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Posts Tagged ‘recensioni nuovi libri’

un delizioso libro ci introduce alla bellezza di un mondo pieno di tante sfumature, nel nostro caso quello delle parole “intraducibili”, come quelle usate dai finlandesi, che misurano le distanze in base al tragitto che può percorrere una renna prima di doversi riposare.

Qualche esempio?

TIAM: ovvero LO SCINTILLIO NEGLI OCCHI AL PRIMO INCONTRO, in lingua FARSI

SGRIOB, IL PARTICOLARE PIZZICORE CHE PRENDE IL LABBRO SUPERIORE PRIMA DI BERE UN SORSO DI WISKHEY, in lingua SCOZZESE

ma il mio caso esemplare è questo: AKIHI, che in Hawaiano indica colui CHE ASCOLTA LE INDICAZIONI E QUANDO SI ALLONTANA SE NE DIMENTICA. mai capitato a voi di avere capito perfettamente quale strada prendere per giungere a destinazione, e poi rendersi conto di non ricordarsi le istruzioni un attimo dopo??

 

LOST IN TRANSLATION, Ella Sanders, Marcos Y Marcos

http://www.marcosymarcos.com/libri/lost-in-translation/

Tradurre è un’arte magica, perché ogni parola apre un mondo.

Le parole intraducibili sono potenti grimaldelli: svelano di un popolo certi vizi e certe virtù.

Se i brasiliani hanno una parola per definire la carezza tra i capelli dell’amato, gli svedesi ne hanno una per indicare la terza tazza di caffè; i tedeschi hanno una parola per un groviglio di cavi, ma anche per la piacevole sensazione che si prova stando soli nel bosco.

La pila di libri non letti sul comodino si è meritata un nome in giapponese; la capacità di cogliere da uno sguardo lo stato d’animo altrui ha un nome preciso in coreano.

Viene dal Sudafrica la filosofia comunitaria dell’ubuntu, dall’India la jugaad, l’arte di arrangiarsi con poco.

Ella Sanders ne ha raccolte cinquanta in questo libro, con illustrazioni bellissime che ci ricordano quante volte abbiamo in testa l’idea, la suggestione, ma proprio ci manca la parola.

Regaliamoci dunque queste parole nuove; ci fanno viaggiare, per incantesimo, tra le emozioni del mondo.

Traduzione di Ilaria Piperno.

Illustrazioni dell’autrice.

 

sanders

 

 

sanders due

 

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“PIETROBURGO,- scriveva il prof.Vittorio Strada negli anni 50-60,- l’attuale Leningrado, da Puskin a Gogol’, da Dostoevskij a Blok, a Belyj è entrata nella letteratura russa con una sua topografia fantastica percorsa da personaggi irreali: gli Onegin, i Raskolnikov, i Basmačkin, gli Obleuchov, le Sconosciute” (V.Strada)

Proprio questo romanzo viene considerato il miglior libro del simbolismo russo: l’ambientazione è ad inizio Novecento, anni della guerra con il Giappone, di attentati, scioperi e cariche dei cosacchi contro gli operai. in questo periodo di tensione si inserisce il rapporto tra il giovane terrorista e il padre, il mitico Apollon Apollonovic Ableuchov, funzionario inseritissimo nella terribile macchina burocratica russa. Proprio l’ottusità della burocrazia russa pre rivoluzionaria è il bersaglio principale dell’opera, da cui risalta con fulgore una splendida protagonista: la città di Pietroburgo, appunto!

Certo, una gran bella sorpresa da parte dell’editore Adelphi, che ha riproposto questo vecchio testo Einaudi, nella stessa versione curata da Ripellino! Lettura consigliatissima per lettori di classe!

