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Posts Tagged ‘Praga’

in vacanza con il giusto libro, Paese per Paese, Edizione 2015. Paese che vai, lettura che ti suggeriamo.

 

FRANCIA: Jean Luc Bannalec, Un caffè amaro per il commissario Dupin, Piemme

FRANCIA, Jean Michel Guenassia, La mano sbagliata, Salani

PARIGI, Cristina Petit, Qualcosa che somiglia al vero amore, TRE60

SVALBARD, Monika Kristensen, Operazione Fritham, Iperborea

ISLANDA: Jon Kalman Stefansson, I pesci non hanno gambe, Iperborea

SCOZIA, James Boswell, Diario di un viaggio alle Ebridi, Sellerio

INGHILTERRA, Helen Humphreys, Il canto del crepuscolo, Playground

INGHILTERRA, Susanne Goga, I misteri di Chalk Hill, Giunti

INGHILTERRA, John Boyne, La casa dei fantasmi, Rizzoli

INGHILTERRA\IRLANDA:Joseph O’Connor, Il gruppo, Guanda

SCOZIA, Peter May, L’uomo degli scacchi, Einaudi

GERMANIA, Brigitte Glaser, Delitto al pepe rosa, Emons

AUSTRIA, Una vita intera, di Robert Seethaler, Neri Pozza

DANIMARCA, Erik Valeur, Il settimo bambino, Neri Pozza

SVIZZERA: Martin Suter, Allmen e le dalie, Sellerio

GRECIA: Fabrizio Ardito, Sul monte Athos, Ediciclo

GRECIA, Alexandros Papadiamantis, L’assassina, Elliot

PRAGA, Gustav Meyrink, Il golem, Tre editori

PORTOGALLO: Joao Ricardo Pedro, Il tuo volto sarà l’ultimo, Nutrimenti

LISBONA, Lorenzo Pini, A Lisbona con Antonio Tabucchi, Perrone editore

OLANDA, Paolo Ciampi, L’Olanda è un fiore, Ediciclo

AMSTERDAM, Nescio, Storie di Amsterdam, Iperborea

AUSTRIA, Maya Haderlap, L’angelo dell’oblio, Keller

RUSSIA, Andrej Platonov, Cevengur, Einaudi

RUSSIA, Martin Cruz Smith, Tatiana, Mondadori

EX YUGOSLAVIA, Gordana Kuic, Il profumo della pioggia nei Balcani, Bollati

ROMANIA, Vintila Horla, Dio nato in esilio, Castelvecchi

SPAGNA: Cristina Sanchez Andrade, Le sorelle Inviernas, Elliot

SVEZIA: Carl Johan Valgren, Il bambino ombra, Marsilio

ESTONIA, Jan Cross, La congiura, Iperborea

BULGARIA, Evtimova Zdravka , Sinfonia, Controluce

LITUANIA, Romualdas Granauskass, La vita sotto l’acero, Controluce

 

in Asia

ASIA: Henri Michaux, Un barbaro in Asia,Obarrao

CINA, Xiaolu Guo, 20 frammenti di gioventù verace, Metropoli d’Asia

CINA, Pierre Loti, Gli ultimi giorni di Pechino, Luni

GIAPPONE, Yasushi Inoue, La lotta dei tori,Skira

GIAPPONE, Radika Jha, Confessioni di una vittima dello shopping, Sellerio

MALESIA, Shih.li Kow, La somma delle nostre follie, Metropoli d’Asia

TURCHIA, HAKAN GUNDAY, A con Zeta, Marcos y Marcos

INDIA, H.R.F.Keating, La crociata dell’ispettore Ghote, Elliot

ISRAELE, Eskhol Nevo, Soli e perduti, Neri Pozza

ARMENIA, Nilo Marocchino, Armenia – peregrinando lungo la via della seta, Fusta

IRAN, Fariba Hachtroudi, L’uomo che schioccava le dita, E.o

INDONESIA, Eka Kurniawan, L’uomo tigre, Metropoli d’Asia

NEPAL, Peter Mathiessen, Il leopardo delle nevi, Beat

NEPAL, John Burdett, Il padrino di Katmandu, Bollati Boringhieri

SUD EST ASIATICO: Storie dal golfo del Siam, Controluce

THAILANDIA, Sudham Pira, La terra dei monsoni, Controluce

PAKISTAN, Bapsi Sidwa, Lingua d’amore, Neri Pozza

CAUCASO, Alisa Ganieva, La montagna in festa, La nuova frontiera

 

