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Posts Tagged ‘autori mozambicani’

Mia Couto

Mia Couto (Photo credit: Wikipedia)

Titolo originale: Jerusalem (il nome dato dal padre al luogo dove si svolge l’azione)

Titolo francese: L’accordeur de silences (la qualità del protagonista..)

Titolo italiano: L’altro lato del mondo

 

Unn rifugio per dimenticare una amara realtà per un padre con i due figli, un servitore, uno zio. Questo sembra essere Jerusalem, luogo post – apocalittico scelto anche come titolo per il romanzo originale.

Al solito, nei romanzi di MIA COUTO, quello che sembra essere non è, a volte diventa viceversa, e il lettore deve essere pronto a percorrere il percorso che l’autore intraprende, a scoprire lentamente quella che può essere la realtà dei fatti,il risveglio di un undicenne che vedrà mutare di molto il mondo in cui ha vissuto. E’ un luogo senza molte cose questa sorta di terra promessa: non ci sono donne, il pianto e la preghiera, senza la lettura e la scrittura, proibite e bandite dal genitore, capace forse solo di amare e di sapere ascoltare i molteplici silenzi che il ragazzino più giovane è in grado di esprimere (è lui l’accordatore di silenzi del titolo francese, che ci pare molto azzeccato).

Ovviamente, in qualche modo, la narrazione farà comunque la sua comparsa in quel microcosmo, e tutto prenderà una diversa piega, come era lecito supporre..

Un altro romanzo pieno di spunti di ogni tipo, riflessione sull’esistenza, sull’importanza nella vita umana del conforto che ci offre la narrazione, la parola scritta..Ancora una volta, una lettura assolutamente stimolante e coinvolgente quella che ci viene proposta da questo autore mozambicano candidato al Premio Nobel, nel personale Olimpo degli autori contemporanei. (ps: qualche editore può gentilmente rendere di nuovo disponibile il suo TERRA SONNAMBULA,  giudicato tra i dodici migliori libri africani del XX Secolo?)

Mia Couto, L’altro lato del mondo, Sellerio

Un ragazzino di undici anni non ha mai visto una donna nella sua vita. Accade allora che la prima volta che ne incontra una la sorpresa è così grande da farlo scoppiare in lacrime. Quel ragazzo ha vissuto per otto anni all’interno di un Parco Safari abbandonato, e conosce solo il padre, il fratello, lo zio e un ex militare, al tempo stesso amico e servitore. Gli è stato detto che sono gli unici sopravvissuti, che non ci sono contatti col mondo, che sono in attesa di un cenno da parte di Dio e che in questo luogo non è ammesso né piangere né pregare. Dopo la morte della moglie, il padre ha deciso di troncare ogni legame e ha scelto di esiliarsi in quel posto remoto e inaccessibile convincendo i familiari che il mondo che li circonda è scomparso. Jesusalém, questo è il nome che gli viene dato, è un luogo apocalittico, un Paradiso alla rovescia, dove l’uomo si è costruito un suo microcosmo per riuscire a dimenticare la realtà che gli ha portato solo dolori, dominata dal caos e dalla violenza. Il fratello maggiore ha dei vaghi ricordi del passato e del mondo esterno, al quale vorrebbe tornare. Per questo mantiene un legame con ciò che si sono lasciati alle spalle e ne fa partecipe il fratello minore, insegnandogli in segreto a leggere e a scrivere. Il bambino subisce il delirio di annientamento del padre e ne diventa complice, ma trova una segreta via di fuga nella scrittura…

Trad Barca V.

 

 

 

 

 

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Immaginate di nascere bianchi in un regime tra i peggiori della terra. Di assistere ad un cambiamento, ma paradossalmente in peggio, e di finire per vivere in uno dei più grotteschi e assurdi stati governati da un tiranno nero, che risponde al nome di Mugabe. E di decidere nonostante tutto di continuare a vivere lì, nel proprio Paese, scrivendo romanzi. Una situazione insostenibile ai nostri occhi, che richiede un grande coraggio. Ian Holding era entrato nei nostri cuori con un testo che ricordava da vicino il miglior Coetzee, Nel mondo sensibile ( IAN HOLDING, NEL MONDO INSENSIBILE, EINAUDI Un libro forte e lirico, dedicato all’esperienza bianca sul suolo africano, in quel martoriato Paese che è lo Zimbabwe. Basato su una storia vera accaduta ad un allievo dell’autore . .) , finalmente ecco il suo secondo romanzo    ..

Uomini e bestie,
Ian Holding,
E/O
In un paese africano in preda a sconvolgimenti politici e umani alcuni miliziani sequestrano un uomo alla periferia di una città saccheggiata. Il prigioniero finisce poi nelle mani di un altro gruppo ed è costretto a trasportare una donna incinta su una carriola nel corso di un viaggio da incubo. Nel frattempo un insegnante, amareggiato dal pessimo stato del suo paese, si prepara a emigrare.
Ma prima di farlo è costretto a confrontarsi coi propri demoni e fallimenti personali. Entrambi gli uomini sono in pericolo ed entrambi sono apparentemente impotenti nei confronti del destino. Quando le due vicende inaspettatamente si intrecciano il risultato è però elettrizzante. In questo scottante e attualissimo romanzo, gli effetti devastanti del collasso morale ed economico dello Zimbabwe fanno da sfondo a una storia di forza e coscienza individuale.

