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Posts Tagged ‘borges’

Non sempre i libri sono fonte di gioia: i terribili bigliettini che lo zio del protagonista del primo racconto estrae dalle tasche riservano sempre ansia e preoccupazione, quello zio perennemente assente dalla vita di casa, rinserrato nella sua biblioteca….

Apprezzato da Borges (lo definiva il noir capolavoro del genere, insieme al Processo di Kafka e al Giro di vite di Henry James) Herman Hesse, Walter Benjamin, per giungere fino al critico Carlo Bo, secondo il quale la sua opera è “un monumento dell’intelligenza e della passione”, Julien Green esplora nei suoi libri con la sua prosa attenta  il destino spesso tragico che accompagna l’esistenza dei suoi protagonisti, il percorso che si dipana davanti ai loro passi, circondati da un’atmosfera di mistero.

la scheda:
Julien Green,
Viaggiatore in terra, Nutrimenti
pp. 224 – € 17
A cura di Giuseppe Girimonti Greco
Traduzione e note di Giuseppe Girimonti Greco, Francesca Scala, Ezio Sinigaglia, Filippo Tuena

Scritte o pensate quando Julien Green era poco più che ventenne, le cinque storie riunite in questo libro sono perfetti esempi dell’incontro tra suspense e alta letteratura. In Viaggiatore in terra – un’indagine a più voci d’impressionante coerenza – al centro della narrazione è il destino di un giovane studente universitario, atterrito dall’incertezza del suo futuro e sconvolto da qualcosa di potente che sembra essergli estraneo ma che proviene, forse, dalle sue paure; Le chiavi della morte mette in scena una casa disabitata dove un manoscritto ritrovato suscita fantasie di morte tanto forti da trasformarsi in ricordi; in Christine un’enigmatica, silenziosa adolescente, ospite di un’altra dimora spettrale, paga a caro prezzo il turbamento erotico di un coetaneo. Leviatano tratteggia la figura dell’unico passeggero di un mercantile che varca inutilmente l’Atlantico, senza riuscire a sottrarsi al suo destino; Maggie Moonshine racconta, in un’atmosfera più distesa, l’adolescenza di una trovatella che viene accudita da un’anziana zitella inquieta e da una tenera mammy quasi in previsione di una fuga senza ritorno.
Sia che agiscano nella Virginia post-schiavista, o in una Francia rurale, o in un piroscafo in navigazione, i protagonisti di queste storie sono tutti in qualche modo strappati al loro ambiente familiare e scaraventati in un mondo ostile dove vengono a contatto con l’essenza del mistero: quella che proviene dal nostro io.
La nitida e profonda scrittura di Green, osannata al suo esordio nel 1926, proprio con Viaggiatore in terra, dall’editore Gaston Gallimard, da Jean Cocteau e da autori del calibro di André Gide, Georges Bernanos, François Mauriac, André Malraux, ha attraversato il secolo scorso cimentandosi nella narrativa, nel teatro, nella diaristica e nell’autobiografia.
Le novelle di questa raccolta, agli apici di questa straordinaria produzione, sono state affidate, anziché a un unico traduttore, a un’équipe che ha lavorato di concerto pur nell’autonomia delle scelte interpretative; Viaggiatore in terra e Christine sono presentate in una nuova versione mentre Le chiavi della morte, Leviatano e Maggie Moonshine sono inedite in Italia.

Julien Green

Julien Green (Parigi 1900-1998), scrittore naturalizzato francese di origine americana, accademico di Francia, è tra i grandissimi narratori del secolo scorso. Sin dai suoi esordi ha saputo affrontare, con straordinaria eleganza e profondità, i temi più rappresentativi della grande letteratura francese: la fragilità dell’innocenza, la colpa, l’espiazione, il continuo conflitto interiore tra il Bene e il Male.

Portrait of Julian Green (1900-1998)

Portrait of Julian Green (1900-1998) (Photo credit: Wikipedia)

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È idealmente sospeso tra Borges e Cortazar, con l’ammirazione che le sue opere suscitavano in Bolano, non potevamo farci sfuggire l’occasione di recensire positivamente Ricardo Piglia e il suo recente libro edito da Sur. Il nostro, professore alla Princeton University, ben conosce i vertici della letteratura sudamericana, su cui ha scritto diversi saggi, tra Roberto Arlt e Macedonio Fernandez. Proprio quest’ultimo, uno dei patron narrativi anche di Borges, diventa l’involontario protagonista di questo affascinante romanzo in cui l’autore riesce a fondere generi ben diversi, a mescolare abilmente le carte.

