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Posts Tagged ‘BIOGRAFIE’

 

Il padre Raimundo lo immaginava medico, rivoluzionario, filosofo: per questo lo chiamò con il nome importante con cui è conosciuto, Socrates. La vita del ragazzo prese una certa piega quando vide il padre bruciare certi libri, davanti a lui tredicenne: erano gli anni della dittuatura in Brasile, e avere in casa libri che parlavano di socialismo era assai sconsigliato.. Fu senza dubbio un calciatore atipico, lontano dagli allenamenti (doveva finire gli studi…), lontando dalla retorica calcistica, ma vicino alle sorti del suo Paese. Non per niente, rifiutò a lungo il trasferimento presso importanti club europei per combattere le cose che non andavano in patria. Questo libro è un vivissimo ritratto dell’uomo e delle sue battaglie, ricostruito “sul campo” grazie alle tante testimonianze raccolte da chi lo ha conosciuto. La storia di un uomo più grande della sua fortuna calcistica! (nb. L’editore è una vera e propria garanzia nello scegliere le storie di sport: Giorgio Terruzzi, Suite 200 – Pastonesi, Pantani era un Dio, e potremmo continuare a lungo )

 

Lorenzo Iervolino , Un giorno triste così felice, 66THAND2ND

 

 

Quando papà Raimundo scelse il nome del suo primogenito dalla “Repubblica” di Platone, già immaginava per lui un futuro importante. Da filosofo, da medico, o da rivoluzionario. E in effetti Sócrates Brasileiro è stato un po’ tutto questo, ma è passato alla storia come uno degli interpreti più originali dell’arte del “futebol”: per le sue caratteristiche fisiche e tecniche, e per quel modo di concepire il calcio più come un divertimento che una professione, “un microcosmo nel macrocosmo della società”. Non a caso, proprio attraverso il calcio il “Doutor” è stato l’artefice di un’esperienza unica nel mondo dello sport: l’ideazione di un laboratorio politico capace di contaminare un paese – il Brasile degli anni Ottanta – vessato da due decenni di dittatura militare. Un’ode all’autogestione chiamata Democrazia corinthiana. Lorenzo Iervolino ha ricostruito la voce di Sócrates, “un uomo dal cuore grande come una sala da ballo”, visitando le città in cui è cresciuto e si è affermato, parlando con i suoi familiari, gli ex compagni di squadra e gli amici di una vita. Senza trascurare l’amara esperienza italiana, ripercorsa attraverso le testimonianze di coloro che a Firenze lo hanno amato ma anche criticato.

 

SÛcrates, do Corinthians, comemorando gol.

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Ludwig Wittgenstein

Ludwig Wittgenstein (Photo credit: Wikipedia)

Edna O’Brien, Country Girl, Elliot

Il suo primo romanzo, “Ragazze di campagna”, fu ritenuto talmente scandaloso da essere messo al bando nella cattolicissima Irlanda del 1960. Questo non impedì al libro di diventare comunque un grande successo internazionale, permettendo a Edna O’Brien di emanciparsi e di costruirsi una vita libera, anticonvenzionale e creativa, consacrata alla scrittura e all’amore per la letteratura e costellata di eventi e incontri irripetibili. Cinquant’anni dopo quell’esordio, l’autrice ha raccolto i suoi ricordi in questa autobiografia che inizia dall’infanzia trascorsa in una grande e decadente casa nella campagna irlandese, per proseguire con gli anni terribili trascorsi in convento; poi il primo lavoro a Dublino e la fuga d’amore con un uomo sposato, che sarebbe diventato suo marito, lo scrittore Ernest Gébler, da cui divorzierà dopo una lunga battaglia per l’affido dei due figli. Seguono gli anni della maternità da single, ma anche le feste e le folli serate nella swinging London degli anni Sessanta, la vita a New York, gli incontri e le amicizie con personaggi come Philip Roth, Gore Vidal, Harold Pinter, Norman Mailer, Marion Brando, Richard Burton, Robert Mitchum, Sean Connery, Paul McCartney, la principessa Margaret, Jackie Onassis e R.D. Laing, solo per citarne alcuni. “Country Girl” è il racconto di un’epoca di grande fermento culturale e di un’esistenza unica che ha “conosciuto gli opposti di gioia e dolore, amori incrociati e amori non corrisposti…

