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Posts Tagged ‘metà di un sole giallo’

RICORRENZE. 6 luglio 1967, prende il via la guerra civile in Nigeria, in seguito ai tentativi di secessione del Biafra, popolato in prevalenza dagli Ibo C’è uno splendido libro da parte di una delle voci più interessanti della narrativa africana che ha in sottofondo il conflitto:
 
CHIMAMANDA NGOZI ADICHIE, META’ DI UN SOLE GIALLO, EINAUDI
 
 
Metà di un sole giallo è la storia di molte Afriche: quella sensuale della splendida Olanna, che rinuncia ai privilegi per amare il professore idealista Odenigbo, e quella concreta della sua gemella Kainene, che affronta il mondo con l’arma del sarcasmo; l’Africa superstiziosa di Mama e Amala e quella colta ed emancipata del circolo di Odenigbo, l’Africa naïf del giovane servitore Ugwu e quella archetipica inseguita dall’uomo di Kainene, Richard.
 
Quando entra a servizio dal bizzarro professore di matematica Odenigbo, Ugwu è un ragazzino dei villaggi che non ha mai visto un lavandino. L’acqua, dove vive lui, scorre solo alla fontana pubblica, il cibo si prepara in cucine fumose e affollate e non si conserva in grosse scatole fredde dai ripiani colmi, le notizie passano di bocca in bocca anziché uscire da quel coso prezioso che Padrone chiama radiogrammofono. La geografia, là da lui, ha i confini minuscoli delle terre visitate, e la storia, quelli dei ricordi familiari.
Ma in quei primi anni Sessanta del Novecento, nella fetta di territorio igbo del sudest nigeriano che per breve tempo andrà sotto il nome di Biafra, già si agitano i fermenti secessionisti e di lì a poco la distanza pur siderale fra un salotto borghese di Nsukka e un umile villaggio del bush sarà spazzata via da uno dei conflitti più devastanti che l’Africa ricordi – la Guerra Civile Nigeriana – che, confondendo le demarcazioni sociali ed economiche, inciderà il confine fra la vita e la morte lungo nuove linee etniche. Non conteranno più i beni e i saperi di un tempo, conterà essere hausa e non igbo, avere fattezze che consentano di sfuggire alla persecuzione, trovare cibo a sufficienza per strappare i propri figli al kwashiorkor.
Odenigbo, già campione del rinnovamento, scoprirà allora di non saper reggere il peso del proprio zelo rivoluzionario; la fragilità di Olanna, la «bruna sirena» che lo ama dall’alveo protetto della sua bellezza e del suo inglese impeccabile, si tramuterà al contrario in una forza straordinaria di conservazione degli affetti; la stessa che dimostrerà la sua gemella Kainene, la beffarda, la sfuggente, ancora una volta tradita e delusa, ma capace di sciogliere il suo dolore in quello di un intero popolo, perché «ci sono cose talmente imperdonabili da rendere perdonabile tutto il resto»; e all’uomo che l’ama, Richard, giunto dall’Inghilterra per studiare l’arte di Igbo-Ukwu, il suo esempio servirà da monito e stimolo per interrogarsi sulle responsabilità del colonialismo bianco e sull’onda lunga delle sue conseguenze. Quanto a Ugwu, imparerà a conoscere le cose e, inevitabilmente, a desiderare di non averle mai conosciute. Pur nella frammentazione del punto di vista narrante con cui Adichie restituisce le sfaccettature della vicenda, è al ragazzino dei villaggi che si riconosce la prospettiva più autorevole. Sua è la prima parola, e sua sarà anche l’ultima.
 
Metà di un sole giallo è la storia di molte Afriche: quella sensuale della splendida Olanna, che rinuncia ai privilegi per amare il professore idealista Odenigbo, e quella concreta della sua gemella Kainene, che affronta il mondo con l’arma del sarcasmo; l’Africa superstiziosa di Mama e Amala e quella colta ed emancipata del circolo di Odenigbo, l’Africa naïf del giovane servitore Ugwu e quella archetipica inseguita dall’uomo di Kainene, Richard.
Tutti questi mondi, con il loro bagaglio di felicità e dolore, di generosità e crudeltà, di amore e gelosia, vengono travolti dalla piena della storia quando nel 1967 la proclamazione d’indipendenza dalla Nigeria della Repubblica del Biafra sfocia in una tragica guerra civile.
 
