già questa settimana gli scaffali delle librerie torneranno a fiorire con stuzzicanti nuovi titoli. Ecco qualche anticipazione per i mesi a venire. Acquistateli in una libreria indipendente!
Azar Nafisi,La repubblica dell’immaginazione,Adelphi
scheda in arrivo..
V.S. Naipaul,Sull’ansa del fiume, Adelphi
Traduzione di Valeria Gattei
Ambientato sulle rive di un Congo mai nominato, uno dei romanzi più terribili e profetici di V.S. Naipaul.
Attratto da un richiamo fatale nel cuore dell’Africa, il giovane Salim, indiano di fede musulmana, rileva un eccentrico bazar posto sull’ansa di un fiume, in mezzo a una natura selvaggia. Qui cercherà di contribuire, con pochi sodali, all’evoluzione di una società per molti versi ancora primordiale. E in un primo momento la comunità dell’«ansa del fiume», così come l’intero Paese, sembra avviarsi a un promettente progresso. Ma sarà un’illusoria accensione. Sequestrato dal Grande Uomo – archetipo del dittatore africano –, quello slancio innovatore si tradurrà in un controllo paranoico e in una catena di cieche rappresaglie: realtà che finirà per consegnare Salim a un destino di apolide senza vera identità
Oliver Sacks, In movimento, Adelphi
In movimento è innanzitutto una rassegna di passioni, descritte con la lucidità dello scienziato e l’audacia dello psiconauta, la schiettezza di un diagnosta e il gusto per la digressione di un dotto seicentesco. E sarà un piacere, per i lettori di Sacks, sentirlo parlare di sé: dell’ossessione per le motociclette e la velocità, della madre che una volta lo maledisse citando il Levitico, del commovente rapporto con un fratello schizofrenico, di quando disintegrò per la frustrazione un libro di Aleksandr Lurija, il fondatore della neuropsicologia e di quella «scienza romantica» a cui sarebbe sempre rimasto fedele – del più romanzesco, in definitiva, di tutti i personaggi romanzeschi di cui ha scritto
Benedetta Craveri, Gli ultimi libertini, Adelphi
«Questo libro» dichiara l’autrice introducendoci alla sua nuova opera «racconta le storie di un gruppo di aristocratici la cui giovinezza coincise con l’ultimo momento di grazia della monarchia francese»: sette personaggi emblematici, i quali, sfruttando le qualità migliori della loro casta – «la fierezza, il coraggio, l’eleganza dei modi, la cultura, il talento di rendersi gradevoli» -, non furono solo maestri nell’arte di sedurre, ma, da veri figli dei Lumi, ambirono ad avere un ruolo nei grandi cambiamenti che si preparavano, e dopo il 1789 seppero affrontare le conseguenze delle loro scelte – la povertà, l’esilio, perfino il patibolo – con l’incomparabile panache che li distingueva.
Michela Murgia, Chirù, Einaudi
Quando Eleonora e Chirù si incontrano, lui ha diciotto anni e lei quarantaquattro. Le loro vite sembrano non avere niente in comune. Eppure è con apparente naturalezza che lei diventa la sua guida, e ogni esperienza che condividono dall’arte alla cucina, dai riti affettivi al gusto estetico li rende più complici. Eleonora non è nuova a quel compromettente tipo di istruzione. Nel suo passato ci sono tre allievi, due dei quali hanno ora vite brillanti e grandi successi. Che ne sia stato del terzo, lei non lo racconta volentieri. Eleonora offre a Chirù ogni cosa che ha imparato e che sa, cercando in cambio l’energia di tutte le prime volte. È cosi che salgono a galla anche i ricordi e le scorie, dall’infanzia all’ombra di un padre violento fino a un presente che sembra appagato e invece è dominato dall’ansia del controllo, proprio e altrui. Chirù, detentore di una giovinezza senza più innocenza, farà suo ogni insegnamento in modo spietato, regalando a Eleonora il successo formativo più eclatante e allo stesso tempo la più dura lezione della sua vita.
