. Le vicende, tutte umane, di chi ha combattuto per difendere il proprio credo in un Dio unico (sia questi il Dio cristiano, ebraico o musulmano) – accettando di essere presi per pazzi e di essere perseguitati dal proprio popolo. Tahar Ben Jelloun ci riporta ad epoche e luoghi lontani – ai confini della leggenda – per parlarci di Giustizia, Fede, Rispetto. Contro il materialismo e il politeismo, la superficialità e le ingiustizie sociali, di allora e di sempre.

 

Victoria Ocampo, Dialogando con Borges, Archinto

 

Jorge Luis Borges e Victoria Ocampo rivivono in questa straordinaria raccolta, inedita in Italia, di parole, ricordi, lettere, fotografie di due «esseri, ognuno a suo modo eccezionale». E assieme a loro tutto un universo di parenti, amici, conoscenti del calibro di Adolfo Bioy Casares, José Ortega y Gasset, Le Corbusier, Drieu la Rochelle, Aldous Huxley, Albert Camus. Sullo sfondo, la storia di quell’effervescente periodo: la nascita della rivista «Sur», l’ottusità e la violenza delle dittature e del peronismo; la Biblioteca e la cecità di Borges; la rivoluzione a Cuba; le prime traduzioni in Europa e negli Stati Uniti di autori che staranno poi alla base del «boom» della letteratura ispanoamericana.

 

Alberto Manguel, La città delle parole, Archinto

«Con raffinato umorismo, Manguel suggerisce di cercare sullo scaffale dedicato alla fiction il libro intitolato “Come costruire una società migliore”.»

 

Nella «Città delle parole», che raccoglie le Massey Lectures tenute nel 2007, Alberto Manguel, acclamato scrittore, traduttore e fine bibliofilo, analizza l’uomo come entità individuale e sociale e si pone una domanda chiave: «In fondo, perché stiamo insieme?». L’interrogativo appare più che mai lecito in un mondo nel quale la convivenza è ostacolata da profonde differenze etniche, politiche e religiose. Esaminando gli stretti legami tra lingua, letteratura e società, Manguel conclude che «la vita non è mai individuale, ma è incessantemente arricchita dalla presenza degli altri. L’identità del singolo richiede il suo opposto, in un costante sforzo di inclusione: per sapere chi è uno, dobbiamo essere in due». tradotto da Giovanna Baglieri.

 

Jo Nesbo, Scarafaggi, Einaudi

Le autorità norvegesi lo hanno mandato a Bangkok per affiancare i poliziotti locali sul caso del diplomatico accoltellato in un motel di prostitute, ma ci vuole tempo perché l’ancora ingenuo Harry Hole capisca in che situazione l’hanno cacciato. Come gli scarafaggi che brulicano nella sua stanza d’albergo (per uno che ne uccidi, chissà quanti se ne nascondono dietro i muri), cosi le pedine di quel caso sembrano moltiplicarsi all’infinito. E Harry è solo: né la famiglia dell’ambasciatore morto né le autorità norvegesi né tanto meno i suoi colleghi Thai hanno intenzione di collaborare. Tutti, a quanto pare, sono terrorizzati alla prospettiva che esploda uno spinoso caso diplomatico. Così, nella confusione del traffico thailandese che infuria ventiquattro ore su ventiquattro, nel caldo, nella calca umana, Harry percorre le strade di Bangkok per sciogliere una matassa che nessuno ha interesse a dipanare.

 

