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Ancora una volta, Yasmina Khadra ci sorprende. Il suo libro precedente, edito da Mondadori, era secondo noi il suo più brutto, pieno di banalizzazioni e stereotipi. Questa volta invece l’autore ci conduce nuovamente nella sua terra d’origine, l’Algeria, e si riabilita ai nostri occhi…Ci conduce ai primi decenni del Novecento, per raccontarci l’incredibile storia di Turambo, ragazzino dal pugno potente divenuto campione di boxe, per poi ripiombare nella polvere da cui proveniva, e finire nel braccio della morte che conduce alla ghigliottina.

Un romanzo potente, in cui fa da importante sfondo la vita quotidiana nell’Algeria coloniale, ma in cui sono le passioni e le emozioni forti a dominare ogni pagina, quelle della crescita e quelle dell’amore, con un richiamo talmente forte in questo caso da vincere quello della fama e del danaro.

Français : Yasmina Khadra lors du 30ème salon ...

Français : Yasmina Khadra lors du 30ème salon du livre de Paris à la porte de Versailles. (Photo credit: Wikipedia)

Yasmina Khadra,

Gli angeli muoiono delle nostre ferite, Sellerio 

Yasmina Khadra racconta l’educazione sentimentale di un giovane arabo nell’Algeria degli anni Venti e Trenta. In un’epoca di contrasti in cui la povertà e la disuguaglianza preparano i conflitti futuri. Un moderno romanzo popolare, poetico e spietato, che ha entusiasmato i lettori francesi.

Traduzione dal francese di Marina Di Leo

«Mi chiamo Turambo e all’alba verranno a prendermi». Già dalle prime pagine un fatale conto alla rovescia attende il protagonista di questo romanzo. Siamo in Algeria nel 1937, e un ragazzo di 27 anni, arabo e musulmano, è in carcere ad aspettare l’inferno. Nei pensieri e nell’animo di questo giovane intravediamo qual è stata la sua vita, dall’infanzia in una contrada umilissima alla corsa furiosa verso il patibolo. Turambo cresce nell’Algeria coloniale degli anni Venti, e il suo destino sembra condannarlo alla miseria. Ma è bello, forte, passionale, dotato di un raro candore, e attira simpatie immediate. Grazie a questo dono riesce a varcare le porte del mondo francese, abitualmente precluso agli arabi, e il suo potente e veloce gancio sinistro non passa inosservato tra i professionisti del pugilato. Il successo sul ring gli porta fama e denaro, ma come tutti i puri di cuore odia la violenza e sogna l’amore. Nessun trofeo riesce a scaldare la sua anima come lo sguardo di una donna. Da Nora ad Aïda a Irène, ognuna di loro è un passo avanti in una lotta feroce contro il futuro e la sorte. All’inizio è l’amore segreto per la cugina Nora, la prima donna nella sua vita. Poi la scoperta del corpo e dei sensi con Aïda. Fino all’incontro con Irène: una donna libera, fiera e indipendente, che gli fa scoprire come la passione vera possa sbocciare solo se c’è assoluta fiducia e rispetto reciproco. Sospeso come il suo personaggio tra durezza e purezza, il romanzo ritrae con un lirismo che non rimuove la brutale realtà i sogni e le tensioni di un’intera epoca, il coraggio e la rassegnazione dei poveri e degli sconfitti, il peso opprimente della cultura europea, la complessa stratificazione sociale fatta di ebrei, italiani, arabi, gitani, spagnoli, francesi, e soprattutto la condizione femminile in un mondo in cui una donna felice significa sempre e solamente una moglie feconda, fedele, devota. Questo di Khadra è il ritratto di un uomo, di tre donne, di una città, che ha molto da svelare sulle tensioni di un passato che sembra lontano e che proietta la sua ombra sul nostro presente.