Gianluca Morozzi, Lo specchio nero, Guanda
Svegliarsi nel cuore della notte in una stanza mai vista prima, accanto a una sconosciuta nuda, senza ricordare niente delle ore precedenti… Può succedere, quando hai bevuto un po’ troppo. Se però la ragazza è morta e la stanza è chiusa a chiave dall’interno, la faccenda si fa preoccupante. E non migliora quando scopri che i cadaveri, in realtà, sono due. È così che Walter Pioggia, scrittore e direttore editoriale di una piccola casa editrice bolognese, si ritrova protagonista di un vero e proprio giallo della camera chiusa in cui, a quanto pare, gli è toccato il ruolo dell’assassino. Ma lui non ha ucciso nessuno. O sì? In una settimana che rischia di portarlo alla follia, Walter è costretto a inseguire le tracce di ben due delitti: il misterioso omicidio di via della Luna e un altro caso, mai davvero risolto, tornato a perseguitarlo dal passato. Minacciando di distruggere il suo presente proprio ora che finalmente tutto sembra andare per il meglio. Una chiave misteriosa, una donna contesa, una villa maledetta, due ragazzi perduti… Sotto i portici e nei bar di una Bologna ricostruita con tagliente affetto si sviluppa un’indagine psicologica che indebolisce il confine tra realtà e immaginazione, investendo di tensione la quotidianità di un uomo divenuto di colpo un bersaglio. Fino alla più sorprendente delle conclusioni.
Elisabetta Gnone, Olga di carta, Salani
“Un freddo giorno d’inverno, nel nevoso villaggio di Montetabà nacque una bambina di carta. L’evento eccezionale attirò l’attenzione della gente, ma poichè qualcosa di simile era già avvenuto fra le alte montagne di quella remota regione, ben presto le voci si placarono. Tutti, infatti, ricordavano la storia del bambino di fango e della bambina di vetro, ogni generazione l’aveva tramandata a quella che era venuta dopo, insieme con le favole e le leggende che da secoli si raccontavano nel piccolo villaggio di cielo e di neve.”
Paolo Maurensig, La teoria delle ombre, Adelphi
La mattina del 24 marzo 1946 Alexander Alekhine, campione del mondo di scacchi, celebre anche per la singolare crudeltà del suo gioco e l’eccentrica personalità, venne trovato privo di vita nella sua stanza d’albergo, a Estoril. Il medico che assisté all’autopsia certificò che la morte era avvenuta per asfissia, provocata da un pezzo di carne cruda conficcatosi nella laringe. «Non è stato rilevato alcunché di sospetto che possa far pensare a un suicidio, né tantomeno a un omicidio» dichiarò. Ma come mai una simile precisazione? Forse perché le foto del cadavere potevano far pensare a una messinscena? Solo un romanziere appassionato di scacchi come Maurensig poteva provare a rispondere a queste domande.
Tahar Ben Jelloun, Racconti coranici, Bompiani
Un libro che porta nella forma del racconto i grandi temi della scrittura d’impegno di Tahar Ben Jelloun, a partire da”il Razzismo spiegato a mia figlia”.
Tre racconti sulla religione,sulla sua importanza e i suoi principi etici. Tre storie di grandi uomini che sono anche tre storie di fede. Le vicende, tutte umane, di chi ha combattuto per difendere il proprio credo in un Dio unico (sia questi il Dio cristiano, ebraico o musulmano) – accettando di essere presi per pazzi e di essere perseguitati dal proprio popolo. Tahar Ben Jelloun ci riporta ad epoche e luoghi lontani – ai confini della leggenda – per parlarci di Giustizia, Fede, Rispetto. Contro il materialismo e il politeismo, la superficialità e le ingiustizie sociali, di allora e di sempre.
Victoria Ocampo, Dialogando con Borges, Archinto
Jorge Luis Borges e Victoria Ocampo rivivono in questa straordinaria raccolta, inedita in Italia, di parole, ricordi, lettere, fotografie di due «esseri, ognuno a suo modo eccezionale». E assieme a loro tutto un universo di parenti, amici, conoscenti del calibro di Adolfo Bioy Casares, José Ortega y Gasset, Le Corbusier, Drieu la Rochelle, Aldous Huxley, Albert Camus. Sullo sfondo, la storia di quell’effervescente periodo: la nascita della rivista «Sur», l’ottusità e la violenza delle dittature e del peronismo; la Biblioteca e la cecità di Borges; la rivoluzione a Cuba; le prime traduzioni in Europa e negli Stati Uniti di autori che staranno poi alla base del «boom» della letteratura ispanoamericana.
