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Posts Tagged ‘giallisti inglesi’

 

 

Recuperiamo un libro uscito un pò di tempo fa, frutto dell’abilità di una autrice ingiustamente ignorata in Italia, pubblicato da un piccolo ma combattivo editore, Barta.

Una autrice consigliata ai tanti fans di Mary Higgins Clark, che possiamo collocare nel genere suspence \psicologico\ famigliare… Un terribile delitto, un uomo e il figlioletto in fasce, l’evidenza che conduce alla moglie turbata da una depressione post parto, una donna che nonostante la confessione dell’amica è convinta di non poter credere ad una simile cosa. I colpi di scena non mancano certo in questo libro volta-pagina,  a cui si alternano i ricordi della vita “precedente” con l’infanzia e la maturità delle protagoniste, e come potete sospettare l’evidenza cela ben altro.

 

PATRICIA MACDONALD,

IL BUIO NELL’ACQUA, Barta Editore

West Briar, lungo la costa di Long Island. Morgan Adair raggiunge l’amica d’infanzia Claire, che l’ha voluta accanto a sé e all’amorevole marito Guy Bolton in veste di madrina del piccolo Drew. Nonostante l’atmosfera festosa del battesimo sia offuscata dalla preoccupante depressione di Claire, alla fine tutto sembra risolversi e Morgan saluta l’amica per partire alla volta dell’Inghilterra.

Quand’ecco che una telefonata la costringe a tornare indietro: Drew e Guy sono morti, ed è Claire stessa ad accusarsi del duplice omicidio. Sola contro tutti, Morgan proverà a dimostrare l’innocenza di un’amica che per lei è più di una sorella, e a rispondere a due inevitabili domande: se non è stata Claire, perché ha confessato? E chi è il vero colpevole?

Erede delle gialliste britanniche e della grande tradizione del romanzo nero statunitense («Le Figaro Magazine»), Patricia MacDonald scandaglia i fondali della psiche con una scrittura la cui voluta scorrevolezza è al servizio di un intreccio disseminato di false piste, indizi fuorvianti, ripensamenti e capovolgimenti. I vicoli ciechi che sembrano inghiottire ad ogni passo l’ostinata indagine di Morgan Adair non sono altro che zone d’ombra di storie taciute, buchi neri infestati da mostri domestici, abissi da cui si distoglie lo sguardo prima che il buio restituisca il nostro vero volto.

 

Trad Capararo C.

 

 

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Blacklands, l’originale romanzo d’esorio di Belinda Bauer si era meritato il GOLD DAGGER AWARD ed era stato tradotto in 28 Paesi. Poteva centrare il bersaglio con il suo secondo lavoro? Sì, secondo noi l’esame riesce brillantemente a passarlo, grazie alla capacità di ambientare in un piccolo paesino le sue storie, alla ricerca degli antichi dissapori che possono causare rabbie mai sopite…

Restiamo infatti sempre nel Somerset, e troveremo anche lo straordinario ragazzino con tanto di badile (alla ricerca di un corpo…) capace di fronteggiare l’omicida nel libro precedente, ma questa volta l’angolazione cambia, e il protagonista diventa il poliziotto locale. Che poi, non fa proprio una pessima figura rispetto ai ben più titolati investigatori giunti da “fuori”…

Con tensione crescente e un briciolo d’ironia di fondo, ecco un altro godibile thriller firmato Marsilio.

 

 

Negli occhi dell’assassino, Belinda Bauer, Marsilio

trad. Zucchella F.

Abbarbicato su colline colme di neve e sempre più isolato dal resto del mondo, il villaggio di Shipcott è scosso dalla morte di una donna paralizzata che qualcuno ha soffocato nel suo letto. Per Jonas Holly, il bobby della zona alle prese con il suo primo caso di omicidio, non ci sono tracce da seguire. Com’è possibile che un assassino si aggiri inosservato per quelle strade dove tutti si conoscono e uccida indisturbato? L’arrivo dell’ispettore capo John Marvel con la sua squadra omicidi e la sua arroganza di poliziotto di città rischia oltretutto di sottrargli ogni incarico, relegandolo a mansioni ridicole. E per di più, nel villaggio c’è qualcuno che si prende gioco di lui, qualcuno che sembra conoscere ogni sua mossa e lo minaccia, accusandolo di non essere capace di fare il suo lavoro. In quelle vallate che racchiudono storie nascoste e segreti dimenticati, l’assassino colpisce ancora. Di nuovo persone inermi. E Jonas, sempre più preoccupato per la moglie malata, potenziale prossima vittima, continua la sua caccia disperata a un’ombra inafferrabile. Fino a quando capisce che forse il lavoro che ci si aspetta da lui non è quello di trovare l’assassino.

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Dalla prima pagina, R.J Ellory cattura l’attenzione del lettore con la prosa serrata, la tensione e la capacità di dare vita ad una storia intrigante dove le miserie dell’alta politica si combinano con la violenza del serial killer. Presunti difensori della democrazia, illusioni perdute, democrazia e dittatura: i nostri occhi sono davvero incapaci di comprendere e Una vera e propria stella del firmamento del thriller, certamente, dominatore delle classifiche di vendita inglesi!

 

R.J.ELLORY, UN SEMPLICE ATTO DI VIOLENZA, GIANO

Sto per morire in casa mia. Signore, fa che non ci siamo sbagliati…”. Così Catherine Sheridan, quarantanove anni, dice addio alla vita nel soggiorno di casa sua a Washington. Con una misteriosa preghiera che le affiora alla mente poco prima che il killer le serri con forza le mani attorno al collo, e il suo corpo si afflosci e scivoli a terra come un peso inerte. Un paio d’ore dopo i detective Miller e Roth la ritroveranno cadavere in quello stesso appartamento, in una posizione che mima un evidente rapporto sessuale: in ginocchio con le braccia distese lungo i fianchi, la testa appoggiata sul materasso, una strana acquiescenza dipinta sul volto e un nastro sottile appeso al collo. Per Miller e Roth non vi sono dubbi. La scena del delitto e il profumo di lavanda che aleggia nell’appartamento indicano inequivocabilmente che Catherine Sheridan è la quarta vittima del “killer del nastro”. L’ultima dopo Margaret Mosley, Ann Ryner e Barbara Lee, tutte donne e tutte ritrovate nude sul letto, cosparse di profumo di lavanda e con un nastro legato al collo. I due detective avviano le indagini convinti di trovarsi davanti ai tipici crimini seriali di un maniaco sessuale. Non appena, però, rovistano nel passato delle quattro donne, il caso si rivela decisamente più inquietante e complicato del previsto: nessuna delle vittime “esisteva” ufficialmente, i loro nomi sono assenti da qualunque anagrafe o banca dati, i loro documenti non riportano informazioni verificabili.

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