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Posts Tagged ‘nuove letture consigliate’

Scoperte letterarie. Non limitatevi a quei dieci quindici editori strombazzati sempre sui media, l’orizzonte è ampio. Questo affascinante romanzo ha il tono dei libri di Ivo Andric o Ismail Kadarè, e ci conduce nell’Albania che si è appena liberata dal giogo della dominazione ottomana..
 
La strada del Nord, Anila Wilms, Keller
 
 
Tirana, primi anni Venti. L’ambasciatore americano Julius Grant ha finalmente ottenuto il suo primo importante incarico ed è giunto pieno di speranze nella capitale del giovane e turbolento Stato albanese, nato dalla dissoluzione degli imperi della Prima guerra mondiale. Da Washington l’hanno inviato nei Balcani per seguire da vicino le strane voci sulla presenza di giacimenti petroliferi nel Nord del Paese. Non sarà un’impresa facile perché la notizia ha già scatenato l’interesse dei principali governi occidentali − inglesi e italiani − e delle compagnie petrolifere. Poco dopo il suo arrivo, nella primavera del 1924, due americani vengono assassinati su un ponte nelle regioni inospitali del Nord. Un ingegnere forestale tedesco ha trovato i corpi e li ha portati a Tirana. Nei caffè non si parla d’altro, i giornalisti fanno domande, i servizi segreti entrano in gioco e una nave da guerra compare al largo della costa. La giovane Albania è alla mercé degli intrighi politici, delle pressioni internazionali e delle tensioni che rischiano di gettarla in una guerra civile. Il tutto a causa di due morti? Cosa ci facevano quegli americani così a nord? Forse qualcuno non sta dicendo la verità sul petrolio albanese? Anila Wilms ha dato vita a un romanzo travolgente, ispirato a un fatto accaduto in Albania nel 1924, e ha dipinto un appassionato affresco storico affidandosi a una lingua arguta e spassosa che gioca perfettamente con la realtà, i paradossi e le contraddizioni di un intero Paese. Un libro premiato in Germania con un notevole successo di critica e pubblico tanto da entrare nella top ten della prestigiosa classifica che lo «Zeit» dedica al genere giallo.
 
Tradotto da Franco Filicese
Flag of Republic of Albania 1920-1928

Flag of Republic of Albania 1920-1928 (Photo credit: Wikipedia)

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questo è davvero un libro che descrive con eccellenza il paesaggio degli States colti “on the road”, visti attraverso una raccolta di racconti, poesie, immagini viste e della memoria, appunti, a comporre uno splendido ritratto da parte di una personalità molto complessa, capace di eccellere come attore (anche in Renaldo e Clara, il film di Bob Dylan), sceneggiatore (Zabriskie Point, vi basta?) commediografo (quasi 50 piece teatrali), regista cinematografico e soprattutto eccellente cantore delle sue terre nei suoi libri.

 

Sam Shepard, Diario di lavorazione, Fandango

 

 

 

Le strade americane regalano sempre storie e vite che vale la pena raccontare. Due vecchi amanti che si incontrano in un motel fuori Indianapolis nel pieno di una tempesta di neve, la stramba missione di un mercenario, una testa decapitata che parla, il salvataggio di Fats Domino durante l’alluvione causata dall’uragano Katrina, una famiglia in vacanza alle prese con inconfessabili segreti, l’emozione di ungiovane allevatore di cavalli, la fuga di un figlio dal padre violento.

 

Questa è solo una parziale galleria delle storie che Shepard racconta, intraprendendo un viaggio casuale, senza meta, nel grande territorio, anche simbolico, degli Stati Uniti.Attraversa autostrade periferiche, città fantasma, lande desolate, delineando una cronaca lirica e feroce di

un’America contemporanea che è in costante e straordinario dialogo con il passato e con il proprio mito.

Tradotto da S.Antonelli

 

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Un romanzo storico con la S maiuscola, certamente. Un narratore dall’afflato europeo, Jan Cross, per i temi trattati e le modalità con cui li rende disponibili al lettore, e per l’intrinseca vicenda personale, dovendo sottostare prima alla furia nazista, per poi finire incarcerato negli anni della dominazione sovietca. Bravi a quelli di Iperborea per avere recuperato il libro che lo ha reso famoso nel nostro continente, anche se il carattere di scrittura avrebbe potuto essere più “friendly”..