Metà di un sole giallo ha vinto l’Orange Broadband Prize 2007.
 
«Amore e tradimento in un racconto magnifico e spietato».
 
Time magazine
 
«Di solito non associamo la saggezza al neofita, eppure ecco una nuova scrittrice con il talento degli antichi cantastorie».
 
Chinua Achebe
 
Tradotto da Susanna Basso
biafra

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La Nigeria non è solo il Paese di Boko Haram, ma è terra di grandi scrittori: con la regia di Biyi Bandele, arriva sui grandi schermi META’ DI UN SOLE GIALLO, dal libro di Chimamanda Ngozi Adichie (Einaudi – traduzione di Susanna Basso)

 

 

Nella scrittura dell’autrice convivono felicemente le doti della narrazione orale africana insieme a quelle del romanzo moderno, dando vita ad un fortunato ed indimenticabileconnubio. . Con sapienza e bravura l’autrice ricostruisce un grande affresco multicolore della Nigeria degli anni Sessanta, devastata dal disastro del Biafra, facendoci conoscere però anche il lato meno noto di quel Paese, il mondo delle poche persone con una istruzione superiore alla media, alle prese con un mondo che si sgretolava

ecco la scheda del libro.

Metà di un sole giallo è la storia di molte Afriche: quella sensuale della splendida Olanna, che rinuncia ai privilegi per amare il professore idealista Odenigbo, e quella concreta della sua gemella Kainene, che affronta il mondo con l’arma del sarcasmo; l’Africa superstiziosa di Mama e Amala e quella colta ed emancipata del circolo di Odenigbo, l’Africa naïf del giovane servitore Ugwu e quella archetipica inseguita dall’uomo di Kainene, Richard.

 

Quando entra a servizio dal bizzarro professore di matematica Odenigbo, Ugwu è un ragazzino dei villaggi che non ha mai visto un lavandino. L’acqua, dove vive lui, scorre solo alla fontana pubblica, il cibo si prepara in cucine fumose e affollate e non si conserva in grosse scatole fredde dai ripiani colmi, le notizie passano di bocca in bocca anziché uscire da quel coso prezioso che Padrone chiama radiogrammofono. La geografia, là da lui, ha i confini minuscoli delle terre visitate, e la storia, quelli dei ricordi familiari.

Ma in quei primi anni Sessanta del Novecento, nella fetta di territorio igbo del sudest nigeriano che per breve tempo andrà sotto il nome di Biafra, già si agitano i fermenti secessionisti e di lì a poco la distanza pur siderale fra un salotto borghese di Nsukka e un umile villaggio del bush sarà spazzata via da uno dei conflitti più devastanti che l’Africa ricordi – la Guerra Civile Nigeriana – che, confondendo le demarcazioni sociali ed economiche, inciderà il confine fra la vita e la morte lungo nuove linee etniche. Non conteranno più i beni e i saperi di un tempo, conterà essere hausa e non igbo, avere fattezze che consentano di sfuggire alla persecuzione, trovare cibo a sufficienza per strappare i propri figli al kwashiorkor.

Odenigbo, già campione del rinnovamento, scoprirà allora di non saper reggere il peso del proprio zelo rivoluzionario; la fragilità di Olanna, la «bruna sirena» che lo ama dall’alveo protetto della sua bellezza e del suo inglese impeccabile, si tramuterà al contrario in una forza straordinaria di conservazione degli affetti; la stessa che dimostrerà la sua gemella Kainene, la beffarda, la sfuggente, ancora una volta tradita e delusa, ma capace di sciogliere il suo dolore in quello di un intero popolo, perché «ci sono cose talmente imperdonabili da rendere perdonabile tutto il resto»; e all’uomo che l’ama, Richard, giunto dall’Inghilterra per studiare l’arte di Igbo-Ukwu, il suo esempio servirà da monito e stimolo per interrogarsi sulle responsabilità del colonialismo bianco e sull’onda lunga delle sue conseguenze. Quanto a Ugwu, imparerà a conoscere le cose e, inevitabilmente, a desiderare di non averle mai conosciute. Pur nella frammentazione del punto di vista narrante con cui Adichie restituisce le sfaccettature della vicenda, è al ragazzino dei villaggi che si riconosce la prospettiva più autorevole. Sua è la prima parola, e sua sarà anche l’ultima.

