Chiese a Marco Kublai: – Tu che esplori intorno e vedi i segni, saprai dirmi verso quale futuro ci spingono i venti propizi.
– Per questi porti non saprei tracciare la rotta sulla carta né fissare la data dell’approdo. Alle volte mi basta uno scorcio che s’apre nel bel mezzo d’un paesaggio incongruo un affiorare di luci nella nebbia, il dialogo di due passanti che s’incontrano nel viavai, per pensare che da lì metterò assieme pezzo a pezzo la città perfetta, fatta di frammenti mescolati col resto, d’istanti separati da intervalli, di segnali che uno manda e non sa chi li raccoglie. Se ti dico che la città cui tende il mio viaggio è discontinua nello spazio e nel tempo, ora più rada ora più densa, tu non devi credere che si possa smettere di cercarla. Forse mentre noi parliamo sta affiorando sparsa entro i confini del tuo impero; puoi rintracciarla, ma a quel modo che t’ho detto.
L’inferno dei viventi non è qualcosa che sarà; se ce n’è uno, è quello che è già qui, l’inferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme. Due modi ci sono per non soffrirne. Il primo riesce facile a molti: accettare l’inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più. Il secondo è rischioso ed esige attenzione e apprendimento continui: cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all’inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio.
Organizzata dalla Fondazione Dozza Città d’Arte, con il patrocinio del comune di Dozza e sotto il coordinamento di Ivan Cavini, artista e direttore creativo del Greisinger Museum, la prima edizione di Fantastika si terrà nella rocca di Dozza dal 27 al 28 settembre, una esplorazione a tutto tondo del mondo del fantastico, sotto l’aspetto artistico, letterario, filosofico e ludico, visto anche attraverso i vari generi di cui si compone. Mostre, conferenze, percorsi ludici, incontri con illustratori ed esperti, attività con ragazzi, stand del libro vi aspettano dunque sabato 27 e domenica 28 settembre, dalle ore 10 alle 20, presso la Rocca di Dozza (Bo)
Tanti gli ospiti!
ANGELO MONTANINI – PADRINO DI FANTASTIKA 2014
Docente di Anatomia dell’immagine figurativa, rendering materiarli e texture presso IED Moda Lab di Milano, Docente presso Accademia Belle Arti Galli di Como, corso Arti Visive, materia: Illustrazione.
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L’ospite speciale!! THOMAS M. HONEGGER
Neo-segretario della Tolkien Society svizzera (Seryn Ennor) è in realtà un gigante degli studi tolkieniani: nato a Zurigo, è professore di Antico Inglese presso l’Università “Friedrich Schiller” di Jena, in Germania. È curatore di quasi tutti i volumi della collana Cormarë Series della casa editrice “Walking Tree” e membro del comitato scientifico di “Hither Shore”, rivista letteraria della Tolkien Society tedesca.
Non si contano i suoi studi e saggi e le sue partecipazioni ai convegni internazionali su Tolkien ed è il “motore” dei convegni annuali su Tolkien dell’università di Jena.
Insomma, dopo Tom Shippey e Verlyn Flieger, a buon diritto Honegger è uno dei maggiori studiosi al mondo di Tolkien!
FRANCESCO FILIPPI – OSPITE DI FANTASTIKA 2014.
Pluripremiato regista e sceneggiatore, con una particolare attenzione per l’animazione e il cinema per ragazzi. Laureato in Scienza dell’Educazione, realizza animazioni con bambini e adolesce nti. Da 15 anni pubblica saggi e articoli, con un’attenzione speciale per l’animazione giapponese. Nel 2001 ha fondato lo Studio Mistral.
Ha studiato cinema a New York e con i suoi film ha all’attivo più di 150 premi e 400 selezioni ai festival in tutto il mondo. I suoi corti più conosciuti sono Home (2009), Gamba Trista (2010) e Memorial (2013)
MARIA DISTEFANO – OSPITE DI FANTASTIKA 2014.
Nasce a Napoli e, sotto la guida del papà, valente disegnatore appassionato di arte e di storia, inizia a fare i primi disegni. Maria, da allora, ha illustrato molti libri pe r bambini e ragazzi, agende, diari scolastici, locandine pubblicità. Ha ricevuto premi e riconoscimenti, organizzato mostre personali e collettive in italia e all’estero. Ora vive e lavora a Venezia. È sposata, ha due bambine, adora gli animali. Elfi, fate, folletti, troll e spiritelli sono i suoi amici preferiti!
MARCO BONATTI – OSPITE DI FANTASTIKA 2014.
Marco Bonatti si è arruolato nell’esercito delle arti visive fin da piccolo. Gli storici narrano che il suo battesimo del fuoco avvenne in quinta elementare quando si cimentò nella copia, tempera su carta, del dipinto “Campo di grano con volo di corvi” firmato Vincent Van Gogh… L’opera fu accolta freddamente dalle istituzioni con un Sufficiente… battaglia persa… ma la guerra sarebbe continuata… fino ai giorni nostri . Attualmente, il Bonatti, combatte su diversi fronti, il principale, lo vede impegnato sulla colorazione della Collezione storica a colori del fumetto Zagor, lo storico personaggio targato Sergio Bonelli Editore.
ROBERTO FONTANA – OSPITE DI FANTASTIKA 2014
Classe 1956, laureato in Ingegneria Nucleare, insegna Matematica e Fisica nel Liceo Classico e Scientifico.
Appassionato lettore di fantascienza e fantasy, si è dedicato all’approfondimento di tutti gli aspetti delle opere di J.R.R. Tolkien: la storia, la geografia, i miti, gli usi ed i costumi dei popoli della Te rra di Mezzo, le loro lingue ed alfabeti; l’interesse verso la calligrafia l’ha portato a cimentarsi con i sistemi di scrittura elfici e tradizionali, tanto che, oltre ad una costante produzione di manoscritti, tiene corsi di calligrafia non solo in alcuni stili storici europei, ma anche in Tengwar, la scrittura degli Alti Elfi, inventata da Tolkien.