Jan Cross, Il pazzo dello zar, Iperborea

 

Dopo nove anni di prigionia nella fortezza di Schlüsselburg, il barone Timo von Bock, dichiarato pazzo, viene confinato con la famiglia nei suoi possedimenti baltici, sotto la stretta sorveglianza di spie governative. Che crimine ha commesso questo brillante aristocratico e colonnello dell’Impero russo, ammirato da Goethe e amico intimo dello stesso zar Alessandro? Nato nella culla dei privilegi, Timo è colpevole della follia di non riuscire a scendere a patti con i propri ideali rivoluzionari, un liberale troppo avanti con i tempi, che rifiuta una principessa per sposare una contadina, che libera i suoi servi e tratta da pari i domestici, fino a scrivere allo zar, con la schietta lealtà che il sovrano esige da lui, un’infuocata denuncia contro il regime. Come un “chiodo piantato nel cuore dell’impero”, con la purezza pericolosa di un bambino, Timo ingaggia una lotta a distanza con il sovrano, che tenta ogni genere di lusinga e di persecuzione per “guarirlo”, in un confronto tra l’intellettuale e il potere, lo spirito libero e il conformismo, e tra due eroi tragici fatalmente legati da un’impossibile amicizia. Jaan Kross si ispira a una reale vicenda storica per scrivere il suo grande romanzo contro l’oppressione, la stessa che i suoi Paesi Baltici continuavano a subire, non più dai Romanov ma dall’Unione Sovietica e che l’aveva condannato a otto anni di prigionia.Postfazione di Goffredo Fofi. Traduzione di Alberti A.

 

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dopo Un pasto in inverno e Un inverno nella foresta, ecco il nuovo emozionante libro di Hubert Mingarelli.
Se ricordate, Un pasto nella foresta – Prix Medicis – ruotava attorno ad una storia minima d’amicizia fra quattro soldati disertori durante la Prima Guerra mondiale, sintetizzata con un stile asciutto e limpido da un autore francese schivo e riservato. Con Un inverno nella foresta la scena ci porta ai giorni del Secondo conflitto, protagonisti tre militari tedeschi che, per evitare il compito ormai insopportabile di fucilare gli ebrei condotti al campo, ottengono il permesso per una missione all’esterno. La banalità della vita quotidiana in tempi tanto atroci, e la possibilità di un sentimento che possa fare da contraltare a tanto dolore. Questo tema viene sviluppato anche nel suo nuovo libro, conducendo il lettore nel Giappone sfinito dalla Seconda Guerra Mondiale, con il viaggio impossibile di un soldato, tra le macerie umane che si possono immaginare, e l’eco di quanto provato nel corso della guerra. Una prosa precisa e asciutta, ma tanta poesia per quello che possiamo definire il “romanzo giapponese” dell’autore, per la sua essenzialità!
Hubert Mingarelli
L’uomo che aveva sete, Nutrimenti
 
 
Traduzione di Federica Romanò
Vincitore Prix Landerneau 2014
Vincitore Prix Louis-Guilloux 2014
 
Nel 1946, in un Giappone sconfitto e occupato, Hisao Kikuchi ha intrapreso il suo cammino verso il nord del paese, dove lo attende la sua promessa sposa, Shigeko. Ma negli interminabili giorni della guerra Hisao ha contratto un morbo maledetto, una sete inestinguibile che lo assale all’improvviso e s’impossessa di lui in modo totale, facendogli trascurare ogni cosa a parte la brama di bere. A una sosta del treno che lo conduce da Shigeko, sceso dal vagone per placare la sete, beve fino a quando la locomotiva riparte, portando via con sé la valigia nella quale il giovane conserva il suo prezioso regalo di nozze: un uovo di giada.
Così comincia la corsa contro il tempo di Hisao, diviso tra lo sconforto della situazione in cui si trova, la speranza di recuperare la sua valigia e il costante riaffacciarsi alla mente dei ricordi: la cara signora Taïmaki che l’ha ospitato all’arrivo dal fronte, quel buco nero nella montagna di Peleliu, le canzoni dell’amico Takeshi intonate prima di addormentarsi, il soldato straniero che continua a perseguitarlo. Memorie e apparizioni che accompagnano Hisao nel suo trafelato inseguimento, costellato di incontri e peripezie.
Attraverso la semplice storia di un reduce in viaggio verso casa, Hubert Mingarelli ci consegna un esemplare affresco del mondo dopo la guerra, nitido ed essenziale come una stampa giapponese.
 