 

 

Nel Caucaso

Alisa Ganieva, La montagna in festa, La nuova frontiera

Quando Shamil arriva al giornale trova la redazione in subbuglio: secondo una voce che sta facendo il giro del paese i russi hanno innalzato un muro per isolare il Caucaso dal resto della federazione. La situazione diventa subito incandescente: manifestazioni e scioperi si susseguono giornalmente mentre i sostenitori dei movimenti islamici si scontrano con quelli dei partiti nazionali. Shamil vorrebbe continuare la sua vita come se niente fosse ma stenta a credere ai suoi occhi quando vede la fidanzata, Madina, indossare il velo e seguire i combattenti salafiti sulle montagne. Il sangue inizia a scorrere per le strade ma Shamil continua a esitare, non vuole scappare, fino a quando non è travolto dagli eventi. Alisa Ganieva ci racconta la storia di una catastrofe imminente, del declino di una società dilaniata dall’interno dove – come una visione – nel mezzo di quello che sembra un incubo, l’immagine della montagna in festa appare come un rifugio contro tanta violenza e intolleranza.

TRADUZIONE: ZONGHETTI C.

 

 

AUSTRIA

Una vita intera, di Robert Seethaler, Neri Pozza,

un libro tenero e intriso di poesia in ogni pagina, la storia di una vita intera con i suoi momenti significativi, narrata con uno stile che ricorda quello di Robert Schneider de Le voci del mondo.

«Le parole di Seethaler sono leggere come il battito d’ali di una farfalla, ma sanno colpire al cuore con una forza incredibile».

Christine Westermann, WDR

Andreas Egger non ha mai gridato né esultato da bambino. Fino al suo primo anno di scuola non ha mai neppure davvero parlato. Quando nell’estate del 1902, ancora bimbo, lo tirano giú dal carro con cui giunge tra le montagne diventate poi sue, resta semplicemente muto a guardare in alto con grandi occhi stupiti le cime splendenti di bianco. Ha quattro anni all’epoca, e non interessa a nessuno. Men che meno a Hubert Kranzstocker, il contadino che lo accoglie controvoglia. Il bimbo è l’unico figlio di una cognata che ha condotto una vita leggera ed è stata perciò punita dal buon Dio con una tisi che se l’è portata via.

Kranzstocker non lo manda al diavolo unicamente perché reca al collo un sacchetto di cuoio con delle banconote. In compenso non esita a picchiarlo per un pane lasciato ammuffire, una vacca persa o un balbettio durante la preghiera della sera. Un giorno lo bastona a tal punto che nella gamba destra di Andreas ogni cosa va fuori posto. L’aggiustaossa di un paese vicino gliela sistema alla bell’e meglio, ma la gamba da allora spunta sbieca dall’anca, irrimediabilmente storta.

Andreas Egger non grida né esulta nemmeno quando, trent’anni dopo, fa la sua comparsa nella valle, tra le urla di gioia del paese, la squadra del cantiere della ditta Bittermann & Figli: duecentosessanta operai, dodici macchinisti, quattro ingegneri, sette cuoche e un drappello di aiutanti, l’avanguardia di una colonna incaricata di costruire una funivia e mutare per sempre il volto della valle.

Andreas Egger ubbidisce semplicemente in silenzio al suo destino: vivere tra la quiete e la bellezza dei monti e la crudeltà degli uomini. Impara cosí dapprima il mestiere di bracciante e poi di contadino, e alla fine entra a far partedella Bittermann & Figli. È «la gigantesca macchina chiamata Progresso», gli dicono. Ma a lui queste cose non interessano.