DENIS MEDRI – OSPITE DI FANTASTIKA 2014
«Ho sempre voluto fare il disegnatore di fumetti fin da bambino ed ho fatto in modo di seguire il mio sogno più che potevo, anche grazie all’appoggio dei miei genitori. Ho frequentato l’Istituto d’Arte di Forlì e successivamente mi sono trasferito a Milano per studiare alla Scuola del Fumetto di via Savona: come detto sopra ho dovuto lasciare per svolgere il servizio civile, e in quel periodo grazie ad un viaggio al Festival della BD di Angouleme (il più importante festival sul fumetto in Europa) ho provato a propormi ed entrare in quel mondo. Da lì ho iniziato a fare questo lavoro da professionista, collaborando con vari editori, non solo nell’ambito del fumetto, tra Francia, Italia e Stati Uniti».
DANIELE BARBIERI – OSPITE DI FANTASTIKA 2014
«Sette storie (o più) di futuri in scena» una chiacchierata con Daniele Barbieri
Se della fantascienza ignorate tutto (o pensate malissimo) in un’ora circa Daniele Barbieri proverà a farvi cambiare idee rubando 7 storie (cioè desideri e paure) e raccontandovele.
I nomi delle persone derubate? Potrebbero essere Isaac Asimov, Robert Sawyer, James Ballard, Fredric Brown, Italo Calvino, Valerio Evangelisti, Philip Dick. Oppure: Ursula Le Guin, Frederik Pohl, Vittorio Catani, Robert Sheckley, Alice Sheldon, Theodore Sturgeon … più un italiano famoso che l’editore nascose dietro pseudonimo.
In ogni caso almeno 7 storie e mezzo. A seguire discussione (se volete) o… altre storie.
FABIO LEONE – OSPITE DI FANTASTIKA 2014
Nato a Latina nel 1979, si è diplomato in pittura a olio nel 2004 all’Accademia di Belle Arti di Roma. Dal 2007 ha iniziato a dedicarsi alle illustrazioni digitali.
“Quando mi venne offerta la possibilità di esporre nel museo di Varaždin accetta i con entusiasmo, pensando che sarebbe stata un’opportunità splendida per creare uno spazio ove un aspirante artista non si sentisse frustrato, dove il pittore non fosse una figura mitologica; la serie dedicata alla mitologia tolkieniana era in piena crescita e poi divenne la sezione più consistente, contando ben 11 dipinti, a cui poi affiancai altre 19 illustrazioni. Accanto a 8 dei dipinti esposti ho affiancato dei testi per spiegare il processo creativo che è dietro all’immagine e, dove possibile, una serie di “istantanee” del processo pittorico dalla bozza alle rifiniture”.
ANDREA PIPARO – OSPITE DI FANTASTICA 2014.
Andrea ha frequentatato il Liceo Artistico statale Via di Ripetta e successivamente il corso di Illustrazione alla Scuola Internazionale di Comics a Roma. Ha realizzato ritratti e dipinti per privati, illustrazioni per calendari e per giochi da tavolo, e concept art per la produzione di un film di fantascienza attualmente in lavorazione.
Andrea Piparo ha continuato a “studiare”, con umiltà, osservando e imparando da altri artisti.
sabato 27 e domenica 28 settembre dalle ore 10 alle ore 20 Rocca di Dozza
potete seguire i dettagli della manifestazione qui:
soave e lieve, amato da Italo Calvino, ecco il libretto dedicato alle galline scritto da Luigi Malerba negli anni 80:
“Una gallina timida un giorno fece coccodè in mezzo a un prato in prossimità di una cava di tufo. Le rispose l’eco. La gallina fece coccodè un’altra volta e l’eco rispose di nuovo. La gallina credette di aver trovato un’amica timida come lei che le rispondeva ma non voleva farsi vedere.
Una gallina teneva nel becco un pezzo di formaggio. Le si avvicinò un gatto e le disse: – Hai belle penne e belle gambe. Se tu sapessi cantare saresti il migliore fra tutti gli uccelli. Perché non mi fai sentire la tua voce? – La gallina, che conosceva la favola del corvo e della volpe, rispose: – Col cavolo! – e così il formaggio le cadde in terra. Il gatto lo prese e scappò via di corsa.
Una gallina astronoma disse che tutte le galassie dell’universo messe insieme non erano altro che nuvolette di polvere sollevate da una gallina che ruspa in un universo infinitamente più grande.
“E allora che cosa c’è al di là delle galassie?” domandarono le compagne.
“Se guardate bene si vede, laggiù in fondo, la zampa della gallina che ha sollevato le nuvolette di polvere”.
Una gallina da corsa andò sulla pista di Monza per partecipare alla gara di Formula Uno. Quando vide sfrecciare le automobili a duecento chilometri all’ora si ritirò avvilita. Bella forza esclamò, loro hanno le ruote.”
Luigi Malerba,
Le galline pensierose, Quodlibet
«Per Malerba osservare le galline vuol dire esplorare l’animo umano nei suoi inesauribili aspetti gallinacei».
Italo Calvino
Un libro dove le galline pensano, parlano, progettano e si danno da fare, sempre ad imitazione e in concorrenza con gli esseri umani, moltiplicandone la comica stupidità e il sempre fallimentare anelito filosofico.
Sono 146 brevissime storielle, più 9 inedite composte da Malerba nel 2008 da aggiungere alla precedente edizione Mondadori 1994 (la prima è Einaudi 1980).
Italo Calvino ha scritto che queste storielle sulle galline stanno tra il leggero umorismo del nonsense e la vertigine metafisica degli apologhi zen.
ecco accostato alle galline di Malerba un vecchio testo “vecchio” di cinquanta anni fa:
Ercolani, Libero
Gli animali nella superstizione e nel folklore di Romagna, 2014
a cura di Andrea Mengozzi – Roberto Papetti
Longo Edizioni
Questo volume è stato pubblicato la prima volta cinquanta anni fa. Ancora oggi, a tanti anni di distanza, la sua ricchezza di informazioni e la sua documentata conoscenza delle tradizioni romagnole costituiscono un solido riferimento per gli studiosi della disciplina e per chi si avvicina ai temi della cultura della nostra terra.
Consapevoli del valore rappresentato dal libro di Libero Ercolani abbiamo tentato di farlo rivivere, attualizzarlo, renderlo fruibile ai ragazzi di oggi.
e una guida per ragazzi alle delizie che la provincia di Ravenna propone ai visitatori (e ai cittadini):
Rambaldi, Enrico – Togni, Silvia
A Ravenna una pigna tira l’altra
Andando per valli e pinete, Longo Angelo, 2013
Dopo aver passeggiato tra i monumenti di Ravenna nel primo volume della seriela simpatica pigna torna a visitare la città e i suoi dintorni, questa volta alla scoperta di valli e pinete e dei loro abitanti.
