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Posts Tagged ‘autori russi’

Infaticabile e sempre bravissimo Paolo Nori. Una coloritissima traduzione di un classico, Un eroe dei nostri tempi (con magnifica copertina) di Lermontov, uno splendido albo illustrato in compagnia di Tim Kostin. Entrampi editi da Marcos Y Marcos
 
 
La scheda de UN EROE DEI NOSTRI TEMPI.
Pečorin è uno scienziato nella scienza della vita; è abilissimo a farsi amare, ma il suo cuore resta vuoto.
 
Non prova un briciolo d’amore, per la principessa che ha sedotto per capriccio, anzi peggio, per umiliare un amico; e anche la splendida selvaggia che gli ha fatto assaporare qualche brivido lo lascia presto insoddisfatto.
Persino Vera, l’unica che forse ha amato veramente, non è altro che un’ombra, per lui, il conforto di una scintilla.
La sua sete è insaziabile, vuole tutto e non gli basta mai; le sofferenze e le felicità degli altri contano solo in rapporto a lui.
Prima lo vediamo da lontano, nel racconto di un viaggiatore incontrato per caso; si avvicina quando appare al narratore durante una tappa del viaggio. Pečorin ha un aspetto insieme fragile e forte, quella bellezza strana che piace alle donne. La sua biancheria è di una pulizia accecante, ma i suoi occhi non ridono quando ride lui.
 
Arriviamo poi a sentire la sua voce, la sua inquietudine, nelle pagine dei suoi diari.
Eppure resta sempre inafferrabile: una domanda senza risposta, una malattia senza cura, una provocazione bruciante.
 
La letteratura è piena di personaggi malvagi; perché allora proprio l’immoralità di Pečorin dà tanto fastidio? ci chiede Lermontov. Forse perché è un ritratto fedele dell’uomo contemporaneo? Perché c’è in lui più verità di quanto vorremmo?
Quasi due secoli dopo, i ‘vizi’ di Pečorin sono più attuali che mai.
L’immagine di El’ Lisickij, suggerita da Paolo Nori per la copertina, pone la domanda frontale: E tu?
 
la scheda de SEI CITTA’
Lì, quando sei un bambino, che son le due del pomeriggio, che esci dal portone, dall’androne buio del condominio dove abitano i tuoi genitori, e apri il portone e entri nella luce, che è tempo – dalle due di pomeriggio fino a sera – e spazio – da via Montebello in qua, tutto il quartiere – lì, tutti i giorni la promessa è così grande che ti vien da piangere, a pensarci.
 
Sei città è un albo illustrato di Tim Kostin e Paolo Nori

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grande dote quella di dare vita ad una prosa eccellente, “pastosa e corposa” potremmo definirla, cosa di cui era ben capace Nicolaj Leskov, come tanti altri suoi compatrioti nella Russia dell’Ottocento, ottimo autore de IL VIAGGIATORE INCANTATO. Castelvecchi propone ora il volume conclusivo della ideale trilogia dedicata a Stargorod, I preti di Stargorod
 
 
 
Considerato dalla critica il vertice dell’opera di Leskov, “I preti di Stargorod” racconta le vicende di tre sacerdoti in una chiesa di provincia: un arciprete (uomo mite ma intollerante con i miscredenti e facile all’insubordinazione con le autorità ecclesiastiche), un diacono (erculeo cosacco che combatte nel circo coi lottatori, si ubriaca e converte gli infedeli a suon di pugni), e un parroco (misurato, ragionevole, tutto preso dalle sue piccole vicende domestiche). Intorno a loro orbita una galleria di personaggi puramente leskoviani: un nano sensibile e intelligente, una burbera proprietaria terriera, un maestro di provincia dall’intelletto emancipato, un funzionario corrotto… Come sempre in Leskov, il fluire ipnotico, il realismo, il commosso umorismo e la ricchezza cromatica formano un’opera di singolare magia, specchio fedele delle misteriose profondità dell’anima russa.
Tradotto da Lo Gatto E.
Nikolai Leskov 1872 (could be earlier?)