Michele Serra,Ognuno potrebbe, Feltrinelli

ui è Giulio Maria, quello che nelle foto non fa mai niente, l’anacronistico figlio di genitori anziani, il sociologo ricercatore impegnato a interpretare i gesti di esultanza dei calciatori. Giulio Maria vive in un paese del nord Italia artigiano, prosperoso e infine omologato dal consumo. È il regno delle rotonde, degli ipermercati, dei Suv e dell’anonimato sociale. Giulio Maria frequenta con assiduità l’amico Ricky, squisito esemplare di sconsiderato ottimismo. Per Ricky, il “piuttosto bene” è comunque e sempre l’alternativa realistica al “piuttosto male”. Giulio Maria vive con piena consapevolezza la propria condizione di “spaesato”. L’azienda paterna (un mobilificio artigianale) è certamente garante di significati, giacché il legno, il suo colore, il suo profumo, la sua varietà prodigiosa vanno insieme alla sapienza e alla pazienza che lo modellano e lo consegnano all’evidenza del lavoro. Ma quell’azienda ora è un orologio fermo, è un regno caduto sotto incantesimo. Come uscire dall’immobilità della miseria del tempo presente? Una sera un cinghiale viene trovato morto a una rotonda. Giulio Maria è lì insieme ad altri curiosi a misurare (politicamente? filosoficamente?) l’evento della bestia morta. È un’assemblea che mima il dibattito ma non arriva ad alcuna riflessione rilevante. Tutti parlano nell’egofono (altrimenti noto come smartphone), tutti fotografano, tutti sembrano più piccoli di quella morte.

 

Isabel Allende, L’amante giapponese, Feltrinelli

 

Alma Belasco, affascinante pluriottantenne, colta e facoltosa, decide di trascorrere gli ultimi anni della sua vita a Lark house, una residenza per anziani nei pressi di San Francisco. In questa struttura, popolata da affascinanti e bizzarri anziani di diversa estrazione sociale, stringe amicizia con Irina, giovane infermiera moldava, di cui presto si innamorerà il nipote Seth Belasco. Ed è ai due giovani che Alma inizierà a raccontare la sua vita, in particolare la sua grande storia d’amore clandestina, quella con il giapponese Ichi, figlio del giardiniere dell’aristocratica dimora in cui ha vissuto, nonché compagno di giochi sin dalla più tenera infanzia. Sullo sfondo di un paese attraversato dalla seconda guerra mondiale, con le taglienti immagini di una storia minore – quella dei giapponesi deportati nei campi di concentramento -, si snoda un amore fatto di tempi sbagliati, orgoglio malcelato e ferite da curare, ma al tempo stesso indistruttibile, che trascende ogni difficoltà e vive in eterno nel cuore e nei ricordi degli

 

Paolo Rumiz, Ciclope, Feltrinelli

apita di ascoltare notizie dal mondo e sono notizie che spogliano l’eremo dei suoi privilegi e fanno del mare, anche di quel mare apparentemente felice, una frontiera, una trincea. Il faro sembra fondersi con il passato mitologico, si leva austero ciclope monocolo, veglia nella notte, agita l’intimità della memoria (come non leggere la presenza famigliare della lanterna di Trieste), richiama – sommando in sé il “gesto” comune delle lighthouse che in tutto il mondo hanno continuato a segnare la via – le dinastie dei guardiani e delle loro mogli (il governo dei mari è storicamente legato all’anima corsara delle donne), ma soprattutto apre le porte della percezione. Nell’isola del faro si impara a decrittare l’arrivo di una tempesta, ad ascoltare il vento, a convivere con gli uccelli, a discorrere di abissi, a riconoscere le mappe smemoranti del nuovo turismo da crociera e i segni allarmanti dei nuovi migranti, a trovare la fraternità silenziosa di un risotto cucinato alla meglio. Rumiz ci porta con sé davanti al ciclope, dentro il ciclope, per dirci l’inquietante meraviglia del mondo.

 

Niccolò Ammaniti, Anna, Einaudi

In una Sicilia diventata un’immensa rovina, una tredicenne cocciuta e coraggiosa parte alla ricerca del fratellino rapito. Fra campi arsi e boschi misteriosi, ruderi di centri commerciali e città abbandonate, fra i grandi spazi deserti di un’isola riconquistata dalla natura e selvagge comunità di sopravvissuti, Anna ha come guida il quaderno che le ha lasciato la mamma con le istruzioni per farcela. E giorno dopo giorno scopre che le regole del passato non valgono piú, dovrà inventarne di nuove. Una luce che si accende nel buio e allarga il suo raggio per rivelare le incertezze, gli slanci del cuore e la potenza incontrollabile della vita. Perché, come scopre Anna, la «vita non ci appartiene, ci attraversa».