La natura e i suoi continui intrecci con la storia dell’uomo diventano terreno di gioco e di appassionanti scoperte che dalla città vanno ad esplorare il nostro territorio.
ci ripetiamo, non si entra per caso nella cerchia di amicizie di personaggi come Jorge Luis Borges e Adolfo Bioy Casares, Italo Calvino, Rodolfo Wilcock, De Chirico (di cui fu allieva come pittrice): il talento è necessario! Silvina Ocampo, nata nel 1903, apparteneva ad una famiglia agiata di Buenos Aires, sorella minore dell’editrice e scrittrice Victoria.
Seguì la tradizione culturale della sua famiglia, entrando presto in contatto con l’ambiente intellettuale argentino, arrivando a conoscere Jorge Luis Borges e Adolfo Bioy Casares, che sposò nel 1940.
Scrisse poesie, racconti, romanzi e opere teatrali, e libri per bambini; insieme a Borges e a Bioy Casares è famosa in particolare per essere una scrittrice di storie fantastiche, e appassionata del genere: ricordate la celebre Antologia della letteratura fantastica, da lei curata insieme a Borges e Casares (Einaudi)?
La stesura di questo libro fu particolarmente lunga, tanto da far quasi intravedere un percorso parallelo dell’opera con quello della sua creatrice.
L’introduzione chiarisce che Silvina Ocampo lavorò su quest’opera fino ai suoi ultimi giorni, alla soglia dei novanta anni, e possiamo immaginare il suo destino simile a quello dell’analfabeta voce narrante, alle prese con la necessità di fermare con i ricordi il suo dissolversi in un ampio oceano. Immaginiamo l’autrice preda dei suoi sogni ricorrenti di finire annegata in mare (lo riferisce Alberto Manguel)….Fu la segretaria di una vita, Elena Ivulich, a recuperare l’ultima versione di quest’opera, forse giudicata ancor non definitiva dall’autrice.
La protagonista de La promessa è immersa nelle acque del mare, caduta dal piroscafo con cui doveva raggiungere Città del Capo. Per sopravvivere si costruisce un percorso mentale fatto dei ricordi delle persone che ha conosciuto, in quello che sembra essere l’ultimo sprazzo di coscienza di una persona moribonda. I ritratti che affiorano, i nomi ricorrenti, creano un arazzo riuscitissimo, lasciando intravedere la vita della protagonista
Nelle sue opere il fantastico è più simile a quello di Cortazar che a quello di Borges, con l’irruzione dello straordinario nell’ordinario, e quello che coglie di sorpresa il lettore è la sua capacità di far emergere con poche righe, con qualche dettaglio, il lato nascosto dei suoi protagonisti, colti nei loro affari quotidiani, di far apparire ciò che non è e viceversa. La sua prosa è una vera e propria libidine per il lettore, per i dettagli variopinti ( “Sottile, alta, con i capelli bianchi e azzurri come la vistosa guarnizione di un dolce”) e le similitudini che possono sembrare incongruenti che infligge ai personaggi dei suoi libri.
Come Sherazade, inizia a raccontare le sue storie alla morte, “perché concedesse la vita a me e alle mie immagini”.
Quel che è certo, è che questa signora merita di figurare nel mondo letterario non solo come amica di Borges e Bioy Casares, ma alla pari con la grandezza di questi autori!
Silvina Ocampo, La promessa, La nuova frontiera Trad Francesca Lazzarato
Una donna si sporge dalla balaustra di un transatlantico in navigazione sull’Atlantico per recuperare una spilla che è rimasta impagliata alla sua sciarpa e cade accidentalmente in mare aperto. Mentre vede la poppa della nave che si allontana fa una promessa a Santa Rita, la santa protrettrice della causa impossibili: se riesce a salvarsi scriverà la storia della sua vita.
Luoghi e personaggi sfilano tumultuosamente davanti ai suoi occhi mentre il mare, tutto intorno, inizia a mostrare la sua forza minacciosa. A poco a poco l’immaginazione della naufraga s’impadronisce dei ricordi e li affranca dalla schiavitù del verosimile: la lotta con la morte ammette il ricorso a ogni stratagemma narrativo, a ogni invenzione di cui solo lo stile sicuro e sempre inspirato di Silvina Ocampo è capace.
Questo romanzo fantasmagorico, così lo definì l’autrice, al quale lavorò con dedizione per più di venticinque anni, sorprende per lo stile e per la ricchezza della trama e rappresenta un nuovo tassello nell’opera di riscoperta e ripubblicazione degli scritti della grande scrittrice argentina che laNuovafrontiera sta portando avanti.
È uno dei capisaldi della letteratura italiana del Novecento, uno degli autori imprescindibili per calarsi nella realtà del nostro Paese. “Il romanzo che abbiamo tutti sognato” scrisse Calvino de Una questione privata, tra i pochi suoi libri ad essere usciti durante la sua breve vita. Nato nel 1922, morì nel 1963. Cinquanta anni fa.
“Scrivo per un’infinità di motivi. [..] Non certo per divertimento. Ci faccio una fatica nera. La più facile delle mie pagine esce spensierata da una decina di penosi rifacimenti. Scrivo with a deep distrust and a deeper faith.”
LA VITA,da Wikipedia
Primogenito di tre figli, Beppe nacque ad Alba nelle Langhe il 1º marzo 1922 da Amilcare, garzone di macellaio di fede socialista e seguace di Filippo Turati, e da Margherita Faccenda, donna di forte carattere che ambiva per i suoi figli una vita migliore della propria. Nel 1928 il padre riuscì a mettersi in proprio, acquistando una macelleria in piazza del Duomo che gli fornì buoni proventi.
Da bambino, Beppe frequentò la scuola elementare “Michele Coppino” di Alba e si dimostrò un bambino intelligente e riflessivo, anche se affetto da lieve balbuzie. Terminate le scuole elementari, la madre, su consiglio del maestro e malgrado le persistenti ristrettezze della famiglia, iscrisse il figlio al Liceo Ginnasio “Govone” di Alba. Successivamente si trasferì per un breve periodo a Cantello dove visse alcuni anni della sua adolescenza e dove lavorò nei campi d’asparagi come contadino.