Nikolai Leskov 1872 (could be earlier?) (Photo credit: Wikipedia)

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nuova immersione nei classici da parte di Fazi editore, ecco Una storia comune, da Ivan Goncarov
 
 
 
 
Traduzione di Patrizia Parnisari
 
Una storia comune racconta le vicende di Aleksandr Aduev, un giovane romantico e sognatore che si trasferisce dalla provincia, dove la madre lo ha sempre coccolato, a San Pietroburgo a casa dello zio Pjotr, un pragmatico capitalista sposato con Lizaveta Aleksandrovna, una bellissima donna molto più giovane. Aleksandr crede nell’amore eterno, nell’amicizia indissolubile e soprattutto si reputa un grande poeta. Lo zio, uno dei caratteri più indimenticabili della letteratura di sempre, cerca di orientarlo verso una visione più realistica della vita.
Il romanzo è una vicenda umoristica travolgente, una narrazione serrata intorno allo scontro di due mondi che sembrano in apparenza irriducibili. Il registro di Gončarov è la comicità: un’intelligenza che nasce da Puškin e continua in Gogol’ e negli altri grandi del suo tempo. Gončarov è il maestro di una verità che spesso dimentichiamo: la vita deve continuare a nutrirci con qualcosa di intangibile, qualcosa che soltanto il riso sa conservare nell’assurda idiozia delle nostre azioni. Scritto in prosa e versi e pubblicato nel 1847, è il primo libro di una trilogia (a cui seguono il celebre Oblomov e Il burrone). Dimenticato per oltre un secolo a causa della sua mancanza di impegno politico e sociale, il libro viene oggi riscoperto come un grande capolavoro della letteratura russa dell’Ottocento, al pari dei grandi Tolstoj, Dostoevskij, Leskov e Gogol’.
 
«Solo con se stesso l’uomo si vede come in uno specchio: soltanto allora impara ad avere fede nella grandezza e nella dignità umana».
 
«Una delizia, leggetelo tutti».
Lev Tolstoj

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Autrice di gran classe, potente, Ludmila Ulitskaya. Alla maniera dei grandi narratori russi illumina il terribile dopoguerra sovietico incrociando le vite di tre protagonisti, seguendoli dall’amicizia sui banchi di scuola per poi condurli sulle strade dell’adolescenza e dell’età adulta, ponendo in rilievo le grandi passioni che possono incendiare l’animo umano, dalla politica all’amore. E con il drammatico sfondo che tutti conosciamo!

Ludmila Ulitskaya, Una storia russa

Bompiani,

Una storia russa racconta la storia di tre compagni di scuola che si incontrano a Mosca negli anni cinquanta: un poeta rimasto orfano, un fragile ma molto dotato pianista e un fotografo in erba con il grande talento di collezionare segreti. Tutti e tre si fanno strada verso l’età adulta in una società dove il loro eroi sono stati censurati se non esiliati. Un racconto pieno di passioni e intrighi, questo romanzo è un ritratto della vita dopo Stalin e un’indagine drammatica che scandaglia integrità individuale in una società governata dal KGB. I protagonisti cercano di trascendere l’oppressione del regime attraverso l’arte, l’amore per la letteratura russa e l’attivismo. E ciascuno di loro finisce per ritrovarsi faccia a faccia con la polizia segreta, estremamente pronta a fomentare paranoia, sospetti e tradimenti. Il romanzo di Ludmila Ulitskaya prosegue la tradizione dei grandi autori russi, da Dostoevskij a Tolstoj fino a Pasternak: un’opera che brucia di politica, amore e fede, un inno alla vita anche nei momenti più oscuri.
Trad. Guercetti E.

 

English: Russian writer Lyudmila Ulitskaya at ...

English: Russian writer Lyudmila Ulitskaya at the 6 Moscow Internacional Book Festival Español: La escritora rusa Ludmila Ulítskaya en el 6 Festival Internacional del Libro de Moscú Русский: Людмила Улицкая на 6 Московском Международном Открытом Книжном Фестивале (Photo credit: Wikipedia)

 

 

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Premio Nobel per la Letteratura 2015 a

Svetlana Aleksievic, quattordicesima donna insignita.
Il riconoscimento alla scrittrice e giornalista bielorussa per la «sua polifonica scrittura nel raccontare un monumento alla sofferenza e al coraggio dei nostri tempi

L’autrice di origini bielorusse vive attualmente in Francia,a Parigi. Si è aggiudicata recentemente il Premio internazionale per la pace degli editori tedeschi.

