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Posts Tagged ‘Patrick Modiano’

 

 

Non farà fatica ad entrare in classifica questo libro. Il Pontefice ha voluto vergare personalmente le copertine delle sei edizioni in lingua italiana, inglese, francese, tedesca, spagnola e portoghese.

Papa Francesco, Il nome di Dio è Misericordia, Piemme

Un volume-intervista in cui papa Francesco si rivolge a ogni uomo e donna del pianeta in un dialogo semplice, intimo e personale. Il tema centrale del libro è la misericordia, da sempre fulcro della sua testimonianza e ora del suo pontificato. In ogni pagina vibra il desiderio di raggiungere tutte quelle anime – dentro e fuori la Chiesa – che cercano un senso alla vita, una strada di pace e di riconciliazione, una cura alle ferite fisiche e spirituali. In primo luogo quell’umanità inquieta e dolente che chiede di essere accolta e non respinta: i poveri e gli emarginati, i carcerati e le prostitute, ma anche i disorientati e i lontani dalla fede, gli omosessuali e i divorziati. Nella conversazione con il vaticanista Andrea Tornielli, Francesco spiega attraverso ricordi di gioventù ed episodi toccanti della sua esperienza di pastore – le ragioni di un Anno Santo straordinario da lui fortemente voluto. Senza disconoscere le questioni etiche e teologiche, ribadisce che la Chiesa non può chiudere la porta a nessuno; piuttosto ha il compito di far breccia nelle coscienze per aprire spiragli di assunzione di responsabilità e di allontanamento dal male compiuto. Nella schiettezza del dialogo, Francesco non si sottrae neppure dall’affrontare il nodo del rapporto fra misericordia, giustizia, corruzione.

 

 

Nicholas Sparks, Nei tuoi Occhi, Sperling Kupfer

Per ripagare i sacrifici dei genitori, Maria ha lavorato giorno e notte fino a diventare quello che è: il ritratto del successo. Lei è bella, di quella bellezza scura e appassionata che hanno le donne latine, eppure non ha una relazione, tutta presa prima dalla laurea e poi dal posto nello studio legale più importante della zona. Qualcosa, però, mette in pericolo la sua carriera e Maria sente il bisogno di rientrare a Wilmington e cercare la protezione della sua famiglia. Colin sta facendo del suo meglio per ridare un significato alla propria esistenza. Non ha ancora trent’anni, ma la violenza lo ha già segnato profondamente e lui non vuole più correre il rischio di finire in prigione. Le sue giornate sono scandite dallo studio, dalla palestra, e dal lavoro nel bar di Wilmington, la città dove vive ora grazie a una coppia di amici che gli fa da famiglia, proteggendolo da se stesso. È affascinante e lo sa, ma in questo momento una relazione è l’ultimo dei suoi pensieri. Come sempre il destino mescola le carte, e lo fa in una notte di pioggia torrenziale, quando Maria rimane con una gomma a terra e Colin non può fare a meno di fermarsi ad aiutarla…

un graphic novel davvero importante, che testimonia la capacità di questa arte nel raccontare la realtà che ci circonda. Un grande autore parigino condivide con noi quel terribile 2015:
Joann Sfar, Se Dio esiste, Lizard
QUADERNI PARIGINI. GENNAIO – NOVEMBRE 2015

Un 2015 terribile per la Francia e per chiunque, come Sfar, conosce un solo modo per far chiarezza in tempi difficili: diffidare dei dogmi e lasciarsi andare alla seduzione del dialogo. Il diario di un anno di dubbi atroci e di poche, dolci certezze.

«Sto attraversando una crisi in cui tutto mi riporta alla fede. Mio padre e` morto. Io mi sono separato. I miei amici di “Charlie Hebdo” si sono fatti ammazzare. Mi sento disorientato tanto quanto il mio Paese e tento di ritrovare, in mancanza di Dio, almeno la mia buona stella. Per questo ho ripreso in mano i miei taccuini, per trovare qualche risposta alle domande che tutti ci poniamo. E che si possono ricondurre in qualunque ambito, pubblico o privato, a una sola: che tocca fare per crederci ancora?»

È così che si uccide,

Zilahy Mirko, Longanesi

Questo romanzo non è solo il thriller italiano che ha conquistato gli editori internazionali prima dell’uscita. Non è soltanto un esordio travolgente, scritto con maestria inedita. Questo romanzo è una sfida irresistibile, che avvolge il lettore nell’incantesimo della più pura tensione narrativa.