 

Mary Higgins Clarck, Quando la musica finisce, Sperling

Lane Harmon, madre single dell’amatissima Katie, ha la fortuna di essere il braccio destro della più esclusiva designer d’interni di New York, ed è ormai abituata a visitare case opulente nella zona più ricca del Paese. Su di lei, che è un’ottimista di natura, quei piccoli universi patinati esercitano un fascino speciale, che la spinge a soddisfare le esigenze, spesso quasi impossibili, dei bizzosi proprietari. Perciò, quando è coinvolta nei lavori di ristrutturazione di una modesta villetta di campagna, capisce subito che si tratta di un incarico particolare. Scopre, infatti, che la casa appartiene alla moglie del famigerato finanziere Parker Bennett, scomparso da due anni, si dice con i cinque miliardi del fondo che gestiva. Bennett è uscito in barca a vela… e semplicemente non è più tornato. Suicidio o fuga strategica? In ogni caso, nessuno ha dimenticato il suo nome, né i proprietari del fondo né il governo federale, che continuano a dargli la caccia. Lane però è commossa dalla calma dignità della signora Bennett e dalla sua sincera fiducia nell’innocenza del marito. E soprattutto si sente attratta da Eric, il figlio di Bennett, che è ben deciso a dimostrare la non colpevolezza del padre. Tuttavia, Lane non sa che più si avvicina ai Bennett, più mette in pericolo la sua vita. E quella della sua bambina.

 

 

 

 

 

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Amicizia e passione. Giacomo Leopardi a Napoli, Renè De Ceccatty, Archinto

 

“Amicizia e passione”, dello scrittore René de Ceccatty, racconta, commenta e interpreta gli ultimi anni di Giacomo Leopardi, quei famosi ultimi sette anni in cui il poeta visse insieme al giovane scrittore Antonio Ranieri (che li racconterà in un suo libro di memorie). Quello che appassiona lo studioso e scrittore francese, al punto da coinvolgerlo in una sorta di speculare riflessione psicologica, è l’intrecciarsi delle motivazioni sentimentali e psichiche – il legame col contorno familiare, soprattutto con la sorella Paolina – con l’evolversi del pensiero e della poetica leopardiana. De Ceccatty analizza con estrema acutezza la fascinazione, in questo rapporto casto e appassionato, di entrambi, e ne coglie le ombre e i riflessi nell’opera del grande poeta, non solo nella poesia ma soprattutto nell’asistematico universo della sua prosa, nelle riflessioni e nei pensieri che, secondo lo scrittore francese, avvicinano Leopardi ai grandi filosofi moderni, da Nietzsche a Cioran.

 

 

 

leggendo questo libro comprenderete meglio l’universo da cui è scaturita la sua arte!

Tra i miei mondi . Un’autobiografia,Leo Lionni, Donzelli

È la storia di un rivoluzionario, l’autobiografia di Leo Lionni: una sequela di “capriole cosmiche”, come scrive lui stesso. Questo artista poliedrico ha sperimentato le più diverse forme espressive – grafica pubblicitaria, design, pittura, scultura, illustrazione per l’infanzia, scrittura -, spinto dal bisogno di esplorare le potenzialità narrative delle immagini e del loro intreccio con le parole. Un intento sovversivo che ha mostrato tutta la sua forza dirompente nei libri per bambini, a cominciare da piccolo blu e piccolo giallo (1959), vero e proprio spartiacque nel genere, non solo dal punto di vista formale. “Si dice che per scrivere per i bambini devi essere il bambino, mentre è vero l’opposto. Scrivendo per i bambini, bisogna fare un passo indietro e guardare al bambino dalla prospettiva di un adulto”. I bambini reclamano attenzione e serietà, e soprattutto pensiero e tensione ideale. Ad animare ogni scelta di Lionni è infatti un forte senso di responsabilità,

 

 

 

 

 

