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Posts Tagged ‘gialli nordici’

Quando i thriller sono scritti in questo modo, quando gettano uno sguardo attento alla realtà che raccontano, senza dimenticare l’importanza della trama e le caratteristiche di coinvolgimento tipiche del genere, non si può che restare ammirati! Torkil Damhaug magari sarà meno pubblicizzato di tanti altri giallisti nordici, ma ne consigliamo di certo questo suo libro, un brillante noir psicologico che si gioca su fatti avvenuti in un passato che continua a “dare frutti avvelenati”, sui conflitti culturali e religiosi che le società moderne devono affrontare…

 

Torkil Damhaug, Il signore del fuoco, Atmosphere

 

Vincitore del Rivertonprisen 2011 (Miglior thriller norvegese)

Nominato al Premio Glass Key Nordico

 

traduzione dal norvegese di Lucia Barni

 

A Oslo si sviluppa una serie sconcertante di incendi dolosi. Il commissario Horvath e il suo amico, il giornalista Dan Levi, inseguono il piromane, che sembra credere nel potere di pulizia delle fiamme. Mentre proseguono gli incendi, il diciottenne Karsten si innamora della sua compagna di classe Jasmeen, pakistana, ma i fratelli maggiori della morigerata famiglia musulmana cercano di vietare la loro relazione. Improvvisamente Karsten scompare senza lasciare traccia, mentre il piromane è ancora in libertà. Sette anni più tardi, la sorella di Karsten, Synne, decide di scoprire quello che è successo a Karsten. Ma la sua indagine privata avrà conseguenze

terribili, suscitando assopiti e pericolosi ricordi. Il piromane, a riposo per sette anni, sta seguendo le ricerche di Synne con intenso interesse…

 

«Risponde Il signore del fuoco alle aspettative? Sì. È anche meglio rispetto ai suoi predecessori? Sì che lo è»

Ola A. Hegdal, Dagens Naringsliv

 

«Damhaug scrive molto bene. Vi è una profondità nei suoi personaggi come pochi altri scrittori

di storie criminali sanno fare». Tracey Nålsund

 

«Il signore del fuoco diventa uno scottante candidato quando sarà dichiarato miglior crimine dell’anno».

Torbjorn Ekelund, Dagbladet

 

«Vorrei insistere senza esitazione che ormai Torkil Damhaug è riconosciuto come uno degli eccellenti scrittori

di thriller della Norvegia». Romerikes Blad

 

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temperature in picchiata, e noi vi acclimatiamo facendovi volare in Norvegia con Derek Miller, Uno strano luogo per morire, Neri Pozza

«Cosa ci verrei a fare? Sono americano. Ebreo. Ho ottantadue anni. Sono un vedovo in pensione. Un marine».
Sheldon Horowitz non è andato per il sottile la prima volta in cui sua nipote Rhea ha osato chiedergli di trasferirsi da lei e Lars, suo marito, a Oslo. Un ebreo del New England, un ex combattente, capace, durante la guerra in Corea, di premere il grilletto di un fucile con il tocco di un amante e di far fuori la bellezza di dodici uomini, catapultato a Oslo?! Tra i ghiacci della Norvegia?!
Dinanzi però alle insistenze di Rhea, stufo forse di vagare da solo per le strade di New York dopo la scomparsa della moglie Mabel, Sheldon ha ceduto ed è andato a vivere nella città in cui la nipote si è fatta strada come architetto e suo marito come sviluppatore di giochi.
Nel quartiere di Oslo dove abita, la popolazione è in maggioranza composta da balcani, pakistani e somali traslocati nel parco locale a masticare incessantemente khat. Sheldon trascorre la maggior parte del tempo a passeggiare oppure a rimuginare, tra le pareti di casa, sul suo passato di cecchino e sul suo non aver fatto colpevolmente nulla perché, anni addietro, durante la guerra inVietnam, Saul, il padre di Rhea, non ci lasciasse le penne.
Un giorno, mentre è comodamente allungato sul divano a leggere un libro di Danielle Steel, sente delle grida provenienti dal piano di sopra. Grida in una strana lingua dai toni acidi e livorosi. Poi tonfi, botte, singhiozzi e passi in avvicinamento, rapidi e regolari, fino a che sulla soglia del suo appartamento non compare una donna. T-shirt, giacca di pelle marrone da quattro soldi, gioielli vistosi e pacchiani. Al suo fianco, Sheldon vede un ragazzino di otto anni al massimo, visibilmente terrorizzato. Ai piedi porta stivaletti di gomma blu elettrico con orsetti disegnati a mano sui lati. Il resto del corpo è avvolto in una cerata verde.
Gli eventi precipitano in un istante. Dapprima il respiro e i passi pesanti di chi è in cerca dei due fuggitivi sulle scale, poi dei colpi sulla porta e, infine, la donna che spalanca gli occhi, spinge il bambino verso Sheldon, mima con le labbra parole che lui non comprende, e corre su per le scale, incontro ai suoi inseguitori.
Annoverato tra i migliori crime e thriller dell’anno dal Guardian, dall’Economist e dal Financial Times, Uno strano luogo per morire ha svelato sulla scena letteraria internazionale il talento di Derek B. Miller, un narratore che «si unisce alla schiera dei Jo Nesbø, Stieg Larsson e Henning Mankell, la santissima trinità degli scrittori di crime scandinavi» (Booklist).