 

La pioggia di fine estate è implacabile e lava via ogni traccia: ecco perché stavolta la scena del crimine è un enigma indecifrabile. Una sola cosa è chiara: chiunque abbia ucciso la donna, ancora non identificata, l’ha fatto con la cura meticolosa di un chirurgo, usando i propri affilati strumenti per mettere in scena una morte. Perché la morte è uno spettacolo. Lo sa bene, Enrico Mancini. Lui non è un commissario come gli altri. Lui sa nascondere perfettamente i suoi dolori, le sue fragilità. Si è specializzato a Quantico, lui, in crimini seriali. È un duro. Se non fosse per quella inconfessabile debolezza nel posare gli occhi sui poveri corpi vittime della cieca violenza altrui. È uno spettacolo a cui non riesce a riabituarsi. E quell’odore. L’odore dell’inferno, pensa ogni volta. Così, Mancini rifiuta il caso. Rifiuta l’idea stessa che a colpire sia un killer seriale. Anche se il suo istinto, dopo un solo omicidio, ne è certo. E l’istinto di Mancini non sbaglia: è con il secondo omicidio che la città piomba nell’incubo. Messo alle strette, il commissario è costretto ad accettare l’indagine… E accettare anche l’idea che forse non riuscirà a fermare l’omicida prima che il suo disegno si compia. Prima che il killer mostri a tutti – soprattutto a lui – che è così che si uccide.

DANIEL SANCHEZ PARDOS, Il segreto di Gaudì, Corbaccio

Barcellona 1874: una città misteriosa, una cospirazione e un artista visionario alla scoperta dei suoi segreti

Ottobre 1874: Gabriel Camarasa, è appena rientrato con la famiglia in una Spagna attraversata da guerre civili e lotte dinastiche dopo aver trascorso diversi anni in esilio a Londra. Frequenta l’Università di Architettura di Barcellona dove incontra un ragazzo del secondo anno: Antoni Gaudí. Ne diventa amico, ma per tanti versi Gaudí resta un mistero per Gabriel: le sue conoscenze nell’ambito dell’architettura sono decisamente superiori a quelle degli studenti più brillanti e inoltre gli interessi di Antoni spaziano nei campi più vari, dall’esoterismo alla fotografia, dalla botanica ai bassi fondi della città. E quando la vita dei due amici viene sconvolta da un omicidio, le domande che si pone Gabriel si fanno più pressanti: dove passa le notti Gaudí quando di lui si perdono le tracce? Perché sembra conoscere così bene i bassifondi di Barcellona e frequenta individui così poco raccomandabili? Quale segreto conosce che potrebbe portare addirittura alla distruzione della celebre Cattedrale del Mare? Gabriel può veramente fidarsi di lui e della bellissima Fiona Begg, illustratrice che lavora nel giornale del padre di Gabriel, ma che sembra avere ben più confidenza con il geniale Antoni? Sullo sfondo di una Barcellona magica, un potente affresco storico, un romanzo che mescola abilmente realtà e finzione travolgendo il lettore con una vicenda d’amicizia e d’amore, di mistero e pericolo difficile da dimenticare.
KRISTIN HANNAH  ,         L’USIGNOLO  ,    Mondadori

Kristin Hannah si addentra nell’universo epico della Seconda guerra mondiale per illuminare una parte della Storia raramente affrontata: la guerra

delle donne. L’Usignolo racconta di due sorelle distanti per età, esperienze e ideali, ognuna alle prese con la propria battaglia per la sopravvivenza

ma entrambe alla ricerca fiduciosa dell’amore e della libertà

 

 

 

PATRICK MODIANO ,      INCIDENTE NOTTURNO ,   Einaudi

E’ notte. A Parigi è scesa la nebbia. Una Fiat verde acqua investe un ragazzo che viene portato in ospedale. Una donna è al volante, una donna

misteriosa, forse già conosciuta un tempo. Restano sulla strada una scarpa troppo stretta, un passaporto falsificato e un giaccone sporco di sangue.

Un incidente banale riapre possibili vie del passato e dà inizio a un’inchiesta attraverso la città
Benito Mussolini, Il mio diario di guerra, Il mulino, a cura di Mario Isnenghi
Raffica di artiglieria austriaca. Crepitio di proiettili. Schianto di rami. Turbine di schegge. Un grosso ramo, stroncato da una granata, si è abbattuto sul mio riparo. Ci sono due feriti nella mia compagnia. Passa un morto del XXXIX battaglione. Un altro morto degli alpini. II bombardamento è finito. È durato un’ora. I bersaglieri escono dai ripari. Si canta”. L’autore è Benito Mussolini e Il Mulino riporta in libreria il 14 gennaio Il Mio Diario di Guerra. Il volume è curato da Mario Isneghi. Lo storico, che ha insegnato Storia contemporanea all’Università Ca’ Foscari di Venezia, è stato il primo studioso ad attirare l’attenzione su questo testo, che per molto tempo l’impronunciabilità politica del nome del suo autore ha impedito di cogliere la rilevanza e l’originalità del diario mussoliniano.

Seuge sul sito : http://www.ansa.it/sito/notizie/cultura/libri/2016/01/09/esce-il-diario-di-guerra-di-mussolini_ff44d6de-a069-46e2-ae90-a40b99f6300f.html

Con il Mulino Mario Isnenghi ha pubblicato anche La tragedia necessaria (nuova ed. 2013), L’Italia in piazza (2004), Le guerre degli italiani (2005), La Grande Guerra (con G. Rochat, 2008). Il mito della Grande Guerra, ripubblicato nel 2014, fa di lui lo storico più autorevole del conflitto mondiale.