 

Metà di un sole giallo è la storia di molte Afriche: quella sensuale della splendida Olanna, che rinuncia ai privilegi per amare il professore idealista Odenigbo, e quella concreta della sua gemella Kainene, che affronta il mondo con l’arma del sarcasmo; l’Africa superstiziosa di Mama e Amala e quella colta ed emancipata del circolo di Odenigbo, l’Africa naïf del giovane servitore Ugwu e quella archetipica inseguita dall’uomo di Kainene, Richard.

Tutti questi mondi, con il loro bagaglio di felicità e dolore, di generosità e crudeltà, di amore e gelosia, vengono travolti dalla piena della storia quando nel 1967 la proclamazione d’indipendenza dalla Nigeria della Repubblica del Biafra sfocia in una tragica guerra civile.

 

Metà di un sole giallo ha vinto l’Orange Broadband Prize 2007.

 

«Amore e tradimento in un racconto magnifico e spietato».

Time magazine

 

«Di solito non associamo la saggezza al neofita, eppure ecco una nuova scrittrice con il talento degli antichi cantastorie».

Chinua Achebe

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calciatrice

Mohamed ha trasformato la sua ricerca sulla vita del padrein un avvincente esordio che ruota attorno all’esperienza dei rifugiati, alla vicenda di un ragazzino che diventerà uomo. Chi ha amato Metà di un sole giallo di Chimamanda Ngozi troverà una nuova potente voce femminile dall’Africa, un continente che comincia a svelare al mondo importanti tesori letterari. (tanto da meritare una vera e propria NAZIONALE DELLE AUTRICI AFRICANE CONTEMPORANEE, che trovate sotto)

Mamba Boy, Mohamed Nadifa, Neri pozza
Ambaro, la madre di Jama, è una bedu, una beduina somala capace di seguire a piedi i cammelli durante gli spostamenti della carovana di suo padre. Incinta di Jama di otto mesi, un giorno si siede esausta ai piedi di un’antica acacia nella savana. Sul lato del pancione esposto al sole scorge a un certo punto arrotolarsi un gigantesco mamba nero, il serpente dal veleno più letale che vi sia. Il mamba appoggia il muso da diavolo saggio sull’ombelico, poi scivola giù e, con un colpo di coda, scompare nella sabbia. Naturale, perciò, che quando Jama nasce, Ambaro lo chiami Goode, che significa appunto mamba nero. Goode, il ragazzo fortunato, nato con la benedizione del grande serpente. La buona sorte, però, non sembra accompagnare affatto i primi passi del ragazzo nel mondo. Guure, suo padre, un sognatore di liuto che non accetta l’idea che la giovinezza possa finire, abbandona Ambaro e Jama al loro destino e parte per il Sudan con la speranza di fare fortuna come autista per gli stranieri. Lasciata la Somalia e trasferitasi con Jama ad Aden, la città dello Yemen coi suoi edifici color sabbia e le sue fabbriche, dove accorrono da ogni parte commercianti, criminali, facchini, pescatori e ciabattini, Ambaro inaspettatamente muore. E Jama si ritrova da solo in un luogo che non è affatto un paradiso, come immaginava sua madre, ma un posto sporco e pericoloso. Dopo aver vissuto in strada con i ragazzi del mercato, Jama decide di tornarsene in Somalia con un solo proposito in testa: ritrovare suo padre.


