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Posts Tagged ‘autori polacchi’

In un mondo divelto dalle fondamenta, un uomo cerca il suo destino, contro tutto e tutti. Non parliamo del presente, ma della terribile seconda decade del secolo scorso, raccontata in Acciaio contro acciaio da Israel J. Singer. Ormai lo sapete, tutta la famiglia era composta da gente decisamente capace nel raccontare la vita!
 
 
Acciaio contro acciaio, Adelphi
Traduzione di Anna Linda Callow
Biblioteca Adelphi
2016, pp. 240
 
Le strade roventi popolate da orde di mendicanti, da cortei funebri, da bande militari tedesche che incedono con grande strepito, dai temuti Ussari della morte che sfilano in tutto il loro minaccioso splendore, da individui affamati e senza casa che si aggirano con espressione apatica, indifferente. Il gigantesco cantiere sulla Vistola dove gli operai – russi, ebrei e polacchi – si sfiancano assonnati e indolenziti, perennemente sovrastati dal fragore delle onde, dal rombo dei macchinari, dal ruggito delle voci che sbraitano in varie lingue. È la Varsavia che accoglie Binyamin Lerner, reduce da nove mesi sul fronte galiziano nella fanteria dello zar. E più che mai deciso a sopravvivere, anche a prezzo della diserzione, a conquistare il suo destino in un mondo divelto dalle fondamenta: a contrastare, acciaio contro acciaio, l’inesorabile violenza della Storia. Una violenza che Singer ha vissuto sulla propria pelle e nella quale – mentre seguiamo Binyamin dal vertiginoso caos di Varsavia a una comune agricola in Polesia e infine a Pietroburgo, cuore della Rivoluzione – ci sprofonda, letteralmente, con la prodigiosa maestria che i molti lettori della Famiglia Karnowski hanno imparato a conoscere.
Portrait of Israel Joshua Singer

Portrait of Israel Joshua Singer (Photo credit: Wikipedia)

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Gulu

Gulu (Photo credit: Wikipedia)

l’accostamento a Kapuscinski non è esagerato per questo giornalista e viaggiatore, di cui abbiamo già apprezzato LE TORRI DI PIETRA, dedicato alla travagliata terra cecena: questa volta ci porta in un angolo travagliato del pianeta, nel cuore dell’Africa Centrale, dove infuriano Virus e guerriglie, che difficilmente raggiungono i media italiani:

Wojciech Jagielski,

Vagabondi notturni, Nottetempo

Ogni sera, al crepuscolo, una marea di bambini provenienti dalle campagne invade le strade di Gulu, in Uganda, nel territorio insanguinato degli Acholi. I “viaggiatori notturni” sono stormi di piccoli in cerca di un rifugio sicuro per la notte, mandati dai genitori nella città presidiata dall’esercito governativo per sottrarli alle scorribande di altri piccoli disperati: i bambini guerriglieri dell’Esercito del Signore, che attaccano i villaggi devastandoli e rapendo i loro coetanei per arruolarli a forza nelle file dei ribelli. Sono storie di violenze atroci e impensabili, a partire dalle quali Jagielski ricostruisce le vicende di un paese lacerato dalle ferite coloniali e postcoloniali, dalle faide etniche, da un’identità nazionale ancora tutta da costruire, da guerriglieri-profeti paranoici e dittatori ammalati di mania di grandezza, tra colpi di stato, vendette incrociate, lotte civili cruente. Un racconto che è un lancinante Cuore di tenebra di un grande reporter, e che non può non ricordarci le cronache limpide e crudeli di Ebano di Kapuściński.