Alberto Manguel, La città delle parole, Archinto
«Con raffinato umorismo, Manguel suggerisce di cercare sullo scaffale dedicato alla fiction il libro intitolato “Come costruire una società migliore”.»
Nella «Città delle parole», che raccoglie le Massey Lectures tenute nel 2007, Alberto Manguel, acclamato scrittore, traduttore e fine bibliofilo, analizza l’uomo come entità individuale e sociale e si pone una domanda chiave: «In fondo, perché stiamo insieme?». L’interrogativo appare più che mai lecito in un mondo nel quale la convivenza è ostacolata da profonde differenze etniche, politiche e religiose. Esaminando gli stretti legami tra lingua, letteratura e società, Manguel conclude che «la vita non è mai individuale, ma è incessantemente arricchita dalla presenza degli altri. L’identità del singolo richiede il suo opposto, in un costante sforzo di inclusione: per sapere chi è uno, dobbiamo essere in due». tradotto da Giovanna Baglieri.
Jo Nesbo, Scarafaggi, Einaudi
Le autorità norvegesi lo hanno mandato a Bangkok per affiancare i poliziotti locali sul caso del diplomatico accoltellato in un motel di prostitute, ma ci vuole tempo perché l’ancora ingenuo Harry Hole capisca in che situazione l’hanno cacciato. Come gli scarafaggi che brulicano nella sua stanza d’albergo (per uno che ne uccidi, chissà quanti se ne nascondono dietro i muri), cosi le pedine di quel caso sembrano moltiplicarsi all’infinito. E Harry è solo: né la famiglia dell’ambasciatore morto né le autorità norvegesi né tanto meno i suoi colleghi Thai hanno intenzione di collaborare. Tutti, a quanto pare, sono terrorizzati alla prospettiva che esploda uno spinoso caso diplomatico. Così, nella confusione del traffico thailandese che infuria ventiquattro ore su ventiquattro, nel caldo, nella calca umana, Harry percorre le strade di Bangkok per sciogliere una matassa che nessuno ha interesse a dipanare.
Michele Serra,Ognuno potrebbe, Feltrinelli
ui è Giulio Maria, quello che nelle foto non fa mai niente, l’anacronistico figlio di genitori anziani, il sociologo ricercatore impegnato a interpretare i gesti di esultanza dei calciatori. Giulio Maria vive in un paese del nord Italia artigiano, prosperoso e infine omologato dal consumo. È il regno delle rotonde, degli ipermercati, dei Suv e dell’anonimato sociale. Giulio Maria frequenta con assiduità l’amico Ricky, squisito esemplare di sconsiderato ottimismo. Per Ricky, il “piuttosto bene” è comunque e sempre l’alternativa realistica al “piuttosto male”. Giulio Maria vive con piena consapevolezza la propria condizione di “spaesato”. L’azienda paterna (un mobilificio artigianale) è certamente garante di significati, giacché il legno, il suo colore, il suo profumo, la sua varietà prodigiosa vanno insieme alla sapienza e alla pazienza che lo modellano e lo consegnano all’evidenza del lavoro. Ma quell’azienda ora è un orologio fermo, è un regno caduto sotto incantesimo. Come uscire dall’immobilità della miseria del tempo presente? Una sera un cinghiale viene trovato morto a una rotonda. Giulio Maria è lì insieme ad altri curiosi a misurare (politicamente? filosoficamente?) l’evento della bestia morta. È un’assemblea che mima il dibattito ma non arriva ad alcuna riflessione rilevante. Tutti parlano nell’egofono (altrimenti noto come smartphone), tutti fotografano, tutti sembrano più piccoli di quella morte.
