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Posts Tagged ‘nuovi libri recensioni’

La citazione in apertura del libro ci porta alle parole di Sebald: “Sopra di noi la Via Lattea. Se guardo in verticale, vedo il Cigno e Cassiopea. Sono le stesse stelle che vedevo da bambino…..Fatico a credere di essere la stessa persona”. (e già questo richiamo ci ben dispone…)
Quello di LLamazares è uno splendido libro dedicato alla memoria e agli affetti intimi, al tempo che passa e allo scarto tra le illusioni e quanto poi ci viene riservato dalla vita, imbevuto dei momenti lieti e da quelli più dolorosi. Sono cose comuni a tutti gli esseri umani, direte voi, ma l’autore distilla con attenzione parole e sentimenti, riuscendo a renderle sulla pagina con grande capacità lirica  e filosofica. Non c’è supponenza, non si erge a “sommo poeta”, ma riesce a regalarci una intima  confessione sul sentimento del tempo che ci plasma, un dialogo con se stesso che si apre al resto del mondo, conquistandoci.
Fanno da filo conduttore le stelle del firmamento, quello stesso cielo osservato con il padre spesso assente, immersi nella quiete dei campi dominati dall’odore del luppolo, quella volta celeste sempre e comunque identica a quella che l’autore mostrerà al figlio Pedro.

Julio Llamazares, Le lacrime di San Lorenzo, Codice

Un libro sulla memoria, e su cosa fare quando i ricordi diventano più preziosi dei sogni. Il rapporto tra un padre e suo figlio esplorato con grazia e felicità, in una storia che racconta la bellezza e i mutamenti delle relazioni che scandiscono la nostra vita: la dolcezza inespressa di un padre verso il figlio, la tenerezza degli amanti, la crudeltà degli abbandoni. Come sfondo la Spagna di oggi e le lacrime di San Lorenzo, le stelle cadenti della notte del 10 agosto, un momento che segna nel romanzo lo scorrere del tempo e dei ricordi. Non è facile per un padre decidere se assecondare i sogni e le ingenuità del figlio, o se metterlo in guardia contro le disillusioni della vita reale. Così ripercorriamo con il protagonista la sua vita, le amanti, il lavoro, le delusioni e i momenti di felicità.

traduzione Paola Tomasinelli

Abbiamo parlato ancora in newsletter e in libreria di questo autore: ecco le nostre parole dedicate a Pioggia Gialla:

Chi frequenta Libreria Atlantide, la sua newsletter o il suo blog, avrà incontrato le nostri lodi a Luna da lupi, di Julio Llamazares. Complimenti da rinnovare anche per Pioggia Gialla, senza dubbio.
Il paese di Ainielle , collocato in un angolo solitario nelle montagne di Spagna, si è lentamente spopolato. Pioggia Gialla, un capolavoro della letteratura spagnola contemporanea, è il monologo disperato e disperante di Andres De Casas Sosas, ultimo abitante. È una sorta di testamento quello che ci lascia, indirizzato a chi si avventurerà tra i vicoli privi di vita del piccolo centro, dove una volta fioriva la vita. Un libro magnifico per quanto non consolatorio, illuminato dalla prosa di grande livello dell’autore, dalla tensione lirica che impregna ogni pagina. Attraverso i ricordi di Andres, rivive la storia di Ainielle, delle persone morte o fuggite per una vita più comoda lontano dalle montagne, delle ombre che vi si aggirano. E su tutto, sulla memoria (o sul suo delirio di sopravvissuto), imperversa il passare del tempo, con la pioggia gialla, l’alternarsi della stagioni con i suoni del fiume, il silenzio della neve.
Un capolavoro, vero e proprio, ripresentato ai lettori da un editore attento, Passigli, dopo l’ultima edizione proposta da Einaudi, ormai introvabile.

