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Posts Tagged ‘autori olandesi’

 

 

Molto intrigante questo giallo che ci arriva dai Paesi Bassi, pieno di suspense ed originale, incentrato su una brillante figura di madre\avvocato alle prese con una serie  di brutte sorprese che cambieranno decisamente la sua vita. I segreti di famiglia emergeranno dopo un incidente, svelando lati oscuri inquietanti, grazie allo stile personalissimo dell’autrice.

 

MARIAN PAUW, LA RAGAZZA CHE NON SAPEVA, NERI POZZA

http://www.neripozza.it/collane_dett.php?id_coll=18&id_lib=967

 

Iris Kastelein lavora presso Bartels & Peters, un rinomato studio legale di Amsterdam dove, in cambio di laute parcelle, si soccorre il prossimo nei guai con la legge. Giovane avvocato, si sforza di comportarsi da impeccabile professionista anche quando deve difendere uomini di mezza età dalla pessima reputazione, come

Peter van Benschop, della ricchissima famiglia di armatori Van Benschop, un quarantenne accusato di aver compiuto atti disgustosi su una ragazzina ingenua.

Uno «sporco lavoro», come si suole dire, reso ancora più proibitivo dal fatto che Iris deve occuparsi anche di Aaron, il bambino avutoda un uomo dal quale si è sentita attratta una sola volta in vita sua, precisamente dopo avere tracannato un certo numero di cocktail a una festa di Capodanno.

Tra sessanta ore di lavoro alla settimana, riunioni, rapporti, cause, negoziati che si succedono a ritmo infernale, corse all’asilo per recuperare Aaron, Iris sa, però, di essere una giovane donna grintosa, indipendente, con un bambino semplicemente adorabile.

Un giorno, tuttavia, una scoperta sconvolgente viene a disintegrare tutte le sue certezze. Una futile indagine sulle cause della morte di un pesciolino, contenuto nell’acquario apparso di punto in bianco qualche anno prima nel salotto di sua madre – una donna che è sempre stata una sfinge, circondata da un intrico di linee invisibili e insuperabili –, la conduce sulle tracce di un certo Ray Boelens.

Ray non è soltanto il primo proprietario dell’acquario, l’uomo che per tredici anni ha trascritto con meticolosa precisione quali pesci erano stati comprati, la salinità dell’acqua, la temperatura ecc. Ray è, secondo la giustizia olandese, un assassino accusato di un crimine orrendo: avrebbe ucciso, con numerose coltellate,ì la sua vicina insieme con la figlia perché non ricambiava i suoi sentimenti, e avrebbe poi infierito sulla piccola spegnendo sul suo cadavere un mozzicone di sigaretta.

Questo «mostro della porta accanto», infine, spedito a marcire tra le mura di un manicomio criminale, porta stranamente lo stesso cognome della madre di Iris: Boelens.

Thriller dal ritmo incalzante e una suspense che trascina il lettore dalla prima all’ultima pagina, La ragazza che non sapeva, vincitore del premio Golden Noose 2009 per il romanzo criminale, è stato un grande bestseller in Olanda, rivelando sulla scena letteraria internazionale il talento di Marion Pauw. – Tradotto da Maddalena Togliani

 

 

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“Asiel” (Asilo) è la prima parola appresa in olandese da Memed, il primo dei profughi protagonista di questo imponente nuovo romanzo di Kader Abdollah, che si conferma grande narratore raccontandoci la parabola dell’immigrazione in Olanda dagli anni ’80 ai primi decenni del nostro secolo.
 