 Stephen Hawking, Breve storia della mia vita, Mondadori

“Per i miei colleghi sono semplicemente un fisico come un altro, ma per il pubblico più vasto sono forse diventato lo scienziato più famoso del mondo. Ciò è dovuto in parte al fatto che io corrispondo allo stereotipo del genio disabile. Non posso camuffarmi con una parrucca e degli occhiali scuri: la sedia a rotelle mi tradisce.” Stephen Hawking, dopo l’enorme successo ottenuto con le sue opere divulgative, sceglie di parlare per la prima volta della propria vita, dall’infanzia nella Londra del dopoguerra alla goliardica adolescenza al college, dal manifestarsi della malattia neurodegenerativa che l’ha colpito all’età di ventun anni e l’ha ridotto all’immobilità quasi assoluta al successo professionale e alla fama internazionale. Accompagnato da fotografie inedite, questo racconto autobiografico, sincero, pungente e velato d’ironia, ci presenta un Hawking sconosciuto: lo studente curioso e precoce che i compagni chiamano Einstein, il giocherellone che scommette con gli amici sull’esistenza dei buchi neri, il giovane marito e padre che lotta per conquistare un posto nel mondo accademico, il malato che decide di non arrendersi di fronte all’aggravarsi delle proprie condizioni di salute.

Wittgenstein- una biografia per immagini, Carocci

  Rampollo di una delle famiglie più in vista della Vienna fin-de-siècle, ingegnere aeronautico, volontario nella prima guerra mondiale, maestro di scuola elementare, giardiniere in un monastero, architetto, professore a Cambridge… genio. Quante vite si nascondono dietro lo sguardo leggermente beffardo con cui Ludwig Wittgenstein ci osserva dalla copertina di questo libro? Per rispondere a quest’interrogativo, Michael Nedo, che a Wittgenstein ha dedicato la propria esistenza, ha raccolto in questo volume foto, lettere, citazioni, taccuini, appunti, memorie di parenti e amici del filosofo austriaco, nel tentativo di rivelare la complessa interazione tra la vita e l’opera, l’ambiente culturale e quello familiare, siglando così il suo tributo a una delle figure più originali ed enigmatiche del Novecento.

 Ilaria Capua, I virus non aspettano, Marsilio

Con le sue scoperte e le sue decisioni coraggiose e controcorrente si è imposta all’attenzione mondiale. I riconoscimenti internazionali non le mancano: eletta “mente rivoluzionaria” del 2008 dalla rivista americana “Seed”, è entrata nella classifica dei 50 scienziati top di “Scientific American” e nel settembre 2011 ha ricevuto il prestigioso Penn Vet Leadership Award, il massimo riconoscimento nel suo settore. Eppure Ilaria Capua, la scienziata che il mondo ci invidia, seppur consapevole dell’importanza dei traguardi raggiunti, non si ritiene un’eroina, una martire votata alla scienza, ma semplicemente una donna che crede fortemente in quello che fa e che, non senza fatica e difficoltà, è stata in grado di sfruttare le opportunità che la vita le ha presentato. Con molta sincerità e una buona dose di ironia racconta che il mestiere del ricercatore non è solo microscopi, stanzette buie e libri, ma può rivelarsi un’avventura intensa ed esaltante. Ne emerge il ritratto a tutto tondo di una donna al tempo stesso normale e straordinaria, che non si prende troppo sul serio e non ama andare in giro a dire quanto è brava. Perché brava lo è davvero.