 

Julio Llamazares, Pioggia Gialla, Passigli

 

Andrés de Casas Sosas, il protagonista di questo romanzo, è l’ultimo abitante di Ainielle, un paese abbandonato dei Pirenei aragonesi. Una sorta di Robinson montanaro che racconta, in un monologo allucinato e spettrale, la fine di un mondo che è anche il suo. E la “pioggia gialla” delle foglie autunnali sembra scandire questo fluire del tempo, mischiandosi con la voce del narratore che evoca gli abitanti scomparsi, o meglio l’unica vita ancora possibile: quella della memoria, certo, ma anche quella della visione. Infatti, come scrive Paolo Collo nella postfazione, La pioggia gialla non è soltanto il romanzo di un uomo che muore assieme al suo paese, non è soltanto la fine di un’anima sempre più smarrita davanti all’inesorabile avanzare del nulla o l’allegoria di una morte individuale che inevitabilmente contagia quello che gli sta intorno; La pioggia gialla è anche, a ben vedere, un “realissimo” romanzo dell’orrore: la casa stregata, i fantasmi, le voci, il cimitero, i “non morti”, il sangue, “gli altri”, la natura ostile e velenosa, il delirio e l’abisso . . . un orrore quotidiano che in una ultima notte di vita si dilata all’intera storia di un paese e che la scrittura precisa e minuziosa -ma anche intensamente evocativa- di Llamazares fa rivivere in un romanzo indimenticabile, già assunto in Spagna all’onore dei grandi classici della letteratura più recente.

 


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Nasce da una esperienza personale molto significativa per l’autore questo delizioso libro in perfetto stile Marcos Y Marcos, pieno di vita ed emozione.  Lo stile è quello della narrazione orale, quello che potete trovare anche in Ugo Cornia, ben impregnato di ironia, quanto di perfette illuminazioni sulla vita e sul mondo che ci circonda.

 

Ritorna Ermanno Baistrocchi, che non fa più l’editore; ha scritto un romanzo, con la particolare clausola di farlo pubblicare solo dopo la sua morte. Ma un incidente stradale, come in Grandi ustionati, lo conduce molto vicino all’aldilà, in coma, e al risveglio scopre che il suo libro è stato pubblicato, sfruttando l’onda emozionale. Ed è diventato un successo.

 

Paolo Nori è davvero una piacevole sorpresa per la sua capacità di reggere il filo di una storia animata dal richiamo alla propria autobiografia, brillantissime divagazioni letterarie (un emiliano che cita Nino Pedretti e Raffaello Baldini), spunti e riflessioni che la vita comune offre, sensibilità, genialità ed ironia! Cercate altro? Ci sono anche altri memorabili personaggi, dal genero chiamato l’Illuminista, che per cambiare una lampadina chiama l’elettricista, ed è anche quasi a km zero, vivendo a Casalecchio

 

 

 

Paolo Nori, Siamo buoni se siamo buoni, Marcos Y Marcos

 

 

Ermanno Baistrocchi si sveglia in un letto d’ospedale e subito salta fuori sua moglie. Eran degli anni, che non la vedeva, e gli vien da pensare, a vederla così, da vicino, che ha tanta di quella pelle. E le dice anche una cosa che forse non avrebbe avuto il coraggio, di dirgliela, se non avesse picchiato la testa, e gli sembra che sia così bella che gli viene da chiedersi «Ma perché, è così bella?»

Poi salta fuori sua figlia, Daguntaj, che ride di fianco al letto intanto che legge un romanzo che ha scritto Ermanno, La banda del formaggio, si intitola, poi salta fuori Cianuro, uno spacciatore romagnolo che deve chiedergli un favore, poi salta fuori la Mirca, l’ufficio stampa della casa editrice che prima era di Ermanno adesso lui l’ha venduta, poi salta fuori Salvarani che ha comperato la casa editrice di Ermanno e si è impegnato a pubblicare il romanzo, La banda del formaggio, solo dopo che Ermanno è morto.

E l’ha pubblicato prima perché i giornalisti davan la morte di Ermanno come un fatto certo e imminente, e quando uno scrive un romanzo e poi muore, è una strategia di marketing vincente, dice Salvarani, e Ermanno è d’accordo.

E quel romanzo che ha scritto, La banda del formaggio, Ermanno l’ha scritto per raccontare la storia del suo migliore amico, Paride, che si è suicidato, e adesso Ermanno si accorge che gli è successa una cosa stranissima che dicon però che succede: una persona scompare, e il mondo si ripopola.