Un pappagallo volò sull’Ijssel, Iperborea
 
 
Lungo le placide sponde del fiume IJssel, quattro paesini dell’Olanda profonda si ritrovano ad accogliere un gruppo di rifugiati. Provenienti da diversi angoli del Medioriente ma uniti dalla comune cultura islamica, sono i primi stranieri ad arrivare negli anni ’80 in questi centri di rigorosa tradizione protestante, incontrando la spontanea solidarietà dei locali e un nuovo mondo che li obbliga a interrogarsi sulla propria identità. Dall’affascinante Memed, che allaccia una difficile relazione con un’olandese, all’interprete Lina, che si adopera per l’integrazione fino a essere eletta in Parlamento, a Khalid, discendente da una famiglia di miniatori del Corano, che si fa strada come restauratore museale e «pittore di gay». Dai fieri «dodici anziani» che tengono vive le antiche radici, alla ribelle Pari, che lascia il marito, studia l’olandese e comincia a scrivere per un giornale, pagando a caro prezzo la propria emancipazione. Ma le nuove ondate di profughi e populismi, l’11 settembre e l’omicidio di Theo van Gogh rompono i loro precari equilibri. In un imponente romanzo corale Kader Abdolah racconta dall’interno, con gli occhi degli immigrati, l’Olanda della proverbiale tolleranza che degenera in contrapposti radicalismi. E trasportando nell’Europa di oggi la poesia delle fiabe persiane, affida al pappagallo di una vecchia guaritrice olandese il ruolo di testimone delle umane vicende e mediatore, attraverso la letteratura, tra Oriente e Occidente. Mentre la Storia scorre inarrestabile come il fiume IJssel, a cui i profughi, per antica usanza, continuano a confidare sogni, dolori e paure, attendendo speranzosi una risposta.
Titolo originale: Papegaai vloog over de IJssel
Prima edizione: Settembre 2016
pp. 544
Nazione: Olanda
Traduzione di: Elisabetta Svaluto Moreolo
Theo van Gogh (July 23, 1957–November 2, 2004)...

Theo van Gogh (July 23, 1957–November 2, 2004), Dutch film director, television producer, publicist, actor, killed by an islamic jihadist in Amsterdam (Photo credit: Wikipedia)

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“Nelle frequenze del miagolio dei gatti o degli aerei in cielo sente il pianto di Morris, il cuore comincia a battergli forte e gli si rizzano i peli sulla nuca. E’ sveglio… Cristo, è di nuovo sveglio.”Quale padre non potrebbe riconoscersi nelle parole di Edward, alle prese con le veglie notturne causate dal figlio?
 
Lui è un affermato virologo, giunto a metà della sua vita senza un rapporto duraturo, quando nella sua vita arriva una ragazza giovane e bella. Sembrerebbe poco per ricavarci sopra un buon libro, ma Tommy Wieringa, fortunato autore de Questi sono i nomi, riesce a parlarci con leggerezza e a tratti con poesia di tante cose, dalle dinamiche di coppia ai necessari conti che un uomo deve fare con il proprio passato, di quel che significhi l’arrivo di un figlio nei rapporti, dell’infanzia e della ricerca scientifica, vegetarianesimo e di eticità, dell’attrazione per una donna più giovane, condensando con una scrittura elegante e tagliente, in poche frasi, un intero universo.
 
Tommy Wieringa
Una moglie giovane e bella, Iperborea
Edward è un quarantenne di successo, affermato virologo e «collezionista di prime volte» che passa da una donna all’altra come un eterno ragazzino. L’incontro con Ruth è una folgorazione: bella, vitale e appassionata come solo a vent’anni si può essere, con lei crede di aver vinto la sua battaglia contro il declino. Ma l’apparente trionfo si traduce in una lotta impari. Edward si accorge che sposandola non è affatto ringiovanito, anzi ha fatto invecchiare lei, e che lo scarto d’età rende ancora più evidenti e penosi in lui i segni del tempo. Uno scarto che è anche tra due mondi: lui ambizioso uomo di scienza che antepone ai sentimenti un razionale pragmatismo, lei idealista ipersensibile che non accetta i suoi test sugli animali e il suo rifiuto di capire la sofferenza. Quando il figlio che solo Ruth desidera trasforma la passione in un obbligo da espletare nei giorni utili, quando l’insicurezza diventa «tollerabile solo prendendo un’amante ancora più giovane», il castello comincia a sgretolarsi e le paure sfuggono al controllo, travolgendolo in una caduta che scardina ogni aspetto della sua esistenza. Come un moderno Giobbe o un eroe tragico dei nostri giorni, Edward si troverà a scoprire il vero significato della sofferenza. Precisa, ironica e tagliente come un bisturi, la penna di Tommy Wieringa indaga nelle sfumature più sottili la deriva di un rapporto e di un uomo alle prese con il potere e la fragilità, così vicino a ognuno di noi nella sua incapacità di rinunciare a se stesso. E si chiede che cos’è il dolore, se possiamo davvero capirlo senza prima averlo provato sulla nostra pelle.
Titolo originale: Een mooie jonge vrouw
Prima edizione: Maggio 2016
pp. 128
Nazione: Olanda
Traduzione di: C. Cozzi, Claudia Di Palermo