Antonello Franco – Antonello Andrea,Sono graditi visi sorridenti, Feltrinelli 

Franco e Andrea Antonello sono stati i protagonisti di una storia che sembra una favola: il romanzo che raccontava il loro viaggio on the road, “Se ti abbraccio non aver paura”, ha avuto un enorme successo. In questo nuovo libro, Franco e Andrea raccontano la vera storia della loro vita, iniziando dalla vita di Franco prima di Andrea: dove nasce, com’è la sua famiglia, quali strade ha percorso e quali scelte ha compiuto prima di diventare un felicissimo papà di un bambino bellissimo. E continuando con quello che è successo dopo che Andrea, quel bellissimo bambino, ha iniziato a sfuggirgli di mano, sempre più intrappolato in un misterioso vortice che solo dopo anni si capirà essere l’autismo. E se nella vita professionale Franco miete successi uno dopo l’altro, nella lotta contro quel terribile nemico non pare esserci speranza: medici e ciarlatani, guaritori africani e maghi brasiliani, nessuno sembra poter fare niente. Ma quella non è la fine per Franco e Andrea: è solo l’inizio. Insieme scopriranno che non si deve rinunciare ai sogni e alla vita, e che le difficoltà, anche quelle più tremende, possono essere affrontate, cercando di rispondere alla richiesta di Andrea di avere intorno persone allegre, che guardano al lato positivo della vita: “Sono graditi visi sorridenti”. Oggi Franco ha creato una fondazione, I Bambini delle Fate, che lavora per promuovere progetti di assistenza ai bambini autistici e alle loro famiglie. E Andrea ha appena dato l’esame di maturità.

H.P.Lovecraft, Autobiografia di uno scrittore da quattro soldi, Mattioli

“Scrivo storie per la soddisfazione di visualizzare con nitidezza, precisione e stabilità le impressioni vaghe ed elusive di meraviglia, bellezza e promessa di avventura: per raggiungere l’illusione di una strana sospensione o violazione degli irritanti limiti di tempo, di spazio e delle leggi naturali

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un romanzo d’amore
Lentamente fra le tue braccia, Katherine Pancol, Dalai Editore
La ricerca del grande amore. Quello vero, l’unico, il solo che ci sorprende e ci afferra proprio quando non ce l’aspettiamo. Angelina si trova improvvisamente davanti l’amante perfetto. Un giorno, una porta, una mano che si posa sulla sua per aiutarla ad aprirla, un ascensore, due occhi scuri penetranti, un sorriso carezzevole e la vita cambia, ti spinge a “buttarti su di lui, a perderti nel suo calore, a mangiarlo”. Ma quest’uomo così buono, così pronto ad amare, così palesemente innamorato, è davvero reale o si tratta invece dell’amante ideale, dell’eterno mito che tutte le donne sognano?

l’ironia di questo romanzo francese:
E poi Paulette, Constantine Barbara, Einaudi
Ferdinand è un signore sui settanta che vive tutto solo nella sua enorme cascina in campagna. Figli e nipoti hanno troppi impegni… A lui resta il cane, un bicchierino ogni tanto, e un sacco di tempo libero. Un giorno Ferdinand, facendo visita alla vicina, scopre che il suo tetto è stato devastato da un nubifragio. Non ci dorme tutta la notte. Ma il mattino successivo si fa coraggio e invita Madame Marceline a trasferirsi da lui. Lei e tutti i suoi animali, ben inteso. A poco a poco la fattoria si riempie di fermento, agitazione, nuova vita. Perché dopo Marceline arrivano anche un amico di infanzia di Ferdinand rimasto vedovo di recente, due vecchine un po’ smemorate, uno studente di Agraria che rimette in sesto l’orto, e alla fine anche Paulette…

Nella terra della nuvola bianca, Sarah Lark, Sonzogno
Londra, 1852. Quando legge questa lettera, Helen, istitutrice dei due piccoli Lord Greenwood, decide di dare una svolta alla propria vita. Partirà verso una terra sconosciuta e misteriosa, la Nuova Zelanda, per sposare un uomo che non ha ancora mai incontrato. Ad attirarla è il sogno di un futuro tutto da costruire in una terra vergine, remota e affascinante. Anche Lady Gwyneira, rampolla ribelle di una nobile famiglia londinese, è alla ricerca di un marito, ma non ha nessuna intenzione di accettare le proposte di matrimonio degli insipidi pretendenti che finora hanno chiesto la sua mano. Perché allora non dire di sì alla proposta di un viaggio nella terra dei maori per conoscere il figlio di Gerald Warden, magnate d’oltremare della lana? Al diavolo il tè delle cinque e le chiacchiere vane, Gwyneira vuole essere libera di cavalcare sulle vaste praterie di questo nuovo mondo dagli orizzonti infiniti. I destini di Helen e Gwyneira, due donne diverse ma accomunate dal desiderio di impadronirsi delle loro vite, si incroceranno sulla Dublin, la nave che in una mattina d’estate spiegherà le vele diretta a Christchurch, Nuova Zelanda. Impossibile dire se ad attendere Helen e Gwyneira ci saranno amore e felicità, ma il loro cuore batterà all’impazzata non appena scorgeranno all’orizzonte una baia circondata da verdi montagne, oltre le quali comincia il loro futuro.