 

 Andrej Belyj, Pietroburgo, Adelphi

 

 

Pietroburgo, 1905. La città è sconvolta dalla tempesta sociale, si moltiplicano i comizi, gli scioperi, gli attentati. Il giovane Nikolaj Apollonovic, che si è incautamente legato a un gruppo rivoluzionario, entra in contatto con Dudkin, nevrotico terrorista nietzscheano, il quale gli affida una minuscola bomba. E il provocatore Lippancenko, doppiogiochista al servizio della polizia zarista e al contempo dei rivoluzionari, gli rivela qual è il suo compito: dovrà far saltare in aria il senatore Apollon Apollonovic, abietto campione dell’assurdità burocratica. Suo padre. È intorno a questo rovente nucleo narrativo che si snodano le vicende surreali e grottesche di “Pietroburgo”, unanimemente considerato il capolavoro romanzesco del simbolismo russo. Dove la vera protagonista è tuttavia la “Palmira del Nord”: una Pietroburgo maestosa e geometrica solo all’apparenza, edificata su un labile terreno palustre i cui miasmi sgretolano le possenti architetture, le cui brume sfaldano e decompongono ogni comparsa che striscia lungo i vicoli fiocamente illuminati, tra bettole ammuffite e palazzi scrostati. I sommovimenti di inizio secolo, preludio di future tragedie, l’ululato del vento che si incanala lungo le gole del libro, il demoniaco colore giallo dei comizi gremiti di una folla in trance: ogni cosa è in preda a una malefica possessione, che Belyj filtra attraverso la lanterna magica delle immagini.
 

Andrej Belyj è una figura di grande rilievo nella letteratura russa contemporanea. Figlio di Nikolaj Vasil’evic Bugaev (1837-1903), docente di matematica presso l’Università di Mosca, e di Aleksandra Dmitrievna Egorova (1858-1922), pianista, negli anni dell’adolescenza entra in contatto con Sergej Solov’ev (nipote del filosofo Vladimir Solov’ev), scrive le prime poesie e dal 1896 si appassiona al simbolismo francese e al pensiero di Arthur Schopenhauer. Nei primi anni del Novecento legge i versi di Aleksandr Blok e inizia a nutrire un certo interesse per la teosofia.

Compie i primi studi in Matematica presso l’Università di Mosca, dove a partire dal 1903 stringe amicizia con il filosofo e mistico Pavel  Florenskij. In questi anni intrattiene relazioni e rapporti con la realtà delle società filosofico-religiose, impegnate in un dibattito che, recuperando alcune antiche tradizioni del misticismo, poneva in discussione i rigidi e radicati confini dell’ortodossia. Dal 1912 al 1916 soggiorna nell’Europa occidentale e si avvicina alle teorie antroposofiche di Rudolf Steiner, mentre i suoi rapporti con Florenskij sono ormai interrotti. Ritorna in Russia nel 1916, per raggiungere nuovamente Berlino nell’autunno 1921 in un nuovo viaggio che nel 1923 si concluderà segnando il suo definitivo ritorno in patria. Muore a Mosca l’8 gennaio del 1934, in seguito alle conseguenze di un colpo di sole subìto in Crimea.

 

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una ambientazione davvero classica, nel profondo territorio rurale degli States, per questo brillante romanzo che echegia di musica bluegrass. Un romanzo sull’appartenenza ad un luogo, giocato sui meccanismi di amicizia nati tra alcuni amici, e su come il destino, visto sotto forma di successo economico o artistico, possa poi turbare certi equilibri.

Perchè uno dei ragazzi è diventato una star musicale, un altro ha seguito il suo fiuto per gli affari e ora gronda dollari da ogni poro, altri invece hanno semplicemene messo su famiglia, o si sono giocati le loro chances di felicità: chi è davvero più felice, chi è stato davvero premiato dalla sorte?

Narrato con diversi punti di vista, e il gusto del caffè lungo sullo sfondo…

 

Nicholas Butler, Shotguns lovesongs, Marsilio

Struggente e profondo, Shotgun Lovesongs è un vibrante inno alle cose che contano davvero nella vita, l’amore e la lealtà, il potere della musica e la bellezza della natura

“Un esordio straordinariamente originale” New York Times

Henry, Lee, Kip e Ronny sono cresciuti insieme a Little Wing, una cittadina rurale del Wisconsin. Amici fin dall’infanzia, hanno poi preso strade diverse. Henry è rimasto nella fattoria di famiglia e ha sposato il suo primo amore, mentre gli altri se ne sono andati in cerca di qualcosa di più. Ronnie è diventato una star del rodeo, Kip ha fatto fortuna in città, e il musicista Lee ha trovato la fama ma ha avuto il cuore spezzato. Ora tutti e quattro sono tornati in paese per un matrimonio. Ma vecchie rivalità si insinuano nel clima di festa e nella felicità del ritrovarsi, e il segreto di una moglie minaccia di distruggere sia un matrimonio che un’amicizia.

