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Posts Tagged ‘norvegia’

Toh! Un giallo nordico scritto da un autore (al primo libro) che nordico non è.

Olivier Truc conosce però bene la realtà che descrive, visto che di mestiere fa il giornalista, corrispondente dalla Svezia! Ecco così un romanzo denso di suggestioni e stimoli, capace di calarci nel cuore di una civiltà da secoli emarginata, con la sua ricchezza ma anche con le proprie debolezze.

I Sami\Lapponi che popolano le pagine del romanzo sono infatti uomini come noi, con le debolezze e i pregi di tutta lìumanità, la voglia di conservare le proprie radici e le insidie della modernità.

Sullo sfondo di una natura possente, ecco un noir coinvolgente e ben documentato (ma non troppo giornalistico, per fortuna!).
Olivier Truc, L’ultimo lappone, Marsilio

trad. Fontana R.

Da molti anni ormai Klemet Nango guida l’unità della polizia delle renne a Kautokeino, nell’estremo nord della Norvegia, laddove i confini verso Svezia e Finlandia sfumano nella tundra sferzata dal vento e dal gelo per molti mesi dell’anno. Deve controllare una terra lacerata da profondi contrasti che oppongono cristiani laestadiani e norvegesi nazionalisti a sami indipendentisti, sempre pronto a mediare i conflitti tra gli allevatori di renne, che cercano di strapparsi l’un l’altro porzioni di pascolo indispensabili alla sopravvivenza. Come tutti gli abitanti della Lapponia, l’11 gennaio anche Klemet potrà finalmente rivedere la propria ombra, perché il sole tornerà a sorgere dopo quaranta lunghi giorni di buio totale. Un evento solenne che dovrebbe coincidere con l’esposizione al museo locale di un tamburo sacro, dono di uno studioso francese al popolo sami che da molti anni ne attende la restituzione. Il tamburo, però, sparisce, e nella piccola comunità esplodono le tensioni. L’omicidio di un allevatore, ritrovato all’esterno del suo misero gumpi con le orecchie mozzate, infittisce il mistero, diffondendo ovunque paura e sospetto. A bordo del suo scooter, Klemet, unico sami ad aver deciso di indossare l’uniforme, indaga insieme a Nina Nansen, giovane e graziosa recluta della polizia delle renne, arrivata nel Grande Nord dalla costa meridionale del paese per dare una mano a mantenere l’ordine in un mondo di cui fatica a capire le regole.

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Groenlândia

Groenlândia (Photo credit: milimetro)

scrive con una ottima prosa, con una impostazione classica,  Kim Leine, catturando l’interesse del lettore dalle prime pagine di questo corposo romanzo di circa 600 pagine, che indaga le profondità dell’animo umano, sospeso tra le altezze divine e gli istinti più bassi. Tra Danimarca e le ampie distese della Groenlandia (dove lo stesso autore ha vissuto per un periodo della sua vita, per quindici anni), il giovane Morten Pedersen percorrerà un sentiero che lo condurrà a confrontarsi con la sua vera natura …
L’incontro con le teorie di Rousseau, che mal si legano alle certezze dogmatiche apprese nella capitale danese, lo condurranno a considerare diversamente la natura dei “selvaggi”” di Groenlandia che avrebbe dovuto convertire al cristianesimo.. Così come la sua anima rischierà di perdersi negli spazi sconfinati dell’isola…

IL FIORDO DELL’ETERNITA’,KIM LEINE, GUANDA

Traduzione di Ingrid Basso

el 1782 Morten Pedersen Falck lascia il suo villaggio norvegese per trasferirsi nella capitale Copenaghen e dedicarsi allo studio della teologia. Pur avviato alla carriera religiosa e alla cura delle anime, il giovane Morten preferisce frequentare i corsi di medicina, affascinato dalle autopsie che si eseguono nelle cantine della facoltà. Si innamora di una ragazza di famiglia borghese, ma nelle bettole di periferia scopre anche un’attrazione ben più ambigua e viscerale mentre, al tempo stesso, un anelito religioso lo spinge, una volta divenuto pastore, a richiedere di essere inviato nella colonia danese in Groenlandia. Gli spazi sconfinati e vergini dell’isola, promessa di libertà e futuro, si trasformano in una prigione claustrofobica e intollerabile. Partito per convertire gli inuit e redimere gli eretici del Fiordo dell’Eternità, a sua volta Morten Falck cade preda del loro incantesimo.
Le certezze dogmatiche ma superficiali della teologia vengono spazzate via da una religiosità primordiale e pagana, promiscua e allucinata. Anche il momentaneo ritorno alla civiltà e alla famiglia, che culmina in un grandioso affresco dell’incendio che distrusse Copenaghen nel 1795, non può nulla contro l’attrazione per il vuoto immenso della Groenlandia. Sullo sfondo del Settecento illuminista e delle grandi rivoluzioni dell’epoca, Il Fiordo dell’Eternità è un romanzo di formazione à rebours, dove la crescita interiore e materiale dei personaggi si converte in un’irreparabile discesa agli inferi, verso gli istinti più bassi dell’uomo, la degradazione fisica e mentale, la follia: un racconto che smentisce il mito moderno della ragione, ma al tempo stesso celebra con grande potenza visionaria l’innocenza perduta dell’uomo.