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Il protagonista del primo racconto di questo splendido libro ha un rapporto molto conflittuale con il lavoro, ancor più di Bartleby, e una passione per la contemplazione. E che amici, signori, che poi troveremo anche nel resto della raccolta. Una raccolta di storie straordinariamente moderne (vennero scritte ad inizio Novecento) con protagonisti un gruppo di amici,che viene naturale considerare hippy ante litteram, tra le gioie e le fatiche della vita, l’ironia dell’autore e la partecipazione per le loro vite. Che cos’è la vita, se non quell’osservare il mare tipico di Japi, pare voglia far intederci l’autore!

 

Nescio,

Storie di Amsterdam, Iperborea

 

Fu un’epoca meravigliosa. Anche se, a pensarci bene, è un’epoca che deve durare ancora adesso, durerà sempre finché ci saranno ragazzi di diciannove, vent’anni.» È la voglia di rivoluzionare il mondo che i bohémien di Nescio hanno in comune con i ragazzi di tutti i tempi, hippy ante litteram in un’Amsterdam di inizio Novecento, in rivolta contro un sistema che esige routine, lavoro e successo. Sono «giovani Titani» che inseguono i propri sogni, illusi che il semplice astenersi dal gioco, la loro stessa povertà, la scelta di dedicarsi all’arte, quel continuare a desiderare, senza sapere bene cosa, siano già un segno di vittoria, uno strumento per sconfiggere un mondo che finirà invece per fagocitarli o espellerli. Japi «lo scroccone», che non vorrebbe fare altro che guardare il mare, ma ama troppo i piaceri mondani per non tuffarcisi quando sono gli altri a pagare il conto; Koekebakker, giornalista ormai famoso, che finisce per perdere ogni idealismo; Bavink, artista affermato, che capisce di essere uguale ai ricchi borghesi da lui detestati. Sono queste le storie di Amsterdam, e quelle del poeta Eduard, di Bekker, di Hoyer, con le passioni, le trasgressioni, la follia e i caffè, i canali, il mare, i tramonti, i magnifici paesaggi dello Zuiderzee. Vite che si accendono in dialoghi così essenziali da far pensare a Beckett, con un’ironica e brillante leggerezza che maschera appena la costante malinconia di fondo, non solo per l’inevitabile sconfitta, i sogni traditi, le illusioni perdute, ma per quel senso di totale disincanto che comunica Nescio: con una sconvolgente modernità, come dice il suo pseudonimo, l’autore non sa, interroga l’inspiegabile assurdità del vivere.

Titolo originale: Titaantjes

Prima edizione: Febbraio 2015

  1. 224

Nazione: Olanda

Traduzione di: Fulvio Ferrari

Postfazione di: Fulvio Ferrari

Collana: Narrativa

Numero di collana: 239

ISBN: 9788870915396

Con il contributo di: NLF – Nederlands Letterenfonds

Prezzo di copertina: € 16,00

 

 

 

Jan Hendrik Frederik Grönloh (1882-1961), in arte Nescio (in latino “io non so”), è un caso letterario che ha lasciato il segno fino a oggi nella storia olandese. Uomo d’affari di professione, l’intera sua opera riflette il sofferto conflitto tra carriera e ideali, opera che solo nei suoi ultimi anni di vita viene scoperta e apprezzata, regalandogli dopo la morte una fama senza tempo, soprattutto per Piccoli titani, il suo libro più amato e conosciuto.