 

Giuseppe Catozzella, Il grande futuro, Feltrinelli

Amal nasce su un’isola in cui è guerra tra Esercito Regolare e Neri, soldati che in una mano impugnano il fucile e nell’altra il libro sacro. Amal è l’ultimo, servo figlio di servi pescatori e migliore amico di Ahmed, figlio del signore del villaggio. Da piccolo, una mina lo sventra in petto e ora Amal, che in arabo significa speranza, porta un cuore non suo.Amal e Ahmed si promettono imperitura amicizia, si perdono con i loro sogni in mezzo al mare, fanno progetti e dividono le attenzioni della affezionata Karima. Vivono un’atmosfera sospesa, quasi fiabesca, che si rompe quando le tensioni che pesano sul villaggio dividono le loro strade. In questo nuovo clima di conflitti e di morte anche Hassim, il padre di Amal, lascia il villaggio, portando con sé un segreto inconfessabile.
Rimasto solo, Amal chiede ancora una volta il conforto e la saggezza del mare e il mare gli dice che deve raggiungere l’imam della Grande Moschea del Deserto, riempire il vuoto con un’educazione religiosa. Amal diventa preghiera, puro Islam, e resiste alla pressione dei reclutamenti. Resiste finché un’ombra misteriosa e derelitta riapre in lui una ferita profonda che lo strappa all’isolamento. Allora si lascia arruolare: la religione si colma di azione. L’educazione militare lo fa guerriero, lo fa uomo. Lo prepara a trovare una sposa per generare un figlio. Ma è proprio questo l’unico destino consentito? Qual è il bene promesso? L’avventura di vivere finisce davvero con la strage del nemico?
Con leggerezza e pienezza “alla Mark Twain” Giuseppe Catozzella racconta una storia che, attraverso la leggenda, cerca il presente e nel presente si avvita. Con febbrile determinazione.

Lì, fuori dallo scafo, le braccia alzate al cielo e gli occhi chiusi, sentivo con la precisione delle cose certe che avrei vissuto in eterno.

 

Dario Fo, Razza di zingaro, Chiarelettere

Uno zingaro campione di boxe sfida il nazismo. Una storia toccante e vera.
Il nuovo romanzo del premio Nobel Dario Fo.

Lui è Johann Trollmann (1907-1943), pugile sinti nella Germania nazista, il più bravo di tutti, ma c’è un particolare: è uno zingaro. La vita di Johann comincia subito di corsa, da quando, bambino, scopre la boxe e sale sul ring portando con sé i valori e la tradizione della sua gente, e guadagnando strepitose vittorie, una più emozionante dell’altra, con il pubblico (soprattutto femminile) in visibilio. Ma uno zingaro non è come gli altri
tedeschi: come può rappresentare la grande Germania alle Olimpiadi del 1928?
Le strade del successo ben presto gli vengono sbarrate, il clima politico peggiora, il nazismo travolge tutto, anche la sua vita e quella della sua famiglia. Non importa che Johann sia il più bravo, il titolo di campione dei pesi mediomassimi gli verrà negato, nonostante la vittoria sul ring. Da quel momento la sua vita diventa impossibile: prima il divorzio cui è costretto per salvare la moglie e la figlia, poi la sterilizzazione, la guerra cui partecipa come soldato e infine il campo di concentramento e l’ultima sfida, quella decisiva, contro il kapò, che vincerà, e per questo sarà punito. Con la morte. Dario Fo, grazie a una ricerca meticolosa e storicamente ineccepibile di Paolo Cagna Ninchi, ancora una volta recupera una vicenda vera e dimenticata e la propone in una vibrante ricostruzione narrativa alla nostra attenzione distratta: un modo efficacissimo per parlare indirettamente del presente che non vogliamo vedere. Solo di recente la Germania ha riconosciuto il valore e l’autenticità di questa storia consegnando alla famiglia Trollmann la corona di campione dei pesi mediomassimi negata a Johann ottant’anni prima.

 

Curiosamente, anche Frassinelli propone un libro con il medesimo protagonista, sempre uscito in questi primi giorni dell’anno: Mauro Garofalo, Alla fine di ogni cosa.

