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Mia Couto, L’altro lato del mondo, Sellerio. Il nostro libro del cuore della settimana.
Posted in i libri che ci sono piaciuti - recensioni, i migliori dell'anno, tagged autori africani, autori mozambicani, candidati nobel 2015, candidati nobel letteratura, L'altro lato del mondo, letture consigliate, libri, libri consigliati, libri nuovi, Mia Couto, mozambico, nuovi romanzi consigliati, recensioni libri, romanzi consigliati, sellerio on settembre 23, 2015| 2 Comments »
Titolo originale: Jerusalem (il nome dato dal padre al luogo dove si svolge l’azione)
Titolo francese: L’accordeur de silences (la qualità del protagonista..)
Titolo italiano: L’altro lato del mondo
Unn rifugio per dimenticare una amara realtà per un padre con i due figli, un servitore, uno zio. Questo sembra essere Jerusalem, luogo post – apocalittico scelto anche come titolo per il romanzo originale.
Al solito, nei romanzi di MIA COUTO, quello che sembra essere non è, a volte diventa viceversa, e il lettore deve essere pronto a percorrere il percorso che l’autore intraprende, a scoprire lentamente quella che può essere la realtà dei fatti,il risveglio di un undicenne che vedrà mutare di molto il mondo in cui ha vissuto. E’ un luogo senza molte cose questa sorta di terra promessa: non ci sono donne, il pianto e la preghiera, senza la lettura e la scrittura, proibite e bandite dal genitore, capace forse solo di amare e di sapere ascoltare i molteplici silenzi che il ragazzino più giovane è in grado di esprimere (è lui l’accordatore di silenzi del titolo francese, che ci pare molto azzeccato).
Ovviamente, in qualche modo, la narrazione farà comunque la sua comparsa in quel microcosmo, e tutto prenderà una diversa piega, come era lecito supporre..
Un altro romanzo pieno di spunti di ogni tipo, riflessione sull’esistenza, sull’importanza nella vita umana del conforto che ci offre la narrazione, la parola scritta..Ancora una volta, una lettura assolutamente stimolante e coinvolgente quella che ci viene proposta da questo autore mozambicano candidato al Premio Nobel, nel personale Olimpo degli autori contemporanei. (ps: qualche editore può gentilmente rendere di nuovo disponibile il suo TERRA SONNAMBULA, giudicato tra i dodici migliori libri africani del XX Secolo?)
Mia Couto, L’altro lato del mondo, Sellerio
Un ragazzino di undici anni non ha mai visto una donna nella sua vita. Accade allora che la prima volta che ne incontra una la sorpresa è così grande da farlo scoppiare in lacrime. Quel ragazzo ha vissuto per otto anni all’interno di un Parco Safari abbandonato, e conosce solo il padre, il fratello, lo zio e un ex militare, al tempo stesso amico e servitore. Gli è stato detto che sono gli unici sopravvissuti, che non ci sono contatti col mondo, che sono in attesa di un cenno da parte di Dio e che in questo luogo non è ammesso né piangere né pregare. Dopo la morte della moglie, il padre ha deciso di troncare ogni legame e ha scelto di esiliarsi in quel posto remoto e inaccessibile convincendo i familiari che il mondo che li circonda è scomparso. Jesusalém, questo è il nome che gli viene dato, è un luogo apocalittico, un Paradiso alla rovescia, dove l’uomo si è costruito un suo microcosmo per riuscire a dimenticare la realtà che gli ha portato solo dolori, dominata dal caos e dalla violenza. Il fratello maggiore ha dei vaghi ricordi del passato e del mondo esterno, al quale vorrebbe tornare. Per questo mantiene un legame con ciò che si sono lasciati alle spalle e ne fa partecipe il fratello minore, insegnandogli in segreto a leggere e a scrivere. Il bambino subisce il delirio di annientamento del padre e ne diventa complice, ma trova una segreta via di fuga nella scrittura…
Trad Barca V.