avventura sul mare!
Versante oceano. Georgia del Sud, l’isola in capo al mondo, Isabelle Autissier e Lionel Daudet, Mare verticale
Lei, Isabelle Autissier è una skipper famosissima, lui è un alpinista. Isabelle Autissier e Lionel Daudet sono partiti per la Georgia del Sud, ai confini dell’Antartide, a 2.000 chilometri a est di Ushuaia, senza spirito di conquista ma con il cuore. Hanno trovato un mare selvaggio e un’isola solitaria all’estremo. Assieme ad altri due marinai e alpinisti hanno anche scalato cime inviolate. Cammin facendo, hanno riflettuto sulla salute dei nostri oceani, sul futuro del nostro pianeta, sul divenire dello spirito dell’avventura.

vita in campagna:
Pelo e piume, Anny Duperey, Angelo Colla
Anny Duperey ci racconta con passione e autoironia come ha trasformato la sua casa di campagna in un angolo di paradiso terrestre, creando con pazienza un giardino grande e bello dove i suoi gatti vivono armoniosamente con i volatili e gli animali da cortile che lei alleva per diletto. I consigli per gli aspiranti allevatori si alternano al racconto delle gioie della convivenza tra uomini e animali e alla narrazione di storie di anatroccoli in crisi di identità, galline ninfomani o troppo intelligenti, galli punk e maschilisti, colombi ingrati, pavoni patologicamente curiosi e impiccioni… Mescolando con levità e freschezza le esperienze quotidiane ai ricordi d’infanzia e alle peripezie della propria vita familiare e professionale, l’autrice si svela nella sua ricca umanità, positiva e fiduciosa, e offre a noi considerazioni illuminanti sulla possibilità di migliorarci attraverso l’impegno civile e, soprattutto, mediante l’abbandono di scelte consumistiche scriteriate e autolesioniste. Storie vissute, ricordi, riflessioni: in “Pelo e piume” tutto è vero e vivo

dall’Oriente
Una casa di petali rossi, Kamala Nair
È mattina presto quando Rakhee esce di casa, diretta all’aeroporto. Dietro di sé, lascia un uomo addormentato, un anello di fidanzamento e una lunga lettera. Ma soprattutto lascia un segreto. Un segreto che lei e la sua famiglia hanno custodito per anni. Un segreto che sembrava ormai sepolto sotto la polvere del tempo. Il segreto di Rakhee ha radici lontane ed è legato all’estate del suo primo viaggio in India, a un mondo illuminato da un sole accecante oppure annerito da cortine di pioggia, a una vecchia casa quasi troppo grande da esplorare, a cibi intensamente saporiti e colorati, a zie vestite con sari sgargianti, a cugine chiassose e ficcanaso, e a un giardino lussureggiante, nascosto dietro un alto muro di cinta… Allora Rakhee era troppo giovane per sopportare il peso della sua scoperta, ma non è mai riuscita a dimenticarla e adesso, proprio mentre la vita le regala promesse di gioia, comprende che è arrivato il momento di dire la verità, anche se ciò significa perdere tutto, compreso l’amore. Tocca a lei abbattere le mura di quel giardino che la sua famiglia ha così caparbiamente difeso. Tocca a lei trovare la chiave per aprire la casa di petali rossi… Come un prisma che riflette i colori, gli odori e i sapori delle emozioni, questo romanzo dispiega le infinite sfumature dei sentimenti umani e le ricompone nella storia di Rakhee, per rivelare come sia sempre possibile spezzare le catene del passato e aprirsi con slancio a ciò che il futuro può offrire.