Alunno modello e appassionato della lingua inglese, fu lettore vorace e iniziò anche alcune traduzioni, che dovevano rivelarsi le prime di una lunga serie. Al liceo ebbe come insegnanti professori illustri e per lui indimenticabili, come Leonardo Cocito, insegnante di lingua italiana, che aderì tra i primi alla Resistenza e fu poi impiccato dai tedeschi il 7 settembre del 1944, e Pietro Chiodi, docente di storia e filosofia, grande studioso di Kierkegaard e di Heidegger, in seguito partigiano, compagno di Cocito stesso, e che invece fu deportato in un campo di concentramento tedesco.
Nel 1940 si iscrisse alla facoltà di Lettere dell’Università di Torino, che frequentò fino al 1943, quando fu richiamato alle armi e indirizzato prima a Ceva (Cuneo) e poi a Pietralata (Roma), al corso di addestramento per allievi ufficiali.
La vita partigiana
« Lo spettacolo dell’8 settembre locale, la resa di una caserma con dentro un intero reggimento davanti a due autoblindo tedesche not entirely manned, la deportazione in Germania in vagoni piombati avevano convinto tutti, familiari ed hangers-on, che Johnny non sarebbe mai tornato »
(da “Il partigiano Johnny”)
Dopo lo sbandamento seguito all’8 settembre 1943, Fenoglio nel gennaio del 1944 si unì alle prime formazioni partigiane. In un primo momento si aggregò ai “rossi” delle Brigate Garibaldi, ma presto passò con gli autonomi o badogliani del 1º Gruppo Divisioni Alpine comandata dal Enrico Martini “Mauri” e della sua 2ª Divisione Langhe, brigata Belbo, comandata da Piero Balbo “Poli” ed operante nelle Langhe, tra Mango, Murazzano e Mombarcaro. Partecipò allo sfortunato combattimento di Carrù e all’effimera esperienza della Libera Repubblica partigiana di Alba, indipendente tra il 10 ottobre e il 2 novembre 1944.
Il dopoguerra
Alla fine della guerra, Fenoglio riprese per un breve tempo gli studi universitari prima di decidere, con grande rammarico dei genitori, di dedicarsi interamente all’attività letteraria. Nel maggio del 1947, grazie alla sua ottima conoscenza della lingua inglese, fu assunto come corrispondente estero di una casa vinicola di Alba. Il lavoro, poco impegnativo, gli permise di contribuire alle spese della famiglia e di dedicarsi alla scrittura.
Nel 1949 comparve il suo primo racconto, intitolato Il trucco e firmato con lo pseudonimo di Giovanni Federico Biamonti, su Pesci rossi, il bollettino editoriale di Bompiani. Nello stesso anno presentò a Einaudi i Racconti della guerra civile e La paga del sabato, romanzo che ottenne un giudizio molto favorevole da Italo Calvino. Nel 1950 conobbe a Torino Elio Vittorini, che stava preparando per Einaudi la nuova collana “Gettoni”, ideata per accogliere i nuovi scrittori; nella stessa occasione Fenoglio conobbe di persona Calvino (con il quale aveva intrattenuto fino a quel momento solamente una cordiale corrispondenza) e Natalia Ginzburg.
Incoraggiato da Vittorini, riprese La paga del sabato e ne attuò una nuova stesura, ma a settembre abbandonò definitivamente il romanzo per organizzare una raccolta di dodici racconti, alcuni dei quali già inclusi nei Racconti della guerra civile. Nel 1952 la raccolta di racconti uscì, nella collana “Gettoni”, con il titolo I ventitré giorni della città di Alba. L’anno seguente Fenoglio completò il romanzo breve La malora, pubblicato ad agosto 1954.
Seguì un’intensa attività come traduttore dall’inglese: nel 1955 uscì sulla rivista Itinerari la traduzione de La ballata del vecchio marinaio di Samuel Taylor Coleridge. Iniziò intanto un grosso romanzo sugli anni 1943-1945, che presentò in lettura all’editore Garzanti nell’estate del 1958. Nell’aprile del 1959 uscì, nella collana “Romanzi Moderni Garzanti”, Primavera di bellezza; firmò con Livio Garzanti un contratto quinquennale sui suoi inediti. Nello stesso anno ricevette il premio “Prato” e iniziò a scrivere un nuovo romanzo di argomento partigiano.
Nel 1961, stimolato da Calvino a raccogliere i suoi nuovi racconti per presentarli al premio internazionale “Formentor”, si mise a lavorare alla raccolta Racconti del parentado; alla firma del contratto con Einaudi, tuttavia, accettò il titolo di Un giorno di fuoco. La pubblicazione fu però sospesa: Garzanti rivendicava i diritti e le due case editrici non riuscirono a raggiungere un compromesso. Iniziò così a scrivere Epigrammi e una nuova serie di racconti, oltre alla collaborazione a una sceneggiatura cinematografica di tema contadino.
La vita privata
Nel 1960 si sposò civilmente con Luciana Bombardi, che conosceva già dall’immediato dopoguerra, e compì il viaggio di nozze a Ginevra. La moglie gli sopravvisse per quasi 50 anni, morendo solo nel 2012 ad Alba. La figlia Margherita nacque il 9 gennaio del 1961; per l’occasione, Fenoglio scrisse due brevi racconti, La favola del nonno e Il bambino che rubò uno scudo.
La malattia e la morte
« Sempre sulle lapidi, a me basterà il mio nome, le due date che sole contano, e la qualifica di scrittore e partigiano »
(da “I ventitré giorni di Alba”)
Nell’inverno tra il 1959 e il 1960, in seguito a un esame medico, gli venne accertata un’infezione alle vie aeree, con complicazioni dovute alla forma di asma bronchiale che lo affliggeva ormai da anni che era degenerata in pleurite, a causa dell’eccessivo vizio del fumo.
Nel 1962, mentre si trovava in Versilia per ritirare il premio “Alpi Apuane” conferitogli per il racconto Ma il mio amore è Paco, venne colpito da un attacco di emottisi. Rientrato precipitosamente a Bra, a una visita medica gli venne diagnosticata una forma di tubercolosi con complicazioni respiratorie.