Ogni giorno vissuto come se fosse l’ultimo. Ogni incontro, ogni parola pronunciata, l’ultima occasione. “La prima volta che ho sentito il nome di Jo

English: Johann Wilhelm Trollmann

English: Johann Wilhelm Trollmann (Photo credit: Wikipedia)

hann Rukeli Trollmann avevo appena finito di allenarmi al sacco. Con le mani ancora fasciate e i guantoni, appresi la vicenda del pugile a cui il Nazismo aveva tolto il titolo di campione perché “zingaro”. Per tutta risposta, la volta dopo Trollmann era salito sul ring con il corpo cosparso di farina, i capelli tinti di giallo, si era lasciato battere. Quell’uomo aveva messo in scena la sconfitta dello stesso fanatismo ariano che ora lo crocifiggeva; aveva avuto il coraggio di guardare dritto in faccia il grande male del Novecento. Mi resi conto che quella non era una storia qualsiasi, era una sfida. E dovevo seguirla.” Mauro Garofalo racconta la storia del campione tedesco di pugilato degli anni Trenta Johann Trollman, detto Rukeli, come solo i grandi romanzieri sanno fare: si fonde con il suo personaggio, ne assume lo sguardo e le emozioni e ci porta con lui nel momento più terribile della Storia, facendoci vivere una vicenda umana e sportiva, tragica e bellissima.

 

 

 

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« Per l’arte della memoria con la quale ha evocato i destini umani più inesplicabili e scoperto il mondo della vita nel tempo dell’occupazione »

 

Con questa motivazione l’Accademia svedese ha riposto nelle mani di Patrick Modiano il premio Nobel per la letteratura, un po’ a sorpresa per la verità. Un po’ di Italia nel Premio: il padre era un ebreo francese,italiano di origine. 69 anni, Modiano ha affermato che tra i suoi autori di riferimento ci sono Proust e Céline.

 

Il suo primo libro pubblicato in Italia è stato I viali di circonvallazione , traduzione dal francese di Annamarcella Falco Tedeschi, edito da Rusconi nel 1973. Molti altri romanzi sono seguiti

Trai più noti citiamo Dora Bruder (Guanda, premio Bottari Lattes Grinzane Cavour sezione La Quercia nel 2012), Sconosciute, Bijou, Un pedigree ( tutti Einaudi) e Nel caffè della gioventù perduta (Einaudi). Oltre ai 26 libri (piu uno per ragazzi), ha scritto anche sceneggiature per il cinema (Cognome e nome : Lucien Lacombe, di Malle, e altri tratti dalle sue opere, come Il profumo di Yvonne, di Leconte).

Al centro della sua ricerca una tematica esistenzialista, l’analisi del passato attraverso piccoli tassell di ricordi, che sfociano in una rivelazione: verosimilmente, influenzato anche dall’ambigua figura del padre, riuscito a sfuggire alle persecuzioni naziste grazie ad amicizie potenti…

“Nel romanzo classico – che è psicologico e realistico – lo scrittore era una specie di Dio che controllava i personaggi come marionette. Oggi non è più così. I personaggi sfuggono di mano al romanziere, rivendicando la loro autonomia. Ma proprio perché sono più indipendenti, acquistano anche maggior verità. Anche per questo scrivere non è facile. È come avanzare sulle sabbie mobili. Si ha sempre l’impressione di sprofondare e di perdersi, ma poi all’ultimo momento, miracolosamente, si riesce ad andare avanti”

 

 

Nasce a Boulogne-Billancourt, una città poco distante da Parigi, il 30 luglio del 1945, figlio di Albert Modiano, un ebreo francese di origini italiane, e di Louisa Colpijn, un’attrice belga di etnia fiamminga. Studia in Alta-Savoia poi a Liceo Henri-IV a Parigi dove ha come insegnante di Geometria Raymond Queneau, amico della madre e che diventerà amico suo. Termina gli studi ad Annecy e non li prosegue. Introdotto dall’amico nel mondo letterario, conosce l’editore Gallimard e, nel 1967, scrive il suo primo romanzo La Place de l’Etoile che viene pubblicato dallo stesso Gallimard. Il romanzo gli vale il Premio Roger Nimier. È documentarista per Carlo Ponti e paroliere per Françoise Hardy. Nei suoi romanzi, per lo più ambientati nella Parigi occupata dai nazisti e costruiti intorno alla figura dello straniero, dell’esule, dell’ebreo, si intrecciano una vena disperata di ascendenza esistenzialista ed il gusto della rievocazione. L’autore rievoca molto spesso, nei personaggi dei suoi romanzi, l’ambigua figura del padre, un ebreo sicuramente vittima del Nazismo, che, arrestato nel 1943, si dimostrò pronto a tutto per sopravvivere (infatti sfuggì alla deportazione grazie a potenti amicizie collaborazioniste); una figura dalla duplice e ambigua identità, invischiata molto spesso in rapporti di complicità con i carnefici.

 

Nel 1978 il romanzo Rue des boutiques obscures (dove lui ha anche abitato), gli vale il Premio Goncourt.

 

Nel 2014 l’Accademia di Svezia gli ha assegnato il Premio Nobel per la letteratura.