Un libro mondo in cui confluiscono tante cose, dalla storia dell’Argentina ai suoi miti, reali o letterari che siano, dal fascino che le storie possono creare nell’animo umano ai labirinti in cui si può smarrire il lettore. E’ la città (assente?) che ammalia e circuisce, attira e respinge, sempre sfuggente ad ogni defizione, come una storia inventata dalla macchina inventata da Macedonio Fernandez…

 

Ricardo Piglia, La città assente, Sur

 

Facendo ricerche per un articolo, Junior si imbatte in un mistero che turba l’intera città: un museo e la strana macchina che vi è custodita. Si tratta di un generatore di storie, progettato dal grande Macedonio Fernández, nelle quali si delinea una cartografia alternativa di Buenos Aires. Ambientato in un futuro che assomiglia al passato recente della storia argentina, il romanzo gioca con i generi letterari unendo poliziesco, fantascienza e storia d’amore. Con grande maestria e uno stile impeccabile, Piglia costruisce una complessa narrazione che rende La città assente una delle migliori sfide della letteratura contemporanea.

 

 

Un commissario speciale, atipico, dotato di un fiuto quasi sovrannaturale (una volta intuì che il colpevole di uno stupro era colui che si era recato due volte a vedere Dio vi ripagherà. L’indizio che lo incriminava non aveva alcun senso, però aveva visto giusto). un mulatto statunitense originario del Portorico di grande successo tra le donne, un giornalista (alter ego dell’autore) giunto dalla capitale per riferire del caso sono gli straordinari interpreti di questo ottimo romanzo.

Un noir speciale, di alto livello letterario (in effetti, molti sono i premi vinti da questo autore ), in cui protagonista è la vita che si affaccia dalle strade di una tranquilla cittadina della pampa, dove non accade mai nulla di importante.

 

English: Ricardo Piglia, argentine writer. Win...

English: Ricardo Piglia, argentine writer. Winner of the Rómulo Gallegos Prize in 2011. (Photo credit: Wikipedia)

Ricardo Piglia, Bersaglio notturno, Feltrinelli

 

“Non è vero che si possa ristabilire l’ordine, non è vero che i crimini si risolvono sempre… Non c’è nessuna logica. Lottiamo per ristabilire le cause e dedurre gli effetti, ma non riusciamo mai a conoscere la rete completa degli intrighi… Più sei vicino al centro, più ti invischi nella ragnatela che non ha fine.” Un thriller letterario, appassionante e sofisticato, di uno dei più grandi narratori sudamericani contemporanei.

Il libro

Bersaglio notturno è un thriller letterario, appassionante e sofisticato, di uno dei più grandi narratori sudamericani contemporanei. I fatti si svolgono nel 1972, nella provincia di Buenos Aires, quella che Piglia chiama la “pampa umida”, un anno prima del ritorno di Perón in Argentina. Tony Durán, un dandy mulatto, nato a Portorico ed educato come un nordamericano nel New Jersey, approda in una piccola cittadina di provincia. Il motivo apparente del suo arrivo è la relazione con Ada e Sofía Belladonna, sorelle gemelle, figlie di una delle più facoltose famiglie del luogo. Durán le ha conosciute ad Atlantic City, dove hanno vissuto un felice ménage à trois, e le ha seguite in Argentina, dove poi viene trovato morto nella sua stanza d’albergo in circostanze misteriose. Incaricato dell’indagine è il vecchio commissario Croce, dotato di un intuito quasi sovrannaturale. Da Buenos Aires arriva anche Emilio Renzi, personaggio ricorrente nei romanzi di Piglia, come inviato speciale di un quotidiano per riferire degli avvenimenti delittuosi della cittadina.

 

Ambientato nell’impassibile paesaggio della pianura argentina, Bersaglio notturno è un romanzo giallo ma anche un racconto che intreccia archeologie famigliari, che narra la vita di uno di quei paesini di campagna, isolati da tutto, dove la gente vaneggia per non morire di noia.

 

“Imprescindibile.”

Francisco Solano, “El País”

 

“Come se Chandler e Faulkner si fossero incontrati nella pampa gaucha di Martín Fierro. Uno dei grandi romanzi dell’anno.”

Josep Massot, “La Vanguardia”

 
 

 

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