Si trasferì per un breve periodo (settembre e ottobre) a Bossolasco, a 757 metri d’altitudine, dove trascorse il tempo leggendo, scrivendo e ricevendo la visita degli amici. Ma presto per un aggravamento della malattia fu ricoverato in ospedale, prima a Bra e poi alle Molinette di Torino, e gli venne diagnosticato un cancro ai bronchi. Ogni cura risultò inutile: in pochi mesi lo scrittore peggiorò irreversibilmente. Durante gli ultimi giorni fu costretto a comunicare con un foglietto poiché venne tracheotomizzato a causa dei problemi respiratori.
La morte lo colse, dopo due giorni di coma, la notte del 18 febbraio 1963; venne sepolto nel cimitero di Alba con rito civile, con poche parole dette sulla tomba dal sacerdote don Natale Bussi, amico ed ex professore di liceo. Il suo romanzo più noto, Il partigiano Johnny, fu pubblicato postumo nel 1968.
Nel 2001 è stato istituito a Mango il percorso letterario intitolato “Il paese del partigiano Johnny”. Altri itinerari fenogliani sono stati istituiti, in seguito, a Murazzano e a San Benedetto Belbo, dove sono ambientati alcuni dei racconti di Langa più intensi e significativi. Il 10 marzo 2005, all’Università di Torino, a questo scrittore è stata conferita la “Laurea ad honorem” in Lettere alla memoria, segno della fortuna in gran parte postuma della sua opera letteraria.
(Dall’intervista a Beppe Fenoglio di Gino Nebiolo, “Gazzetta del Popolo”, 9 ottobre 1962).
Le sue opere:
I ventitré giorni della città di Alba, Einaudi, Torino, 1952
La malora, Einaudi, Torino 1954
Primavera di bellezza, Garzanti, Torino, 1959
Pubblicate postume
Un giorno di fuoco, Garzanti, Milano, 1963
Una questione privata, Garzanti, Milano, 1963
Il partigiano Johnny, Einaudi, Torino, 1968
La paga del sabato, a cura di Maria Corti, Einaudi, Torino, 1969
Un Fenoglio alla prima guerra mondiale, Einaudi, Torino, 1973
La voce nella tempesta, adattamento teatrale di Cime tempestose, a cura di Francesco De Nicola, 1974
L’affare dell’anima e altri racconti, Einaudi, Torino, 1980
La sposa bambina, tratto dalla raccolta “Un giorno di fuoco”, Einaudi, Torino, 1988
L’imboscata, Einaudi, Torino, 1992
Appunti partigiani 1944-1945, a cura di L. Mondo, Einaudi, Torino 1994
Quaderno di traduzioni, a cura di Mark Pietralunga, Einaudi, Torino, 2000.
Lettere 1940-1962, a cura di Luca Bufano, Einaudi, Torino in collaborazione con la Fondazione Ferrero di Alba, 2002
Una crociera agli antipodi e altri racconti fantastici, a cura di Luca Bufano, Einaudi, Torino, 2003
Epigrammi, a cura di Gabriele Pedullà, Einaudi, Torino, 2005
Tutti i racconti, a cura di Luca Bufano, Einaudi, Torino, 2007
una sua frase, una citazione di Beppe Fenoglio tratta dalla sua opera Il partigiano Johnny
“Forse un partigiano sarebbe stato come lui ritto sull’ultima collina, guardando la città e pensando lo stesso di lui e della sua notizia, la sera del giorno della sua morte. Ecco l’importante: che ne restasse sempre uno. Scattò il capo e acuì lo sguardo come a vedere più lontano e più profondo, la brama della città e la ripugnanza delle colline l’afferrarono insieme e insieme lo squassarono, ma era come radicato per i piedi alle colline. – I’ll go on to the end. I’ll never give up.”
due libri per conoscere meglio Beppe Fenoglio
La strada più lunga – sulle tracce di Beppe Fenoglio, Gabriele Pedullà, Donzelli
Secondo De Sanctis nella storia esistono momenti privilegiati in cui agli uomini è concesso di scrutare il proprio passato con una chiarezza e una capacità di discernimento altrimenti ad essi interdette. Da una convinzione in fondo non dissimile prende le mosse anche questo libro – dall’idea, cioè, che l’intera opera di Beppe Fenoglio possa essere compresa davvero soltanto a patto di osservarla attraverso il filtro del suo libro più compiuto e maturo, cioè Una questione privata.A fronte di una critica che si è concentrata quasi unicamente su problemi linguistici e filologici, il saggio di Gabriele Pedullà propone una lettura capillare dell’ultimo romanzo di Fenoglio, scelto come passe-partout per tutta la sua produzione narrativa. Mettendo insieme i frammenti sparsi nei diversi racconti, nel diario e negli scritti di gioventù, La strada più lunga arriva così a ridisegnare il profilo dello scrittore piemontese, sfatando alcune leggende critiche dure a morire, come quella dell’espressionismo de Il partigiano Johnny, o mettendo in luce l’importanza di un sottotesto fantastico e soprannaturale che attraversa tutto il romanzo.In questa ricognizione dei suoi veri ascendenti culturali (non più solo la letteratura anglosassone), un ruolo tutto speciale nella formazione di Fenoglio viene riconosciuto alla problematica filosofica e teologica, e in particolare all’influsso determinante di Pietro Chiodi e dell’esistenzialismo francese. Una questione privata diventa così anche un pretesto per interrogarsi sulla comunicazione indiretta e sul senso di colpa dei reduci, sui paradossi delle traduzione e sull’essenza voyeuristica del cinema, sulla paternità e sull’educazione delle donne, su Edipo e su Orfeo, sull’Apocalissi e sul perdono.Ma soprattutto La strada più lunga è un avvincente e leggibilissimo racconto critico, una meticolosa indagine nelle pieghe del testo e della coscienza, che contribuisce a rivelare un Fenoglio inedito proprio nel momento in cui lo scrittore di Alba conosce un significativo ritorno di popolarità e interesse.
PIERO NEGRI SCAGLIONE QUESTIONI PRIVATE Vita incompiuta di Beppe Fenoglio Ed. Einaudi 2006
Con scrittura chiara e narrata, e un montaggio quasi cinematografico, Piero Negri Scaglione ci offre non solo la prima biografia di Fenoglio che ricostruisce esattamente la cronologia della sua vita (e delle opere), ma anche un vivido ritratto di Alba, delle Langhe e di un’Italia remota. Tanto che, leggendo queste pagine, sembra di respirare la stessa atmosfera di un inedito romanzo dell’autore del Partigiano Johnny.