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Alain Mabanckou, Pezzi di vetro, 66thand2nd edizioni
Posted in Uncategorized, tagged 66thand2nd edizioni, Alain Mabanckou, autori africani, Congo, letture 2015, letture consigliate, libri, libri 2015, libri africa, libri consigliati, NUOVI LIBRI, nuovi libri consigliati, Pezzi di vetro, recensioni, recensioni libri, romanzi africa on febbraio 27, 2015| Leave a Comment »
era già apparso per Morellini, ma una nuova edizione per questo conturbante romanzo ci stava tutto. Esperienza letteraria coinvolgente ed entusiasmante, il cui il lettore deve trovare il giusto ritmo per aderire alla storia di un Congo che sfila in rassegna sotto gli occhi di Pezzi di vetro, nel locale Credito a morte…
Alain Mabanckou,
Pezzi di vetro,
66thand2nd edizioni
traduzione di Daniele Petruccioli
Al Credito a morte passa un’umanità composita, allegra e tragica, accomunata da una spiccata propensione alla bottiglia e dalla voglia di raccontare le proprie miserie e nobiltà. Una ricchezza che andrà perduta se nessuno fisserà su carta la storia di questo bar unico al mondo, aperto ogni giorno ventiquattro ore su ventiquattro grazie alla tenacia di Lumaca testarda, fondatore e padrone del leggendario ritrovo. Il compito viene affidato a Pezzi di vetro, cliente storico del locale, ex insegnante elementare amante del vino e delle belle lettere. Quaderno alla mano, sarà lui a raccogliere le confessioni di habitué e gente di passaggio. C’è quello dei Pampers, che prima di essere spedito dalla moglie nel terribile carcere di Makala amava consolarsi con le prostitute del quartiere Rex; il Tipografo, che ha avuto la malaugurata idea di sposare una francese, fonte di ogni sua disgrazia; Rubinetta e Casimir, che si misurano nella gara per la pisciata più lunga. Ma al centro di tutto rimane lui, Pezzi di vetro, capace con la sua prosa colta e popolare di cogliere le debolezze altrui e smascherare questi personaggi da tre soldi. È così che la letteratura entra nella vita, anche nella più umile, e i libri si trasformano in parola viva, in un linguaggio universale alla portata di ogni uomo.
addio ad Andrè Brink
Posted in Uncategorized, tagged andrè brink, autori africani, gianni borgo, gianni borgo editore, instar libri, libri, prima vita di adamastor, scrittori africani on febbraio 11, 2015| Leave a Comment »
“Sotto ogni cosa è in agguato l’ombra”
Ci ha lasciato Andrè Brink, geniale autore sudafricano. Morto ottantenne di ritorno da un volo in Belgio, per il conseguimento dell’ennesima laurea Honoris Causa.
Impegnato civilmente nei confronti del brutale apartheid che ha incendiato il suo Paese, tradotto in tutto il mondo, amante della sua terra.
Ci piace ricordarlo con uno splendido volume (purtroppo fuori catalogo) edito da Instar, sotto l’attenta regia di Gianni Borgo, un grande del settore. Libri fatti a regola d’arte, indimenticabili anche per l’aspetto grafico, un grande esempio.
La prima vita di Amastor – o dell’origine del Capo delle Tempeste, Instar libri, 1994
“C’era e non c’era una volta”: così comincia la storia di Adamastor, Gigante orrifico e deforme che, per aver sorpreso la candida Ninfa Teti al bagno, fu da Zeus inchiodato per sempre alla frastagliata Penisola del Capo. Questa almeno la versione che noi occidentali siamo soliti tramandare da quando i greci cominciarono a imporre e sovrapporre i loro miti alle lontane terre esotiche. Perché non provare, per una volta soltanto, a mettere da parte le nostre consolanti tradizioni, e affidarci invece alla memoria di chi quelle vicende ha subìto sulla propria pelle e in quei luoghi ha abitato fin dal “tempo prima del tempo”?