Soltanto una cosa gli sta a cuore: mettere piede nell’osteria del paese e incrociare lo sguardo di Marie Reisenbacher, la ragazza dai capelli biondi e la pelle rosea che lavora lí ai tavoli, e che un giorno gli ha procurato «un dolore sottile vicino al cuore» sfiorandogli appena il braccio. Perciò quando, un pomeriggio di fine agosto, riesce a strappare un bacio a Marie e a stringerla a sé e lei gli dice «Ohi. Quanta forza, che hai!», gli sembra di capire che, oltre alla crudeltà, esiste anche la possibilità del bene e della felicità tra gli esseri umani.

Nominato «libro dell’anno» dai librai tedeschi, selezionato da Der Spiegel come uno dei romanzi piú importanti del 2014, accolto con entusiasmo dalla critica e dal pubblico in Germania, Una vita intera si segnala, nella narrativa contemporanea, per la bellezza della sua scrittura e l’originalità della sua narrazione: l’unicità di un’esistenza qualunque.

 

 

In Indonesia

Una nuova interessante voce della narrativa dell’Asia emergente: Eka Kurniawan dona voce ad un colorito affresco di personaggi per descrivere le mille voci del suo Paese,l’Indonesia, sospeso tra una modernità capace di cambiare i costumi e un ambiente sociale in cui convivono ancora pregiudizi e credenze ancestrali. Come il “matrimonio” tra certi uomini privilegiati dal destino e la tigre bianca, capace di vivere in simbiosi dentro l’essere umano. Se la scena si apre con un inspiegabile delitto, e la piega che sembra prendere il romanzo dà adito al sospetto di una magia sorta da questo connubio tra uomo e animale, l’autore poi ci conduce a cercare i reali motivi dell’accaduto all’interno dei segreti che animano la scena famigliare…

Eka Kurniawan, L’uomo tigre, Metropoli d’Asia

 

In una piccola cittadina indonesiana, il ventenne Margio uccide Anwar Sadat, un anziano e incallito sciupafemmine. L’omicidio viene compiuto in modo insolito: Margio ha morso il collo della vittima fino a spezzarne l’osso, proprio come una tigre uccide la sua preda. Sullo sfondo di un’Indonesia moderna ma ancora radicata in tradizioni ancestrali, il romanzo conduce il lettore in un labirinto di abusi e magie, di forti pregiudizi e impulsi irrefrenabili. Con uno stile composito, vivace e ironico, l’autore ci racconta la storia di due famiglie tormentate e di Margio, giovane a cavallo tra ambiente urbano e rurale e combattuto tra due nature, quella umana e quella soprannaturale.

«La tigre era bianca come un’oca, feroce come un cane selvatico. Mameh la vide emergere una volta per un breve istante dal corpo di Margio, come un’ombra. Non l’aveva mai vista prima e non l’avrebbe più rivista. Un segno indicava la presenza della tigre dentro il fratello; Mameh sapeva riconoscerlo ma ignorava se fosse l’unica in grado di farlo. Si poteva vedere solo al buio, era uno scintillio giallo, felino, che balenava negli occhi di Margio. Inizialmente lei si spaventava nel vedere quegli occhi, terrorizzata all’idea che la tigre potesse riemergere. Ma con il passare del tempo, e con il fatto che ormai vedeva quegli occhi che brillavano al buio fin troppo spesso, smise di preoccuparsene. La tigre non era sua nemica e non le avrebbe fatto del male; anzi, forse era lì per proteggere tutti loro».

Eka Kurniawan è nato a Tasikmalaya (nella parte ovest dell’isola di Giava) nel 1975. Ha studiato filosofia alla Gadjah Mada University di Yogyakarta e lavora come giornalista, scrittore e designer. Grazie al romanzo Cantikitu Luka (2002), prende subito posto tra i maggiori protagonisti della nuova scena letteraria in Indonesia, un Paese che sta rinascendo dopo decenni di una dittatura repressiva, conclusa nel 1998. L’uomo tigre è in corso di pubblicazione anche in Francia e Gran Bretagna

“Il giovane Eka Kurniawan è senza dubbio tra gli scrittori più interessanti presenti oggi nello scenario letterario indonesiano»

The Sun Daily

«Scoprire l’eleganza della scrittura di Eka Kurniawan e l’esuberanza del suo immaginario è entusiasmante come guardar cadere i primi fiocchi di neve da un cielo invernale»

The Jakarta Post

Traduzione di Martignoni M.