 

Derek B. Miller è il direttore del Policy Lab, organizzazione dell’Istituto per la Ricerca del Disarmo delle Nazioni Unite. Dopo la laurea in relazioni nternazionali all’Università di Ginevra e un master in studi sulla sicurezza della Georgetown University, in cooperazione con il St Catherine’s college, Oxford, ha cominciato a scrivere. Uno strano luogo per morire è il suo primo romanzo. Vive a Oslo con la moglie e i figli.

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una perfetta fusione del giallo nordico, con le sue atmosfere, i suoi risvolti umani e sociali, con i canoni di quello americano, l’azione e il ritmo veloce. Arne Dahl presenta ai lettori il primo di una serie di quattro thriller ambientati nel mondo della criminalità internazionale, in cui alta finanza, tecnologia e assenza di scrupoli morali creano un cocktail difficile da controllare. E’ la sezione OpCop dell’Europool a dover fronteggiare questa emergenza che sembra uscita dalle pagine di un quotidiano:

Non executive powers jurisdictional coverage o...

Non executive powers jurisdictional coverage of Europol (Photo credit: Wikipedia)

Brama, Arne Dahl, Marsilio

Trad Giorgetti Cima R.

 

Nelle strade di Londra agitate dai fatti del G20, che insieme ai presidenti delle grandi potenze ha portato violenza e disordini, un uomo dai tratti asiatici è investito da un’auto mentre cerca di passare delle informazioni a un osservatore dell’Europol. Ma le sue ultime parole, sussurrate all’orecchio dell’ispettore Arto Söderstedt prima di morire, sono incomprensibili. Dopo pochi giorni, in un parco della capitale viene ritrovato il cadavere di una donna. Anche lei portava un messaggio per la nuova, segretissima unità operativa OpCop dell’Europol, il gruppo scelto di polizia europea che si trova ora ad affrontare la sua prima indagine. Due casi di morte apparentemente isolati, che rivelano invece un nesso sorprendente, un filo che si estende dall’Asia all’America, passando per l’Europa, e coinvolgono gruppi malavitosi di ogni paese. Una faccenda per OpCop, insomma, il cui obiettivo dichiarato è sconfiggere la criminalità internazionale. “Brama” segna l’inizio di una nuova serie di polizieschi di uno degli scrittori scandinavi di genere, capace di fondere le caratteristiche del thriller nordico e di quello americano. La sua squadra deve agire in una realtà in cui internet e la fluidità delle frontiere hanno globalizzato anche il crimine, dove avidità e corruzione stendono i loro tentacoli in territori molto più vasti di quelli circoscritti dai confini nazionali.

 

 

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Toh! Un giallo nordico scritto da un autore (al primo libro) che nordico non è.

Olivier Truc conosce però bene la realtà che descrive, visto che di mestiere fa il giornalista, corrispondente dalla Svezia! Ecco così un romanzo denso di suggestioni e stimoli, capace di calarci nel cuore di una civiltà da secoli emarginata, con la sua ricchezza ma anche con le proprie debolezze.

I Sami\Lapponi che popolano le pagine del romanzo sono infatti uomini come noi, con le debolezze e i pregi di tutta lìumanità, la voglia di conservare le proprie radici e le insidie della modernità.