L’arte delle lettere, 125 corrispondenze indimenticabili, Feltrinelli
L’arte delle lettere” è una raccolta di oltre cento tra le più divertenti, stimolanti e sorprendenti lettere mai scritte. La corrispondenza epistolare torna protagonista in questo volume come una delle forme espressive più coinvolgenti, intense e veritiere che abbiamo a disposizione. Le lettere rivelano le motivazioni e approfondiscono la conoscenza. Sono probatorie. Cambiano le vite e cambiano la Storia. Sono motore delle interazioni umane e fucina di idee. Sono il silenzioso passaggio segreto delle cose di valore e di quelle accidentali: l’ora a cui saremmo arrivati per cena, il racconto della nostra meravigliosa giornata, le gioie più importanti e i più terribili dispiaceri d’amore. Dalla struggente lettera di suicidio di Virginia Woolf, alla ricetta per gli scones della regina Elisabetta II inviata al presidente Eisenhower; dalla prima volta in cui troviamo in uso l’espressione OMG in una lettera a Winston Churchill, all’appello alla calma di Gandhi a Hitler; dalla splendida …

Come il mare io ti parlo, Eleonora Duse – Gabriele d’Annunzio, Bompiani
Queste lettere sono un documento vivo, non solo di una grande storia d’amore, di passione e d’arte, tra le più importanti del ‘900, ma sono soprattutto il racconto di un’anima, l’incontro con il dolore e con l’amore, le contraddittorie sensazioni della maternità, lo stupore del successo, i fastidi della notorietà, l’elaborazione dei lutti e della solitudine. Sono anche un documento di storia sociale e di costume; esse raccontano usi e tradizioni, di un mondo tra la fine dell”800 e l’inizio del ‘900, un mondo di cui Eleonora Duse è protagonista assoluta. Una donna e una storia tutta ancora da “scoprire” attraverso questo epistolario.

 

 

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storia di una grande amicizia, quella tra Giacomo Leopardi e Antonio Ranieri:
Amicizia e passione. Giacomo Leopardi a Napoli, Renè De Ceccatty, Archinto

“Amicizia e passione”, dello scrittore René de Ceccatty, racconta, commenta e interpreta gli ultimi anni di Giacomo Leopardi, quei famosi ultimi sette anni in cui il poeta visse insieme al giovane scrittore Antonio Ranieri (che li racconterà in un suo libro di memorie). Quello che appassiona lo studioso e scrittore francese, al punto da coinvolgerlo in una sorta di speculare riflessione psicologica, è l’intrecciarsi delle motivazioni sentimentali e psichiche – il legame col contorno familiare, soprattutto con la sorella Paolina – con l’evolversi del pensiero e della poetica leopardiana. De Ceccatty analizza con estrema acutezza la fascinazione, in questo rapporto casto e appassionato, di entrambi, e ne coglie le ombre e i riflessi nell’opera del grande poeta, non solo nella poesia ma soprattutto nell’asistematico universo della sua prosa, nelle riflessioni e nei pensieri che, secondo lo scrittore francese, avvicinano Leopardi ai grandi filosofi moderni, da Nietzsche a Cioran.

Giacomo Leopardi

Giacomo Leopardi (Photo credit: Wikipedia)

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la Londra di Virginia Woolf o Berlino di Joseph Roth? o preferite il panorama più ampio de Feuilletons, di Theodor Herzl? Tra fine ottocento e i primi decenni del secolo successivo si muovono con sicurezza tre grandi autori, per descrivere il mondo che li circonda:

Portrait of Virginia Woolf by George Charles B...