“Quando non ho nessun posto dove andare, torno qui. Torno qui e ritrovo la mia voce come qualcosa che mi è scivolato dalle tasche. E ogni volta che ritorno sono circondato da persone che mi amano, che si occupano di me. Qui riesco a sentire le cose, il mondo pulsa in maniera diversa, il silenzio vibra come una corda pizzicata milioni di anni fa; c’è musica tra i pioppi tremuli e gli abeti e le querce e persino tra i campi di mais essiccato.
Come fai a spiegarlo a qualcuno? Come fai a spiegarlo a qualcuno che ami?
Cosa succede, se poi non capisce?”

Uno dei protagonisti di Shotgun Lovesongs è ispirato a Justin Vernon, fondatore del gruppo folk Bon Iver e amico d’infanzia dell’autore

“Un romanzo commovente che ti fa venire voglia di chiamare i vecchi amici. Uno scrittore che ti fa sentire più umano di quanto credevi possibile” Matthew Quick

 

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America Latina. coloratissimi e sempre pieni di emozioni per i lettori i nuovi libri SUR. Storia del denaro di Alan Pauls completa la trilogia dedicata alla storia argentina degli anni Settanta. Con tutto quello che conoscete di quel periodo, e molto di più! Un romanzo incentrato sul significato del denaro in un momento in cui tra inflazioni galoppanti, cambi neri non autorizzati ed altro, non dovrebbe più avere alcun valore, mentre il costo della vita umana veniva svalutata in modo inversamente proporzionale.
Alan Pauls è davvero uno splendido scrittore, molto considerato anche da Bolano, vicino a Manuel Puig e a Ricardo Piglia, convinto che occorre «riuscire ad immaginare il passato, per poter infine ricordare il futuro» 
La memoria, dunque, la necessità di interpretare e rivedere la storia, alla base di tanta narrativa sudamericana contemporanea, perchè, come dice l’autore “ogni avvenimento accade sempre due volte, la prima volta come avvenimento, fatto, impronta, e la seconda come percezione e registrazione” “anche ogni processo si conclude sempre due volte, e niente che abbia avuto un solo punto fermo, per quanto drastico e inappellabile, può considerarsi realmente concluso». 
Potreste rendervi conto del suo valore leggendo le pagine in cui la voce narrante racconta di come, ragazzino, non veda l’ora che giunga il momento di salire sull’autobus per una vacanza con il padre, separato dalla madre, con quei biglietti acquistati molto tempo prima, conservati gelosamente in tasca per evitare di perderli, controllando accuratamente la data e il giorno della partenza, e tutti i piccoli rituali, palpitazioni, attese, paure, collegate all’evento! Una vera e propria antologia di cosa significhi l’attesa nella giovinezza!

Alan Pauls,
Storia del denaro,
traduzione di Maria Nicola,
Sur Edizioni

anteprima del testo qui 
http://www.edizionisur.it/pages/view_page/3 

Debiti mai saldati, investimenti senza senso, prestiti di cui non c’è traccia, operazioni clandestine e trasferimenti sottobanco: il denaro è un flusso che invade l’intero romanzo, e la vera ossessione dei suoi personaggi. Che sia una puntata al casinò, un viaggio in taxi verso la costa o l’acquisto di una casa al mare, il denaro non è altro che perdita. Scomponendo un fenomeno sociale nell’esperienza individuale del protagonista, Pauls narra un paese in cui il denaro non conta assolutamente nulla, eppure resta l’unica cosa che importa. Dopo Storia del pianto e Storia dei capelli, Alan Pauls conclude con Storia del denaro la sua «trilogia della perdita», dedicata agli anni Settanta in Argentina.

Alan Pauls, nato a Buenos Aires nel 1959, ha insegnato teoria letteraria all’università, è stato sceneggiatore e critico cinematografico e attualmente lavora come giornalista per “Radar”, supplemento domenicale del quotidiano “Pagina/12”. Ha pubblicato libri di narrativa, traduzioni dal francese e dal portoghese; così come saggi sull’opera di Manuel Puig, su Lino Palacio, sul genere diaristico, e sull’opera di Jorge Luis Borges.

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Il primo giorno di scuola è sempre il peggiore dell’anno. E’ come se un chirurgo pazzo ti sbattesse su un tavolo operatorio e ti togliesse dal petto un organo importantissimo che si chiama estate.