La nuova edizione di un testo ricercatissimo. Parola di Sherlock Holmes, che ne ha procurato diverse copie in questi ultimi anni a lettrici fameliche!
Il sentiero della dea, Phyllis Curott, Venexia
In questo libro l’autrice racconta il viaggio spirituale che l’ha portata sulle tracce della Dea, alla riscoperta del sacro dentro di noi, in un connubio inviolabile con le energie della Natura. Il suo Libro delle ombre traccia le tappe della sua scoperta della Wicca, e di un’arte tanto antica quanto contemporanea, racchiusa tra i segreti delle piante, i fenomeni atmosferici, le parole e gli spiriti invisibili.

solidarietà al femminile in questo romanzo:
Un attimo un mattino, Sarah Rayner, Guanda
È un lunedì mattina come tanti, sul treno che porta i pendolari da Brighton a Londra. Nei vagoni, visi assonnati, preoccupati, speranzosi. Qualcuno finisce di truccarsi, qualcuno legge, c’è chi chiacchiera e chi ascolta musica dall’iPod pensando alla giornata che lo aspetta. Per Karen e suo marito è una giornata felice: stanno andando a firmare per il mutuo della nuova casa, che accoglierà loro e i due figli. Lou, dal sedile accanto, li osserva e la loro evidente complicità la mette di buon umore, anche se prova un pizzico di invidia per quell’amore sereno e totale che a lei sembra negato. Anna, invece, qualche carrozza più in là, sogna di acquistare la giacca di cui ha visto la foto sulla rivista che sta sfogliando, e piega l’angolo della pagina per ricordarsene. È tutto normale, è tutto tranquillo… ma poi qualcosa, di colpo, rimescola le carte della vita e quel mattino come tanti diventa il punto di svolta, l’inizio di una settimana drammatica. Legate da una tragica casualità, le tre donne affronteranno insieme i giorni seguenti e troveranno nella loro amicizia la forza per superare il dolore. Insieme scopriranno che, se davvero basta un attimo perché tutto vada in frantumi, la vita non si ferma e ci chiede di tenere il passo…

una biografia romanzata:
La figlia del sole – vita ardente di Katherine Mansfield, Nadia Fusini, Mondadori
Francis e Zoe, che nel nome si ispirano ai personaggi di Salinger, sono fratello e sorella, diversi per carattere, ma legati da un affetto e da una complicità profondi. Francis è un giovane scrittore solitario e riflessivo; Zoe è una donna nel fiore degli anni, di professione interprete, affascinata dalle dottrine esoteriche, sempre in viaggio. Francis ha un progetto: scrivere un racconto su Katherine Mansfield, che Zoe, nonostante le sue molte letture, non conosce. Basta un accenno alla vita e agli amori della scrittrice a scatenare la curiosità di Zoe e a innescare tra i due un dialogo fittissimo, nella quiete sospesa e senza tempo di un grande giardino. Il fratello prende così a raccontare alla sorella l’inquieta e straordinaria esistenza di Katherine Mansfield. Nata nel 1888 in Nuova Zelanda, KM, come amava firmarsi, si trasferisce ventenne a Londra, e qui, attratta da amori folli e posseduta dalla perenne sensazione di trovarsi “agli antipodi”, vive una vita libera e avventurosa, che prestissimo genera pagine di altrettanto febbrile scrittura, percorse da un’energia, una luminosità e una grazia che le renderà amatissime dai lettori, fino a oggi. Ma nel 1918 un medico dà infine un nome agli attacchi di tosse che tanto debilitano KM: tubercolosi. Sempre più fragile nel corpo, ma audace nella mente e pronta a ricorrere alle cure più sperimentali, per quanto dolorose, KM viaggia nel Sud della Francia alla ricerca di un clima mite.

