Il voto via internet degli ascoltatori del popolare programma Fahrenheit ha premiato Boris Pahor. Il suo ‘Necropoli’, infatti, è risultato il più apprezzato fra gli altri libri in concorso (era anche il favorito di Atlantide ). Prima di Boris Pahor avevano vinto negli anni precedenti Roberto Saviano, Ascanio Celestini e Milena Agus.La proclamazione e’ avvenuta all’ultima diretta della trasmissione condotta da Marino Sinibaldi dalla Fiera della piccola e media editoria a Roma. Lo scrittore triestino e’ risultato il piu’ votato precedendo Flavio Soriga (Sardinia Blues), Eraldo Affinati (La citta’ dei ragazzi), Paolo Giordano (La solitudine dei numeri primi).
A noi non resta che riproporre quanto avevamo scritto al momento della sua uscita:
Un grande autore italiano, di lingua slovena, è al centro di una vicenda davvero singolare. La prima data di pubblicazione di questo libro è il 1967, in sloveno. Seguono molte altre traduzioni nel mondo, dal francese all’inglese, perfino in finlandese. Un piccolo editore locale, le Edizioni del Consorzio culturale del Monfalconese lo fanno conoscere ad un ristretto pubblico italiano nel 1997. I riconoscimenti internazionali aumentano( come la Legion d’Onore in Francia), e finalmente qualche settimana fa FAZI lo propone al grande pubblico del nostro Paese. E tutti i giornali cominciano a parlare della grandezza dell’autore, sottraendolo all’oblio con colpevole ritardo. Necropoli è davvero un gran libro, pieno di dolore per quanto accaduto, sorretto da una prosa decisamente di grande livello. Ci auguriamo che anche gli altri suoi scritti vengano presto resi disponibili ai lettori del Bel Paese”
Boris Pahor
Necropoli
Fazi
introduzione di Claudio Magris
«Necropoli riesce a fondere l’assoluto dell’orrore con la complessità della storia».
dall’introduzione di Claudio Magris
Campo di concentramento di Natzweiler- Struthof sui Vosgi. L’uomo che vi arriva, un pomeriggio d’estate insieme a un gruppo di turisti, non è un visitatore qualsiasi: è un ex deportato che a distanza di anni torna nei luoghi dove era stato internato. Subito, di fronte alle baracche e al filo spinato trasformati in museo, il flusso della memoria comincia a scorrere e i ricordi riaffiorano con il loro carico di dolore e di commozione. Ritornano la sofferenza per la fame e il freddo, l’umiliazione per le percosse e gli insulti, la pena profondissima per quanti, i più, non ce l’hanno fatta. E come fotogrammi di una pellicola, impressa nel corpo e nell’anima, si snodano le infinite vicende che ci parlano di un orrore che in nessun modo si riesce a spiegare, unite però alla solidarietà tra prigionieri, a un’umanità mai del tutto sconfitta, a un desiderio di vivere che neanche in circostanze così drammatiche si è mai perso completamente.
Scritto con un linguaggio crudo che non cede all’autocommiserazione, Necropoli è un libro autobiografico intenso e sconvolgente. E se Boris Pahor ci racconta la sua esperienza del mondo crematorio perché la memoria non si perda e la storia non sia passata invano, quella che ci dà non è però solo la fedele testimonianza delle atrocità dei lager nazisti, è anche un emozionante documento sulla capacità di resistere e sulla generosità dell’individuo.
«Un libro sconvolgente, la visita a un campo della morte e il riaffiorare di immagini intollerabili descritte con una precisione allucinata e una eccezionale finezza di analisi».
«Le Monde»
«Un memoir indimenticabile ed evocativo. Con la sua voce intensa e originale Pahor penetra nel cuore dei lettori e li conduce nel luogo dove perse la maggior parte dei suoi compagni e molto di sé».
«Kirkus Review»
«Non c’è modo di evitare lo sguardo coraggioso e diretto di Boris Pahor. Il suo nome è stato giustamente accostato a quello di Primo Levi, Imre Kértesz e Robert Antelme».
«Süddeutsche Zeitung»