E’ quanto André Brink (nato nello Stato Libero d’Orange nel 1935 e dunque d’origine boera, ma da sempre vigile testimone della coscienza nera sudafricana) si è riproposto in questo apologo precoloniale, dove a raccontarci del primo sbarco degli stranieri sul suolo inviolato è T’kama, capotribù degli ottentotti e contemporaneo di Vasco da Gama. A lui, uomo di nobile stirpe e di antica esperienza, tocca non solo lo shock culturale del primo avvistamento di una flotta portoghese, ma anche e soprattutto la specialissima sorpresa dell’incontro con la prima donna bianca: “era più che desiderio. Un bisogno di stare con lei, per sempre, per i giorni e gli anni della calura estiva e del freddo invernale, la terra dure, il fuggifuggi delle mandrie di ‘springbokke’, la polvere, l’argilla, la malattia e la sofferenza e la nascita dei figli, le danze lunari e il ronzio monotono della ‘gorah’, le pianure, le montagne, i cespugli, il giorno e la notte, la vita e la morte.”
Ne segue un’inedita quanto impossibile storia d’amore, ardente e selvaggia come la terra africana che le fa da sfondo; tenera e ingenua come la fantasia di chi al primo apparire delle navi le scambia per enormi uccelli marini; comica e disinibita come ancora sa essere chi vive in comunione animistica con la natura; ma infine tragica e violenta, come fu la colonizziazione del continente.
trad di Pietro Deandrea.
domani vi scaldiamo il cuore con questo bravissimo autore congoliano (chi ha letto il reportage di ZEROCALCARE su Internazionale sa di cosa parliamo…)
Posted in le news dal mondo del libro, tagged autori africani, autori congolesi, libri, libri africa, libri congo, libri nuovi, mabanckou, scrittori africani, zerocalcare on gennaio 28, 2015| Leave a Comment »
domani vi scaldiamo il cuore con questo bravissimo autore congoliano (chi ha letto il reportage di ZEROCALCARE su Internazionale sa di cosa parliamo…)
Pezzi di vetro
Alain Mabanckou
66thand2nd
C’è un bar in Congo che non chiude mai, un crocevia di storie folli, esilaranti, che aspettano solo un vero scrittore per essere salvate dall’oblio. Quest’uomo è “Pezzi di vetro”, un ex professore forse troppo innamorato della bottiglia, che in un quaderno inizia ad annotare tutto quello che vede: la gara per la pisciata più lunga del mondo; la descrizione delle lolite del quartiere Rex; la storia di un guaritore che fa miracoli meglio di tutti, perfino di Cristo. Torna nelle librerie il romanzo che ha dato fama mondiale ad Alain Mabanckou, una narrazione spericolata in perfetto equilibrio tra comicità sfrenata e sofisticati rimandi letterari che sembrano voler abbracciare l’intera storia della letteratura: da Rabelais a Bertold Brecht, da Ousmane Sembene a Salinger e alla Banda degli idioti di John K. Toole.
Uno dei dieci romanzi africani contemporanei più influenti secondo il Guardian, Pezzi di vetro chiama a raccolta i “dannati della terra” dei nostri giorni e gli restituisce una voce che tutto travolge al suo passaggio: le parole, le ipocrisie, le convenzioni, le tradizioni, il politicamente corretto, la moda etnica africana.
Alain Mabanckou nasce nel 1966 nella Repubblica del Congo e trascorre l’infanzia a Pointe-Noire, capitale economica del Paese. Si trasferisce in Francia a ventidue anni per completare gli studi e rimane a Parigi fino al 2002, quando ottiene una cattedra come professore di letterature francofone all’Università del Michigan. Attualmente vive a Los Angeles e insegna alla Ucla, Università della California, dove si è guadagnato il soprannome di «Mabancool» perché è considerato il professore più cool di tutta la California. Scrittore di fama internazionale, Mabanckou ha ricevuto numerosi riconoscimenti per i suoi romanzi, tradotti in quindici lingue, tra cui nel 2006 il premio Renaudot per Memorie di un porcospino. L’autore è stato di recente insignito del titolo di Cavaliere della Legion d’onore per decreto del presidente della Repubblica francese. Pezzi di vetro è il quinto libro dell’autore pubblicato da 66thand2nd. Tradotto in dieci lingue, il romanzo ha avuto diversi adattamenti teatrali e ha vinto numerosi premi, tra cui il Prix Ouest-France/Etonnants Voyageurs, il Prix des Cinq Continents de la Francophonie, il Prix du Livre RFO e il Prix Litteraire Franco- Israelien.