NAZIONALE DELLE AUTRICI AFRICANE CONTEMPORANEE

N. 1 in porta, dal Camerun, Werewere Liking, La memoria amputata, Baldini Castoldi e Dalai
N. 2 dal Sudafrica, Wicomb Zoe, In piena luce, La tartaruga
N. 3 dall’Egitto, Leila Aboulela, Minareto, Rizzoli  ( http://www.missioni-africane.org/724__Sindiwe_Magona, dove troverete altre schede di autrici del continente)
N. 4 Dal Sudafrica, Sindiwe Magona, Guguletu blues – Racconti di donne della township, Questo è il mio corpo, entrambi editi da Goree
N. 5 dalla Costa d’Avorio, Veronique Tadjo , Ombra di Imana – viaggio al termine del Ruanda
N. 6 dal Kenya Marguerite Ogola, Alla fine del cielo, San Paolo
N. 7 a prendere il prestigioso posto occupato dalla Zimbabwana Yvonne Vera, Il fuoco e la farfalla, Le vergini delle rocce, Frassinelli (scomparsa nel 2005, una grande autrice ) http://www.missioni-africane.org/472__Yvonne_Vera , lanciamo proprio la somala Mohamed Nadifa (ora vive in Inghilterra), con il suo Mamba Boy
N. 8 da Sudafrica\Kenya\Italia, Valentina Akava Mmaka, Cercando Lindiwe, Epochè (dalla terza partita giocherà Dal Mozambico, Paulina Chiziane, L’allegro canto della pernice, e Niketche. Una storia di poligamia , entrambi La nuova frontiera , esclusa per lieve infortunio)
N. 9  dalla Nigeria Chimamanda Ngozi Adichie , Metà di un sole giallo (Einaudi) e Ibisco viola (Fusi orari) http://www.halfofayellowsun.com/
N.10 Dal Camerun, Calixthe Beyala, Gli alberi ne parlano ancora, A bruciarmi è stato il sole (Epoche per entrambi)
N.11 dalla Francia, ma di origini africane da parte di padre (Senegal), Marie Ndiaye, Tre donne forti, Giunti

E queste sono le vispe riserve:
N. 12 Fatou Diome, dal Senegal, di cui ricordiamo Sognando Maldini, Edizioni Lavoro
N. 13 Italo-etiope,Gabriella Ghermandi,  è nata ad Addis Abeba nel 1965, e si è trasferita in Italia nel 1979. Da parecchi anni vive a Bologna, città originaria del padre. Ha pubblicato Regina di fiori e di perle, Donzelli editore
N. 14 camerunense, Leonora Miano, con il suo Notte dentro, Epochè

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La scrittrice nigeriana Chimamanda Ngozi Adichie è la vincitrice del Premio Nonino 2009. Il Nonino è tra i più prestigiosi premi letterari italiaci, grazie anche alla competenza della giuria, presieduta dal premio Nobel V.S. Naipaul e composta tra gli altri da Claudio Magris, Edgar Morin, Ermanno Olmi, John Banville e Norman Manea. Nomi che fortunatamente riescono a volare sopra gli “inciuci” tra editori che spesso si verificano con altre competizioni.

Metà di un sole giallo è piaciuto molto anche a noi, e a diversi lettori “specializzati” in letteratura africana. A dire il vero, abbiamo amato molto anche il suo primo libro, Ibisco viola. Riproproniamo quanto scritto nella nostra newsletter sull’autrice, in occasione dell’uscita de META’ DI UN SOLE GIALLO.

Tenere a mente il suo nome non è semplice nemmeno per un acceso mnemonista, ma siamo certi questa nuova figura della letteratura di lingua inglese resterà a lungo sulle scene per conservarne il ricordo. Scrive, cogliendo nel segno: CHINUA ACHEBE: “di solito non associamo la saggezza al neofita, eppure ecco una nuova scrittrice con il talento degli antichi cantastorie” .