Già l’incipit de LA MIA VITA E’ UN FILM dovrebbe incuriosirvi: sappiate che è l’autore de IL VANGELO SECONDO LARRY, e anche ovviamente de LA MIA VITA E’ UN ROMANZO, in cui abbiamo fatto la conoscenza di DEREK, scanzonato e simpatico protagonista di questa nuova avventura. Assolutamente non banale , di certo non una clone de IL DIARIO DI UNA SCHIAPPA, avventure scanzonate ma con temi complessi sullo sfondo, ben

Dalla immaginazione dell’autrice e del suo protagonista!

La mia vita è un film, Janet Tashjian,

La nuova frontiera

Cover of "Larry and the Meaning of Life"

Cover of Larry and the Meaning of Life

Torna alla carica Derek, il simpaticissimo protagonista de La mia vita è un romanzo. Stavolta grazie alla sua abilità con lo skateboard viene notato da uno stuntman e gli viene proposto di fare la controfigura in un film! Questa magnifica opportunità, però, suscita un’inaspettata gelosia nel suo inseparabile amico Matt. E come se non bastasse, rischia di perdere l’affidamento della sua scimmietta. Può andar peggio di così? Eppure l’irresistibile Derek riesce sempre a cavarsela!

Un romanzo ricco di humour e situazioni esilaranti, ma che tocca anche temi complessi come l’amicizia e il senso di responsabilità.

“Una trama avvincente e un empatico protagonista rendono questo romanzo un’ottima scelta per ragazzi che a un libro preferirebbero la tv o i videogiochi.” School Library Journal

“Ironico, intelligente, scanzonato, Derek è una peste, ma con un lato dolce e sentimentale, meno cinico di Greg la Schiappa.” La Repubblica

Nella stessa serie: La mia vita è un romanzo

Janet Tashjian è autrice di molti e apprezzati romanzi, tra cui Fault Line, Multiple Choice, Tru Confessions e la serie di Larry, ossia Il Vangelo secondo Larry, Vota Larry, Larry and the Meaning of Life. Vive a Los Angeles, California, insieme alla sua famiglia.

Jake Tashjian, ha illustrato, prima di questo libro, La mia vita è un romanzo. Disegna su apposite schede i termini del suo vocabolario da quando era bambino e ormai ne ha una pila più alta di una casa. Qunado non disegna, ama fare surf, leggere fumetti e guardare film.

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Augusto Pinochet. Extraído de Image:Pinochet y...

Augusto Pinochet. Extraído de Image:Pinochet y Videla.jpg (Photo credit: Wikipedia)

Gringolandia, il terrmine dispregiativo con cui i sudamericani chiamano gli Stati Uniti. Marcelo è stato arrestato dai carabineros di Pinochet, ha conosciuto la tortura, e ora, libero, può rivedere la famiglia dopo cinque anni nella nazione complice del golpe militare. Il corto circuito tra questo sradicamento, le sofferenze patite, e il nuovo modo di vivere della famiglia si esplicita nel rapporto con il figlio maggiore, indagato a fondo in questo splendido romanzo che si è meritato il premio Associazione Statunitense dei Bibliotecari come miglior libro per giovani adulti del 2010. La discesa in un mondo di esclusione e alcoolismo del padre procede con lo sviluppo dei diversi sentimenti che Daniel prova per il genitore…

Gringolandia

Lyn Miller-Lachmann, Atmosphere libri

Questo romanzo toccante introduce i giovani adulti a un periodo terribile della storia, la dittatura di Pinochet in Cile, dando finalmente voce a quelli che a lungo hanno taciuto. Impegno, giustizia, fatica ad affermarsi per fare la cosa giusta – una lezione di vita per tutti.