«Il piú solitario di tutti noi, Beppe Fenoglio, riuscí a fare il romanzo che tutti avevamo sognato, quando nessuno piú se lo aspettava, Una questione privata». Quando Italo Calvino scrive queste righe è il 1965, Fenoglio è morto due anni prima, a quarant’anni, dopo aver pubblicato tre libri: I ventitre giorni della città di Alba, La malora, Primavera di bellezza. Ma il destino un po’ beffardo di essere un autore piú che altro postumo non è l’unico interesse di una vita cosí insolita nel mondo delle lettere italiane.
Beppe Fenoglio nacque ad Alba, nel Piemonte piú profondo e vero, nell’anno della Marcia su Roma, il 1922. Era figlio di un macellaio del centro storico, frequentò il glorioso liceo classico della città perché un maestro elementare ne intuí le doti e sua madre gli credette. Scoprí cosí la letteratura, il teatro, la poesia, soprattutto quella degli autori di lingua inglese, e cominciò presto a creare un mondo immaginario in cui l’amore per la sua terra, le Langhe, si alimentava del fascino per culture e luoghi lontani, nel tempo e nello spazio. Arrivò la guerra, che lo strappò agli studi e gli cambiò la vita. Prima militare (fu allievo ufficiale del regio esercito), poi partigiano, visse fino in fondo l’avventura della nascita della nuova Italia. Tornò alla vita civile con l’unico desiderio di dedicarsi alla scrittura, ma, dovendo trovare un lavoro, finí in una cantina di Alba che produceva vermouth e spumanti. E poi, all’inizio degli anni Cinquanta, il manoscritto di un suo romanzo approda all’Einaudi, sulla scrivania di Italo Calvino.
Borges, Bioy Casares, Ocampo, Puig, Arguedas, Hernández, Rulfo, Vargas Llosa, Amado, Cortázar, Soriano: tutti autori grandissimi del catalogo Einaudi degli anni d’oro, molti ora “dismessi” , a cui va aggiunto di diritto anche Felisberto Hernández, pubblicato nel 1974 con una nota introduttiva di Italo Calvino, che di lui affermava: “Non somiglia a nessuno: a nessuno degli europei, a nessuno dei latinoamericani, è un irregolare che sfugge a ogni classificazione e inquadramento ma si presenta ad apertura di pagina come inconfondibile”.
Non riuscendo a imparare la stenografia, aveva inventato e perfezionato un suo sistema stenografico. La sua prosa può vagamente esser definita “realismo onirico”, un vagabondare incongruo e senza risoluzione tra le pieghe dell’esistenza quotidiana, con degni finali che non risolvono alcunchè. Fu apprezzato da Borges e amato da Cortazar, e questo potrebbe essere un buon “incentive” per cogliere il mistero nella realtà, l’incongruo nascosto e l’ironia di quanto può capitarci…..
Come un personaggio dei migliori libri di Bolano, così raccontiamo la sua esperienza umana, dal Blog di Edizioni Sur: http://blog.edizionisur.it/
” ….la vita di Hernández non fu meno bizzarra dei racconti e dei romanzi brevi alle cui trame l’autore l’ha spesso intrecciata: la vita di un ragazzo timido dalla vocazione musicale precoce, che dopo aver studiato con Clemente Colling (l’organista cieco di una chiesa di Montevideo, poi divenuto personaggio di uno dei suoi romanzi) comincia a guadagnarsi da vivere accompagnando al piano la proiezione dei film muti. Pianista errante, dagli anni ’20 sino al 1942 Felisberto si guadagna da vivere soprattutto suonando con fortuna disuguale, da solo o con un trio dal vasto ed eterogeneo repertorio: dai cinema ai caffè, dai teatri alle sale da concerto dove esegue Stravinsky.
In perenni ristrettezze economiche, prova ad aprire una libreria che fallisce, dà lezioni di piano, si sposa tre volte e ogni volta divorzia, intreccia intense relazioni amorose, trascorre due anni a Parigi con una borsa di studio ottenuta tramite Jules Supervielle, vive in misere pensioni, ingrassa mostruosamente per via di una fame insaziabile che lo renderà obeso al punto che il suo cadavere, dopo la morte per leucemia nel 1964, non passerà dalla porta di casa e dovrà essere calato dalla finestra. ”
Nessuno accendeva le lampade, Felisberto Hernandez, La nuova frontiera
Di Felisberto Hernández, Italo Calvino scrisse: “Non somiglia a nessuno: a nessuno degli europei e a nessuno dei latinoamericani, è un “irregolare” che sfugge a ogni classificazione e inquadramento ma si presenta ad apertura di pagina come inconfondibile.”
E in effetti Hernández sorprende il lettore con immagini sconcertanti e surreali, in cui non di rado gli oggetti o le singole parti dell’essere umano acquistano vita propria. Coniugando in maniera magistrale il ricordo e l’invenzione, il senso dell’humour e l’inquietudine, Hernández guida il lettore in un geniale gioco di analogie e associazioni di idee e seduce chi ha la fortuna di leggerlo.
Felisberto Hernández (Montevideo 1902 – 1964), pianista e scrittore, è uno degli autori più importanti della letteratura ispanoamericana del ventesimo secolo. La pubblicazione, nel 1942, del romanzo Por los tiempos de Clemente Colling segna una svolta nella sua vita e lo porta ad affiancare al pianoforte la macchina da scrivere. Seguono El caballo perdido (1943), Nadie encendía las lámparas (1947), Las Hortensias (1949), La casa inundada (1960) e Tierras de la memoria (1965).
che voglia di rileggere di nuovo tutto Calvino. Non è male essere aggiornati sulle migliori novità, ma ritrovare i vecchi amici, tornare a frequentarli, ripetere le vecchie battute, è bello nelle sere d’inverno.
così, si riprende in mano una edizione degli anni ottanta di Se una notte d’inverno, e si finisce in questa pagina (che potete leggere sotto), e non resta altro da aggiungere. Se non, una esortazione a chi ci segue, a farsi largo tra gli scaffali, con occhio attento e cuore aperto, evitando i condizionamenti della pubblicità, le mode del momento…
Da Se una notte d’inverno un viaggiatore, Italo Calvino
Dunque, hai visto su un giornale che è uscito Se una notte d’inverno un viaggiatore, nuovo libro di Italo Calvino, che non ne pubblicava da vari anni. Sei passato in libreria e hai comprato il volume. Hai fatto bene.
