Posts Tagged ‘libri russi’
una novità al giorno, I preti di Stargorod, di Nicolaj Leskov
Posted in Uncategorized, tagged autori russi, CASTELVECCHI EDITORE, di Nicolaj Leskov, I preti di Stargorod, il viaggiatore incantato, leskov, libri, libri russi on ottobre 21, 2016| Leave a Comment »
una novità al giorno: Svetlana Aleksievic – Gli ultimi testimoni ( Bompiani )
Posted in Uncategorized, tagged guerra germania russia, libri, libri nazismo, libri russi, libri russia, nuovi libri premi nobel, premio nobel letteratura, Svetlana Aleksievic, Svetlana Aleksievic ne Gli ultimi testimoni ( Bompiani on aprile 28, 2016| Leave a Comment »
ricorrenze. La morte di DOSTOEVSKIJ, la nascita di CECHOV
Posted in Uncategorized, tagged anton cechov, autori russi, CECHOV, DELITTO E CASTIGO, La morte di DOSTOEVSKIJ, libri, libri russi, MINIMUM FAX, SENZA TRAMA E SENZA FINALE on gennaio 28, 2015| Leave a Comment »
Il 28 gennaio 1881 morì a San Pietroburgo lo scrittore russo FËDOR MICHAJLOVIČ DOSTOEVSKIJ.
qualche sua frase:
Ama la vita più della sua logica, solo allora ne capirai il senso
Il poeta, quando è rapito dall’ispirazione, intuisce Dio.
L’umanità può vivere senza la scienza, può vivere senza pane, ma soltanto senza la bellezza non potrebbe più vivere, perché non ci sarebbe più nulla da fare al mondo. Tutto il segreto è qui, tutta la storia è qui
l’incipit
All’inizio di un luglio straordinariamente caldo, verso sera, un giovane scese per strada dallo stanzino che aveva preso in affitto in vicolo S., e lentamente, come indeciso, si diresse verso il ponte K. Sulle scale riuscì a evitare l’incontro con la padrona di casa. Il suo stanzino era situato proprio sotto il tetto di un’alta casa a cinque piani, e ricordava più un armadio che un alloggio vero e proprio. La padrona dell’appartamento, invece, dalla quale egli aveva preso in affitto quello stambugio, vitto e servizi compresi, viveva al piano inferiore, in un appartamento separato, e ogni volta che egli scendeva in strada gli toccava immancabilmente di passare accanto alla cucina della padrona, che quasi sempre teneva la porta spalancata sulle scale. E ogni volta, passandole accanto, il giovane provava una sensazione dolorosa e vile, della quale si vergognava e che lo portava a storcere il viso in una smorfia. Doveva dei soldi alla padrona, e temeva d’incontrarla.
[Fëdor Dostoevskij, Delitto e castigo, traduzione di Serena Prina, Mondadori, 1994.]
Il 29 gennaio 1860 nacque a Taganrog (Russia) lo scrittore e drammaturgo russo ANTON PAVLOVIČ ČECHOV.
Cinque o sei giorni
«Per scrivere un racconto ci vogliono cinque o sei giorni e dovete pensarci tutto il tempo, altrimenti non vi foggerete mai uno stile. Prima d’esser messo sulla carta, ogni frase deve restarvi in testa un paio di giorni per rimpolparsi. Io stesso, beninteso, sono troppo pigro per attenermi a questa regola, ma tanto più volentieri la raccomando a voi che siete giovane, in quanto ne ho sperimentato molte volte i benefici effetti, e so che i manoscritti di tutti i veri maestri sono scarabocchiati per lungo e per largo, consunti e coperti di pezze a loro volta piene di cancellature e di sgorbi».