È nota soprattutto per essere stata cronista, per i connazionali, dei principali eventi dell’Unione Sovietica della seconda metà del XX secolo: dalla guerra in Afghanistan, al disastro di Černobyl’, ai suicidi seguiti allo scioglimento dell’URSS. Su ognuno di questi particolari argomenti ha scritto libri, tradotti anche in varie lingue, che le sono valsi la fama internazionale e importanti riconoscimenti. Con le sue opere tradotte in molte lingue, si è fatta conoscere in tutto il mondo: La guerra non ha un volto di donna (sulle donne sovietiche al fronte nella seconda guerra mondiale), Ragazzi di zinco (sui reduci della guerra in Afghanistan), Incantati dalla morte (sui suicidi in seguito al crollo dell’URSS), Preghiera per Cernobyl’ (sulle vittime della tragedia nucleare).

Delle sue vicende biografiche è oggi noto soprattutto che, perseguitata dal regime del presidente bielorusso Aleksandr Lukasenko, è stata costretta a lasciare il paese perché su di lei gravava l’accusa di essere un agente della CIA. Attualmente vive a Parigi.

L’8 ottobre 2015 è insignita del Premio Nobel per la letteratura, “per la sua scrittura polifonica, un monumento alla sofferenza e al coraggio nel nostro tempo”. Quattordicesima donna a vincere il Premio Nobel, è la seconda persona di origini ucraine a vincerlo dopo Shmuel Yosef Agnon che lo vinse nel 1966.

notizie tratte da Wikipedia, qui sotto l’annuncio e le sue opere pubblicate in italiano

Tempo di seconda mano, Bompiani
Finalista nella cinquina del Premio Terzani 2015.”Per me non è tanto importante che tu scriva quello che ti ho raccontato, ma che andando via ti volti a ouardare la mia casetta, e non una ma due volte”. Così si è rivolta a Svetlana Aleksievic, congedandosi da lei sulla soglia della sua chata, quella contadina bielorussa. La speranza di avere affidato il racconto della sua vita a qualcuno capace di vero ascolto non poteva essere meglio riposta. Far raccontare a donne e uomini, protagonisti e vittime e carnefici, un dramma corale, quello delle “piccole persone” coinvolte dalla Grande Utopia comunista, che ha squassato la storia dell’URSS-Russia per settant’anni e fino a oggi, è il cuore del lavoro letterario di Svetlana Aleksievic. Questo nuovo libro, sullo sfondo del grande dramma collettivo del crollo dell’Unione Sovietica e della tormentosa e problematica nascita di una “nuova Russia”, costituisce il coronamento ideale di un lavoro di trent’anni: qui sono decine i protagonisti-narratori che raccontano cos’è stata l’epocale svolta tuttora in atto: contadini, operai, studenti, intellettuali, dalla semplice militante al generale, all’alto funzionario del Cremlino, al volonteroso carnefice di ieri forse ormai consapevole dei troppi orrori del regime che serviva. Nonché misconosciuti eroi sovietici del tempo di pace e del tempo di guerra, i quali non sanno rassegnarsi al tramonto degli ideali e alle mediocri servitù di un’esistenza che, rispettando solo successo e denaro, esclude i deboli e gli ultimi. Traduttore Cicognini N. – Rapetti S.

Ragazzi di zinco, E.o
Dopo averci fatto ascoltare in “Preghiera per Cernobyl'” le voci delle vittime del disastro nucleare, Svetlana Aleksievic fa parlare qui i protagonisti di un’altra grande tragedia della storia sovietica: la guerra in Afghanistan tra il 1979 e il 1989. Un milione di ragazzi e ragazze partiti per sostenere la “grande causa internazionalista e patriottica”; almeno quattordicimila di loro rimpatriati chiusi nelle casse di zinco e sepolti di nascosto, nottetempo; cinquantamila feriti; mezzo milione di vittime afgane; torture, droga, atrocità, malattie, vergogna, disperazione… Gli ‘afgancy’, i ragazzi che la guerra ha trasformato in assassini, raccontano ciò che si è voluto nascondere. Accanto a loro, un’altra guerra. Quella delle infermiere e delle impiegate che partirono per avventura e patriottismo. E soprattutto le madri. Dolenti, impietose, stanche, coraggiose. Traduttore Rapetti S.