E in questo mondo lui delle volte vorrebbe delle cose che gli vien da pensare che non succederanno mai, ma mai, ma mai mai mai mai mai, e delle altre volte si dice che basta essere buoni per due mesi, e poi per altri due mesi, e poi per altri due mesi, e poi dopo vediamo.

 

 

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Chi è convinto che la fantascienza sia un genere d’evasione, con battaglie mirabolanti tra alieni cattivi ed eroici umani, potrebbe ripartire da questo libro. Ad Atlantide piace generare dubbi, troppe certezze non portano da nessuna parte! Non è certo un caso che Ursula Le Guin sia da tempo annoverata tra i candidati al Premio Nobel, e sarebbe bello che un giorno vi arrivasse, anche per ufficializzare il genere!
La città delle illusioni non è certo un libro d’azione, un libro facile, le corde che l’autrice riesce a sollecitare nel lettore sono molteplici, grazie alla valida scrittura, alla capacità di costruire una trama convincente, e per i temi di fondo: romanzo di formazione, i temi dell’identità, del condizionamento della mente, della decadenza che segue un utilizzo improprio della tecnologia…

Città delle illusioni è il terzo romanzo di una sorta di saga, o meglio, di un insieme di romanzi che fanno parte de IL CICLO DELL’ECUMENE, che non è necessario leggere in ordine di pubblicazione.

L’impalcatura della storia sembrerebbe classica: sul pianeta Terra i suoi abitanti vivono separati in piccole comunità autarchiche, dopo il collasso della civiltà; terreno facile per una colonizzazione da parte di alieni interessati a sfruttare le risorse del pianeta. La trama sembrerebbe qualcosa di già noto, ma l’autrice ha tutto il talento necessario però per rendere unica la sua narrazione!

Ursula Le Guin, Città delle illusioni, Gargoyle Books
l progresso tecnologico dell’umanità non è andato di pari passo con quello della conoscenza. Questa penuria di saggezza ha reso gli uomini miseri nella loro vulnerabilità, facilmente in balìa di esseri superiori, come gli inquietanti Shing. La Terra appare una sconfinata e arida distesa attraversata da verdi foreste, dove gli umani sopravvivono in gruppi isolati. A infrangere la placida esistenza di una piccola comunità, arriva un forestiero dalla carnagione ambrata e dagli occhi felini e privi di iride, senza ricordi né identità. Un messaggero del nemico? Un mutaforma? Un vagabondo che giunge da molto lontano? Toccherà allo stesso sconosciuto trovare le risposte che lo riguardano, nel corso di un lungo viaggio alla ricerca della memoria perduta, che lo porterà fra popolazioni guerriere, fino alla città mitica di Es Toch, a ridosso del futuro…

Figlia del famoso antropologo Alfred Kroeber e della poetessa e romanziera Theodora Kroeber, Ursula K. Le Guin (Berkeley 1929) è uno dei rari esponenti della letteratura utopica moderna, senza dubbio tra i principali autori viventi di fantascienza. Vincitrice di cinque premi Hugo e sei premi Nebula, con La spiaggia più lontana (1973, ciclo di “Earthsea“) ha conquistato, inoltre, il National Book Award, il più prestigioso riconoscimento dell’editoria statunitense. La profondità e attualità dei suoi temi che spaziano dal femminismo al pacifismo, dal socialismo all’anarchismo hanno reso i suoi romanzi noti e apprezzati ben oltre i tradizionali confini del genere. Quasi tutte le sue opere sono diventate dei bestseller internazionali, tradotti in più di 16 lingue e sempre ripubblicati nel corso degli anni. Tra le sue opere ricordiamo La mano sinistra delle tenebre, Il mondo della foresta e I reietti dell’altro pianeta. Dal terzo e quarto libro della fortunata serie di “Earthsea” (1968-1972) è stato tratto, nel 2005, il film di animazione Il racconto di Terramare diretto da Gorō Miyazaki, figlio del Maestro Hayao Miyazaki.

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