 

eccone un ritratto:

 

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Patrick Modiano, Riduzione di pena, Lantana
«Una nuova meraviglia della letteratura contemporanea» Le Nouvel Observateur

«Modiano è lo straordinario memorialista di una Parigi che non c’è più, una città dove l’avventura sembrava nascondersi dietro l’angolo di ogni strada» Lire

«Pochi scrittori hanno descritto Parigi con un amore così intelligente, una malinconia così potente, quasi allucinatoria» Le Monde

Francia, banlieue parigina. Nel limbo di un tranquillo villaggio francese, «Patoche» (l’autore bambino) e suo fratello vivono in una casa abitata solo da donne. La madre, attrice, se n’è andata in una tournée senza fine, mentre il padre fa continui viaggi d’affari. Nella sua stanza Patoche sente fino a tarda notte degli scoppi di risa, voci, squilli di telefono. Qualche frammento di frase gli arriva all’orecchio. «La banda di rue Lauriston» ricorre spesso nella conversazione. Attraverso le persiane socchiuse vede entrare e uscire personaggi misteriosi: Jean D., Andrée K., Roger Vincent… Modiano annoda il ricordo di un’epoca con la ricerca della figura paterna. Raccogliendo i dettagli della propria storia, le tracce e gli indizi del passato, il narratore cerca di capire quali misteri nascondevano gli adulti che l’hanno educato, chi erano quelle donne che non ha mai più rivisto. Quale poteva essere il loro segreto?

Di Patrick Modiano nel corso del 2012 usciranno per Lantana Fiori di rovina e Primavera da cani, due brevi romanzi che insieme a Riduzione di pena compongono un’ideale trilogia.

Andrè Helena, Massacro all’anisette, Aisara
Le strade assolate di Barcellona brulicano di prostitute, travestiti, contrabbandieri, marinai. Sono forse il posto ideale per dare una svolta alla propria vita.
Due bande di malviventi alle prese con una partita di cocaina stanno per concludere un grosso affare quando qualcosa improvvisamente va storto. In un attimo quelle strade così invitanti si trasformano nel macabro teatro di un duello all’ultimo sangue.
ANDRÉ HÉLÉNA (Narbonne, 1919-Leucate 1972), autore del secondo dopoguerra, è oggi considerato uno dei più autentici rappresentanti del romanzo noir francese.
Nel 1948, durante una reclusione in carcere, scrive Gli sbirri hanno sempre ragione e comincia la sua sterminata produzione narrativa: 11 romanzi nel 1952, 18 nel 1953, 10 ancora nel 1954. Tra i noir, Il gusto del sangue (Aìsara, 2008) e I clienti del Central Hôtel (Aìsara, 2009) gli valsero i maggiori riconoscimenti.

Il segreto dei vicoli oscuri. Le indagini del commissario Laviolette,
    Magnan Pierre, Robin

Mai nulla è lasciato al caso in un romanzo di Pierre Magnan, mai la sua penna si dimentica di ricreare a tutto tondo l’ambientazione, i profumi delle stagioni e i sapori dei loro frutti, i profili della gente comune e dei protagonisti che animano con le loro voci le strade delle piccole cittadine della Provenza, la vera protagonista dei romanzi dello scrittore francese. “Venga Jeanne! Sbrighiamoci! Si perderà tutto” sussurra l’omicida all’infermiera della bella e invalida signorina Rogeraine Gobert, prima di gettarla nel vuoto dalla torre del castello della piccola cittadina di Sister. Non era la giovane e ingenua Jeanne il vero obbiettivo dell’assassino, ma Rogeraine, farle sentire il peso della sua invalidità e la sua impotenza, risvegliare in lei colpe mai espiate di un terribile crimine commesso in gioventù. Chi mai potrebbe essere il criminale che si accanisce contro la signorina Gobert? Tutta Sisteron si interroga e, forse, sa; ma tiene gelosamente per se i misteri che coinvolgono la bella invalida e che risalgono ai tempi della guerra e della lotta partigiana. Solo i vicoli oscuri della rocca sembrano rispondere alle domande e agli interrogativi che il commissario Laviolette si pone, solo i bastioni medioevali gli forniscono l’indizio più prezioso: uno sgualcito bigliettino da visita che porta impresso con inchiostro viola il nome di Gilberte Valaury.

Il commissario nella tartufaia. Le indagini del commissario Laviolette, Pierre Magnan, Robin
Il commissario Laviolette, arrivato a Banon per gustarsi un’omelette ai tartufi, si trova inaspettatamente a dover risolvere l’ennesimo enigma. Un covo di hippy assassinati, una scrofa di nome Roseline e uno spiacevole incidente nei pressi di una tomba protestante sono gli originali elementi di questa vicenda. In un crescendo di suspense, fino alla quasi inaspettata soluzione del delitto, il lettore può tornare a immergersi nella vita di provincia che Pierre Magnan sa descrivere in modo impeccabile.