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Considerare i bambini persone all’inizio del Novecente era di certo più rivoluzionario di credere nella fraternità dei popoli, nei pari diritti tra uomo e donna: Janus Korczak spese tutta la sua esistenza per stare vicini ai bambini, a quelli più deboli, nella Polonia di inizio secolo. Esseri umani, alla pari degli adulti, questa la fondamentale verità proclamata con ogni mezzo, ogni giorno della sua vita da Janus Korczak. Per i piccoli delle famiglie non abbienti i primi anni della vita significavano denutrizione, ignoranza, stenti, violenze da parte dei genitori e dei più grandi: fin dai suoi primi incarichi come volontario per la Società delle biblioteche gratuite, per poi arrivare a dirigere alcuni Orfanotrofi, cercò sempre di porsi allo stesso livello dei suoi amati bambini.La sua attività di medico prima, di educatore e di autore di libri in seguito lo rese una figura nota anche all’estero, fino ai giorni terribili della Seconda Guerra Mondiale. Le sue origini ebraiche lo condannarono, insieme a tutti gli ospiti dell’orfanotrofio del Ghetto di Varsavia, alla deportazione a Treblinka. Il giorno della partenza dalla capitale polacca, uscirono ordinati e mano nella mano, con gran dignità: gli ufficiali tedeschi riconobbero il direttore, e gli proposero di restare a Varsavia, e far partire per la “destinazione finale” solo i bambini. Non li abbandonò, ovviamente. Questo libro è la storia della sua vita, esemplare:

 

Io non mi salverò. La vita di Janusz Korczak
di Monika Pelz, Castelvecchi

Traduzione di Fabio Cremonesi
Le teorie di Janusz Korczak sulla realtà infantile hanno rivoluzionato non solo la pedagogia, ma l’intero modo di concepire il bambino nella società occidentale. Il medico e scrittore polacco capì prima di altri che l’unica strada per riconoscere i diritti dei bambini era quella di vedere e di sentire come vedono e sentono loro, di considerare il loro mondo allo stesso livello di importanza del nostro. Maturò l’idea, ancora oggi attualissima, che per aiutare i bambini nel loro sviluppo occorre considerarli nella loro interezza, unificando i saperi della medicina, della psicologia, della pedagogia, della sociologia, ma anche della storia, della poesia e della religione. Nato in una famiglia di origini ebraiche, Korczak fondò nel 1911 la Casa degli Orfani, un istituto autogestito dagli stessi bambini. Quando nel 1942 i nazisti prelevarono dall’orfanotrofio duecento dei suoi ospiti per condurli ai campi di concentramento, Korczak – che pure fino a quel momento era stato risparmiato per la sua notorietà – incapace di abbandonarli, decise di seguirli, trovando la morte nel campo di Treblinka. Narrata con ritmo incalzante, questa biografia letteraria scritta dalla filosofa Monika Pelz racconta la vita, le opere e il coraggio del grande pedagogo. Una vita che oggi, a settant’anni dal suo tragico epilogo, ha ancora molto da insegnare.

LA SUA VITA: da Wikipedia.

Janusz Korczak – nome d’arte di Henryk Goldszmit – nacque a Varsavia nel 1878 in una famiglia ebrea ben integrata; ribelle fin dall’infanzia, non sopporta la suddivisione in classi e il fatto di essere nato ricco. L’agiatezza economica svanì quando il padre morì a causa di una grave malattia mentale quando Janusz aveva solo diciotto anni.

Studente liceale, per mantenere la famiglia impartiva lezioni private. Nel 1899 scrisse il suo primo testo teatrale e divenne componente della Società delle biblioteche gratuite, destinate ai bambini e agli operai più giovani. L’anno seguente iniziò a pubblicare sul periodico Wedrowiec (“Viaggiatore”) degli articoli sui bambini e sulla loro educazione.

Negli anni 1898-1904 Korczak studiò medicina all’Università di Varsavia e, dopo il conseguimento della laurea, divenne un pediatra. Nel corso della Guerra Russo-Giapponese nel 1905-1906 egli fu impiegato come medico militare. Appena rientrato pubblicò dei libri tra i quali Joski, Maszki e Srule (bambini ebrei) e subito dopo Jozki, Jaski e Franki (bambini polacchi). Fu anche arrestato per la sua visione della società polacca, che giudicava ingiusta.