In Cile, il papà di Daniel, Marcelo, gioca a calcio, balla la cueca e accompagna i figli a scuola nel suo taxi verde malconcio. Ma la sua attività più importante è clandestina: un giornale per denunciare il regime militare del generale Pinochet. Per questo viene arrestato nel 1980, e la sua famiglia è costretta a emigrare negli Stati Uniti. Qui l’adolescente Daniel si fa una nuova vita: suona la chitarra in un gruppo rock, s’innamora di Courtney, la figlia di un ministro di culto locale, e spera di diventare cittadino americano a 18 anni. Ma quando suo padre viene rilasciato e si riunisce alla famiglia, anche Daniel si trova a dover affrontare le conseguenze terribili di cinque anni di prigionia e di torture. Marcelo è semiparalizzato, alcolizzato, tormentato da incubi e amareggiato per l’esilio in un paese che ritiene complice di Pinochet e chiama sarcasticamente “Gringolandia”. Courtney, appassionata attivista in erba, vuole realizzare con lui un giornale a difesa dei diritti umani. Daniel, invece, teme che la continuazione dell’impegno politico possa peggiorare le tendenze autodistruttive del padre. Con lui, il ragazzo sogna un rapporto normale. Poi però si accorge che, per salvargli la vita, dovrà rinunciare ai sogni e affrontare la realtà, riscoprendo le proprie radici. Un romanzo che, al di là della storia politica di un Paese, pone degli interrogativi universali sul rapporto padre e figlio: quali sono i limiti dell’amore? Cosa succede a un figlio nella sua relazione con un genitore tormentato e autolesionista, ma comunque coraggioso? Qual è la differenza tra coraggio e follia?

«Al di là di ogni altra cosa, questa è una storia di sopravvivenza. Miller-Lachmann ha scritto un racconto universale così bello che mi è dispiaciuto quando ho finito di leggerlo». Saldaña, Jr. autore di The Whole Sky Full of Stars

«In questo romanzo, Lyn Miller-Lachmann descrive, con onestà ed empatia assolute, le vittime di Pinochet, oltre alla brutalità dell’epoca, riuscendo tuttavia a evocare la speranza. Il suo è un romanzo commovente, da leggere assolutamente». Marjorie Agosín, autrice di A Cross and A Star: Memoirs of a Jewish Girl in Chile

Lyn Miller-Lachmann è editor di riviste multiculturali. Vive ad Albany, New York, dove è attiva in organizzazioni per la pace, i diritti umani, e un ambiente ecosostenibile.

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In finale al Booker Prize 2013, la sempre brava Jhumpa Lahiri(L’interprete dei malanni, L’omonimo) ci propone una appassionante vicenda che segue le vite di quattro generazioni della famiglia Mitra, tra l’India e gli Stati Uniti.  Il romanzo prende il via osservando le vite di due fratelli, per poi spostarsi inesorabilmente verso la figura femminile che assumerà un ruolo centrale, Gauri, “la moglie” appunto.  Protagonista prima silenziosa, a fianco dell’uomo, la vedremo via via spiccare sempre più dalle pagine e nella vita!

Un libro denso di stimoli e di temi, da quelli dell’identità e dello sradicamento, dei rapporti familiari e dei risentimenti che possono annidarvisi, della violenza che serpeggia e può restare “compressa” a lungo per poi emergere, in un modo o nell’altro!

 

Jhumpa Lahiri, La moglie, Guanda

 

Nati a quindici mesi di distanza in un sobborgo di Calcutta negli anni tormentati dell’indipendenza indiana, i fratelli Subhash e Udayan si somigliano al punto che perfino i parenti li confondono tra loro, ma sono anche l’uno l’opposto dell’altro. Subhash, silenzioso e riflessivo, cerca di compiacere i genitori esaudendo ogni loro richiesta; Udayan, ribelle ed esuberante, non fa che mettere alla prova il loro affetto. Così, quando sul finire degli anni Sessanta nelle università bengalesi si diffonde la rivolta di un gruppo maoista contro le millenarie ingiustizie subite dai contadini, Udayan vi si getta anima e corpo, pur consapevole dei rischi; Subhash invece se ne tiene alla larga e preferisce partire per gli Stati Uniti. I loro percorsi sembrano divergere inesorabilmente: Subhash intraprende una tranquilla carriera di studioso in una cittadina sulle coste del Rhode Island, mentre Udayan, contravvenendo alle tradizioni, sceglie di sposarsi per amore con Gauri, una giovane studentessa di filosofia, affascinata dal suo carisma e dalla sua passione. Poi la tragedia irrompe, improvvisa e distruttiva. Quando Subhash scopre cosa è accaduto a Udayan nella spianata dove da bambini trascorrevano intere giornate a giocare, si sente in dovere di tornare a Calcutta per farsi carico della sua famiglia e curare le ferite causate dal fratello, a partire da quelle che segnano il cuore di Gauri.

 

 

 

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