ian holding

Altro autore del cuore, altro grande proveniente da una terra vicina a quella di Ian Holding: parliamo di Mia Couto, mozambicano, straordinario autore de Terra sonnambula, palpitante odissea toccata dai toni del realismo magico, vissuta da un vecchio e un bambino sullo sfondo di un paese insanguinato dalla guerra civile. E’ un piccolo editore a proporre questa sua raccolta di racconti

Perle,
di Mia Couto, Quarup editore
… Sarà l’alterazione della latitudine (Mia Couto è africano, mozambicano nel particolare), del tasso alcolemico o della temperatura dell’anima, ma in questo Perle è la verità che emerge, paradossalmente demistificata, proprio mentre racconta se stessa, nel serico tessuto delle storie.
Una vera e propria infinità di storie, come nel più celebre titolo dell’amato Guimarães Rosa, in preponderante maggioranza declinate al femminile, che trascende per contenuto e forma la gabbia dei ventinove racconti che compongono la raccolta: ognuno di essi ne contiene in sé altri infiniti, e tutti si inanellano come sul filo di una collana, come le perle della realtà a cui il narratore regala “un filo di silenzio che imbastisce il tempo”. Narrare è così la forma per spellare a sangue la verità delle cose, perché solo materializzandole in parole siamo in grado di dare consistenza alle nostre esistenze.
Un libro scarno e fulminante che nulla nasconde e tutto nomina, rivelando: le storie brevi, fluviali e compresse, esplorano e narrano così le migliaia di vite che compongono la vita di ogni essere umano, il miracolo del concepimento, la seduzione, l’invecchiamento, l’amore il dominio e il possesso, la delusione, il tradimento. Mia Couto esplora, costringendo la forma della sua indagine a un numero sempre minimo possibile di righe – prosa di strepitoso controllo e di infinito rigore, e insieme gravida di lussureggiante fantasia -, gli abissi su cui prendono corpo, si mascherano e si truccano con il perbene le nostre rispettosissime vite.

L’AUTORE:
Nato a Beira (Mozambico) nel 1955 ANTÓNIO EMÍLIO LEITE “MIA” COUTO è oggi considerato uno dei maggiori scrittori contemporanei in lingua portoghese. Dopo gli esordi poetici si è successivamente dedicato alla narrativa, pubblicando romanzi e raccolte di racconti, che gli sono valsi prestigiosi riconoscimenti e premi. Da ricordare Terra sonnambula (Guanda 2002), Sotto l’albero del frangipani, (Guanda 2002), Un fiume chiamato tempo, una casa chiamata terra (Guanda 2005), Venenos de Deus, Remédios do Diabo, 2008, la cui traduzione italiana uscirà a breve per Voland. Tradotto in moltissime lingue, Mia Couto è uno degli autori più letti ed amati nel panorama letterario internazionale

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Una conferma del talento artistico di Paulina Chiziane, giunta al suo quinto romanzo,ci viene da questo suo affascinante libro. Con un linguaggio che attinge dalla tradizione orale africana, denso di poesia e di suggestioni visive, la brava autrice mozambicana ci racconta la storia di Delfina, simbolo della donna africana, che ricorre al sesso per riscattare una condizione di inferiorità, nella speranza che dall’unione con uomini bianchi giungano eredi che abbiamo in sorte una vita migliore. Paradigma del percorso sociale africano, di quello femminile nel continente, del passaggio dallo stato di colonia a quello di nazione, attraverso sconfitte, delusioni,e guerre civili, L’allegro canto della pernice aggiunge un altro tassello al vivace mosaico della nuova narrativa africana.

L’allegro canto della pernice, Paulina Chiziane, La nuova frontiera

L’amore è una trappola per topi. Serafina lo ha sempre detto, Delfina ne è convinta, Maria das Dores lo scoprirà presto. Tre generazioni di donne per raccontare storie di amanti, madri, figlie, sorelle, puttane e mogli che hanno dovuto scegliere tra la libertà e il dolore, tra la fame e l’ipocrisia, per dimostrare al mondo che il paradiso è sempre tra le braccia di una madre.
Paulina Chiziane ci porta di nuovo in Zambesia, nel Mozambico degli anni Cinquanta, durante il regime coloniale portoghese e, ancora una volta, svela ai suoi lettori tutta la magia e la forza di una terra sconosciuta e affascinante.
L’allegro canto della pernice è un indimenticabile romanzo sull’amore, ma anche una spietata requisitoria sul razzismo che non potrà che scuotere le nostre rassicuranti certezze, puntando con coraggio il dito sulle responsabilità individuali di tutti: vittime e carnefici.

Paulina Chiziane è nata a Manjacaze, nel sud del Mozambico, nel 1955. Durante la guerra civile ha collaborato con la Croce Rossa Internazionale in alcune delle zone più colpite dal conflitto e attualmente è impegnata in Zambesia, dove coordina programmi di sviluppo per conto di organizzazioni internazionali. Nel 1990, ha pubblicato Balada de amor ao vento, diventando la prima donna mozambicana ad aver scritto un romanzo. Oggi, dopo Il settimo giuramento e Niketche. Una storia di poligamia, romanzi che l’hanno definitivamente consacrata come una delle voci più intense e originali della nuova letteratura africana, continua a definirsi una raccontarice di storie che recupera la ricca tradizione orale del suo paese. Le sue opere sono tradotte in molte lingue, tra le quali il francese, l’inglese, il tedesco e lo spagnolo. L’allegro canto della pernice è il suo quinto romanzo.

Traduzione dal portoghese (Mozambico) di Giorgio de Marchis

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