Preghiera per Cernobyl’, E.o
“Questo libro non parla di Cernobyl’ in quanto tale, ma del suo mondo. Proprio di ciò che conosciamo meno. O quasi per niente. Ad interessarmi non è l’avvenimento in sé, vale a dire cosa sia successo e per colpa di chi, bensì le impressioni, i sentimenti delle persone che hanno toccato con mano l’ignoto. Il mistero. Cernobyl’ è un mistero che dobbiamo ancora risolvere… Questa è la ricostruzione non degli avvenimenti, ma dei sentimenti. Per tre anni ho viaggiato e fatto domande a persone di professioni, generazioni e temperamenti diversi. Credenti e atei. Contadini e intellettuali. Cernobyl’ è il principale contenuto del loro mondo. Esso ha avvelenato ogni cosa che hanno dentro, e anche attorno, e non solo l’acqua e la terra.”
 
Incantati dalla morte, E.o
L’autrice di questo libro, tra romanzo e reportage, documentazione e racconto, pone la domanda su che fine abbiano fatto, dopo il crollo dell’URSS, i protagonisti del comunismo. E non si riferisce ai leader del partito, ma ai milioni di uomini e donne che pur traendone dei vantaggi hanno dovuto affrontare molti sacrifici. È un libro intervista dove gli intervistati sfogano la propria insoddisfazione, rabbia e anche tristezza per persone che hanno dato la vita per il regime.

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La nuova frontiera è l’editore più adatto per proporre questo affascinante romanzo, che ci conduce appunto in una terra di limite, il Caucaso, un vero e proprio Far West del XXI Secolo, sospeso tra l’oscuro potere centrale Russo e l’avanzare del fondamentalismo. Quasi senza possibilità di salvezza, il mondo si disgrega e collassa. Le vecchie certezze scompaiono, la cultura caucasica sparisce, e il nuovo è quanto mai ammantato di nebbia…. Non guasta al libro l’ironia di fondo, la capacità di far rispecchiare i propri personaggi nei rispettivi stereotipi, i russi visti dai caucasici, e viceversa!

 

Alisa Ganieva, La montagna in festa, La nuova frontiera

Quando Shamil arriva al giornale trova la redazione in subbuglio: secondo una voce che sta facendo il giro del paese i russi hanno innalzato un muro per isolare il Caucaso dal resto della federazione. La situazione diventa subito incandescente: manifestazioni e scioperi si susseguono giornalmente mentre i sostenitori dei movimenti islamici si scontrano con quelli dei partiti nazionali. Shamil vorrebbe continuare la sua vita come se niente fosse ma stenta a credere ai suoi occhi quando vede la fidanzata, Madina, indossare il velo e seguire i combattenti salafiti sulle montagne. Il sangue inizia a scorrere per le strade ma Shamil continua a esitare, non vuole scappare, fino a quando non è travolto dagli eventi. Alisa Ganieva ci racconta la storia di una catastrofe imminente, del declino di una società dilaniata dall’interno dove – come una visione – nel mezzo di quello che sembra un incubo, l’immagine della montagna in festa appare come un rifugio contro tanta violenza e intolleranza.

TRADUZIONE: ZONGHETTI C.

 

 

un vero e proprio Far West il Caucaso uscito dal disfacimento dell’Unione Sovietica. Il miglior libro che conosciamo su quel mondo è di un polacco, lo segnalavamo alcuni anni fa, lo riproponiamo:

 

 

Periodicamente, la miccia innescata nel Caucaso prende fuoco, con le conseguenze che abbiamo visto in Georgia. Sono passati secoli da quando Lermontov raccontava ne Un eroe del nostro tempo il disprezzo dei russi verso i ceceni, e quell’angolo di mondo non pare davvero essere cambiato di tanto. Confini usati per dividere popoli, immigrazioni di lavoratori russi, nazionalismi e folli presidenti, città devastate da guerre o banditi, questo è il Caucaso.

 

Chi ama gli splendidi reportage di viaggio di Kapuscinski, troverà altrettanto interessante questo libro di un suo connazionale che indaga quell’ampia e poco conosciuta regione che è il CAUCASO, un vero e proprio Far West dove tutto può accadere. Una inchiesta svolta “dal basso”, incontrando la gente, per risalire poi alle ragioni che risiedono dietro i fatti.