ad Aleksander Lazarev- Gruzinskij, Mosca, 13 marzo 1890
da Senza trama e senza finale – 99 consigli di scrittura, Minimum Fax
Andrej Belyj, Pietroburgo, Adelphi
Posted in i libri che ci sono piaciuti - recensioni, tagged adelphi, aleksandr blok, Andrej Belyj, autori russi, autori russi consigliati, letteratura russa, letteratura russa novecento, letture, letture consigliate, libri, libri adelphi, libri consigliati, libri russi, nuovi libri consigliati, Pietroburgo, recensioni, recensioni libri, recensioni nuovi libri, scrittori russi on novembre 4, 2014| Leave a Comment »
“PIETROBURGO,- scriveva il prof.Vittorio Strada negli anni 50-60,- l’attuale Leningrado, da Puskin a Gogol’, da Dostoevskij a Blok, a Belyj è entrata nella letteratura russa con una sua topografia fantastica percorsa da personaggi irreali: gli Onegin, i Raskolnikov, i Basmačkin, gli Obleuchov, le Sconosciute” (V.Strada)
Proprio questo romanzo viene considerato il miglior libro del simbolismo russo: l’ambientazione è ad inizio Novecento, anni della guerra con il Giappone, di attentati, scioperi e cariche dei cosacchi contro gli operai. in questo periodo di tensione si inserisce il rapporto tra il giovane terrorista e il padre, il mitico Apollon Apollonovic Ableuchov, funzionario inseritissimo nella terribile macchina burocratica russa. Proprio l’ottusità della burocrazia russa pre rivoluzionaria è il bersaglio principale dell’opera, da cui risalta con fulgore una splendida protagonista: la città di Pietroburgo, appunto!
Certo, una gran bella sorpresa da parte dell’editore Adelphi, che ha riproposto questo vecchio testo Einaudi, nella stessa versione curata da Ripellino! Lettura consigliatissima per lettori di classe!
Andrej Belyj, Pietroburgo, Adelphi
Pietroburgo, 1905. La città è sconvolta dalla tempesta sociale, si moltiplicano i comizi, gli scioperi, gli attentati. Il giovane Nikolaj Apollonovic, che si è incautamente legato a un gruppo rivoluzionario, entra in contatto con Dudkin, nevrotico terrorista nietzscheano, il quale gli affida una minuscola bomba. E il provocatore Lippancenko, doppiogiochista al servizio della polizia zarista e al contempo dei rivoluzionari, gli rivela qual è il suo compito: dovrà far saltare in aria il senatore Apollon Apollonovic, abietto campione dell’assurdità burocratica. Suo padre. È intorno a questo rovente nucleo narrativo che si snodano le vicende surreali e grottesche di “Pietroburgo”, unanimemente considerato il capolavoro romanzesco del simbolismo russo. Dove la vera protagonista è tuttavia la “Palmira del Nord”: una Pietroburgo maestosa e geometrica solo all’apparenza, edificata su un labile terreno palustre i cui miasmi sgretolano le possenti architetture, le cui brume sfaldano e decompongono ogni comparsa che striscia lungo i vicoli fiocamente illuminati, tra bettole ammuffite e palazzi scrostati. I sommovimenti di inizio secolo, preludio di future tragedie, l’ululato del vento che si incanala lungo le gole del libro, il demoniaco colore giallo dei comizi gremiti di una folla in trance: ogni cosa è in preda a una malefica possessione, che Belyj filtra attraverso la lanterna magica delle immagini.
Andrej Belyj è una figura di grande rilievo nella letteratura russa contemporanea. Figlio di Nikolaj Vasil’evic Bugaev (1837-1903), docente di matematica presso l’Università di Mosca, e di Aleksandra Dmitrievna Egorova (1858-1922), pianista, negli anni dell’adolescenza entra in contatto con Sergej Solov’ev (nipote del filosofo Vladimir Solov’ev), scrive le prime poesie e dal 1896 si appassiona al simbolismo francese e al pensiero di Arthur Schopenhauer. Nei primi anni del Novecento legge i versi di Aleksandr Blok e inizia a nutrire un certo interesse per la teosofia.
Compie i primi studi in Matematica presso l’Università di Mosca, dove a partire dal 1903 stringe amicizia con il filosofo e mistico Pavel Florenskij. In questi anni intrattiene relazioni e rapporti con la realtà delle società filosofico-religiose, impegnate in un dibattito che, recuperando alcune antiche tradizioni del misticismo, poneva in discussione i rigidi e radicati confini dell’ortodossia. Dal 1912 al 1916 soggiorna nell’Europa occidentale e si avvicina alle teorie antroposofiche di Rudolf Steiner, mentre i suoi rapporti con Florenskij sono ormai interrotti. Ritorna in Russia nel 1916, per raggiungere nuovamente Berlino nell’autunno 1921 in un nuovo viaggio che nel 1923 si concluderà segnando il suo definitivo ritorno in patria. Muore a Mosca l’8 gennaio del 1934, in seguito alle conseguenze di un colpo di sole subìto in Crimea.