 

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Russia

Perseguitato dal regime, questo capolavoro di Platonov vide la luce in Russia solo nel 1988, sessanta anni dopo essere stato scritto. “La devastante fiducia degli idioti che agiscono e parlano nel romanzo di Platonov ha la grandiosa, grottesca vitalità che sommuove i pensieri e le passioni dei Demoni e dell’ Idiota di Dostoevskij” scrisse Alfredo Giuliani nel 1990 su Repubblica, a proposito di questo testo. Un ritorno molto gradito in libreria!

Fu Gorkj, allora responsabile della concessione dei nulla osta governativi per la pubblicazione dei libri a bloccarne l’uscita, considerandolo offensivo nei confronti dei valori della rivoluzione: per esempio il protagonista, monta un cavallo chiamato “Forza proletaria”e il suo scudiero, quasi accostato al Sancho Panza di Cervantes, lo accompagna in giro per la steppa alla ricerca del “Vero socialismo”… Era già troppo questo forse: si sa che l’ironia non è una delle doti di cui sono ricchi i regimi autoritari..

Andrej Platonov, Cevengur, Einaudi

Una città dimenticata da Dio nel cuore della steppa, abitata da uomini inselvatichiti dalla miseria. Ma anche in questo luogo è passata la rivoluzione e ha lasciato sogni e sentimenti sulla nuova società da costruire. Il romanzo di Platonov è la cronaca emozionante, ora tragica, ora comica, di questo momento magico, quando gli ultimi del mondo sembrano diventare i protagonisti della Storia. Gli esiti della rifondazione utopica sono paradossali, bislacchi, votati al disastro, che puntualmente arriverà, ma i personaggi restano nella memoria del lettore con tutto il loro carico di umanità. Uno dei più grandi capolavori della letteratura russa del Novecento, scritto nella seconda metà degli anni Venti ma pubblicato in Russia solo nel 1988, in una nuova edizione integrale accuratamente tradotta.

A cura di DiscacciatiO.

 

 

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LITUANIA, Romualdas Granauskass, La vita sotto l’acero, Controluce

Non sono più terre vergini quelle che ospitano la vecchia Monika Kairiene, rimasta sola a preservare la memoria del marito e del figlio morti nella casa diroccata ai margini di un villaggio fantasma, dove adesso dominano la solitudine e lo spaesamento. Dopo le sofferenze subite durante la dittatura sovietica, con la spoliazione dei beni e delle terre dovuta alla collettivizzazione, per lunghi anni le genti del villaggio lituano al centro di questo romanzo sono state schiave del miserabile sussidio che proveniva dal lavoro nei kolkhoz. In seguito alla liberazione, la modernità ha cancellato per sempre lo stile di vita contadino, sono arrivate le macchine “rombanti” sulle strade asfaltate di fresco, i rapporti umani sono diventati ruvidi e tutti hanno lasciato la terra per trasferirsi verso “l’abitato”. “La vita sotto l’acero” è una raffinata metafora sulla rapacità degli uomini nella società moderna. Un romanzo di protesta che attraverso la voce e i ricordi della protagonista mette a confronto passato e presente, senza cedere a rimpianti nostalgici.

 

English: Dunbuy. Visited by Samuel Johnson and...

English: Dunbuy. Visited by Samuel Johnson and James Boswell on 24th.Aug.1773. Also associated with Scott’s, “The Antiquary” (Photo credit: Wikipedia)

 

 

 

 

 

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“Il filo conduttore presente in tutti i miei libri è il fatto che qualcuno sta sognando  luoghi o sta cercando di raggiungere un posto, e percorrerà molta strada. Penso che se non avrei lasciato Praga miei libri sarebbe stato diverso. E penso che tutto quello che ho fatto nei miei libri in questo Paese deriva dal sentimento di lasciare un altro luogo e venire in un nuovo posto. “

Lo dice Peter Sis, autore del libro che presentiamo e che caldeggiamo. Le sue opere precedenti potevano essere collocate nello scaffale dei ragazzi (i premiati Il muro, L’albero della vita..), questo potrebbe sembrare di più difficile collocazione: tra i ragazzi? Insieme ad altri graphic novel? insieme ai libri di poesia orientale? Sicuramente tra i libri consigliati! L’autore comunque lo definisce il suo primo lavoro per gli adulti.

