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Posts Tagged ‘romanzi prima guerra’

 

 

EVENTO ANNULLATO. I RACCONTI DI SFINGE.
Il maltempo perdurante nelle zone circostanti e le previsioni metereologiche particolarmente avverse previste, da più parti, per la giornata di giovedì 1 marzo, ci vedono a malincuore costretti a rinviare a data da destinarsi (confidiamo a breve) la presentazione del libro di Eugenia Codronchi, Racconti di Sfinge, in programma negli spazi di Libreria Atlantide alle ore 18.15 alla presenza di Luciana Tufani, Lisa Laffi e Giulia Ciarpaglini, temendo possano diventare difficoltosi e pericolosi gli spostamenti.
In attesa che il meteo migliori, ricordiamo l’appuntamento già programmato: mercoledì 21 marzo alle ore 20,45 con Paolo Casadio e il suo Il bambino del treno, intervistato da Paolo Bassi.
Per ulteriori informazioni contattare Libreria Atlantide al numero di telefono 0516951180 o a mezzo email a info@atlantidelibri.it
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Il Novecento, un torno di tempo nevralgico per la storia di Italia e non solo. Un breve viaggio in questi decenni attraverso vite e storie diverse tra loro, capaci di restituire un quadro variegato di quel momento.

Ottimi libri, consigliati apertamente da Atlantide! Entrata libera.

Con il patrocnio del Comune di Castel San Pietro

 

                Libreria Atlantide,

Giovedi 1 Marzo, ore 18,15.

Presentazione de I RACCONTI DI SFINGE, di Eugenia Codronchi.

In compagnia dell’editrice Luciana Tufani, con Lisa Laffi (autrice de Cento passi di donne – Figure femminili attraverso la storia di Imola e del suo circondario ), con le letture di Giulia Ciarpaglini, autrice e direttrice della biblioteca del Centro Documentazione Donna.

Eugenia Codronchi, figlia del senatore Giovanni Codronchi Argeli e di Giulia Pozzi, con lo pseudonimo Sfinge pubblicò una ventina di libri, romanzi, novelle, testi teatrali, saggi, articoli su riviste. Visse gli ultimi anni della sua vita a Castel San Pietro Terme, nella villa Coccapane, dove morì nel 1934. Scrive l’editrice Tufani nella prefazione al libro «Eugenia, come altre [scrittrici ndr] parla di maternità, divorzio e separazione, adulterio affrontati con sguardo lucido e con ironia pungente ma anche con l’affettuosa partecipazione che solo una conoscenza diretta consente».

Libreria Atlantide,

Mercoledì 21 marzo 2018, ore 20,45

Presentazione de Il bambino del treno (Piemme),con l’autore Paolo Casadio, intervistato da Paolo Bassi.

Una famiglia e un cane, una minuscola stazione lungo la linea ferroviaria Faenza-Firenze, un microcosmo osservato negli anni compresi tra il 1935 e quelli della guerra, quando quel quieto universo apparentemente distante dalla quotidianità del conflitto verrà sconvolto dall’arrivo di un treno diverso dai soliti.

Libreria Atlantide, venerdì 13 aprile 2018, ore 18,15

Presentazione de Prima dell’alba (Neri Pozza), con l’autore, Paolo Malaguti. Ne parlerà con Corrado Peli.

Romanzo dai toni noir dedicato all’artigliere Alessandro Ruffini, fucilato il 3 novembre 1917 per un sigaro in bocca, storia vibrante che si sviluppa a ritroso dagli anni Trenta ai giorni della disfatta di Caporetto.