C’è BISOGNO DI NOMI NUOVI, NoViolet Bulawayo, Bompiani
Posted in i libri che ci sono piaciuti - recensioni, tagged autori africani, bompiani, C'è BISOGNO DI NOMI NUOVI, libri, libri africa, libri nuovi, libri premiati, libri zimbabwe, Monica, NoViolet Bulawayo, nuovi libri africa, romanzi africa, scrittori africani, scrittori esordienti, scrittrici africane, Zadie Smith, zimbabwe on settembre 13, 2014| Leave a Comment »

English: Adinsonia Digitata tree, taken on a farm 200 miles from Bulawayo in Zimbabwe (Photo credit: Wikipedia)
no, non stiamo ripetendo uno slogan di Renzi, tranquilli!
Una voce nuova dall’Africa profonda, una terra ancora vibrante di un assordante e caleidoscopico mix di odori, suoni, colori. Come la pagina che esce dal ritmo di questa narratrice, che si è conquistata un buon posto nei cuori dei lettori e della critica, e che è stata notata anche dalla giuria di alcuni premi internazionali.
C’è BISOGNO DI NOMI NUOVI, NoViolet Bulawayo, Bompiani
Darling ha solo dieci anni, eppure deve navigare nelle agitate acque del mondo in Zimbabwe. Darling e i suoi amici rubano guava, cercano di tirare fuori un bambino dalla pancia della piccola Chipo, e si aggrappano ai ricordi di Prima. Prima che le loro case venissero distrutte dalla polizia paramilitare, prima che la scuola chiudesse, prima che i loro padri partissero per lavori rischiosi all’estero. Ma Darling ha una possibilità di fuggire: ha una zia in America, così decide di viaggiare verso questa nuova terra in cerca della famosa abbondanza americana, ma solo per scoprire che le sue opzioni come immigrata sono terribilmente ridotte. L’esordio di NoViolet Bulawayo ha sorpreso pubblico e critica, ha fatto subito pensare ai grandi narratori che hanno raccontato l’esilio e le nuove patrie, da Zadie Smith a Monica Ali.
Yasmina Khadra, Gli angeli muoiono delle nostre ferite, Sellerio . Il nostro libro del cuore della settimana
Posted in i libri che ci sono piaciuti - recensioni, tagged autori africani, autori algerini, Gli angeli muoiono delle nostre ferite, libri, libri algeria, libri consigliati, libri nuovi, nuovi libri consigliati, recensioni, recensioni libri, sellerio, YASMINA KHADRA on Maggio 16, 2014| Leave a Comment »
Ancora una volta, Yasmina Khadra ci sorprende. Il suo libro precedente, edito da Mondadori, era secondo noi il suo più brutto, pieno di banalizzazioni e stereotipi. Questa volta invece l’autore ci conduce nuovamente nella sua terra d’origine, l’Algeria, e si riabilita ai nostri occhi…Ci conduce ai primi decenni del Novecento, per raccontarci l’incredibile storia di Turambo, ragazzino dal pugno potente divenuto campione di boxe, per poi ripiombare nella polvere da cui proveniva, e finire nel braccio della morte che conduce alla ghigliottina.
Un romanzo potente, in cui fa da importante sfondo la vita quotidiana nell’Algeria coloniale, ma in cui sono le passioni e le emozioni forti a dominare ogni pagina, quelle della crescita e quelle dell’amore, con un richiamo talmente forte in questo caso da vincere quello della fama e del danaro.