 

già che ci siamo, riproponiamo un nostro vecchio speciale dedicato al noir francese (non è aggiornatissimo, però!):

 

LEO MALET (1909 -1996)  Insieme a Simenon è il maggior rappresentante del poliziesco francese, quasi altrettanto prolifico come “il papà” di Maigret. Autore originale e controcorrente,occupa un posto di primo piano nel movimento surrealista di Andrè Breton e diverrà il punto di riferimento per la generazione di scrittori più giovani degli anni Ottanta, Patrick Manchette, Didier Daeninkx; oltre alla “trilogia noir” è da non perdere la serie di gialli parigini (uno per ogni arrondissement) con l’investigatore Nestor Burma,  pubblicati da Fazi Editore.  http://it.wikipedia.org/wiki/L%C3%A9o_Malet per biografia e bibliografia
JEAN CLAUDE IZZO (Marsiglia 1945 – 2000) ha esercitato molti mestieri prima di conoscere il successo con la travolgente trilogia noir (edita da E.o) dedicata a Fabio Montale, grandiosa figura di poliziotto inflessibile, scomodo e triste, che cerca di vivere secondo la filosofia della sua città bagnata dal sole provenzale, Marsiglia, seguendo i ritmi lenti della vita, amando il mare e la pesca, il vino rosato e la saporita cucina locale.  http://www.jeanclaude-izzo.com il sito ufficiale dell’autore
JEAN PATRICK MANCHETTE (1942 1995) autore spigoloso dal taglio cinematografico e dalla scrittura nervosa, è considerato il padre del Polar contemporaneo (Neo-polar, come definito dallo stesso Manchette), una sorta di Chandler d’Oltralpe, che trae spunti e situazioni per le sue trame dall’attualità e conclude sovente  i suoi romanzi con un violento conflitto a fuoco. Einaudi ha pubblicato Posizione di tiro, Fatale, Nada, Piccolo blues…..
DIDIER DAENICKX, Saint Denis, 1949; dopo un discreto numero di lavori ottiene la fama letteraria nel 1984 con Meurtre par memoires, pubblicato nella Series Noires di Gallimard, la collana più prestigiosa di questo genere; nella sua opera emerge la volontà di coniugare la trama con la realtà sociale e politica che lo circonda, l’intento di mantenere viva la memoria di un passato che si preferibbe dimenticare (come il massacro degli Algerini a Parigi nel 1961)
PIERRE MAGNAN, altro provenzale, nato a Manosque nel 1922; dopo un primo romanzo del 1946 ignorato dal pubblico viene snobbato dall’editoria fino al 1978: licenziato dal posto di lavoro trova il tempo e il coraggio di far uscire Le sang des atrides, che lo consacra come autore. Si descrive come “apolitico, asociale, quasi afilosofico” e colloca spesso le sue trame nell’amata Provenza, come quella arcaica e atipica descritta in La casa assassinata, fra i suoi romanzi migliori. Pubblicato da Voland , Robin e Meridiano zero.     http://www.lemda.com.fr/ il sito ufficiale dell’autore
BRIGITTE AUBERT  proposta in Italia dal coraggioso editore Voland e da Robin, autrice assolutamente originale che inserisce nel poliziesco connotazioni ironiche e situazioni da humour nero, al limite dell’estremo; propone in Favole di morte una eroina davvero singolare:  in seguito a un incidente la protagonista è cieca e su una sedia a rotelle, e assiste a una ventina di omicidi avvenuti nei più svariati modi….
DOMINIQUE MANOTTI  ex sindacalista, ambienta i suoi libri prevalentemente nella Parigi degli anni 80, segnata dal potere mitterandiano e dai molti scandali. Con il suo stile potente e la sua prosa essenziale , le sue storie affascinanti, si è conquistata ampia popolarità tra i lettori e i favori dei critici, che le hanno permesso di vincere l’International Dagger , premio al miglior thriller europeo con  VITE BRUCIATE,  pubblicato in Italia per Tropea.
http://www.dominiquemanotti.com/ è l’indirizzo ufficiale su internet
FRED VARGAS  la più amata dal pubblico italiano. Le sue storie, sorrette dalla struttura classica da thriller,  affondano le radici nell’inconscio collettivo, nella mitologia di cui si è nutrita la letteratura europea; una sua dichiarazione «il poliziesco è una specie di favola, ironica o tragica o cerebrale. Non sopporto i gialli ultraviolenti che raccontano crimini complicatissimi (che nella realtà non esistono): un delitto è sempre semplice».
JEAN CHRISTOPHE GRANGE’ è particolarmente noto anche in Italia grazie a I fiumi di porpora (Garzanti), memorabile thriller dove, in un crescendo di suspense, l’autore mescola con sapienza azione e psicologia su uno sfondo di incomparabile bellezza, i ghiacciai alpini. I suoi libri sono editi da Garzanti. Forse il più “americano” di questi scrittori.
Altri esponenti del genere tradotti in Italia (e qualcuno già scomparso dalla circolazione) sono Jean Vautrin, Alexis Lecaye, Serge Brussolo, Maurice Dantec, Patrick Modiano, Hugues Pagan, Tonino Benacquista, Serge Quadruppani, Tierry Jonquet.Terminiamo con una nota per Viel Tanguy, L’assoluta perfezione del crimine, Pozza, un noir con un filo d’ironia sul fascino della malavita d’un tempo, stile Jean Gabin.