Con il Patrocinio del Comune di Castel San Pietro

Logo COMUNE

per info: libreria Atlantide

via Mazzini 93,40024 Castel San Pietro Bo

tel 051 6951180

info@atlantidelibri.it  

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Massimo Bubola, un nome che dice molto a chi ama le canzoni di Fabrizio De Andrè. Con questa vibrante prova narrativa, frutto di anni di lavoro negli archivi e sui luoghi della Grande Guerra, dona voce a undici soldati italiani caduti e non identificati, calandoci nelle loro vite ed emozioni:

Ballata senza nome

Bubola Massimo, Frassinelli

È il 28 ottobre 1921. Siamo nella basilica di Aquileia. Gli occhi di tutti sono rivolti alle undici bare al centro della navata, e alla donna che le fronteggia: Maria Bergamas. Maria deve scegliere, tra gli undici feretri, quello che verrà tumulato a Roma, nel monumento al Milite Ignoto, simbolo di tutti i soldati italiani caduti durante la Grande Guerra. Maria passa davanti a ogni bara, e ognuna le racconta una storia. Sono vicende di giovani uomini, strappati alle loro famiglie, ai loro amori, ai loro lavori, finiti a morire in una guerra durissima e feroce: contadini e cittadini, borghesi e proletari, braccianti e maestri elementari, fornai, minatori, falegnami, muratori, veterinari e seminaristi che parlano in latino con il nemico ferito sul campo di battaglia. Attraverso le voci di questi soldati senza nome non solo riviviamo i momenti cruciali della Grande Guerra, non solo ci caliamo, in una vera trance empatica, nelle vite dei protagonisti, ma riscopriamo un’Italia che oggi si può dire definitivamente scomparsa. Massimo Bubola, in questa «ballata», fonde le sue eccezionali doti di musicista con una sensibilità linguistica davvero rara: fa rinascere parole dimenticate, le armonizza e le «mette in musica», e dà alla luce un’opera destinata a rimanere nel tempo, sia per il suo valore storico e culturale, sia per la sua qualità lirico-letteraria. A cento anni dalla battaglia di Caporetto, uno dei più importanti scrittori di canzoni italiani dà voce ai soldati caduti nella Grande Guerra. Un’opera di ampio respiro letterario, storico e culturale, che racconta un momento cruciale della nostra storia, e nello stesso tempo, grazie alla prosa musicale e raffinata di Bubola, ci restituisce le voci, i sentimenti e le passioni di un’Italia oggi scomparsa.

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“Il mito asburgico, lungi dal morire con la fine dell’Impero, sembra anzi avere iniziato con questa la sua più suggestiva e interessante stagione”, ha scritto Magris.

 

un grande romanzo sul disfacimento dell’impero asburgico, dopo la Prima Guerra Mondiale, vissuta negli occhi di questa dissoluzione l’ha sofferta:

“Che cosa mai era successo, com’era possibile che il mondo fosse cambiato a tal punto?” Un day after intriso di nostalgia, senso di sconfitta, difficoltà ad adattarsi alla nuova misera realtà, fatta di disoccupazione, povertà, sofferenza morale e fisica per le ferite ancora aperte del conflitto.

Chi frequenta la letteratura centro europea di inizio secolo sa quanto possa essere affascinante: questo testo cattura subito l’attenzione del lettore, portandolo in una situazione di attesa per gli sviluppi della storia, con una tensione narrativa che ricorda quello de LE BRACI di Marai.

 

Lo stendardo, Alexander Lernet Holenia, Adelphi

Traduzione di Elisabetta Dell’Anna Ciancia

 

Negli ultimi mesi della prima guerra mondiale, sul fronte balcanico ormai disfatto, nasce un amore fra l’alfiere Herbert Menis e la bella Resa Lang. Un amore travolgente, stendhaliano e hofmannsthaliano, che sembra fuori tempo, nello scenario di rovine ormai moderne in cui si situa – così come fuori tempo appare, nelle sue splendide uniformi, il reggimento di cavalleria a cui il protagonista appartiene. Ma è proprio quello scarto di tempi, quel rispecchiarsi e momentaneo confluire di mondi paralleli a dare a questo romanzo una vibrazione estrema, un’accensione esaltante, nella leggerezza e in una sorta di incosciente allegria come pure nella cupezza demoniaca. Pubblicato nel 1934, Lo stendardo, qui presentato in una nuova traduzione, rimane oggi, insieme alla Cripta dei Cappuccini di Joseph Roth, il grande messaggio di congedo della civiltà asburgica, stretto nelle mani di un alfiere della letteratura, come una logora e nobile insegna.

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