Français : Yasmina Khadra lors du 30ème salon du livre de Paris à la porte de Versailles. (Photo credit: Wikipedia)
Yasmina Khadra,
Gli angeli muoiono delle nostre ferite, Sellerio
Yasmina Khadra racconta l’educazione sentimentale di un giovane arabo nell’Algeria degli anni Venti e Trenta. In un’epoca di contrasti in cui la povertà e la disuguaglianza preparano i conflitti futuri. Un moderno romanzo popolare, poetico e spietato, che ha entusiasmato i lettori francesi.
Traduzione dal francese di Marina Di Leo
«Mi chiamo Turambo e all’alba verranno a prendermi». Già dalle prime pagine un fatale conto alla rovescia attende il protagonista di questo romanzo. Siamo in Algeria nel 1937, e un ragazzo di 27 anni, arabo e musulmano, è in carcere ad aspettare l’inferno. Nei pensieri e nell’animo di questo giovane intravediamo qual è stata la sua vita, dall’infanzia in una contrada umilissima alla corsa furiosa verso il patibolo. Turambo cresce nell’Algeria coloniale degli anni Venti, e il suo destino sembra condannarlo alla miseria. Ma è bello, forte, passionale, dotato di un raro candore, e attira simpatie immediate. Grazie a questo dono riesce a varcare le porte del mondo francese, abitualmente precluso agli arabi, e il suo potente e veloce gancio sinistro non passa inosservato tra i professionisti del pugilato. Il successo sul ring gli porta fama e denaro, ma come tutti i puri di cuore odia la violenza e sogna l’amore. Nessun trofeo riesce a scaldare la sua anima come lo sguardo di una donna. Da Nora ad Aïda a Irène, ognuna di loro è un passo avanti in una lotta feroce contro il futuro e la sorte. All’inizio è l’amore segreto per la cugina Nora, la prima donna nella sua vita. Poi la scoperta del corpo e dei sensi con Aïda. Fino all’incontro con Irène: una donna libera, fiera e indipendente, che gli fa scoprire come la passione vera possa sbocciare solo se c’è assoluta fiducia e rispetto reciproco. Sospeso come il suo personaggio tra durezza e purezza, il romanzo ritrae con un lirismo che non rimuove la brutale realtà i sogni e le tensioni di un’intera epoca, il coraggio e la rassegnazione dei poveri e degli sconfitti, il peso opprimente della cultura europea, la complessa stratificazione sociale fatta di ebrei, italiani, arabi, gitani, spagnoli, francesi, e soprattutto la condizione femminile in un mondo in cui una donna felice significa sempre e solamente una moglie feconda, fedele, devota. Questo di Khadra è il ritratto di un uomo, di tre donne, di una città, che ha molto da svelare sulle tensioni di un passato che sembra lontano e che proietta la sua ombra sul nostro presente.
Yasmina Khadra, pseudonimo di Mohamed Moulessehoul, è uno scrittore stimato e apprezzato nel mondo intero. Nato in Algeria nel 1955, reclutato alla scuola dei cadetti a nove anni, è stato ufficiale dell’esercito algerino. Dopo aver suscitato la disapprovazione dei superiori con i suoi primi libri, ha continuato usando come pseudonimo il nome della moglie. In Italia si è conquistato un pubblico grazie a due noir, Morituri (1998) e Doppio bianco (1999), editi da e/o. In seguito sono usciti Cosa sognano i lupi? (Feltrinelli, 2001), e poi con Mondadori Le rondini di Kabul (2003), La parte del morto (2005), L’attentatrice (2006, del 2013 è il film di Ziad Doueiri), Le sirene di Baghdad (2007) e Quel che il giorno deve alla notte (2009), miglior libro dell’anno per la rivista letteraria Lire, adattato al cinema nel 2012. Nel 1999 ha lasciato l’esercito svelando così la sua vera identità. Attualmente vive in Francia