Peter Sis, autore cecoslovacco, ha lasciato la sua nazione per stabilirsi negli States, e nel 2012 si è meritato l’ Hans Christian Andersen Award per l’illustrazione: onorificenza ben meritata! In questa sua rappresentazione de LA CONFERENZA DEGLI UCCELLI ispirata all’opera del poeta sufi Attar Din la sua immaginazione, elaborata ed originale, abbraccia alcuni stilemi orientali, ben adattandosi allo spirito del testo, sempre in linea con la sua ispirazione colma di poesia. Un libro fantastico per chi ama la beltà!

“Per me l’arte dell’illustrazione è pari alla letteratura. Ci sono vari livelli di significato. Il mio modo di creare poesia è l’illustrazione. Non so se, rimasto a Praga, avrei fatto le stesse cose, ho deciso di mostrare alle persone quale era la mia vita là. A volte mi sento di aver mostrato qualcosa di molto o forse troppo intimo, come quando qualcuno va a spifferare dei segreti. Ma probabilmente questo meccanismo è alla base di molte storie e film e molte opere d’arte”.

peter sis

Peter Sis
La conferenza degli uccelli
Traduzione di Livia Signorini
i cavoli a merenda, Adelphi

La conferenza degli uccelli è un poema persiano del dodicesimo secolo che racconta come, per sottrarsi al caos e alla disperazione che opprimono il mondo, l’Upupa raccolga la moltitudine degli uccelli e la guidi alla ricerca di un re perduto, Simurg, che si dice abbia tutte le risposte. È l’inizio di un viaggio meraviglioso e tremendo verso la dimora di Simurg, protetta da sette misteriose valli. In ognuna, gli uccelli dovranno affrontare insidie mortali: ma chi riuscirà a superarle otterrà una rivelazione inattesa. I versi di Farīd ad-Dīn ‘Attār – di cui quasi nulla si sa, tranne che a un certo punto della vita intraprese un lungo viaggio dalla Persia fino alla remota India – incantano da sempre chi li legge o li ascolta, e hanno ispirato a Peter Brook uno dei suoi spettacoli più sorprendenti: ma solo Peter Sís poteva trasformarli in questa stupefacente partitura visiva.

Peter Sis è nato a Brno, in Cecoslovacchia, ed è cresciuto a Praga. Ha studiato pittura e cinema all’Accademia delle Arti Applicate di Praga e al Royal College of Art di Londra. Ancora giovane, ha lasciato l’Europa per stabilirsi negli Stati Uniti, dove vive da anni con la famiglia. Vincitore di moltissimi premi, è l’autore di L’albero della vita: Charles Darwin e il muro.

qui, un bell’articolo articolato sul suo lavoro:

http://topipittori.blogspot.it/2012/05/un-disegno-esatto.html

ecco qualche notizia invece sulla sua fonte di ispirazione, LA CONFERENZA DEGLI UCCELLI di ATTAR DIN:

Farid al-Din Attar, è stato un mistico sufi e un grande poeta persiano.  (da wikipedia)

Era figlio di un ricco speziale (la parola attar significa per l’appunto in arabo e persiano “speziale”, “preparatore di rimedi medici, erbe medicamentose o profumi”, “profumiere”, ma di fatto equivaleva quasi alla professione del medico) e ricevette un’eccellente educazione. Studiò l’arabo, la medicina e le scienze religiose. Da giovane aiutò il padre in bottega e alla sua morte la ereditò. Da speziale, i clienti che si rivolgevano a lui gli confidavano tutti i loro problemi ed egli ne era profondamente toccato. Infine decise di abbandonare la sua attività e viaggiò moltissimo. Durante la sua permanenza a Kufa, a Mecca, a Damasco, in Turkestan ed in India, ebbe l’occasione di incontrare numerosi maestri (shaykh) sufi. Al suo ritorno promosse il Sufismo.

