Feeds:
Articoli
Commenti

Posts Tagged ‘libri di storia in uscita’

Le armi, i cavalli, l’oro. Giovanni Acuto e i condottieri nell’Italia del Trecento,
Balestracci Duccio,
Laterza

ottobre 2009

Tra biografia e racconto d’armi, le vite di John Hawkwood, soldato inglese ribattezzato Giovanni Acuto, e dei condottieri al soldo. Attraverso la vita eccezionale di colui che è stato il più grande, stimato e temuto condottiero al soldo dei fiorentini, l’autore descrive le esistenze dei cavalieri e guerrieri mercenari, l’apprendistato delle armi, la struttura delle compagnie, il rapporto con la gente e i committenti, il denaro, gli strumenti del mestiere e la trasformazione delle compagnie di ventura in eserciti regolari.

I quattordici mesi. La mia Resistenza,

Biagi Enzo; Mazzetti Loris,
Rizzoli

settembre 2009
Il giovane Enzo era fresco di matrimonio quando si rifugiò sulle montagne per aderire alla Resistenza nelle brigate di Giustizia e Libertà. Giudicato troppo gracile per combattere, il suo comandante pensò che il partigiano Biagi avrebbe servito meglio la lotta antifascista facendo il suo mestiere: così gli venne affidata la stesura del giornale “Patrioti”, del quale era in pratica l’unico redattore. Uscirono solo quattro numeri, poiché la tipografia fu distrutta dai tedeschi, eppure Biagi avrebbe sempre considerato quei mesi da partigiano come i più importanti della sua vita. Progetto sempre cullato e mai ultimato, “La mia Resistenza” è un libro che raccoglie memorie e brani d’epoca oggi introvabili

Le ragioni di un decennio. 1969-1979. Da Piazza Fontana alla sconfitta dei movimenti,
De Luna Giovanni,
Feltrinelli

settembre 2009

“Anni di piombo.” Con questa espressione un po’ spettrale si è creduto – e tuttora spesso si crede – di poter riassumere un intero decennio della nostra storia, quello che va dalla strage di Piazza Fontana del dicembre 1969 al “riflusso” degli anni ottanta. Eppure sotto quella coltre di piombo restano ancora seppellite le tracce e le storie di troppi protagonisti, in primo luogo le vittime innocenti ma non inconsapevoli di una violenza che le ha travolte insieme ai movimenti e alle idee alle quali avevano deciso di dedicare la propria vita. È un passato che in Italia non riesce ancora a passare, ma su cui non si riesce a costruire una memoria pubblica condivisa. Le “ragioni” degli anni settanta vengono ora esplorate da Giovanni De Luna in questa ricostruzione. Non si tratta di difendere il decennio dai suoi detrattori. Piuttosto, il tentativo è quello di smontarlo, di sottrarlo a immagini troppo univoche.

Il messaggio dei costruttori di cattedrali,
Jacq Christian,
L’Età dell’Acquario

ottobre 2009

Chi furono i “costruttori delle cattedrali”? Abili capomastri, eccellenti artigiani o anche, e forse soprattutto, depositali di una sapienza antica, che affonda le proprie radici nella notte dei tempi? Se si studiano senza pregiudizi i grandi edifici di cui furono gli autori spesso anonimi, non si posso nutrire dei dubbi. La capacità progettuale, la competenza tecnica, il talento artistico si intrecciano con una conoscenza profonda della Tradizione, delle forme e dei rapporti numerici in cui si manifesta, dei simboli che da tempi immemorabili la esprimono.

Pericle. L’inventore della democrazia,
Mossé Claude,
Laterza,
ottobre 2009

“Il nostro sistema politico non si propone di imitare le leggi di altri popoli: noi non copiamo nessuno, piuttosto siamo noi a costituire un modello per gli altri. Si chiama democrazia, poiché nell’amministrare si qualifica non rispetto ai pochi, ma alla maggioranza.” Sono pochi gli uomini che hanno dato il proprio nome a un momento della Storia. Pericle, gigantesca figura consegnata da Plutarco ai posteri come inventore della democrazia ateniese il modello di governo che avrebbe plasmato il mondo occidentale -, è tra questi. Per comprendere come e perché gli siano stati attribuiti un ruolo e un’importanza tanto fuori dall’ordinario, Claude Mossé ricostruisce vita e battaglie di Pericle, ritraendole nel quadro complesso di una giovane città emergente nel momento in cui stava rapidamente raggiungendo l’apice del proprio splendore e della propria potenza.

La memoria e la violenza,
Pahor Boris; Orlic Mila,
Rizzoli

ottobre 2009

Quand’era bambino, all’improvviso a Trieste divenne proibito parlare sloveno. All’epoca, Pahor poteva opporre soltanto la forza del suo disperato stupore. Solo anni dopo ha capito l’impatto lacerante del fascismo e il suo tentativo di privare un popolo della propria identità. Attraverso i ricordi diretti (l’incendio della Casa di cultura slovena, le bocciature perché non sapeva l’italiano, gli attentati ai capi della comunità), il grande scrittore triestino ricorda ai troppi che vogliono dimenticare che il fascismo non fu tollerante, ma incarnò un male duro e oppressivo, non dissimile dal nazismo. E spiega per quale motivo fu tra i primi a denunciare le vittime politiche delle foibe istriane: perché ha compreso, sulla propria pelle, che sotto la bandiera nazionale i regimi totalitari assumono solo il colore dell’odio e della violenza.

Read Full Post »