Yasmina Khadra, pseudonimo di Mohamed Moulessehoul, è uno scrittore stimato e apprezzato nel mondo intero. Nato in Algeria nel 1955, reclutato alla scuola dei cadetti a nove anni, è stato ufficiale dell’esercito algerino. Dopo aver suscitato la disapprovazione dei superiori con i suoi primi libri, ha continuato usando come pseudonimo il nome della moglie. In Italia si è conquistato un pubblico grazie a due noir, Morituri (1998) e Doppio bianco (1999), editi da e/o. In seguito sono usciti Cosa sognano i lupi? (Feltrinelli, 2001), e poi con Mondadori Le rondini di Kabul (2003), La parte del morto (2005), L’attentatrice (2006, del 2013 è il film di Ziad Doueiri), Le sirene di Baghdad (2007) e Quel che il giorno deve alla notte (2009), miglior libro dell’anno per la rivista letteraria Lire, adattato al cinema nel 2012. Nel 1999 ha lasciato l’esercito svelando così la sua vera identità. Attualmente vive in Francia

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Un libro che ogni genitore leggerebbe con il cuore il gola, quello di Anouar Benmalek.

Lui è emigrato in Francia dall’Algeria, alla fine degli anni Ottanta. Ricordatate gli anni in cui il Paese divenne teatro insanguinato dai delitti dei fondamentalisti?

Un disincantato operatore dello zoo di Algeri rivolge il proprio dramma al lettore in questo romanzo: il rapimento della figlia avviene ad opera di chi combatte lo Stato, in una nazione in cui le due parti ricorrono ad ogni mezzo per eliminarsi, nella quale il protagonista odia gli uni e gli altri

English: Franco-Algerian writer Anouar Benmale...

English: Franco-Algerian writer Anouar Benmalek Français : L’écrivain franco-algérien Anouar Benmalek lors d’une “Conversation” animée par Salah Oudahar, directeur artistique du Festival Strasbourg Méditerannée, dans une librairie strasbourgeoise. (Photo credit: Wikipedia)

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Ma non sempre la realtà è quella che appare, visto che in questo caso entra in scena anche un antico odio, risalente ad alcuni decenni prima, con un impressionante e ottimamente corollario di intrighi, politica, e amore: perchè la situazione in cui viene a trovarsi getta nuova luce nei rapporti famigliari.

 

Anouar Benmalek, IL RAPIMENTO, ATMOSPHERE

 

 

Intrighi e politica nell’Algeria anni ’90

Aziz, un biologo dello zoo di Algeri, è un marito felice e padre orgoglioso. Fino a quando sua figlia di quattordici anni non viene rapita.
Quando si rende conto che sua figlia è stata rapita, Aziz pensa prima che siano stati gli islamisti radicali che hanno assassinato un giovane uomo di fronte a lei un paio di giorni prima. Aziz maledice il suo paese, l’Algeria, il suo odio fratricida, i suoi fanatici, il suo potere irrigidito dalla paura e dalla polizia incompetente. Il dipendente di uno zoo algerino non può immaginare che lo stupro può essere una vendetta, che risale a mezzo secolo! Egli ammette di essere un po’ vile e cinico, ma non ha mai fatto nulla da meritare che sua figlia sia stata rapita! Il rapitore si fa vivo per telefono. Naturalmente, dice ad Aziz di non rivelare niente alla polizia. Aziz potrà finalmente capire che non è lui il vero obiettivo, ma Mathieu, il secondo marito della sua matrigna, un francese rimasto in Algeria dopo l’indipendenza. Aziz ha scoperto che lo stupro nasce 50 anni prima, nel tumulto della guerra: Mathieu, “disertore” rimasto in Algeria dopo l’indipendenza, non è estraneo alla tragedia in famiglia.

«Siamo, infatti, di diritto nel thriller. Ma non solo. […] I lettori di Anouar Benmalek, quelli che lo apprezzano, dicono bene di lui e lo affiancano nel “gotha” della letteratura tanto a un Faulkner quanto a un Dostoevskij. E probabilmente, con le dovute differenze, non sbagliano». Marianna Micheluzzi

«Un grande libro, un grande scrittore… Un grande romanzo d’amore… Rimaniamo stupiti dalla qualità dello scrittore». France 2

 

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