Alcuni studiosi ritengono che Attar fu ucciso durante la distruzione della città da parte degli invasori Mongoli. Sulla sua morte si narra il seguente aneddoto: Un soldato mongolo lo catturò e, avendo scoperto chi egli fosse, lo voleva condurre dal suo ufficiale superiore quando si presentò un uomo, offrendo denaro per comprare il prigioniero. Il soldato stava per accettare ma Attar disse al soldato che valeva molto di più di quanto pattuito. Continuarono il tragitto e poco dopo si presentò un altro uomo che offriva una somma maggiore per comprarlo, ma egli convinse il soldato a rifiutare poiché valeva molto di più anche della cifra proposta. Poco dopo un vecchio si presentò offrendo, in cambio di Attar, un fascio di legna. Il poeta, in genuino spirito sufi, disse al soldato di accettare l’offerta poiché Non c’è nulla che valga più di questo. Il soldato s’infuriò e uccise Attar all’istante.

Attar è uno dei più famosi poeti mistici iraniani. Le sue opere furono d’ispirazione per Jalal Rumi e per molti altri poeti mistici. Attār, insieme a Sana’i di Ghazna, fu colui che influenzò maggiormente Rumi nelle sue concezioni sul sufismo. Rumi li cita entrambi numerose volte nelle sue opere e con la più alta stima. Rumi lodò Attār nel seguente modo:
« Attār percorse errante le sette città dell’amore – Siamo ancora nella stessa Via. »

Fu uno degli autori più prolifici della letteratura persiana. Scrisse più di un centinaio di opere di varia lunghezza: si va da poche pagine a grossi tomi. Solo una trentina delle sue opere è giunta fino ai giorni nostri.

Nello stile caratteristico dei poeti sufi, Attār esalta l’amore terreno come metafora e preludio dell’amore divino: sebbene quello umano fosse una forma d’amore lontana dalla perfezione, esso ha comunque un riflesso spirituale, poiché l'”amato” diventa l’Essere supremo. Una delle sue parabole metaforiche preferite è l’amore tra il sultano Mahmud di Ghazna per il suo schiavo Malik Ayaz. Nella sua opera Ilāhī-Nāme (Il poema Celeste) troviamo otto storie riguardanti il loro amore e la loro devozione reciproca.

La sua opera più conosciuta è tuttavia il Manṭiq al-ṭayr (Il Verbo degli uccelli).

LA CONFERENZA DEGLI UCCELLI (Diverse edizioni italiane, Mediterranee e Se)

L’opera si configura come una sorta di magistrale favola esoterica che ha per oggetto il tema del viaggio, al tempo metaforico e reale, che l’anima intraprende perché si distacca dal mondo transeunte della materialità per tuffarsi nell’oceano senza rive del mistero divino.

La lingua degli uccelli – il cui titolo originale è Mantiq al-Tayr – è una summa del migliore e più raffinato misticismo islamico e insieme un messaggio universale di apertura al trascendente.

L’opera – che è un classico nel suo genere – si configura come una sorta di magistrale «favola esoterica», che ha per oggetto il tema del «viaggio», al tempo metaforico e reale, che l’anima intraprende perché si distacca dal mondo transeunte della materialità per tuffarsi nell’oceano senza rive del mistero divino. Protagonista un gruppo di volatili (l’upupa, il pappagallo, il falco, il pavone, ecc.) che, riunitisi a convegno, spiccano il volo alla volta del loro bramato sovrano, il Simorgh (o «Fenice») della mitologia iranica, posto agli estremi limiti della terra conosciuta.

Per raggiungerlo, dovranno, tra molti pericoli, attraversare «sette valli», che rappresentano altrettante «tappe» o «stazioni» di un vero e proprio itinerario iniziatico, che si ammanta di simboli universali, suscettibili di interpretazioni plurime. Dei centomila uccelli avventuratisi alla ricerca del loro Signore, a non più di «trenta» (in persiano: si morgh) sarà però dato il privilegio di raggiungere la tanto agognata meta.

Questi, difatti, finiranno per specchiarsi nel volto accecante del Re, alla vista del quale, inceneriti, scopriranno – paradossalmente – di essere tornati al punto di partenza.

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