Portrait of Virginia Woolf by George Charles Beresford Deutsch: Die zwanzigjährige Virginia Woolf, fotografiert von George Charles Beresford (Photo credit: Wikipedia)

Joseph Roth, A passeggio per Berlino, Passigli
Curatore: Schweitzer
Alla fine del 1920 Joseph Roth si trasferisce a Berlino, collaborando con la Frankfurter Zeitung e altri quotidiani. Proseguendo la tradizione viennese del feuilleton, Roth porta questo genere a una moderna forma di reportage letterario, e si pone come appassionato testimone e acuto osservatore della vita sociale del suo tempo. I reportage qui raccolti offrono una sorprendente e personale visione della Berlino degli anni Venti, una città che si propone come asilo per rifugiati ebrei, russi, turchi, armeni, greci, una metropoli di persone senza fissa dimora, di mendicanti, di senzapatria che lottano per la propria sopravvivenza. Roth accompagna il lettore alla scoperta di luoghi significativi, primo fra tutti lo “Scheunenviertel”, il quartiere che un tempo dette rifugio ai molti ebrei esuli dell’Europa dell’est, un mondo vitale e variopinto che “puzza di cipolle, pesce, grasso e frutta…”, e di cui Roth si serve anche per fare una sofferta e acuta riflessione sulla questione ebraica. Ma c’è anche la Berlino delle avanguardie, dal volto moderno, borghese e benestante, cui Roth non risparmia scetticismo e ironia su temi quali il traffico, l’architettura, la politica, la moda, i grandi magazzini, il ritmo frenetico della metropoli in espansione e la commercializzazione dell’industria del divertimento. Ogni luogo, con i suoi bizzarri ed eccentrici individui – tra cui accattoni, prostitute, ballerine, magnaccia, garzoni di bottega, artisti… – che popolano le notti e i quartieri berlinesi.

 Theodor Herzl, Feuilletons,Archinto
curatore: Farese D.

Uomo politico, letterato e giornalista di altissimo livello, Theodor Herzl, l’ideatore del Sionismo, fu dal 1891 al 1895 corrispondente da Parigi della «Neue Freie Presse» di Vienna, il quotidiano allora più importante dell’impero asburgico, inviando periodicamente al giornale, oltre alle comuni notizie, dei «Feuilletons». Nel 1895 Herzl tornò a Vienna e divenne redattore delle pagine culturali dello stesso giornale, continuando a scrivere con assiduità i suoi articoli, che egli scelse e pubblicò in due volumi nel 1904, pochi mesi prima della morte. La traduzione e cura di tale scelta, che è la prima assoluta in Italia, costituisce una novità di rilievo, non solo per la bellezza e la finezza letteraria degli scritti, che spaziano dalle notizie politiche dell’epoca a racconti di fatti e situazioni umane e sociali, ma anche perché pochissimi, in Italia e all’estero, conoscono questi articoli, ignorando così le straordinarie e specifiche qualità di giornalista e di sensibile e umanissimo osservatore del mondo circostante del fondatore del Sionismo.

Virginia Woolf, Scene di Londra, Passigli

curatore Sandid

“Londra è un incanto. Esco e passeggio su di un magico tappeto di foglie rossastre, e mi trovo trasportata nella bellezza, senza aver alzato un dito. Le notti sono meravigliose, con i porticati bianchi e gli ampi viali silenziosi. E la gente che entra ed esce, senza fare rumore, in tutte le direzioni, come conigli. Guardo giù per Southampton Row, bagnata come il dorso di una foca o rossa e gialla per il sole, e osservo gli omnibus che vanno e vengono e ascolto i vecchi, folli organetti. Uno di questi giorni scriverò di Londra, come raccoglie la vita delle persone e la porta con sé, senza sforzo alcuno…”. Così annotava Virginia Woolf nel suo diario il 26 maggio del 1924, e sette anni più tardi iniziava a pubblicare sulla rivista “Good Housekeeping” una serie di scritti su Londra, la città in cui era nata e dove è vissuta per quasi tutta la sua vita. Queste “Scene di Londra”, del resto, testimoniano nel migliore dei modi l’amore della scrittrice per la sua città; un amore peraltro non scevro da quell’acutezza ironica che i lettori di Virginia Woolf hanno imparato a conoscere e ad ammirare nei suoi romanzi. Dai Docks a Oxford Street, dalle dimore dei grandi scrittori alle più famose abbazie e cattedrali, dal centro del potere politico ai personaggi più tipici, Virginia Woolf ci offre in queste pagine il ritratto indimenticabile di una città unica e straordinaria, che non cessa mai di affascinare i suoi innumerevoli visitatori