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Dopo una vita da sindacalista, Dominique Manotti ha ottenuto un ampio successo presentando nelle sue storie il lato oscuro dei meccanismi sociali ed economici della società francese. Vite bruciate è l’ultimo capitolo, vincitore dell’International Dagger 2008, sopravanzando Andrea Camilleri, Stieg Larsson, Fred Vargas e Martin Suter: un premio importante conferito per il miglior thriller tradotto in inglese.

Vite bruciate, Dominique Manotti, Tropea

Il primo turno è cominciato da poco quando la giovane Émilienne cade a terra fulminata dalla corrente elettrica. È l’ennesimo incidente sul lavoro nella filiale Daewoo di Pondange e l’esasperazione degli operai esplode in una rivolta. La tensione sale, i dirigenti abbandonano gli uffici, la fabbrica crolla tra le fiamme di un incendio. Gli inquirenti si affrettano ad arrestare Nourredine, il leader degli scioperanti, ma cosa si nasconde dietro la facciata del fatiscente stabilimento? Esiste un legame fra queste vicende e la sospetta cordata Daewoo-Matra, che sta cercando di mettere le mani sul colosso Thomson multimedia? Solo un segugio come Charles Montoya può scoprirlo, ex poliziotto alle prese con i fantasmi di un passato poco limpido. Sarà l’incontro con la sensuale Rolande a schiudergli le porte di inconfessabili intrighi e a introdurlo nell’amara realtà quotidiana degli operai di Pondange, inconsapevoli pedine di piani orditi in eleganti uffici di Bruxelles e in esclusivi ristoranti parigini. Con un raffinato thriller politico-finanziario, Dominique Manotti ricompone le trame sommerse di una vertiginosa partita per il potere, che fra scellerati ricatti, scomodi compromessi e sadici omicidi risucchia nei suoi ingranaggi vittime e carnefici.

Dominique Manotti, da sempre militante sindacale nella Confédération Française Démocratique du Travail, insegna Storia economica del XIX secolo all’Università di Parigi. La sua opera narrativa è influenzata da un passato di militanza in diversi movimenti politici e sindacali e dalla convinzione che il romanzo noir sia la forma più appropriata per raccontare il nostro tempo. Il sentiero della speranza (premio per il miglior romanzo dall’Associazione francese degli scrittori del giallo), Il bicchiere della staffa e Curva Nord (Marco Tropea Editore) sono i romanzi della trilogia ambientata nella Parigi di Mitterrand che ha come protagonista il commissario Daquin. Gli ultimi romanzi sono Le mani su Parigi (2007) e Vite bruciate (2009).

Una intervista a Dominique Manotti:
http://www.radio.rai.it/radio3/view.cfm?Q_EV_ID=277002#



Fred Vargas, Imminente
Dal 3 marzo in libreria, Un luogoincerto, di Fred Vargas, Einaudi

Diciassette piedi tagliati, ancora con le scarpe. Ritrovati davanti al più famoso e macabro cimitero londinese. Adamsberg tra Londra, i dintorni dell’Haut-de-Seine e la Serbia. La storia vera di Peter Plogojowits, un serbo riesumato nel 1725 in un piccolo villaggio col sospetto che fosse un vampiro.
Quasi trecento anni dopo i vampiri non hanno smesso di infestare il mondo.
Humour, erudizione e fantasia in un romanzo che flirta col gotico e l’orrore, e che attraverso i suoi personaggi ormai culto risale alle origini del mito del vampiro.



IL NOIR FRANCESE. Nel Novecento il noir e il poliziesco francese si sono sviluppati grazie a personalità originali e complesse, più “singoli maestri” che appartenenti a scuole riconosciute. A differenza di buona parte dei colleghi statunitensi, gli autori francesi propongono vicende con un forte sottofondo di denuncia morale e sociale, e protagonisti dal difficile percorso umano, tipi d’uomo lontani dalla figura stereotipata del supereroe invincible sgomina-furfanti. Anche la collocazione geografica è spesso importante, e lascia spesso trasparire l’amore dello scrittore per i propri luoghi d’origine. In questo mini speciale abbiamo tralasciato Georges Simenon, francese d’adozione, il rappresentante più noto del genere per focalizzare la nostra attenzione sugli autori contemporanei