 

 

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mondo spettacolare quello che vede tutti i giorni il giovane protagonista di questo brillante romanzo: la sua fattoria confina con una pista aerea, su cui arrivano e partono personaggi singolari, ospiti di un singolare campeggio per amanti dell’aviazione. Punk ribelli, strani professori grassi, una umanità colorita resa perfettamente dall’autrice (ricordarsi di elogiare il Boing 747 400, evitando di nominare gli Antonov, detestati dagli esperti). La speranza di Gieles Slob è quella di far tornare a casa la madre, impegnata come cooperante in Somalia, magari compiendo una impresa straordinariamente eroica, la “Magistrale operazione di salvataggio 3032”. Riuscirà ad insegnare a volare alle oche della fattoria? Tra ambientalisti contrari alla pista d’atterraggio, progresso e tradizione, speranze e passioni, e la contrapposizione tra il mondo del volo meccanico e quello animale, Anne – Gine Goemans ci consegna un romanzo perfettamente godibile, pieno di spunti e di humour!
Anne-Gine Goemans,
 
La planata, Iperborea
Traduzione di: Cecilia Casamonti

Il prodigioso atterraggio sull’acqua del comandante Sully e le oche acrobate di Christian Moullec: sono gli eroi del volo a riempire le giornate di Gieles Slob da quando sua madre sembra averlo abbandonato per fare la cooperante in Somalia, lasciandolo con il padre e lo zio in una vecchia fattoria del polder ai margini di una pista aerea. Chiuso in un mondo di fantasia e ispirato dall’opera di illustri ornitologi, Gieles si impegna anima e corpo per insegnare alle sue oche a volare e compiere con loro un’impresa eroica, la Magistrale operazione di salvataggio 3032: solo così potrà conquistare il cuore della madre e riaverla con sé. Ma se le cose non vanno come previsto, è la sua fiducia nei sogni a portarlo dal mondo degli eroi a quello degli adulti, attraverso l’amore per una punk ribelle in cerca di libertà e l’amicizia con un solitario professore, così grasso da muoversi su una carrozzella-scooter e conoscere il potere della comprensione e dell’ironia. E i preparativi del fantasioso piano diventano un viaggio nella realtà ancora più bizzarra del suo microcosmo aeroportuale, dove il viavai degli apparecchi ha messo in fuga gli abitanti e fatto nascere un rumoroso campeggio per amanti dell’aviazione. Con un romanzo di formazione che combina le atmosfere del realismo fantastico e un arguto umorismo, Anne-Gine Goemans si addentra nell’avventura dell’adolescenza per leggere tra le righe della contemporaneità. La planata racconta la famiglia, il progresso che cancella l’anima dei luoghi, la lotta degli uccelli per non cedere il cielo agli aerei, la solitudine e il coraggio di volare.

Scrittrice, giornalista e insegnante di giornalismo alla Hogeschool Utrecht, ha ottenuto nel 2008 l’Anton Wachterprijs per il miglior romanzo d’esordio con Ziekzoekers. La planata, nominato per il Libris e il BNG-Literatuurprijs, ha vinto il premio Dioraphte e sta per essere adattato in un film.

 

English: Gooses Italiano: oche

English: Gooses Italiano: oche (Photo credit: Wikipedia)

 

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Jan Siebelink è figlio di un vivaista, e sarà un caso forse no, ma anche il protagonista di questo libro trova una occupazione del genere nel momento in cui riesce finalmente a liberarsi del padre, un calvinista ortodosso. Come il padre dell’autore, guarda caso. Siebelink è un affermato autore olandese, con circa una trentina di opere pubblicate e un succulento scaffale di premi ricevuti, e merita di essere conosciuto anche in Italia, giudicandolo da questo testo.  Dopo aver raggiunto un equilibrio, dopo aver formato una famiglia, vedrà ritornare i suoi incubi nella figura di un vecchio predicatore molto “integralista”, capace di trascinarlo in una vertigine di fanatismo religioso che dovrebbe innalzarlo ad una felicità spirituale, ma che invece incrinerà il suo universo. Un romanzo dal piglio solido e profondo,  sospeso tra la terra e il cielo!
Jan Siebelink

Jan Siebelink (Photo credit: jacco de boer)