na storia maestosa… un autentico capolavoro.”
Information
“Un romanzo magnifico. Uno stile insieme vivido e asciutto… Poetico anche nella brutalità di ciò che racconta.”
Berlingske

UN BRANO
“La cabina e la nave sono ancora terra danese, da qui dei fili invisibili corrono verso la Danimarca, e infine alla sua casa d’infanzia. Non se n’è ancora andato. Non del tutto. C’è ancora una catena. Ma quando scenderà a terra allora sarà lontano, allora sarà libero.”

Kim Leine (1961) è uno scrittore danese. Nato in Norvegia, si è trasferito in Danimarca a diciassette anni. Dopo la formazione come infermiere, ha lavorato in Groenlandia per quindici anni. Nel 2004 è tornato in Danimarca e ha consacrato la sua professione di scrittore al racconto della Groenlandia e degli straordinari incontri umani che in quella terra è ancora possibile fare. La sua curiosità l’ha spinto a indagare a fondo, fino al concepimento del romanzo Il fiordo dell’eternità, da tutti riconosciuto come il suo capolavoro. Ha all’attivo tre romanzi, affermatisi in Danimarca con un consenso unanime di pubblico e critica.

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Isfjord radio on Svalbard seen from west

Image via Wikipedia

La materia oscura è la prima Ghost story di Michelle Paver, fortunata autrice di libri per ragazzi: un freddo inverno artico, alla fine del 1930 è il sottofondo per una storia del brivido realmente accattivante e agghiacciante,raccontata in prima persona attraverso il diario di Jack Miller, aggregatosi ad una spedizione polare per uscire dalle ristrettezze economiche. Un crescendo di vicende inquietanti (ottima la resa psicologica, le relazioni che si creano tra i personaggi ) porterà all’epilogo finale

Michelle Paver, La materia oscura, Giano

«Terrificante… Come una bestia selvaggia che ti afferra alla gola.La materia oscura è un romanzo spaventoso e splendido. Narrato come diario del protagonista, è la storia dei danni psicologici con i quali un fantasma – chiunque o qualunque cosa esso sia – devasta la psiche di un uomo»(The Times) — Gennaio 1937. Su Londra soffiano già i venti della guerra che scoppierà meno di tre anni dopo. Jack Miller ha 28 anni e una laurea in fisica, ma è oppresso dalla mancanza di denaro, vittima di un carattere inquieto e solitario e deciso a cambiare completamente la sua vita. Così, quando gli viene offerta la possibilità di lavorare come operatore radio in una spedizione nell’Artico, accetta senza indugi. La nave salpa dalla Norvegia con destinazione Gruhuken, un’isola disabitata nell’arcipelago delle Svalbard: quattro uomini e 8 cani husky vanno incontro entusiasti al Mare di Barents sotto la luce del sole di mezzanotte. Jack non socializza con i compagni, degli snob inglesi spinti soltanto dalle chimere dell’avventura; e in più detesta i cani. Ma non ha nemmeno il tempo per simili riflessioni, poiché il viaggio si rivela fin da subito sovrastato da cattivi auspici: uno dei partecipanti si rompe una gamba cadendo sulla nave ed è costretto a lasciare la spedizione e ritornare in patria. E quando finalmente la spedizione raggiunge la baia dove gli uomini dovranno accamparsi per un intero anno, i due compagni rimasti vengono colpiti da malattie e sono costretti ad abbandonare anch’essi l’isola e tornare alla civiltà. Rimasto solo, Jack potrebbe decidere di partire anche lui, ma sceglie di rimanere, per non vanificare gli scopi scientifici della spedizione. Solo nella distesa artica, al buio dell’interminabile notte polare, durante la quale nessuno può lasciare o raggiungere l’arcipelago, Jack trascorre i primi giorni determinato a portare a termine quello per cui è partito. All’inizio sono solo vaghe sensazioni, fruscii che arrivano in maniera quasi impercettibile all’udito, macchie che balenano davanti agli occhi. Poi non appena il buio si fa più fitto, i fruscii diventano voci distinte e le macchie si mutano in ombre dai contorni netti. Allucinazioni? Brutti scherzi di una prolungata solitudine? Fantasmi prodotti dalla mente? Oppure l’isola è sotto la minaccia di una Materia Oscura? Un’Entità terribile e vendicativa?

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