L’attenzione su CHIMAMANDA NGOZI ADICHIE si è accesa nel mondo letterario dopo la sua vittoria all’ORANGE PRIZE nel 2007, con il volume META’ DI UN SOLE GIALLO, appena uscito da Einaudi. L’ORANGE PRIZE è un riconoscimento attribuito ad autrici di lingua inglese, decisamente ambito. In Italia era già stato pubblicato questo suo romanzo nel 2007, che stupisce per le doti di questa giovane: un debutto senza dubbio da ricordare, il suo. La famiglia di Kambili, giovinetta nigeriana, è un microcosmo dominato dal fanatismo religioso del padre, in rotta di collisione con la crescita dei figli. L’imperfetto padre, giornalista, diventa invece fuori dalle mura domestiche un difensore della democrazia, smarrita con il colpo di stato che sconvolge gli equilibri del Paese. Nella scrittura dell’autrice convivono felicemente le doti della narrazione orale africana insieme a quelle del romanzo moderno, dando vita ad un fortunato connubio.

Chimamanda Ngozi Adichie L’ibisco viola FUSI ORARI Traduzione di Maria Giuseppina Cavallo

Kambili è una ragazza di quindici anni. Vive a Enugu, in Nigeria, con i genitori e il fratello Jaja. Suo padre Eugene, proprietario dell’unico giornale indipendente del paese, è considerato un modello di generosità e coraggio politico. Ma è anche un cattolico fanatico che impone una terribile disciplina ai suoi familiari e li punisce con castighi crudeli. Dopo un colpo di stato, che coinvolge anche il padre, Kambili e Jaja vanno a vivere dalla zia. Nella nuova casa regnano la musica e l’allegria. E i due ragazzi scoprono una nuova vita fatta di indipendenza, amore e libertà. Una rivelazione che cambierà il loro futuro. “Ecco una giovane scrittrice dotata del dono degli antichi cantastorie”.-Chinua Achebe “L’ibisco viola è allo stesso tempo seducente e vero. È il miglior debutto che ho letto dai tempi di Il dio delle piccole cose di Arundhati Roy”.-Jason Cowley, The Times Chimamanda Ngozi Adichie è nata in Nigeria nel 1977. I suoi racconti sono pubblicati su Granta e The New Yorker. L’ibisco viola è il suo primo romanzo. _____

Come dicevamo, META’ DI UN SOLE GIALLO è stato uno dei più acclamati romanzi del 2007 nel mondo anglosassone, e finalmente Einaudi lo propone al pubblico italiano. Con sapienza e bravura l’autrice ricostruisce un grande affresco multicolore della Nigeria degli anni Sessanta, devastata dal disastro del Biafra, facendoci conoscere però anche il lato meno noto di quel Paese, il mondo delle poche persone con una istruzione superiore alla media, alle prese con un mondo che si sgretolava