 

Wojciech Gorecki,

 

PIANETA CAUCASO,

 

Bruno Mondadori

 

http://www.brunomondadori.it

 

«Un grande reportage su una delle regioni più affascinanti e drammatiche del mondo. Górecki ha superato le enormi difficoltà nelle quali, in quelle regioni, sempre si imbatte un reporter giungendo nei luoghi più inaccessibili e incontrando persone fuori dal comune che ci colpiscono per la loro semplicità e per il loro grande cuore. Sotto la sua penna viva e precisa non soltanto tutto il Caucaso settentrionale, ma anche le differenti popolazioni che lo abitano, ci appaiono come isolati, piccoli satelliti, così che alla fine riusciamo a comprendere tutta la ricchezza e la multinazionalità del “cosmo” Caucaso. La sua passione, il suo sforzo, la sua resistenza ci offrono uno dei libri più preziosi degli ultimi anni.» (Ryszard Kapuscinski). Trad. Verdiani V.

 

English: Tiflis, 1837 Русский: «Вид Тифлиса» (...

English: Tiflis, 1837 Русский: «Вид Тифлиса» (1837; картон, масло; ГЛМ). Был подарен Лермонтовым его родственнику ген. П. И. Петрову в Ставрополе в 1837. Общий вид города со стороны Авлабарского предместья. Авторство Лермонтова подтверждается живописной манерой, сближающей эту картину с № 6, а также семейным преданием Петровых. (s:Рисунки и живопись (Лермонтов)) (Photo credit: Wikipedia)

 

 

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da giovedì, dall’autore de Vita e destino, Vasilij Grossman:
Uno scrittore in guerra – Adelphi
A cura di Antony Beevor e Luba Vinogradova
Traduzione di Valentina Parisi
«Chi scrive ha il dovere di raccontare una verità tremenda, e chi legge ha il dovere civile di conoscerla, questa verità»: attenendosi scrupolosamente a tale principio, a dispetto della censura e dei gravi rischi, Vasilij Grossman narrò in presa diretta le vicende del secondo conflitto mondiale sul fronte Est europeo. Era infatti inviato speciale di «Krasnaja zvezda» (Stella Rossa), il giornale dell’esercito sovietico che egli seguì per oltre mille giorni su quasi tutti i principali fronti di battaglia: l’Ucraina, la difesa di Mosca e l’assedio di Stalingrado, che fu il punto di svolta nelle sorti della guerra e diede origine a Vita e destino. Benché fosse un tipico esponente dell’intelligencija moscovita, Grossman riuscì, grazie al suo coraggio e alla capacità di descrivere con singolare efficacia ed empatia la vita quotidiana dei combattenti, a conquistarsi la fiducia e l’ammirazione di chi lo leggeva, ufficiali e soldati da una parte, e dall’altra un vasto pubblico di cittadini e patrioti ansiosi di ricevere notizie autentiche, non contaminate dalla retorica ufficiale. Dei taccuini – di sorprendente qualità letteraria – che fornirono materia ai reportage di Grossman, e che escono ora per la prima volta dagli archivi russi, lo storico inglese Antony Beevor ci offre qui una vasta scelta, arricchita da articoli e lettere dello scrittore e da altre testimonianze coeve. E il commento, sapiente cornice, ci guida attraverso le tappe della Grande Guerra Patriottica, dallo shock dell’invasione tedesca del 1941 fino alla trionfale avanzata russa su Berlino, passando per l’epica battaglia di Kursk e l’atroce scoperta dei campi di sterminio di Treblinka e Majdanek.

 

 

 

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Il 28 gennaio 1881 morì a San Pietroburgo lo scrittore russo FËDOR MICHAJLOVIČ DOSTOEVSKIJ.

 

qualche sua frase:

Ama la vita più della sua logica, solo allora ne capirai il senso

Il poeta, quando è rapito dall’ispirazione, intuisce Dio.