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circa trent’anni di produzione poetica hanno portato Umberto Piersanti a questa nuova, emozionante raccolta:

Umberto Piersanti, Tra alberi e vicende, Archinto
Allocati nel tempo breve e lungo della propria esistenza – a partire da una giovinezza folgorata dalle atmosfere culturali degli anni Sessanta sino ai tornanti politici degli anni Settanta, da cui si innerva un movimento di fuga verso dimensioni e luoghi avvertiti, inusualmente per allora, con un’angolazione soggettiva ed estetica, via via fino alle asperità della malattia e alla riscoperta delle proprie radici mitiche – i versi qui riuniti di Umberto Piersanti coprono l’arco di un trentennio restituendo l’immagine e il percorso di una poesia che, attraverso le sue molteplici scansioni e segmentazioni, sarebbe naturalmente pervenuta alla più recente trilogia einaudiana. Così trasportarsi dall’una all’altra raccolta assume il significato di passaggi e spostamenti di atmosfere dentro un ordine vitale. La poesia si fa insomma una necessità della vita e insieme sua condizione e misura. Nel dettato del poeta urbinate si osserva la costante iteratività di tre filoni primordiali: la dimensione esistenziale, una percezione intensa dei luoghi e di una natura colta in ogni sua fibra e moto, e insieme una visione della vita avvertita in un’unità di tempo assolutizzata dalla poesia.

Per un’estate degli anni ’60

Non era ad aprile questo vento intirizzito
lo spessore grigio degli spruzzi
i vicoli verdastri di pomeriggi
lenti, appiccicati sulle tele
e la pelle dell’estate ambrata
splendida per i soli artificiali
di notturne balere cerchiate
da una campagna ostinata
alle ferite di metalli lucidi
del cemento invetriato, all’insulto
di carte argentate, delle plastiche sparse
un’estate ormai languida, dissolta
in scroscio potente d’acqua.

Avevo saputo allora del surf
le moschee di calce di Marrakech
a luglio t’eri oscurato ad Agadir
il biondo aristocratico della pelle
a causa della sabbia e per il corallo
bluastro sotto le rupi di mare
quindi, prima della fine d’estate
senza ragione eri venuta
in queste mie piazze luminose
composte tra chiari palazzi
della Rinascenza e valli
d’Appennino zeppe di pievi.

Intatto di rupi e rocche
scendemmo per stradini nel Montefeltro
a piedi, i tuoi calzoni bianchi attillati
i primi così sexy dalla città
presagio d’altri decenni e differenti.
Era l’ultimo atto d’adolescenza
alla dolcezza scoperta delle membra
il centro della carne già pervenuto
nei languori umidi dei pomeriggi
una spossatezza adulta.

Le gocce frantumate nelle cole
il libro di Pavese sopra il letto
nell’albergo deserto erano i tuoi vestiti
splendidi e fitti come mai visti.

Jet-society era una parola sconosciuta
la sera che partivi da Fiumicino
un aeroporto di luci nel settembre. del Centro di Produzione del Materiale didattico della Federazione

-1972

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circa trent’anni di produzione poetica hanno portato Umberto Piersanti a questa nuova, emozionante raccolta:

Umberto Piersanti, Tra alberi e vicende, Archinto
Allocati nel tempo breve e lungo della propria esistenza – a partire da una giovinezza folgorata dalle atmosfere culturali degli anni Sessanta sino ai tornanti politici degli anni Settanta, da cui si innerva un movimento di fuga verso dimensioni e luoghi avvertiti, inusualmente per allora, con un’angolazione soggettiva ed estetica, via via fino alle asperità della malattia e alla riscoperta delle proprie radici mitiche – i versi qui riuniti di Umberto Piersanti coprono l’arco di un trentennio restituendo l’immagine e il percorso di una poesia che, attraverso le sue molteplici scansioni e segmentazioni, sarebbe naturalmente pervenuta alla più recente trilogia einaudiana. Così trasportarsi dall’una all’altra raccolta assume il significato di passaggi e spostamenti di atmosfere dentro un ordine vitale. La poesia si fa insomma una necessità della vita e insieme sua condizione e misura. Nel dettato del poeta urbinate si osserva la costante iteratività di tre filoni primordiali: la dimensione esistenziale, una percezione intensa dei luoghi e di una natura colta in ogni sua fibra e moto, e insieme una visione della vita avvertita in un’unità di tempo assolutizzata dalla poesia.

