Un libro uscito nel momento peggiore, inizio marzo, da salvare dall’oblio.
Dobbiamo ringraziare Sandro Campani per questo romanzo che ci svela grazie a una scrittura essenziale e poetica un microcosmo di collina, palpitante mosaico di vita di piccolo borgo, con i suoi abitanti per i quali il passato converge in un momento comunitario, la pulizia di un bosco di proprietà di una vedova, “la Betti” . Una dei protagonisti, insieme a Francesco, il notaio, con i due figli, il giardiniere Oreste, il cinico Antonello con il fratello Danielone, “la Luisa”, che nessuno ha mai sentito lamentarsi “e per questo si capisce che è suo questo paese”…
Tanti i motivi di merito, per:
Aver creato una sinfonia di voci priva di stonature, perfettamente amalgamate nelle loro diversità, con diversi registri lessicali, adattati al personaggio.
Per avere raccontato (di nuovo) il nostro Appennino senza sentimenti nostalgici, bensì rendendo con nitidezza il paesaggio umano e naturale.
Per aver “fotografato” personaggi e luoghi talmente realistici da renderli perfettamente percepibili ai nostri occhi.
Per la sua vocazione al narrare il bosco, sia come elemento naturale, che come grande contenitore metaforico, leggendario, posto che svela la fragilità della comunità umana. Quel bosco che “nascondeva qualcosa”, di cui “si può avere paura, un timore che non si può confessare”. Elementi simbolici che già avevamo conosciuto nel precedente IL GIRO DEL MIELE (che pure consigliamo), nella figura della lince che si aggirava.
Per avere disegnato una fantastica figura di perdente in opposizione al vincente ed ineffabile Luchino, totalmente antipatico, concedendogli con coraggio la lunga parte finale del libro, che rivelerà non poche sorprese. Un personaggio simile “a quei serpenti dei documentari, che li vedi attorcigliarsi e salire lenti lenti verso il nido dove stanno gli uccellini, e te sei lì che guardi ma non puoi farci niente.” Questo è Antonello, il figlio del notaio.
Per avere creato dei momenti di grande emozioni, istanti di puro godimento letterario, che dimostrano nuovamente il talento assoluto di uno scrittore che già avevamo apprezzato (e ospitato in Atlantide).