Già nella vetrina della libreria hai individuato la copertina col titolo che cercavi. Seguendo questa traccia visiva ti sei fatto largo nel negozio attraverso il fitto sbarramento dei Libri Che Non Hai Letto che ti guardavano accigliati dai banchi e dagli scaffali cercando d’intimidirti. Ma tu sai che non devi lasciarti mettere in soggezione, che tra loro s’estendono per ettari ed ettari i Libri Che Puoi Fare A Meno Di Leggere, i Libri Fatti Per Altri Usi Che La Lettura, i Libri Già Letti Senza Nemmeno Bisogno D’Aprirli In Quanto Appartenenti Alla Categoria Del Già Letto Prima Ancora D’Essere Stato Scritto. E cosí superi la prima cinta dei baluardi e ti piomba addosso la fanteria dei Libri Che Se Tu Avessi Piú Vite Da Vivere Certamente Anche Questi Li Leggeresti Volentieri Ma Purtroppo I Giorni Che Hai Da Vivere Sono Quelli Che Sono. Con rapida mossa li scavalchi e ti porti in mezzo alle falangi dei Libri Che Hai Intenzione Di Leggere Ma Prima Ne Dovresti Leggere Degli Altri, dei Libri Troppo Cari Che Potresti Aspettare A Comprarli Quando Saranno Rivenduti A Metà Prezzo, dei Libri Idem Come Sopra Quando Verranno Ristampati Nei Tascabili, dei Libri Che Potresti Domandare A Qualcuno Se Te Li Presta, dei Libri Che Tutti Hanno Letto Dunque E’ Quasi Come Se Li Avessi Letti Anche Tu. Sventando questi assalti, ti porti sotto le torri del fortilizio, dove fanno resistenza
i Libri Che Da Tanto Tempo Hai In Programma Di Leggere,
i Libri Che Da Anni Cercavi Senza Trovarli,
i Libri Che Riguardano Qualcosa Di Cui Ti Occupi In Questo Momento,
i Libri Che Vuoi Avere Per Tenerli A Portata Di Mano In Ogni Evenienza,
i Libri Che Potresti Mettere Da Parte Per Leggerli Magari Quest’Estate,
i Libri Che Ti Mancano Per Affiancarli Ad Altri Libri Nel Tuo Scaffale,
i Libri Che Ti Ispirano Una Curiosità Improvvisa, Frenetica E Non Chiaramente Giustificabile.
Ecco che ti è stato possibile ridurre il numero illimitato di forze in campo a un insieme certo molto grande ma comunque calcolabile in un numero finito, anche se questo relativo sollievo ti viene insidiato dalle imboscate dei Libri Letti Tanto Tempo Fa Che Sarebbe Ora Di Rileggerli e dei Libri Che Hai Sempre Fatto Finta D’Averli Letti Mentre Sarebbe Ora Ti Decidessi A Leggerli Davvero.
Ti liberi con rapidi zig zag e penetri d’un balzo nella cittadella delle Novità Il Cui Autore O Argomento Ti Attrae. Anche all’interno di questa roccaforte puoi praticare delle brecce tra le schiere dei difensori dividendole in Novità D’Autori O Argomenti Non Nuovi (per te o in assoluto) e Novità D’Autori O Argomenti Completamente Sconosciuti (almeno a te) e definire l’attrattiva che esse esercitano su di te in base ai tuoi desideri e bisogni di nuovo e di non nuovo (del nuovo che cerchi nel non nuovo e del non nuovo che cerchi nel nuovo).
Tutto questo per dire che, percorsi rapidamente con lo sguardo i titoli dei volumi esposti nella libreria, hai diretto i tuoi passi verso una pila di Se una notte d’inverno un viaggiatore freschi di stampa, ne hai afferrato una copia e l’hai portata alla cassa perché venisse stabilito il tuo diritto di proprietà su di essa.
CUCINA Italo Calvino: il sapore del racconto, Le ricette delle fiabe italiane, Leone VERDE
Dieci fiabe, dieci regioni, dieci sapori diversi. In essi la tradizione e la cultura popolare, la magia della parola e quella del cibo. Cibo che è la chiave di volta di ogni narrazione: oggetto del desiderio e artificio fatato sospeso tra privazione e ricompensa nell’orizzonte antico e immutabile del mondo contadino. Proprio Calvino, d’altronde, aveva progettato di scrivere un racconto per ognuno dei cinque sensi, e quello dedicato al gusto si sarebbe dovuto chiamare “Sapore sapere”.
Ricette balsamiche. Storia, leggende e ricette dell’Aceto Balsamico Tradizionale di Modena / Il loggione ed.
Come usare correttamente l’Aceto balsamico tradizionale di Modena in cucina. Più di cento ricette, la storia, le leggende….
Contiene il racconto vincitore dell’edizione 2007 di Degustibus Letteratura gustosa
Torte di mele, Di Marco – Ferrè, Tomasi
Ventotto ricette per fare festa ogni giorno! Classiche e rivisitate, morbide o croccanti, sempre profumate e fragranti di semplicità, di bontà e di salute, le torte di mele si possono declinare per tutti i gusti e per tutte le voglie, perché si sa: una (torta) di mela al giorno..
Piccoli Chef – cucina e impara, Food editore
Un libro divertente destinato a mamme, papà e nonni che vogliono trascorrere qualche ora con le mani in pasta insieme ai loro piccoli aspiranti chef. 36 ricette illustrate, pensate per essere preparate a quattro mani, tutte facili da realizzare anche senza saper leggere grazie ai disegni che, passo dopo passo, guidano i lettori nella preparazione. E, prima di iniziare a cucinare, qualche regola da seguire in cucina per gli adulti e i bambini, gli utensili da conoscere e le regole d’oro per crescere forti e sani.