Chimamanda Ngozi Adichie, Metà di un sole giallo, EINAUDI

Metà di un sole giallo è la storia di molte Afriche: quella sensuale della splendida Olanna, che rinuncia ai privilegi per amare il professore idealista Odenigbo, e quella concreta della sua gemella Kainene, che affronta il mondo con l’arma del sarcasmo, l’Africa superstiziosa di Mama e Amala e quella colta ed emancipata del circolo di Odenigbo, l’Africa naïf del giovane servitore Ugwu e quella archetipica inseguita dall’uomo di Kainene, Richard. Quando entra a servizio dal bizzarro professore di matematica Odenigbo, Ugwu è un ragazzino dei villaggi che non ha mai visto un lavandino. L’acqua, dove vive lui, scorre solo alla fontana pubblica, il cibo si prepara in cucine fumose e affollate e non si conserva in grosse scatole fredde dai ripiani colmi, le notizie passano di bocca in bocca anziché uscire da quel coso prezioso che Padrone chiama radiogrammofono. La geografia, là da lui, ha i confini minuscoli delle terre visitate, e la storia, quelli dei ricordi familiari. Ma in quei primi anni Sessanta del Novecento, nella fetta di territorio igbo del sudest nigeriano che per breve tempo andrà sotto il nome di Biafra, già si agitano i fermenti secessionisti e di lì a poco la distanza pur siderale fra un salotto borghese di Nsukka e un umile villaggio del bush sarà spazzata via da uno dei conflitti più devastanti che l’Africa ricordi – la Guerra Civile Nigeriana – che, confondendo le demarcazioni sociali ed economiche, inciderà il confine fra la vita e la morte lungo nuove linee etniche. Non conteranno più i beni e i saperi di un tempo, conterà essere hausa e non igbo, avere fattezze che consentano di sfuggire alla persecuzione, trovare cibo a sufficienza per strappare i propri figli al kwashiorkor. Odenigbo, già campione del rinnovamento, scoprirà allora di non saper reggere il peso del proprio zelo rivoluzionario, la fragilità di Olanna, la «bruna sirena» che lo ama dall’alveo protetto della sua bellezza e del suo inglese impeccabile, si tramuterà al contrario in una forza straordinaria di conservazione degli affetti, la stessa che dimostrerà la sua gemella Kainene, la beffarda, la sfuggente, ancora una volta tradita e delusa, ma capace di sciogliere il suo dolore in quello di un intero popolo, perché «ci sono cose talmente imperdonabili da rendere perdonabile tutto il resto», e all’uomo che l’ama, Richard, giunto dall’Inghilterra per studiare l’arte di Igbo-Ukwu, il suo esempio servirà da monito e stimolo per interrogarsi sulle responsabilità del colonialismo bianco e sull’onda lunga delle sue conseguenze. Quanto a Ugwu, imparerà a conoscere le cose e, inevitabilmente, a desiderare di non averle mai conosciute.

Pur nella frammentazione del punto di vista narrante con cui Adichie restituisce le sfaccettature della vicenda, è al ragazzino dei villaggi che si riconosce la prospettiva più autorevole. Sua è la prima parola, e sua sarà anche l’ultima. Metà di un sole giallo è la storia di molte Afriche: quella sensuale della splendida Olanna, che rinuncia ai privilegi per amare il professore idealista Odenigbo, e quella concreta della sua gemella Kainene, che affronta il mondo con l’arma del sarcasmo, l’Africa superstiziosa di Mama e Amala e quella colta ed emancipata del circolo di Odenigbo, l’Africa naïf del giovane servitore Ugwu e quella archetipica inseguita dall’uomo di Kainene, Richard. Tutti questi mondi, con il loro bagaglio di felicità e dolore, di generosità e crudeltà, di amore e gelosia, vengono travolti dalla piena della storia quando nel 1967 la proclamazione d’indipendenza dalla Nigeria della Repubblica del Biafra sfocia in una tragica guerra civile. «Amore e tradimento in un racconto magnifico e spietato». Time magazine «Di solito non associamo la saggezza al neofita, eppure ecco una nuova scrittrice con il talento degli antichi cantastorie». Chinua Achebe Chimamanda Ngozi Adichie è nata ad Abba, in Nigeria (nella zona che per breve tempo fu Repubblica del Biafra), nel 1977 ed è cresciuta nella città universitaria di Nsukka. Là ha completato il primo ciclo di studi, poi proseguiti negli Stati Uniti.

Il suo primo romanzo, L’ibisco viola (Fusi Orari, 2006) ha vinto il Commonwealth Writers’ Prize for Best First Book nel 2005, mentre Metà di un sole giallo è risultato finalista al National Book Critics Circle Award 2006 e vincitore dell’Orange Broadband Prize 2007. Adichie è stata definita «la Chinua Achebe del Ventunesimo secolo».