Per un’estate degli anni ’60

Non era ad aprile questo vento intirizzito
lo spessore grigio degli spruzzi
i vicoli verdastri di pomeriggi
lenti, appiccicati sulle tele
e la pelle dell’estate ambrata
splendida per i soli artificiali
di notturne balere cerchiate
da una campagna ostinata
alle ferite di metalli lucidi
del cemento invetriato, all’insulto
di carte argentate, delle plastiche sparse
un’estate ormai languida, dissolta
in scroscio potente d’acqua.

Avevo saputo allora del surf
le moschee di calce di Marrakech
a luglio t’eri oscurato ad Agadir
il biondo aristocratico della pelle
a causa della sabbia e per il corallo
bluastro sotto le rupi di mare
quindi, prima della fine d’estate
senza ragione eri venuta
in queste mie piazze luminose
composte tra chiari palazzi
della Rinascenza e valli
d’Appennino zeppe di pievi.

Intatto di rupi e rocche
scendemmo per stradini nel Montefeltro
a piedi, i tuoi calzoni bianchi attillati
i primi così sexy dalla città
presagio d’altri decenni e differenti.
Era l’ultimo atto d’adolescenza
alla dolcezza scoperta delle membra
il centro della carne già pervenuto
nei languori umidi dei pomeriggi
una spossatezza adulta.

Le gocce frantumate nelle cole
il libro di Pavese sopra il letto
nell’albergo deserto erano i tuoi vestiti
splendidi e fitti come mai visti.

Jet-society era una parola sconosciuta
la sera che partivi da Fiumicino
un aeroporto di luci nel settembre. del Centro di Produzione del Materiale didattico della Federazione

-1972

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Viaggi, Mare e montagna

In trimarano intorno al mondo. La grande regata in solitario con il «Victress»
Tetley Nigel, Mursia

La prima circumnavigazione del globo effettuata da un trimarano, la più veloce mai realizzata prima da uno yacht, il primo passaggio di uno scafo pluricarenato da Capo Horn. Tutto avviene in un anno mitico: il 1968. Tetley racconta in prima persona la sua partecipazione alla regata a bordo del Victress organizzata dal “Sunday Times”. Punto di partenza e di arrivo Plymouth, nel Massachussets, con l’obbligo di circumnavigare Capo di Buona Speranza, Capo Leeuwin e Capo Horn e nessuna possibilità di assistenza fisica e di rifornimento nel corso del viaggio. Dopo 27.000 miglia di faticosa navigazione, a sole 1100 miglia dal traguardo, quando il premio sembra ormai conquistato, il sogno svanisce a nord-est delle Azzorre su una zattera di salvataggio. Così finisce un’impresa che, nonostante l’insuccesso, rimane straordinaria perché ha dimostrato le qualità nautiche dei trimarani anche nelle acque oceaniche e lungo rotte pericolose come quella dei “Quaranta Ruggenti”.



L’ Europa vista dal parabrezza Byron Robert , Excelsior 1881 Considerato un genio da Bruce Chatwin cbe lo prese a modello, “L’Europa vista dai parabrezza” fu il libro d’esordio di Robert Byron (1905-1941), viaggiatore, critico d’arte e d’architettura, storico, cresciuto a Eton e al Merton College, in quel di Oxford. Questo libro, pubblicato per la prima volta in Italia è il racconto del suo primo viaggio dall’Inghilterra attraverso la Germania e l’Austria, per poi attraversare l’Italia (tappe classiche: Verona, Bologna, Firenze, la Toscana, Napoli) e da Brindisi salpare per la “terra di Socrate”, toccando Patrasso per raggiungere finalmente Atene. Nel 1926 lo storico ed economista Roy Harrod lo segnalò all’editore Routledge con queste parole: “È persona di grandi capacità letterarie, gusto e cultura. Esperto di pittura, è anche un ottimo critico”. L’ambiente di provenienza e l’educazione contribuirono a formare lo spirito originale e libero di Robert Byron. La sua generazione era quella di Evelyn Waugh, Harold Acton e delle sorelle Mitford: la brillante società mondana inglese degli anni Venti, che richiedeva un’alta qualità culturale e la capacità di affrontare le prove dello snobismo più elitario.