Gusto – Cultura e sapori dei cibi più buoni d’Italia, Food
Dopo il grande successo di “Food. Il mondo del gusto per immagini”, pubblicato in tre ristampe e in diecimila copie vendute, Food Editore presenta “Gusto. Cultura e sapori dei cibi più buoni d’Italia”, un’opera che darà ulteriore luce e importanza al tipico italiano. Diversamente da Food, infatti, questa nuova pubblicazione sarà particolarmente focalizzata sui molti prodotti tipici italiani, DOP e IGP compresi, su tutti quegli ingredienti (inclusi naturalmente pasta e pane) che hanno reso la gastronomia italiana unica in tutto il mondo, ma anche su quelle “specialità” che non sono originarie del nostro Paese ma che vengono ormai istintivamente associate all’alta qualità italiana e al miglior made in Italy.
Un sontuoso libro, Il cavaliere inesistente di Italo Calvino, nella magnifica edizione che il raffinato editore Franco Maria Ricci ha impreziosito con le tavole raffiguranti la collezione di armature dell’Arciduca del Tirolo Ferdinando d’Asburgo. Consultabile ad Atlantide! Italo Calvino, Il cavaliere inesistente, Franco Maria Ricci
Tiratura di 1000 esemplari numerati.
rilegato con copertina in seta nera, notevoli immagini applicate con cofanetto
L’arciduca del Tirolo Ferdinando d’Asburgo (1520-1595) raccolse nel suo castello di Ambras presso Innsbruck un’onnivora collezione d’arte e di meraviglie che suscitò la stupita ammirazione dei contemporanei. Sua creatura diretta fu l’armeria, in cui raccolse le armature indossate in torneo o in battaglia dai più famosi cavalieri dell’epoca. Quelle vuote larve di guerrieri radunate da un amante della ferrigna sartoria militare sfilano qui in parata commentate da Christian Beaufort-Spontin, del Kunsthistorisches Museum di Vienna, studioso di storia delle armi. A questo teatrino della Vanitas Belli, a questo fantasmeale torneo di corazze smesse cesellate dai Dior della ferramenta, si attaglia con ironica perfezione uno dei capolavori narrativi di Italo Calvino, quel Cavaliere inesistente che è forse l’unico racconto al mondo in cui l’abito non solo fa il monaco, ma è il monaco.
48 tavole a colori che riproducono le armature raccolte dall’arciduca Ferdinando d’ Asburgo al castello d’ Ambrass
Testi: Italo Calvino, Cristian Beaufort-Spontin
Foto: Roberto Bigano
Traduzione di Fernando Solinas dal tedesco, Susanne E.L. Probst le schede delle armature
Rilegato in seta nera “Orient”, con plancetta a colori, impressioni in oro
Carta, a mano, Ingres, azzurra, Cartiere Miliani di Fabriano
se Borges fosse vivo e avesse un figlio tredicenne, gli regalerebbe questo libro: Pablo De Santis, Il ragazzo che scrisse l’enciclopedia di se stesso, salani. Un autore argentino di ottima annata, già conosciuto in Italia per alcuni ottimi libri per ragazzi, editi da Salani, Edt e da Nuove Edizioni Romane (ma ha al suo attivo anche libri per adulti, in italiano è stato tradotto solo L’enigma di Parigi, Mondadori)
Quello che presentiamo è un libro fulminante ed originale, vicino anche allo stile leggero di Calvino, dominato da un protagonista formidabile, Gabriel, affascinato dagli sterminati elenchi delle enciclopedie e intenzionato a donarne una al mondo sull’argomento che meglio conosce: se stesso. Lo farà giungendo a Summa, città speciale dove le cose accadono ad un ritmo forsennato, e potrà vivere tutte le esperienze che vale la pena raccontare. Un libro da segnalare nel panorama editoriale!
Pablo De Santis, Il ragazzo che scrisse l’enciclopedia di se stesso, Salani
Gabriel ha quindici anni ed è affascinato dall’ordine alfabetico e dalle enciclopedie. Decide così di scrivere un’enciclopedia sull’argomento che più conosce: se stesso. Per poter sperimentare il maggior numero di esperienze di vita che ancora ignora, decide di trasferirsi in una città in cui lo scorrere del tempo segue ritmi surreali, estremamente accelerati. Infatti, nel giro di pochi giorni diventa direttore del giornale locale, si sposa, diventa padre. Entra però anche nel mirino di un pericoloso assassino e sfuggirgli sarà per lui una vera corsa contro il tempo. Un’avventura incalzante che mescola le atmosfere delle città di Calvino al ritmo pazzo di Alice nel paese delle meraviglie. La storia di un ragazzo che scriveva perché voleva capire.
Pablo De Santis è nato a Buenos Aires nel 1963. Ha cominciato a scrivere fin da ragazzo e il suo primo romanzo è apparso nel 1987. Direttore della rivista Fierro, vi ha raccolto i migliori fumetti contemporanei. Nel 2004 ha vinto il premio Konex per la letteratura per ragazzi e nel 2007 il premio iberoamericano Planeta-Casa America per la narrativa. I suo i romanzi sono tradotti in nove lingue.
La letteratura di Pablo De Santis riflette l’ampia presenza dei differenti generi letterari presenti nella letteratura argentina. Le icone più celebri del mondo letterario argentino, Jorge Luis Borges, Adolfo Bioy Casares e Julio Cortázar, erano solite inglobare differenti generi popolari nelle loro opere, portandoli così alle altezze della letteratura nazionale. Fino ai nostri giorni la letteratura fantastica, poliziesca, la fantascienza e il fumetto hanno uno status di maggior prestigio in Argentina rispetto ad altre parti. Anche Pablo De Santis si sente radicato in questa tradizione.
De Santis: “Credo che ci sia nei miei libri un segno molte forte della presenza che i generi letterari hanno avuto nella letteratura argentina. Nella nostra letteratura, infatti, i generi- il poliziesco, il fantastico, la fantascienza- sono stati al centro, mentre in altre letterature generalmente essi sono un po’ ai margini. I nostri maggiori scrittori hanno praticato alcuni di questi generi.”
questo blog, nato dall'esperienza di Libreria Atlantide e Libreria Solea (ora non più esistente), vuole proporre a chi ama i libri recensioni e notizie, cuoriosità e classifiche, con la voce sincera di autentici librai. Quella che suggeriamo ai lettori di cercare fra le tante anime delle librerie indipendenti, d'Italia e del Mondo. Prima che scompaiano...