Nel 1911 venne approvato il suo progetto per la Casa degli Orfani, di cui poi divenne il direttore. L’orfanotrofio era gestito dagli stessi bambini, che lo sostenevano grazie al loro lavoro manuale e artigianale, pianificavano il lavoro, mantenevano un governo attraverso un Tribunale e un Giornale e organizzavano attività culturali e attività di gioco.

In questo spazio Korczak fece allestire, per la messa in scena del 18 luglio 1942, l’Ufficio postale di Rabindranath Tagore. In questo dramma un bambino muore senza poter uscire dalla sua casa a causa di una terapia sbagliata del medico. Alla domanda: “Perché hai fatto recitare ai bambini un testo così triste?” Korczak rispose: “Perché i bambini imparino a morire serenamente”.

Durante la Prima Guerra Mondiale, Korczak fu arruolato come ufficiale medico. Egli lavorò inoltre alla radio conducendo la trasmissione Le piccole conversazioni del vecchio dottore, durante le quali rispondeva alle domande di genitori e educatori. Nel 1914 pubblicò Come amare il bambino, testo fondamentale della moderna pedagogia. L’invasione tedesca comportò grandi difficoltà anche all’interno dell’orfanotrofio, testimoniate nel testo di Korczak Diario del ghetto. Successivamente, nel 1929 pubblicò Il diritto del bambino al rispetto.

La mattina del 5 agosto 1942 fu deportato nel Campo di sterminio di Treblinka insieme a tutti i bambini ospiti dell’orfanotrofio ebraico del Ghetto di Varsavia. I bambini uscirono dalla loro Casa vestiti con gli abiti migliori, ordinati, mano nella mano. Il corteo era chiuso dallo stesso Korczak che badava a mantenere i bambini sulla carreggiata. Riconosciuto dagli ufficiali nemici venne trattenuto perché una tale personalità non avrebbe dovuto seguire il destino degli altri, ma egli si rifiutò di abbandonare i suoi bambini. Sembra sia morto di dolore durante il trasporto.

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Un formidabile memoir di uno scrittore e commediografo che ci ha tanto deliziato con la sua pungente ironia: la storia della sua vita, dall’infanzia in una famiglia della middle class inglese, estremamente attenta al “cosa diranno i vicini”, al presente più sereno, passando per i problemi psichici della madre e la storia dell’amore dei due genitori; e sullo sfondo diversi decenni di storia sociale dell’Inghilterra!

 

ALAN BENNETT, UNA VITA COME LE ALTRE, ADELPHI

 

“Ci sono stati altri casi di malattia mentale nella vostra famiglia?”. Comincia così, con la domanda di un assistente sociale dello Yorkshire, questo commovente viaggio interiore di Alan Bennett. Siamo nell’istituto psichiatrico dove l’anziana madre è stata ricoverata per una grave forma depressiva – così almeno viene definita. Comunque sì, ci sono stati altri casi in famiglia, ma lui non lo aveva mai saputo. È il padre a svelare per la prima volta, in un atto burocratico e liberatorio, la fine drammatica e segreta del n

onno di Bennett, e a indurlo a esplorare le storie nascoste e dimenticate degli altri parenti. Ma come si distingue la malattia mentale dalle manie, dalle fobie, dal silenzio, dall’infelicità? Da parte di uno scrittore che in passato non poteva “neanche togliersi la cravatta senza prima far circondare la casa da un cordone di polizia”, un libro come questo è un dono inaspettato. Solo di recente, infatti, Alan Bennett ha sentito il bisogno di dedicarsi a quell’attività vagamente disdicevole che è lo scrivere di sé. Cambiando tonalità, forse, rispetto agli scritti esilaranti e

feroci che gli hanno dato la celebrità, ma sempre con lo stesso sguardo acuminato e instancabile. Uno sguardo di un’onestà dolente, poco caritatevole soprattutto verso le sue manchevolezze. E l’umorismo? Sotteso – o forse sospeso – in ogni pagina come uno strumento di interpretazione insostituibile, col quale ci si può destreggiare anche fra le tragedie della vita.

 
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Edmund White by David Shankbone

Image via Wikipedia

la vita di Manhattan tra gli anni Sessanta e Settanta: un periodo effervescente e unico, visto attraverso l’occhio acuto di Edmund White.