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chimanda

tenere a mente il suo nome non è semplice nemmeno per un acceso mnemonista, ma siamo certi questa nuova figura della letteratura di lingua inglese resterà a lungo sulle scene per conservarne il ricordo.
Scrive, cogliendo nel segno: CHINUA ACHEBE:
“di solito non associamo la saggezza al neofita, eppure ecco una nuova scrittrice con il talento degli antichi cantastorie” . Presentiamo qui il suo libro appena edito da Einaudi, riproponendo anche la recensione della sua prima fatica pubblicata in Italia.
L’attenzione su CHIMAMANDA NGOZI ADICHIE si è accesa nel mondo letterario dopo la sua vittoria all’ORANGE PRIZE nel 2007, con il volume META’ DI UN SOLE GIALLO, appena uscito da Einaudi. L’ORANGE PRIZE è un riconoscimento attribuito ad autrici di lingua inglese, decisamente ambito. In Italia era già stato pubblicato questo suo romanzo nel 2007, che stupisce per le doti di questa giovane: un debutto senza dubbio da ricordare, il suo. La famiglia di Kambili, giovinetta nigeriana, è un microcosmo dominato dal fanatismo religioso del padre, in rotta di collisione con la crescita dei figli. L’imperfetto padre, giornalista, diventa invece fuori dalle mura domestiche un difensore della democrazia, smarrita con il colpo di stato che sconvolge gli equilibri del Paese. Nella scrittura dell’autrice convivono felicemente le doti della narrazione orale africana insieme a quelle del romanzo moderno, dando vita ad un fortunato connubio.


Chimamanda Ngozi Adichie
L’ibisco viola
FUSI ORARI

Traduzione di Maria Giuseppina Cavallo

Kambili è una ragazza di quindici anni. Vive a Enugu, in Nigeria, con i genitori e il fratello Jaja. Suo padre Eugene, proprietario dell’unico giornale indipendente del paese, è considerato un modello di generosità e coraggio politico. Ma è anche un cattolico fanatico che impone una terribile disciplina ai suoi familiari e li punisce con castighi crudeli. Dopo un colpo di stato, che coinvolge anche il padre, Kambili e Jaja vanno a vivere dalla zia. Nella nuova casa regnano la musica e l’allegria. E i due ragazzi scoprono una nuova vita fatta di indipendenza, amore e libertà. Una rivelazione che cambierà il loro futuro.

“Ecco una giovane scrittrice dotata del dono degli antichi cantastorie”.-Chinua Achebe

“L’ibisco viola è allo stesso tempo seducente e vero. È il miglior debutto che ho letto dai tempi di Il dio delle piccole cose di Arundhati Roy”.-Jason Cowley, The Times

Chimamanda Ngozi Adichie è nata in Nigeria nel 1977. I suoi racconti sono pubblicati su Granta e The New Yorker. L’ibisco viola è il suo primo romanzo.



Come dicevamo, META’ DI UN SOLE GIALLO è stato uno dei più acclamati romanzi del 2007 nel mondo anglosassone, e finalmente Einaudi lo propone al pubblico italiano. Con sapienza e bravura l’autrice ricostruisce un grande affresco multicolore della Nigeria degli anni Sessanta, devastata dal disastro del Biafra, facendoci conoscere però anche il lato meno noto di quel Paese, il mondo delle poche persone con una istruzione superiore alla media, alle prese con un mondo che si sgretolava

Chimamanda Ngozi Adichie
Metà di un sole giallo
EINAUDI

Metà di un sole giallo è la storia di molte Afriche: quella sensuale della splendida Olanna, che rinuncia ai privilegi per amare il professore idealista Odenigbo, e quella concreta della sua gemella Kainene, che affronta il mondo con l’arma del sarcasmo, l’Africa superstiziosa di Mama e Amala e quella colta ed emancipata del circolo di Odenigbo, l’Africa naïf del giovane servitore Ugwu e quella archetipica inseguita dall’uomo di Kainene, Richard.