L’umanità può vivere senza la scienza, può vivere senza pane, ma soltanto senza la bellezza non potrebbe più vivere, perché non ci sarebbe più nulla da fare al mondo. Tutto il segreto è qui, tutta la storia è qui

 

l’incipit

All’inizio di un luglio straordinariamente caldo, verso sera, un giovane scese per strada dallo stanzino che aveva preso in affitto in vicolo S., e lentamente, come indeciso, si diresse verso il ponte K. Sulle scale riuscì a evitare l’incontro con la padrona di casa. Il suo stanzino era situato proprio sotto il tetto di un’alta casa a cinque piani, e ricordava più un armadio che un alloggio vero e proprio. La padrona dell’appartamento, invece, dalla quale egli aveva preso in affitto quello stambugio, vitto e servizi compresi, viveva al piano inferiore, in un appartamento separato, e ogni volta che egli scendeva in strada gli toccava immancabilmente di passare accanto alla cucina della padrona, che quasi sempre teneva la porta spalancata sulle scale. E ogni volta, passandole accanto, il giovane provava una sensazione dolorosa e vile, della quale si vergognava e che lo portava a storcere il viso in una smorfia. Doveva dei soldi alla padrona, e temeva d’incontrarla.

 

[Fëdor Dostoevskij, Delitto e castigo, traduzione di Serena Prina, Mondadori, 1994.]

 

Il 29 gennaio 1860 nacque a Taganrog (Russia) lo scrittore e drammaturgo russo ANTON PAVLOVIČ ČECHOV.

 

Cinque o sei giorni         

 

«Per scrivere un racconto ci vogliono cinque o sei giorni e dovete pensarci tutto il tempo, altrimenti non vi foggerete mai uno stile. Prima d’esser messo sulla carta, ogni frase deve restarvi in testa un paio di giorni per rimpolparsi. Io stesso, beninteso, sono troppo pigro per attenermi a questa regola, ma tanto più volentieri la raccomando a voi che siete giovane, in quanto ne ho sperimentato molte volte i benefici effetti, e so che i manoscritti di tutti i veri maestri sono scarabocchiati per lungo e per largo, consunti e coperti di pezze a loro volta piene di cancellature e di sgorbi».

ad Aleksander Lazarev- Gruzinskij, Mosca, 13 marzo 1890

da Senza trama e senza finale – 99 consigli di scrittura, Minimum Fax

 

 

 

Italiano: Ol'ga Knipper e Anton Cechov

Italiano: Ol’ga Knipper e Anton Cechov (Photo credit: Wikipedia)

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“PIETROBURGO,- scriveva il prof.Vittorio Strada negli anni 50-60,- l’attuale Leningrado, da Puskin a Gogol’, da Dostoevskij a Blok, a Belyj è entrata nella letteratura russa con una sua topografia fantastica percorsa da personaggi irreali: gli Onegin, i Raskolnikov, i Basmačkin, gli Obleuchov, le Sconosciute” (V.Strada)

Proprio questo romanzo viene considerato il miglior libro del simbolismo russo: l’ambientazione è ad inizio Novecento, anni della guerra con il Giappone, di attentati, scioperi e cariche dei cosacchi contro gli operai. in questo periodo di tensione si inserisce il rapporto tra il giovane terrorista e il padre, il mitico Apollon Apollonovic Ableuchov, funzionario inseritissimo nella terribile macchina burocratica russa. Proprio l’ottusità della burocrazia russa pre rivoluzionaria è il bersaglio principale dell’opera, da cui risalta con fulgore una splendida protagonista: la città di Pietroburgo, appunto!

Certo, una gran bella sorpresa da parte dell’editore Adelphi, che ha riproposto questo vecchio testo Einaudi, nella stessa versione curata da Ripellino! Lettura consigliatissima per lettori di classe!

 

 Andrej Belyj, Pietroburgo, Adelphi

 

 

Pietroburgo, 1905. La città è sconvolta dalla tempesta sociale, si moltiplicano i comizi, gli scioperi, gli attentati. Il giovane Nikolaj Apollonovic, che si è incautamente legato a un gruppo rivoluzionario, entra in contatto con Dudkin, nevrotico terrorista nietzscheano, il quale gli affida una minuscola bomba. E il provocatore Lippancenko, doppiogiochista al servizio della polizia zarista e al contempo dei rivoluzionari, gli rivela qual è il suo compito: dovrà far saltare in aria il senatore Apollon Apollonovic, abietto campione dell’assurdità burocratica. Suo padre. È intorno a questo rovente nucleo narrativo che si snodano le vicende surreali e grottesche di “Pietroburgo”, unanimemente considerato il capolavoro romanzesco del simbolismo russo. Dove la vera protagonista è tuttavia la “Palmira del Nord”: una Pietroburgo maestosa e geometrica solo all’apparenza, edificata su un labile terreno palustre i cui miasmi sgretolano le possenti architetture, le cui brume sfaldano e decompongono ogni comparsa che striscia lungo i vicoli fiocamente illuminati, tra bettole ammuffite e palazzi scrostati. I sommovimenti di inizio secolo, preludio di future tragedie, l’ululato del vento che si incanala lungo le gole del libro, il demoniaco colore giallo dei comizi gremiti di una folla in trance: ogni cosa è in preda a una malefica possessione, che Belyj filtra attraverso la lanterna magica delle immagini.
 