Montagne di una vita ,
Walter Bonatti ,
Baldini Castoldi & Dalai

Dal Monte Bianco al K2, dal Cervino alla Patagonia, in questo libro il celebre alpinista lombardo salda molti conti aperti. Anzitutto con quel ventenne appassionato di montagna che sognava l’amicizia e l’Himalaya e che invece fu costretto a maturare, in quota, attraverso cocenti delusioni. Poi con le nuove e schiettamente disprezzate tecniche di arrampicata estrema. Infine con i colleghi scalatori, tanto più critici quanto più invidiosi. Quella “cricca di lillipuziani sedicenti innovatori”, che lo porterà a scendere, disgustato, dalle montagne. Il libro non è solo occasione di polemica ma anche cronaca diretta e dettagliata della sua testarda ricerca dei limiti del possibile.



Jack London. L’avventuriero dei mari ,
Autore Charpentier Laurent; Vibart Eric ,
Archinto

Scrittore, giornalista, fotografo, avventuriero nel senso più nobile del termine, Jack London, scomparso a soli quarant’anni, ha bruciato la sua vita in un vortice di viaggi e di mestieri che, un secolo dopo, fanno ancora sognare l’adolescente che è in noi. Romanzi capolavoro, articoli impegnati, racconti epici e migliaia di fotografie testimoniano la ricchezza delle sue esperienze di vita; ma è la prima volta che il suo famoso viaggio nel Pacifico a bordo della goletta “Snark”, viene illustrato con le immagini scattate dallo stesso autore. Fotografie di un mondo allora sconosciuto, che Jack London osserva con sguardo acuto e privo di condiscendenza, ma sempre animato dal gioioso desiderio di condividere con noi la sua avventura



Daphne du Maurier, Cornovaglia magica, Mursia

Daphne du Maurier, l’autrice più amata da Alfred Hitchcock, che trasse dai suoi racconti alcuni cult della storia del cinema, come Rebecca, la prima moglie e Gli uccelli, fu intimamente legata alla Cornovaglia, terra antica, magica e inesplorata.
Questo libro, terminato poco prima della sua morte, è insieme un’autobiografia e un racconto, che svela il rapporto fra una persona e l’anima di un luogo e rivela molto di una scrittrice non «sola» ma «solitaria», di solito molto riservata.
Un libro per chi desidera conoscere il personaggio affascinante di Daphne du Maurier e per chi ama questa dolce regione della Gran Bretagna, ma anche per chi è semplicemente affascinato da una scrittrice semplicemente incantata dalla Cornovaglia, che ispirò i suoi viaggi e i suoi racconti
L’autore

Daphne du Maurier nacque a Londra nel 1907 in una ricca e colta famiglia aristocratica. Completò gli studi a Parigi, dove iniziò a dedicarsi alla scrittura. Nel 1931 pubblicò il suo primo romanzo, Spirito d’amore, a cui seguirono Jamaica Inn e Frenchman’s Creek. Ma il successo giunse grazie alle trasposizioni cinematografiche di alcuni suoi racconti ad opera di Alfred Hitchcock: Rebecca, la prima moglie (1938) e Gli uccelli (1953). Fuggì spesso le occasioni di vita mondana che le si presentarono prima grazie al padre attore e al marito maggiore dell’esercito, e poi con la sua celebrità.
Morì nel 1989 a Kilmarth, nella sua amata Cornovaglia.

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