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Posts Tagged ‘nuovo libro camilleri’

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non c’è mica solo il nuovo Montalbano in uscita oggi: ricordate Martin Bora,il soldato tedesco investigatore per i servizi segreti della Wehrmacht, vero? Apprezzatissimi thriller storici con un indimenticabile protagonista, seguitissimi dai lettori!

Ben Pastor
La strada per Itaca, Sellerio

«Ben Pastor merita ogni volta di più un posto d’onore tra i grandi narratori del nostro tempo e Martin Bora è un Ulisse senza patria e senza speranza, che racchiude nel suo disincanto tutte le glorie mancate di un secolo veloce e feroce» (Sergio Pent, ttl).
Traduzione dall’inglese di Luigi Sanvito
Titolo originale: The Road to Ithaca

Martin Bora, l’investigatore di casi delicati per i servizi segreti della Wehrmacht, si trova a Mosca. Mancano settimane all’attacco di Hitler alla Russia di Stalin, e l’ufficiale è aggregato al corpo diplomatico della capitale sovietica immersa ancora nel clima del patto Ribbentrop-Molotov. In questa veste, gli arriva una strana richiesta da parte del diabolico Beria: recarsi a Creta, appena presa dai tedeschi, per procurare al raccapricciante capo dello spionaggio sovietico sessanta bottiglie di un pregiatissimo vino cretese.
Invece, giunto nell’isola piena ancora dei segni di un bagno di sangue, l’ufficiale-detective è posto di fronte a un compito ben diverso. Una famiglia di civili è stata massacrata nella sua villa, a quanto pare da una pattuglia di paracadutisti tedeschi. I servizi vogliono vederci chiaro, non solo per scagionare i soldati accusati di crimini di guerra e impedire un incidente diplomatico, ma anche per prevenire l’intervento della Croce Rossa e tenere lontane le SS di Himmler, interessate alla strage. Infatti, la vittima principale è un residente svizzero, esperto di antichità e storia della razza ariana e membro dell’Ahnenerbe, la società fondata da Himmler per studiare il passato mitico della razza ariana e sovrintendere a tutte le ricerche ancestrali e archeologiche.
L’imbarazzo è grande, ed enorme il mistero. Per scioglierlo, Bora dovrà farsi carico di un’indagine che lo porterà a muoversi lungo piste divergenti: spionaggio, vendetta intestina tra caporioni del regime, arcani del nazismo magico, oppure un caso passionale celato in una strage bellica.
Labirinto, odissea, ombre del passato, maschere: nei vari teatri della guerra più feroce di tutti i tempi continua la saga dell’inquieto Martin Bora. In questo rampollo di un’antica schiatta sassone di guerrieri e artisti, Ben Pastor ha forgiato un personaggio riflessivo ed emblematico. Nel suo intimo si combatte la battaglia segreta tra l’obbligo d’onore al giuramento e la repulsione naturale verso gli uomini, gli atti e le idee del nazismo. Una scissione che fu comune a non pochi ufficiali dell’esercito tedesco (primo fra tutti il colonnello von Stauffenberg dell’Operazione Valchiria, l’attentato a Hitler).
Sullo sfondo dell’accurato affresco storico-politico, e nel labirinto di intricati casi spionistico-criminali, si inscena un dramma esistenziale dentro una tragedia collettiva. E si staglia la figura di un nobile e delicato eroe di un’epica nera, che ha accanto solo la morte e la corteggia.

Ben Pastor, nata a Roma, docente di scienze sociali nelle università americane, ha scritto narrativa di generi diversi con particolare impegno nel poliziesco storico. Della serie di Martin Bora Sellerio ha già pubblicato Il Signore delle cento ossa (2011), Lumen (2012), Il cielo di stagno (2013), Luna bugiarda (2013) La strada per Itaca (2014)

Heinrich Himmler in 1945.

Heinrich Himmler in 1945. (Photo credit: Wikipedia)

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Italiano: Andrea Camilleri al Salone del Libro...