Quando entra a servizio dal bizzarro professore di matematica Odenigbo, Ugwu è un ragazzino dei villaggi che non ha mai visto un lavandino. L’acqua, dove vive lui, scorre solo alla fontana pubblica, il cibo si prepara in cucine fumose e affollate e non si conserva in grosse scatole fredde dai ripiani colmi, le notizie passano di bocca in bocca anziché uscire da quel coso prezioso che Padrone chiama radiogrammofono. La geografia, là da lui, ha i confini minuscoli delle terre visitate, e la storia, quelli dei ricordi familiari.
Ma in quei primi anni Sessanta del Novecento, nella fetta di territorio igbo del sudest nigeriano che per breve tempo andrà sotto il nome di Biafra, già si agitano i fermenti secessionisti e di lì a poco la distanza pur siderale fra un salotto borghese di Nsukka e un umile villaggio del bush sarà spazzata via da uno dei conflitti più devastanti che l’Africa ricordi – la Guerra Civile Nigeriana – che, confondendo le demarcazioni sociali ed economiche, inciderà il confine fra la vita e la morte lungo nuove linee etniche. Non conteranno più i beni e i saperi di un tempo, conterà essere hausa e non igbo, avere fattezze che consentano di sfuggire alla persecuzione, trovare cibo a sufficienza per strappare i propri figli al kwashiorkor.
Odenigbo, già campione del rinnovamento, scoprirà allora di non saper reggere il peso del proprio zelo rivoluzionario, la fragilità di Olanna, la «bruna sirena» che lo ama dall’alveo protetto della sua bellezza e del suo inglese impeccabile, si tramuterà al contrario in una forza straordinaria di conservazione degli affetti, la stessa che dimostrerà la sua gemella Kainene, la beffarda, la sfuggente, ancora una volta tradita e delusa, ma capace di sciogliere il suo dolore in quello di un intero popolo, perché «ci sono cose talmente imperdonabili da rendere perdonabile tutto il resto», e all’uomo che l’ama, Richard, giunto dall’Inghilterra per studiare l’arte di Igbo-Ukwu, il suo esempio servirà da monito e stimolo per interrogarsi sulle responsabilità del colonialismo bianco e sull’onda lunga delle sue conseguenze. Quanto a Ugwu, imparerà a conoscere le cose e, inevitabilmente, a desiderare di non averle mai conosciute. Pur nella frammentazione del punto di vista narrante con cui Adichie restituisce le sfaccettature della vicenda, è al ragazzino dei villaggi che si riconosce la prospettiva più autorevole. Sua è la prima parola, e sua sarà anche l’ultima.

Metà di un sole giallo è la storia di molte Afriche: quella sensuale della splendida Olanna, che rinuncia ai privilegi per amare il professore idealista Odenigbo, e quella concreta della sua gemella Kainene, che affronta il mondo con l’arma del sarcasmo, l’Africa superstiziosa di Mama e Amala e quella colta ed emancipata del circolo di Odenigbo, l’Africa naïf del giovane servitore Ugwu e quella archetipica inseguita dall’uomo di Kainene, Richard.
Tutti questi mondi, con il loro bagaglio di felicità e dolore, di generosità e crudeltà, di amore e gelosia, vengono travolti dalla piena della storia quando nel 1967 la proclamazione d’indipendenza dalla Nigeria della Repubblica del Biafra sfocia in una tragica guerra civile.

«Amore e tradimento in un racconto magnifico e spietato».

Time magazine

«Di solito non associamo la saggezza al neofita, eppure ecco una nuova scrittrice con il talento degli antichi cantastorie».

Chinua Achebe

Chimamanda Ngozi Adichie è nata ad Abba, in Nigeria (nella zona che per breve tempo fu Repubblica del Biafra), nel 1977 ed è cresciuta nella città universitaria di Nsukka. Là ha completato il primo ciclo di studi, poi proseguiti negli Stati Uniti. Il suo primo romanzo, L’ibisco viola (Fusi Orari, 2006) ha vinto il Commonwealth Writers’ Prize for Best First Book nel 2005, mentre Metà di un sole giallo è risultato finalista al National Book Critics Circle Award 2006 e vincitore dell’Orange Broadband Prize 2007. Adichie è stata definita «la Chinua Achebe del Ventunesimo secolo».

il sito personale dell’autrice
http://www.l3.ulg.ac.be/adichie/

Una video intervista di presentazione del libro META’ DI UN SOLE GIALLO:
http://video.google.com/videoplay?docid=-2914438212871662553&q=Chimamanda+Ngozi+Adichie&ei=QGtPSLGtEaSi2AKPt7W2DA

il sito ufficiale del libro
http://www.halfofayellowsun.com/

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