Wojciech Jagielski, giornalista e inviato del più prestigioso e popolare quotidiano polacco, “Gazeta Wyborcza”, ha collaborato a lungo con la BBC e il quotidiano “Le Monde”, e i suoi articoli sono pubblicati dai maggiori quotidiani mondiali. Ha viaggiato in tutti i continenti, occupandosi delle vicende politiche più controverse. In Italia, Bruno Mondadori ha pubblicato Le torri di pietra. Storie dalla Cecenia (2005) vincitore in Italia nel 2007 del Premio Internazionale Letterature dal Fronte

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Un altro libro da grandi emozioni. Israel era capace di scrivere un romanzone del tenore di questo, ma la sua fama venne oscurata da Isaac, l’altro fratello scrittore della famiglia Singer..

Una nuova brillante proposta di Adelphi Editore, che continua a sottrarsi alle logiche commerciali per proporre testi di qualità. Come alla sorgente il fiume Po è un fragile rigagnolo per poi acquistare forza e vigore scendendo a valle, La famiglia Karnowski parte in maniera sommessa per diventare pagina dopo pagina un vero capolavoro. Ogni tassello della storia risplende grazie alla bravura dell’autore, capace di illuminare il percorso della famiglia da uno Shtetl polacco alla nuova vita in America, passando attraverso l’illusione di una vita agiata nella Germania vista come la patria del progresso prima, prima del precipizio verso l’orrore nazista. Sono tante piccole tessere di un mosaico ricchissimo, cesellato sui tanti avvenimenti quotidiani, i piccoli cambiamenti, che implacabilmente fanno avanzare la narrazione. Che libro!

Israel J. Singer La famiglia Karnowski, Adelphi

Portrait of Israel Joshua Singer

Portrait of Israel Joshua Singer (Photo credit: Wikipedia)

Traduzione di Anna Linda Callow

Bastano a volte poche pagine per accorgersi di avere fra le mani un grande romanzo, e per cogliere quel timbro puro che ne fa un classico. È ciò che accade con La famiglia Karnowski di Israel J. Singer, maestro dimenticato, rimasto per troppo tempo nel cono d’ombra del più celebre fratello minore Isaac B., Premio Nobel per la letteratura. La pubblicazione di questo libro, fra i memorabili del secolo scorso, ha quindi il sapore di un evento, e di un risarcimento: finalmente, il lettore potrà immergersi nel grandioso affresco familiare in cui si snoda, attraverso tre generazioni e tre paesi – Polonia, Germania e America -, la saga dei Karnowski. Che comincia con David, il capostipite, il quale all’alba del Novecento lascia lo shtetl polacco in cui è nato, ai suoi occhi emblema dell’oscurantismo, per dirigersi alla volta di Berlino, forte del suo tedesco impeccabile e ispirato dal principio secondo il quale bisogna «essere ebrei in casa e uomini in strada». Il figlio Georg, divenuto un apprezzato medico e sposato a una gentile, incarnerà il vertice del percorso di integrazione e ascesa sociale dei Karnowski – percorso che imboccherà però la fatale parabola discendente con il nipote: lacerato dal disprezzo di sé, Jegor, capovolgendo il razzismo nazista in cui è cresciuto, porterà alle estreme conseguenze, in una New York straniante e nemica, la contraddizione che innerva l’intera storia familiare. Con una sapiente orchestrazione che è insieme un crescendo e un inabissarsi, Singer non solo ci regala pagine d’inconsueta bellezza ma getta anche uno sguardo chiaroveggente sulla situazione degli ebrei nel­l’Europa dei suoi anni, rivelando quelle virtù profetiche che, quasi loro malgrado, solo i veri scrittori possiedono.