LEO MALET (1909 -1996) Insieme a Simenon è il maggior rappresentante del poliziesco francese, quasi altrettanto prolifico come “il papà” di Maigret. Autore originale e controcorrente,occupa un posto di primo piano nel movimento surrealista di Andrè Breton e diverrà il punto di riferimento per la generazione di scrittori più giovani degli anni Ottanta, Patrick Manchette, Didier Daeninkx; oltre alla “trilogia noir” è da non perdere la serie di gialli parigini (uno per ogni arrondissement) con l’investigatore Nestor Burma, pubblicati da Fazi Editore.
http://it.wikipedia.org/wiki/L%C3%A9o_Malet per biografia e bibliografia
JEAN CLAUDE IZZO (Marsiglia 1945 – 2000) ha esercitato molti mestieri prima di conoscere il successo con la travolgente trilogia noir (edita da E.o) dedicata a Fabio Montale, grandiosa figura di poliziotto inflessibile, scomodo e triste, che cerca di vivere secondo la filosofia della sua città bagnata dal sole provenzale, Marsiglia, seguendo i ritmi lenti della vita, amando il mare e la pesca, il vino rosato e la saporita cucina locale
. www.jeanclaude-izzo.com il sito ufficiale dedicato all’autore
JEAN PATRICK MANCHETTE (1942 1995) autore spigoloso dal taglio cinematografico e dalla scrittura nervosa, è considerato il padre del Polar contemporaneo (Neo-polar, come definito dallo stesso Manchette), una sorta di Chandler d’Oltralpe, che trae spunti e situazioni per le sue trame dall’attualità e conclude sovente i suoi romanzi con un violento conflitto a fuoco. Einaudi ha pubblicato Posizione di tiro, Fatale, Nada, Piccolo blues, e altri ancora
DIDIER DAENICKX, Saint Denis, 1949; dopo un discreto numero di lavori ottiene la fama letteraria nel 1984 con Meurtre par memoires, pubblicato nella Series Noires di Gallimard, la collana più prestigiosa di questo genere; nella sua opera emerge la volontà di coniugare la trama con la realtà sociale e politica che lo circonda, l’intento di mantenere viva la memoria di un passato che si preferibbe dimenticare (come il massacro degli Algerini a Parigi nel 1961)
PIERRE MAGNAN, altro provenzale, nato a Manosque nel 1922; dopo un primo romanzo del 1946 ignorato dal pubblico viene snobbato dall’editoria fino al 1978: licenziato dal posto di lavoro trova il tempo e il coraggio di far uscire Le sang des atrides, che lo consacra come autore. Si descrive come “apolitico, asociale, quasi afilosofico” e colloca spesso le sue trame nell’amata Provenza, come quella arcaica e atipica descritta in La casa assassinata, fra i suoi romanzi migliori. Pubblicato da Voland , Robin e Meridiano zero.
http://www.lemda.com.fr/ il sito ufficiale dell’autore
BRIGITTE AUBERT proposta in Italia dal coraggioso editore Voland e da Robin, autrice assolutamente originale che inserisce nel poliziesco connotazioni ironiche e situazioni da humour nero, al limite dell’estremo; propone in Favole di morte una eroina davvero singolare: in seguito a un incidente la protagonista è cieca e su una sedia a rotelle, e assiste a una ventina di omicidi avvenuti nei più svariati modi. . .
DOMINIQUE MANOTTI ex sindacalista, ambienta i suoi libri prevalentemente nella Parigi degli anni 80, segnata dal potere mitterandiano e dai molti scandali. Con il suo stile potente e la sua prosa essenziale , le sue storie affascinanti, si è conquistata ampia popolarità tra i lettori e i favori dei critici, che le hanno permesso di vincere il recente International Dagger 2008, premio al miglior thriller europeo con VITE BRUCIATE, appena pubblicato in Italia per Tropea. . . .
http://www.dominiquemanotti.com/ è l’indirizzo ufficiale su internet
FRED VARGAS la più amata dal pubblico italiano. Le sue storie, sorrette dalla struttura classica da thriller, affondano le radici nell’inconscio collettivo, nella mitologia di cui si è nutrita la letteratura europea; una sua dichiarazione «il poliziesco è una specie di favola, ironica o tragica o cerebrale. Non sopporto i gialli ultraviolenti che raccontano crimini complicatissimi (che nella realtà non esistono): un delitto è sempre semplice».
JEAN CHRISTOPHE GRANGE‘ è particolarmente noto anche in Italia grazie a I fiumi di porpora (Garzanti), memorabile thriller dove, in un crescendo di suspense, l’autore mescola con sapienza azione e psicologia su uno sfondo di incomparabile bellezza, i ghiacciai alpini. I suoi libri sono editi da Garzanti. Forse il più “americano” di questi scrittori.
Altri esponenti del genere tradotti in Italia (e qualcuno già scomparso dalla circolazione) sono Jean Vautrin, Alexis Lecaye, Serge Brussolo, Maurice Dantec, Patrick Modiano, Hugues Pagan, Tonino Benacquista, Serge Quadruppani, Tierry Jonquet.
Terminiamo con una nota per Viel Tanguy, L’assoluta perfezione del crimine, Pozza, un noir con un filo d’ironia sul fascino della malavita d’un tempo, stile Jean Gabin.

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