Nel giardino del padre, Jan Siebelink, Marsilio

traduzione di Laura Pignatti

Lasciati alle spalle Lathum, piccolo borgo del Veluwe ai margini della torbiera, e un’infanzia segnata dalla rigida educazione religiosa imposta dal padre, Hans Sievez può godere di una nuova vita. Ora è un giardiniere orgoglioso del suo lavoro, ha finalmente Margje accanto a sé, la moglie che desidera da sempre e che gli ha dato due figli, e il suo magnifico vivaio, con serre ricche di felci, sequoie e un paradiso di fiori. Un giorno, in questo paradiso si affaccia la figura massiccia di Jozef Mieras, un vecchio conoscente, fanatico predicatore di una comunità calvinista locale, e l’equilibrio si spezza. Il grande amore tra l’uomo che sempre più è sedotto dalla vita nell’aldilà e la donna che vuole vivere pienamente la sua vita terrena s’incrina. Nella sua tormentata ricerca di una dimensione spirituale, Hans Sievez cade in una lenta spirale che sempre più lo allontana da quel giardino del padre che lui stesso era riuscito a creare, l’Eden conquistato da cui lui stesso si farà cacciare, e quasi senza rendersene conto finisce col sacrificare la sua felicità a una forma di religiosità estrema, abbandonandosi alla forza distruttiva di un’idea che va oltre gli affetti e l’amore per la famiglia. La follia del radicalismo, che vale per qualsiasi credo e in qualsiasi tempo.

Jan Siebelink (1938) è uno dei più importanti scrittori di lingua nederlandese. Figlio di un vivaista, cresciuto in un ambiente calvinista ortodosso, è autore di romanzi e saggi considerati tra le opere fondamentali della letteratura del suo Paese. Nel giardino del padre ha segnato il trionfo della sua carriera ed è rimasto ai vertici delle classifiche per quasi un anno consecutivo con oltre 600.000 copie vendute. La storia di Hans Sievez ha anche ispirato un soggetto a Paul Verhoeven per un film, il romanzo è stato premiato con il prestigioso ako Literature Prize, e nominato al Publieksprijs (Premio dei lettori), al Libris Literature Prize e al Golden Owl.

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C’e’ tutto il fascino della storia e dell’Antico Oriente nella nuova grande prova letteraria di Kader Abdolah, scrittore iraniano, rifugiato politico che del suo Paese non ha mai smesso di scrivere.  Nella Persia di fine Ottocento al centro del Grande Gioco, e qui chi si e’ avventurato nella lettura del libro di Hopkirk trovera’ facilmente le coordinate, l’incapacita’ dello scia Naser di comprendere il cambiamento storico in atto proprio i suoi occhi portera’ a conseguenze politiche importanti. Un libro importante per capire le contrastate dinamiche odierne di quel paese e un romanzo con atmosfere indimenticabili.

Il Re, Kader Abdolah, Iperborea

Traduzione di Elisabetta Svaluto Moreolo

“Ho lasciato morti dietro di me, i miei compagni di lotta sono in carcere o sepolti in qualche cimitero, mentre io vengo ricevuto ovunque come un re.” Come i precedenti romanzi di Kader Abdolah, anche Il re è frutto di una febbrile urgenza di scrivere, di un dovere etico della memoria. Siamo nella Persia a cavallo tra Otto e Novecento, al centro del Grande Gioco tra Russia, Francia e Inghilterra per il dominio asiatico. Ma è anche l’alba della globalizzazione, una brezza incessante spazza via tradizioni millenarie per portare modernità e profondi cambiamenti. Debole, ostinato, vendicativo, più interessato alle duecentotrenta donne del suo harem e alla gatta Sharmin che ai problemi dell’Iran, lo scià Naser non sa intercettare gli snodi cruciali della Storia, ma proprio per questo mantiene il fascino umano del perdente legato a un mondo che scompare. A lui si contrappone il visir Mirza Kabir – trisavolo dell’autore – che lotta invece per un futuro di progresso, sognando la costruzione di scuole, fabbriche, ferrovie, ospedali e il diffondersi dei vaccini. Con Il re si ritrova l’Abdolah de La casa della Moschea, il cantastorie affabulatore che rievoca profumi e atmosfere da mille e una notte, ma soprattutto il grande interprete del suo tempo, capace di cogliere il parallelo tra l’arrivo del telegrafo nella Persia di Naser e quello di internet nell’Iran di oggi. Il re si configura così come un romanzo di penetrante attualità, testimonianza di quel “contagio” dell’Occidente che, allora come oggi, porta con sé la speranza di un cambiamento alla lunga inesorabile.

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