Edmund White, Ragazzo di città, Playground

Nel 1962, un giovane e sprovveduto White sbarca a New York. È l’inizio di una storia, o di un “romanzo”, che dura ancora, ma che ha i suoi passaggi più eccitanti e sorprendenti negli anni Sessanta e Settanta. Allora la città era “così pericolosa ed economica da poter accogliere gli artisti senza un soldo”. Una città allo sbando e in bancarotta, pericolosa e sudicia. Mucchi di spazzatura maleodorante restavano a marcire in strada per giorni, nel 1977 un blackout generale provocò saccheggi e arresti di massa, i newyorkesi fuggivano dalla loro stessa città trasferendosi sulla mite costa Ovest. Pericolosa e libertaria, sudicia e colta, la New York di quegli anni è il teatro della protesta contro la guerra nel Vietnam, delle prime manifestazioni a favore dell’ambiente, delle lotte femministe e infine del movimento di liberazione omosessuale, inaugurato dalla rivolta di Stonewall, nel 1969. “Una discarica a cielo aperto, con aspirazioni artistiche elevate”, un laboratorio sociale e culturale, nel quale Edmund White ha modo di conoscere e frequentare giganti dell’arte e della cultura come Susan Sontag, William Burroughs, Bob Wilson, Elizabeth Bishop, Jasper Johns, Robert Mapplethorpe, qui ritratti nella speranza di contribuire a spiegare il rapporto tra il loro temperamento, le loro ossessioni e la loro arte.

EDMUND WHITE
Nato a Cincinnati, Ohio, è cresciuto a Chicago e successivamente ha lavorato a New York come giornalista.

Dal 1983 al 1990 ha vissuto in Francia.

Il suo lavoro più famoso è forse Un giovane americano, il primo volume di una trilogia narrativa autobiografica che è continuata con La bella stanza è vuota e La sinfonia dell’addio.

La maggior parte dei suoi personaggi si muove nell’ambiente gay contemporaneo, anche se il suo lavoro più recente copre una gamma di temi più ampia.

White è stato anche influente come critico letterario e culturale, specialmente sulle tematiche gay, ed ha discusso apertamente la propria sieropositività all’HIV.

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Isabelle Eberhardt

Image via Wikipedia

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I piccoli editori, le piccole realtà, stentano assai in un mondo costruito su misura per i grandi, dove l’ossessione per il profitto e per il guadagno di nuove fette di mercato porta poi alle degenerazioni che sono sotto gli occhi di tutti. Per questo, vogliamo dedicare uno spazio alle nuove proposte di chi fatica a trovare spazi, pur proponendo ottime cose.

questa settimana proponiamo:Edizioni O.G.E.
Nata nel 2005, la casa editrice O.G.E. ha deciso di dare spazio,nella collana di narrativa “Oleandri”, non solo ad autori già affermati ma anche a esordienti di sicuro talento e a scrittori che, pur apprezzati in ambiti locali, non riescono per varie ragioni ad approdare alla ribalta del mercato nazionale.

DI O.g.e. Edizioni proponiamo:
Isabelle, amica del deserto
Viaggi, avventure, amori di una giovane esploratrice del Magreb
Mirella Tenderini

Una vita purtroppo breve, quella di Isabelle Eberhardt, sul crinale tra XIX e XX secolo. Eppure gremita di audaci esperienze: la parabola di una giovane donna nata a Ginevra da genitori russi, scrittrice e giornalista irrequieta, innamorata del Magreb e dell’Islam, che a lungo viaggiò attraverso il Nord Africa, travestita da cavaliere arabo per potersi addentrare in territori interdetti a visitatrici europee. Amica di sceicchi ma anche di ufficiali dell’esercito coloniale francese, sospettata di spionaggio da una parte e dall’altra, Isabelle abbracciò la fede musulmana e visse emozionanti avventure, troncate da una morte assurda, a soli 27 anni, nel 1904: vittima di un’improvvisa inondazione in Algeria, ad Aïn-Sefra; annegata, paradossalmente, in pieno deserto del Sahara.

http://www.edizioni-oge.com/

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