“A forza di scavare con lievi tocchi nell’abisso dell’animo umano, di donare voce al silenzio, Mingarelli ha varcato i confini scrivendo un autentico libro giapponese: delicato e inquieto, pudico e comico, malinconico e palpitante”.
Le Monde
 
“Uno straordinario romanzo di formazione”.
Transfuge
 
“Ancora una volta la scrittura di Mingarelli riesce a dirci molto con poche parole”.
L’Humanité
 
Hubert Mingarelli è nato nel 1956 a Mont-Saint-Martin, nella regione francese della Lorena. Dopo una vita vagabonda e mille mestieri, si è infine dedicato alla scrittura ritirandosi in un piccolo borgo di montagna nei pressi di Grenoble. Autore di una ventina fra romanzi, raccolte di racconti e libri per ragazzi, nel 2003 ha vinto il prix Médicis per Un inverno nella foresta.

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Il protagonista del primo racconto di questo splendido libro ha un rapporto molto conflittuale con il lavoro, ancor più di Bartleby, e una passione per la contemplazione. E che amici, signori, che poi troveremo anche nel resto della raccolta. Una raccolta di storie straordinariamente moderne (vennero scritte ad inizio Novecento) con protagonisti un gruppo di amici,che viene naturale considerare hippy ante litteram, tra le gioie e le fatiche della vita, l’ironia dell’autore e la partecipazione per le loro vite. Che cos’è la vita, se non quell’osservare il mare tipico di Japi, pare voglia far intederci l’autore!

 

Nescio,

Storie di Amsterdam, Iperborea

 

Fu un’epoca meravigliosa. Anche se, a pensarci bene, è un’epoca che deve durare ancora adesso, durerà sempre finché ci saranno ragazzi di diciannove, vent’anni.» È la voglia di rivoluzionare il mondo che i bohémien di Nescio hanno in comune con i ragazzi di tutti i tempi, hippy ante litteram in un’Amsterdam di inizio Novecento, in rivolta contro un sistema che esige routine, lavoro e successo. Sono «giovani Titani» che inseguono i propri sogni, illusi che il semplice astenersi dal gioco, la loro stessa povertà, la scelta di dedicarsi all’arte, quel continuare a desiderare, senza sapere bene cosa, siano già un segno di vittoria, uno strumento per sconfiggere un mondo che finirà invece per fagocitarli o espellerli. Japi «lo scroccone», che non vorrebbe fare altro che guardare il mare, ma ama troppo i piaceri mondani per non tuffarcisi quando sono gli altri a pagare il conto; Koekebakker, giornalista ormai famoso, che finisce per perdere ogni idealismo; Bavink, artista affermato, che capisce di essere uguale ai ricchi borghesi da lui detestati. Sono queste le storie di Amsterdam, e quelle del poeta Eduard, di Bekker, di Hoyer, con le passioni, le trasgressioni, la follia e i caffè, i canali, il mare, i tramonti, i magnifici paesaggi dello Zuiderzee. Vite che si accendono in dialoghi così essenziali da far pensare a Beckett, con un’ironica e brillante leggerezza che maschera appena la costante malinconia di fondo, non solo per l’inevitabile sconfitta, i sogni traditi, le illusioni perdute, ma per quel senso di totale disincanto che comunica Nescio: con una sconvolgente modernità, come dice il suo pseudonimo, l’autore non sa, interroga l’inspiegabile assurdità del vivere.

Titolo originale: Titaantjes

Prima edizione: Febbraio 2015

  1. 224

Nazione: Olanda

Traduzione di: Fulvio Ferrari

Postfazione di: Fulvio Ferrari

Collana: Narrativa

Numero di collana: 239

ISBN: 9788870915396

Con il contributo di: NLF – Nederlands Letterenfonds

Prezzo di copertina: € 16,00

 

 

 

Jan Hendrik Frederik Grönloh (1882-1961), in arte Nescio (in latino “io non so”), è un caso letterario che ha lasciato il segno fino a oggi nella storia olandese. Uomo d’affari di professione, l’intera sua opera riflette il sofferto conflitto tra carriera e ideali, opera che solo nei suoi ultimi anni di vita viene scoperta e apprezzata, regalandogli dopo la morte una fama senza tempo, soprattutto per Piccoli titani, il suo libro più amato e conosciuto.

 

 

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