Andrej Belyj è una figura di grande rilievo nella letteratura russa contemporanea. Figlio di Nikolaj Vasil’evic Bugaev (1837-1903), docente di matematica presso l’Università di Mosca, e di Aleksandra Dmitrievna Egorova (1858-1922), pianista, negli anni dell’adolescenza entra in contatto con Sergej Solov’ev (nipote del filosofo Vladimir Solov’ev), scrive le prime poesie e dal 1896 si appassiona al simbolismo francese e al pensiero di Arthur Schopenhauer. Nei primi anni del Novecento legge i versi di Aleksandr Blok e inizia a nutrire un certo interesse per la teosofia.

Compie i primi studi in Matematica presso l’Università di Mosca, dove a partire dal 1903 stringe amicizia con il filosofo e mistico Pavel  Florenskij. In questi anni intrattiene relazioni e rapporti con la realtà delle società filosofico-religiose, impegnate in un dibattito che, recuperando alcune antiche tradizioni del misticismo, poneva in discussione i rigidi e radicati confini dell’ortodossia. Dal 1912 al 1916 soggiorna nell’Europa occidentale e si avvicina alle teorie antroposofiche di Rudolf Steiner, mentre i suoi rapporti con Florenskij sono ormai interrotti. Ritorna in Russia nel 1916, per raggiungere nuovamente Berlino nell’autunno 1921 in un nuovo viaggio che nel 1923 si concluderà segnando il suo definitivo ritorno in patria. Muore a Mosca l’8 gennaio del 1934, in seguito alle conseguenze di un colpo di sole subìto in Crimea.

 

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L’autrice di questo libro è nata in Russia, ed è cresciuta in Germania, come la protagonista di questo testo. La Sasha del romanzo è una ragazza intelligente, che soffre nel vedere la madre adorata prostrarsi ai piedi dell’uomo che diventerà il suo assassino, patisce la condizione di inferiorità dell’immigrata nei confronti delle amiche tedesche. E’ un ottimo libro, candidato tra l’altro al premio Bachmann , che ci fa permette di entrare nella  prospettiva  di Sasha con immediatezza, grazie al tono diretto, spontaneo e coinvolgente    .

La vendetta di Sasha,
Alina Bronsky, Edizioni e.o

Sasha, all’anagrafe Aleksandra, ha due sogni: scrivere un libro sulla madre e uccidere Vadim, l’uomo che l’ha assassinata. Mentre rimugina sui progetti di vendetta e ricorda la madre che lei ha adorato ma che l’ha fatta tanto arrabbiare per la debolezza nei confronti del suo assassino, Sasha fa i conti con la vita nel ghetto russo di una città tedesca. Una vita che non è rosa e fiori, tra l’impegno a tirar su i due fratellini, la violenza delle strade dove volano sassi e bottiglie vuote, gli amori difficili, l’integrazione nel nuovo paese tanto dura anche per una ragazza dall’intelligenza straordinaria come la sua.
Incastrata nel punto di intersezione degli universi paralleli che le ruotano intorno, Sasha sa muoversi in ognuno ma non si sente a suo agio in nessuno. Anche lei però troverà la sua strada, aiutata dall’ironia affilata come un rasoio, la volontà di ferro e lo sguardo severo e disincantato.
NOTA DELL’AUTORE
Alina Bronsky è nata nel 1978 in Russia ed è cresciuta in Germania. Dopo aver interrotto gli studi di medicina, lavora come copywriter e redattrice. Attualmente vive a Francoforte e telefona quasi ogni giorno ai genitori

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