Image via Wikipedia

Otto racconti inediti di Camilleri. «Storie inventate, ma altrettanto possibili» in cui, accanto al riso, all’ironia pungente e allo scherzo, c’è spazio anche per la riflessione amara e il momento di pietà.

Otto storie inedite di Camilleri, otto racconti perfetti che, come sempre, riescono a stupire, commuovere, emozionare, far ridere. Straordinari perché straordinarie sono «le persone, anche le più normali, che ho osservato, notato, conosciuto». Attingono al serbatoio della memoria, vastissima, dell’autore, ma anche al suo senso del teatro e della storia, al suo sguardo ironico e divertito. «Storie inventate, ma altrettanto possibili», pensate per comporre quel grande romanzo di Vigàta che Camilleri ha progettato. Questa volta al centro delle narrazioni ci sono balli in maschera e presepi viventi, contrabbando di volpini e commerci di salgemma, testamenti con azzardati codicilli e matrimoni che non si possono fare, fuitine maldestre, sfide tra gourmet del gelato. Teatro di questa umanità variegata sono spesso circoli e tavoli da gioco, salotti con tavolini a tre gambe pronti a richiamare gli spiriti, piazze e spiagge del sud della Sicilia. Accanto al riso, all’ironia pungente, allo scherzo, c’è spazio in queste storie pure per la riflessione amara, il momento di pietà, lo sguardo solidale. Perché Vigàta è popolata anche di poveracci costretti ad arrangiarsi, tutti però pieni di dignità e qualche volta baciati da una fortuna che ha qualcosa di magico.
Gli otto racconti di questo libro sono: La regina di Pomerania, Di padre ignoto, L’uovo sbattuto, Romeo e Giulietta, I duellanti, Le scarpe nuove, La lettera anonima, La seduta spiritica.

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Andrea Camilleri, La caccia al tesoro, Sellerio, in libreria dal 20 maggio
La nuova indagine di Salvo Montalbano. Una storia inquietante, cruenta, con un commissario che questa volta rischia davvero grosso.

I fratelli Gregorio e Caterina Palmisano, settantini, presi da manie sacre si sono asserragliati in casa e accolgono i poliziotti che si presentano alla loro porta a colpi di pistola. Ma non è la sola sorpresa: la casa fa spavento per lo stato d’abbandono e per la selva di crocifissi mentre sul letto di Gregorio viene trovata una bambola gonfiabile, lacera, quasi senza capelli e priva di un occhio. Dopo qualche giorno un’altra bambola di gomma viene rinvenuta in un cassonetto di Vigàta. Montalbano è un po’ perplesso, e mentre si porta le due pupe a casa per ragionarci sopra – con l’inevitabile commedia degli equivoci che la loro presenza genera in Adelina e Ingrid – comincia a ricevere delle strane lettere anonime. Si tratta delle istruzioni per una caccia al tesoro: indovinelli, prove da superare, luoghi da raggiungere. Il commissario è inquieto, qualcosa non gli quadra ma decide di stare al gioco: risolve gli enigmi, le sciarade e l’aneddoto cifrato che lo conduce in una campagna un po’ sperduta. A risolvere i rompicapi lo aiuta Aurelio Pennisi, un giovane che gli ha presentato Ingrid, interessato ai suoi metodi di indagine. La situazione però si fa tesa quando insieme a una delle lettere della caccia al tesoro viene recapitata a Montalbano una testa d’agnello sanguinante. Il commissario avverte una sensazione di disagio e capisce che dietro a quella burla si cela qualcosa di oscuro e che non è più ora di giocare. Nel frattempo a Vigàta scompare Ninetta Bommarito, una diciottenne che non ha mai dato problemi in famiglia, le sue tracce si perdono in periferia su una strada che conduce a un luogo un po’ misterioso, il Lago di Dio, mentre arriva l’ennesima lettera:
Con te mi scuso caro Montalbano
Ma il tuo aspettare vedrai non sarà invano…
I versi questa volta hanno qualcosa di laido e non c’è più tempo da perdere.
La caccia al tesoro è una storia inquietante, cruenta, con un commissario più incline alla riflessione e che questa volta rischia davvero grosso