Sullo sfondo di una natura possente, ecco un noir coinvolgente e ben documentato (ma non troppo giornalistico, per fortuna!).
Olivier Truc, L’ultimo lappone, Marsilio

trad. Fontana R.

Da molti anni ormai Klemet Nango guida l’unità della polizia delle renne a Kautokeino, nell’estremo nord della Norvegia, laddove i confini verso Svezia e Finlandia sfumano nella tundra sferzata dal vento e dal gelo per molti mesi dell’anno. Deve controllare una terra lacerata da profondi contrasti che oppongono cristiani laestadiani e norvegesi nazionalisti a sami indipendentisti, sempre pronto a mediare i conflitti tra gli allevatori di renne, che cercano di strapparsi l’un l’altro porzioni di pascolo indispensabili alla sopravvivenza. Come tutti gli abitanti della Lapponia, l’11 gennaio anche Klemet potrà finalmente rivedere la propria ombra, perché il sole tornerà a sorgere dopo quaranta lunghi giorni di buio totale. Un evento solenne che dovrebbe coincidere con l’esposizione al museo locale di un tamburo sacro, dono di uno studioso francese al popolo sami che da molti anni ne attende la restituzione. Il tamburo, però, sparisce, e nella piccola comunità esplodono le tensioni. L’omicidio di un allevatore, ritrovato all’esterno del suo misero gumpi con le orecchie mozzate, infittisce il mistero, diffondendo ovunque paura e sospetto. A bordo del suo scooter, Klemet, unico sami ad aver deciso di indossare l’uniforme, indaga insieme a Nina Nansen, giovane e graziosa recluta della polizia delle renne, arrivata nel Grande Nord dalla costa meridionale del paese per dare una mano a mantenere l’ordine in un mondo di cui fatica a capire le regole.

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Nel 2001  Meridiano zero dà alle stampe un romanzo, uscito quasi vent’anni prima, di un autore finlandese, ideatore di una lunga serie di libri animati da Timo Harjunpää, umanissimo investigatore della brigata criminale di Helsinki. Harijunpaa e il figlio del poliziotto, forse allora i tempi non erano ancora maturi per apprezzare appieno il filone del giallo nordico.

Sullo sfondo di una società del benessere  che ci immaginiamo perfetta, si aprono però squarci in cui è possibile intravedere ampie zone d’ombra. In cui si dibatte questo interessante tipo di investigatore, alter ego dell’autore, che pure era impiegato nelle forze dell’ordine finlandesi. Ecco finalmente una nuova avventura per Timo. (nel suo Paese sono molto di più, e il personaggio ha avuto anche una riduzione televisiva molto seguita)

La stanza di ferro, Joensuu Matti Y., Elliot

English: Matti Yrjänä Joensuu, Finnish writer,...

English: Matti Yrjänä Joensuu, Finnish writer, Helsinki, October 2010. Suomi: Matti Yrjänä Joensuu, suomalainen kirjailija, Helsinki, lokakuu 2010. (Photo credit: Wikipedia)

Trad. di Fina R.

Orvo è un giovane infermiere esperto in massaggi riabilitativi molto stimato dai suoi pazienti. In famiglia invece è considerato una nullità; vive ancora con la madre, che blocca ogni suo tentativo di vita indipendente minacciando il suicidio. Con loro abita anche il nonno materno, l’Ammiraglio, che lo comanda a bacchetta e si rivolge a lui sempre con toni offensivi e sprezzanti, come se il ragazzo non avesse nemmeno un’anima. Ma Orvo un’anima ce l’ha, ed è nell’angolo più remoto di essa che si trova la stanza di ferro. Lì c’è un uomo simile a lui, anche se il volto è diverso, capace di qualsiasi atrocità ed efferatezza. Nel tempo libero Orvo lavora part-time come professionista dell’amore, soddisfacendo gli appetiti sessuali di donne in carriera alla ricerca del brivido e della trasgressione. Questa sua seconda professione lo porterà a essere il sospettato numero uno di alcuni omicidi di donne della Helsinki bene. Ma chi è davvero l’assassino e perché uccide? Il detective Timo Harjunpaa dovrà trovare una risposta a queste domande, confrontandosi con la parte più oscura della natura umana.

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