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English: Janusz Korczak Polski: Janusz Korczak

English: Janusz Korczak Polski: Janusz Korczak (Photo credit: Wikipedia)

in libreria, Diario del Ghetto, di Janus Korczak (Castelvecchi), la testimonianza in prima persona del medico – pediatra a cui si deve tra l’altro “Il diritto del bambino al rispetto”:

Janusz Korczak, scrittore e medico polacco, è stato uno dei più importanti educatori nel mondo occidentale. Pediatra di successo e autore di fama mondiale, rinunciò a una brillante carriera scientifica per consacrare ai bambini la sua intera esistenza. Per loro, per i loro diritti e per il rispetto della loro integrità si è battuto fino all’ultimo. Con l’occupazione nazista della Polonia, Korczak – come tanti ebrei – venne inviato al ghetto di Varsavia. Quando nel 1942 i nazisti ordinarono ai duecento bambini ospiti della Casa dell’Orfano, da lui fondata e diretta per trent’anni, di salire sul treno diretto al campo di sterminio di Treblinka, Korczak andò con loro, nonostante l’offerta di un trattamento di favore che gli stessi nazisti erano pronti a riservargli. Diario del ghetto è il triste resoconto di quei giorni drammatici. Scrivendo con tenacia nonostante la stanchezza, complice il silenzio della notte e l’inesauribile desiderio di vivere, Korczak, oltre a creare un doloroso affresco del ghetto, riepiloga i temi che lo hanno accompagnato fin dall’infanzia, come a riaffermare l’opera di una vita nel momento stesso della disfatta. Scorrendo queste pagine, «piene di saggezza e di amarezza», come scrisse Elio Toaff, «si rimane perplessi. Come poteva un uomo rimanere così calmo, freddo, quasi imparziale in una situazione come quella? Nelle sue parole, in certe sue espressioni, c’è un’ironia così amara che talvolta fa raggelare il sangue».

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Decisamente originale questo romanzo di Olga Tokarczuk, scrittrice polacca  che attinge alla poesia di William Blake per il titolo del suo libro. Originale per la storia narrata, per i personaggi, per l’insolita ambientazione. La protagonista è una anziana vecchietta che vive appartata  facendo la custode di un gruppo di case abitate solo durante le vacanze estive in una valletta montana ai confini con la Repubblica Ceca. La quiete della zona è infranta dai misteriosi omicidi che vi avvengono, tanto da far nascere in lei, appassionata di astrologia e amante di tutte le specie che affollano il creato, il sospetto che possa trattarsi, in definitiva, di una vendetta degli animali nei contronti del genere umano, ormai allontanatosi dai sentieri del rispetto… Il giallo è solo un pretesto, per raccontarci dell’impossibilità dell’uomo di recuperare l’antica armonia con il creato, rapportandosi con gli altri solo per proprio tornaconto. Ma non crediate di trovarvi di fronte ad un romanzo a tema, creato solo per dare voce alle proprie convinzioni: lo stile è fresco e spigliato, la natura fa da rigoglioso sfondo all’esistenza di una ben tratteggiata protagonista, decisa a non rinunciare alle proprie idee e ad accontentarsi del proprio modo di vivere, quanto mai frugale.

Guida il tuo carro sulle ossa dei morti,
Olga Tokarczuk , Nottetempo
Janina Duszejko, anziana insegnante di inglese in un paesino di provincia, e in inverno custode delle case di vacanza nella Conca di Klodzko, ha solo due passioni: gli animali e l’astrologia. Passa il tempo a calcolare l’oroscopo di chi incontra, a tradurre le poesie di William Blake e a cercare di impedire le battute di caccia nella valle, sabotando le tagliole e raccogliendo le trappole. Quando nella zona cominciano a verificarsi morti misteriose, Janina sostiene che si tratti di omicidi, i cui esecutori sarebbero gli animali selvatici, decisi a vendicarsi sugli uomini per la loro violenza. La sua teoria si diffonde nella valle, insieme alla paura. Attraverso la forma del giallo, Olga Tokarczuk ci racconta in modo ir

Olga Tokarczuk (b. 1962), Polish writer

Olga Tokarczuk (b. 1962), Polish writer (Photo credit: Wikipedia)

onico e grottesco le contraddizioni della responsabilità umana sulla natura e sugli esseri viventi.

“Il libro della Tokarczuk gioca con i generi del romanzo e conduce questo gioco con spirito e arguzia”. Frankfurter Allgemeine Zeitung

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