Carlo Lucarelli e Andrea Camilleri scrivono un romanzo a quattro mani : l’evento editoriale dei primi mesi del 2010, vedremo cosa esce dall’incontro tra Montalbano e Grazia Negro

Carlo Lucarelli e Andrea Camilleri, Acqua in bocca, Minimum Fax, da giugno 2010

Un gioco, un esperimento, una collaborazione letteraria senza precedenti: i due “re” del giallo italiano contemporaneo, entrati in contatto durante le riprese del documentario “A quattro mani” (Minimum fax media 2007), uniscono le forze e ci regalano una storia che vede protagonisti i loro personaggi di maggior successo: il commissario Salvo Montalbano e l’ispettrice Grazia Negro. A metterli in contatto è un insolito omicidio in cui la vittima viene ritrovata con un pesciolino in bocca: il caso è nelle mani di Grazia Negro, che, resasi conto di non trovarsi di fronte a un delitto di ordinaria amministrazione, chiede aiuto al collega siciliano; i due scopriranno di avere a che fare con i servizi segreti deviati e nelle indagini rischieranno la propria stessa vita. Il libro è reso unico e appassionante dalla sua struttura: invece che un romanzo convenzionale, è un collage di lettere, biglietti, ritagli di giornale, rapporti e verbali, ‘pizzini’ che fanno rocambolescamente la spola fra i due detective, stimolando e accompagnando il lettore nella ricostruzione dell’indagine, che si conclude con un finale mozzafiato. Una ‘jam session’ fra due narratori geniali che si divertono a far interagire il loro immaginario e il loro stile, una lettura imperdibile per gli amanti del poliziesco e del noir.

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Andrea Camilleri, Nipote del Negus, Sellerio
“In questo romanzo prendo spunto da un fatto realmente accaduto. Negli anni Trenta a Caltanissetta, prima della guerra d’Etiopia, venne a studiare nella scuola mineraria il nipote del Negus, ovviamente spesato dalla sua Corte. Si trattava di un principe di sangue reale, un personaggio interessante, originale. Si discuteva dei confini con la Somalia e prese in giro tutti”.
Nell’agosto del 1929 il nipote del Negus Ailé Selassié si iscrive alla Regia Scuola Mineraria di Vigàta. La cosa provoca un generale scompiglio: al nipote regale deve essere riservata una accoglienza all’altezza del suo rango; questo è l’argomento dell’esilarante corrispondenza tra ministero degli Esteri, Prefetto, Questore di Montelusa, federale di Vigàta, direttore della scuola, ognuno preoccupato, in realtà, di salvare il posto.
Dalla scuola viene allontanata qualche testa calda e il principe viene accontentato in ogni suo desiderio. Amante della bella vita, elegante, Grhane Selassié non bada a spese, si fa confezionare abiti ricercati e, visto che i soldi del governo etiopico non bastano mai, comincia a fare debiti. Per di più è un impenitente vitellone e le amanti non si contano.
Le cose precipitano quando il nipote viene sollecitato – su idea di Mussolini in persona – a scrivere una lettera di sperticati elogi sul fascismo, lettera da indirizzare allo zio Ailé Selassié; la cosa, infatti, potrebbe tornare utile nel contenzioso tra Italia ed Etiopia sui confini con la Somalia. Il nipote del Negus si fa pregare, poi cerca di sottrarsi e, mentre traballano ministri, prefetti e questori, la vicenda diventa farsa.
Con Il nipote del Negus – costruito come La concessione del telefono, in una trama fatta di missive, telegrammi, articoli e proclami, dispacci governativi, conversazioni – Camilleri torna alla sua vena più antica, quella più irriverente e comica che fa pensare al Birraio di Preston. E lo fa con quell’intelligente e contagioso divertimento, con quella mescolanza tra storia e fantasia che i suoi lettori conoscono.

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