Isabel Allende, L’amante giapponese, Feltrinelli
Alma Belasco, affascinante pluriottantenne, colta e facoltosa, decide di trascorrere gli ultimi anni della sua vita a Lark house, una residenza per anziani nei pressi di San Francisco. In questa struttura, popolata da affascinanti e bizzarri anziani di diversa estrazione sociale, stringe amicizia con Irina, giovane infermiera moldava, di cui presto si innamorerà il nipote Seth Belasco. Ed è ai due giovani che Alma inizierà a raccontare la sua vita, in particolare la sua grande storia d’amore clandestina, quella con il giapponese Ichi, figlio del giardiniere dell’aristocratica dimora in cui ha vissuto, nonché compagno di giochi sin dalla più tenera infanzia. Sullo sfondo di un paese attraversato dalla seconda guerra mondiale, con le taglienti immagini di una storia minore – quella dei giapponesi deportati nei campi di concentramento -, si snoda un amore fatto di tempi sbagliati, orgoglio malcelato e ferite da curare, ma al tempo stesso indistruttibile, che trascende ogni difficoltà e vive in eterno nel cuore e nei ricordi degli
Paolo Rumiz, Ciclope, Feltrinelli
apita di ascoltare notizie dal mondo e sono notizie che spogliano l’eremo dei suoi privilegi e fanno del mare, anche di quel mare apparentemente felice, una frontiera, una trincea. Il faro sembra fondersi con il passato mitologico, si leva austero ciclope monocolo, veglia nella notte, agita l’intimità della memoria (come non leggere la presenza famigliare della lanterna di Trieste), richiama – sommando in sé il “gesto” comune delle lighthouse che in tutto il mondo hanno continuato a segnare la via – le dinastie dei guardiani e delle loro mogli (il governo dei mari è storicamente legato all’anima corsara delle donne), ma soprattutto apre le porte della percezione. Nell’isola del faro si impara a decrittare l’arrivo di una tempesta, ad ascoltare il vento, a convivere con gli uccelli, a discorrere di abissi, a riconoscere le mappe smemoranti del nuovo turismo da crociera e i segni allarmanti dei nuovi migranti, a trovare la fraternità silenziosa di un risotto cucinato alla meglio. Rumiz ci porta con sé davanti al ciclope, dentro il ciclope, per dirci l’inquietante meraviglia del mondo.
Niccolò Ammaniti, Anna, Einaudi
In una Sicilia diventata un’immensa rovina, una tredicenne cocciuta e coraggiosa parte alla ricerca del fratellino rapito. Fra campi arsi e boschi misteriosi, ruderi di centri commerciali e città abbandonate, fra i grandi spazi deserti di un’isola riconquistata dalla natura e selvagge comunità di sopravvissuti, Anna ha come guida il quaderno che le ha lasciato la mamma con le istruzioni per farcela. E giorno dopo giorno scopre che le regole del passato non valgono piú, dovrà inventarne di nuove. Una luce che si accende nel buio e allarga il suo raggio per rivelare le incertezze, gli slanci del cuore e la potenza incontrollabile della vita. Perché, come scopre Anna, la «vita non ci appartiene, ci attraversa».
Mary Higgins Clarck, Quando la musica finisce, Sperling
Lane Harmon, madre single dell’amatissima Katie, ha la fortuna di essere il braccio destro della più esclusiva designer d’interni di New York, ed è ormai abituata a visitare case opulente nella zona più ricca del Paese. Su di lei, che è un’ottimista di natura, quei piccoli universi patinati esercitano un fascino speciale, che la spinge a soddisfare le esigenze, spesso quasi impossibili, dei bizzosi proprietari. Perciò, quando è coinvolta nei lavori di ristrutturazione di una modesta villetta di campagna, capisce subito che si tratta di un incarico particolare. Scopre, infatti, che la casa appartiene alla moglie del famigerato finanziere Parker Bennett, scomparso da due anni, si dice con i cinque miliardi del fondo che gestiva. Bennett è uscito in barca a vela… e semplicemente non è più tornato. Suicidio o fuga strategica? In ogni caso, nessuno ha dimenticato il suo nome, né i proprietari del fondo né il governo federale, che continuano a dargli la caccia. Lane però è commossa dalla calma dignità della signora Bennett e dalla sua sincera fiducia nell’innocenza del marito. E soprattutto si sente attratta da Eric, il figlio di Bennett, che è ben deciso a dimostrare la non colpevolezza del padre. Tuttavia, Lane non sa che più si avvicina ai Bennett, più mette in pericolo la sua vita. E quella della sua bambina.