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Posts Tagged ‘romanzi storici consigliati’

giovedì 25 maggio, giorno di eventi. Lisa Laffi nella Biblioteca di Castel San Pietro alle 17,30 (vedi articolo precedente), Simona Vinci a Medicina alle 20:45.

Il serpente e la rosa, La prima verità. Due ottimi libri, parola di libraio!

https://www.facebook.com/events/199681613884003

“Giovedì 25 maggio nella Sala Auditorium di Medicina sarà presente la scrittrice Simona Vinci, intervistata da Caterina Cavina. L’autrice presenterà “La prima verità” romanzo vincitore del Premio Campiello 2016 e del premio Libro dell’Anno 2016 di Radio3 Fahrenheit – Sezione gruppi di lettura.
Il libro è edito da Einaudi nella collana Einaudi Stile Libero.
L’evento è organizzato dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Medicina con la collaborazione dell’Associazione Donne in Rosa.”

 

Il bookshop tematico è a cura di libreria Atlantide

 

 

 

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Ultimo appuntamento del ciclo Autori in Biblioteca, in collaborazione con Libreria Atlantide: con Lisa Laffi, per parlare del suo premiatissimo Il serpente e la rosa. Consigliato dai librai!

Giovedì 25 maggio,

Biblioteca di Castel San Pietro Terme, ore 17:30

Autori in Biblioteca: Lisa Laffi

 

 

Lisa Laffi, giornalista imolese, presenta il suo primo romanzo “Il serpente e la rosa”.

 

Quando Bianca Riario è costretta ad abbandonare Roma per ritirarsi nella residenza di Forlì, è ormai rassegnata ad un ruolo di secondo piano all’ombra della madre Caterina Sforza. Tra congiure e lotte per mantenere il potere, Bianca e Caterina tengono tra le mani le sorti della Romagna anche quando ogni speranza sembra vana.

 

Biblioteca di Castel San Pietro Terme: tel. 051-940064 – biblioteca@cspietro.it

 

Sul suo blog potrete leggere della recente presentazione a Imola, nella Rocca Sforzesca, seguita da 290 persone: http://lisalaffi.blogspot.it/http://lisalaffi.blogspot.it/

 

 

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Un’epoca di grandi cambiamenti e speranze quella descritta con bravura e passione da Maria Rosa Cutrufelli! Le nuove idee socialiste, quelle della Montessori, le prime battaglie per il voto alle donne. Una località di provincia diventa così un piccolo microcosmo per narrare le gesta di alcune donne, alle prese con il difficile percorso necessario a garantirsi condizioni di vita migliori. Per se stesse, e per tutto l’universo femminile. Uno spaccato di società ritratto con affetto, reso con nitidezza e talento!

Maria Rosa Cutrufelli, Il giudice delle donne, Frassinelli

Teresa non è una bambina come le altre: nasconde un segreto e per questo ha scelto di chiudersi in un mutismo che la isola e, al tempo stesso, la protegge. Alessandra, al contrario, è una giovane maestra esuberante. Fa parte di quella folta schiera di donne che, all’inizio del Novecento, si spinse nei paesini più sperduti a insegnare l’alfabeto. Un lavoro da pioniere. Difficile, faticoso, solitario. Anche Alessandra è sola, per la prima volta nella sua vita. Ma le piace insegnare e sfida con coraggio i pregiudizi e le contraddizioni di una società divisa tra idee antiche e prospettive nuove. Nuovo è pure il mestiere di Adelmo, che cerca di farsi strada nel mondo appena nato del giornalismo moderno. Una sfida esaltante per un giovanotto ambizioso e di talento. E le occasioni non mancano in questa Italia ancora giovane, una nazione tutta da inventare. È il 1906, siamo nelle Marche, all’epoca una delle zone più povere della penisola. La maestra e la bambina sono nate qui. Una ad Ancona, l’altra a Montemarciano. Un piccolo paese sconosciuto, che di lì a poco conquisterà, insieme alla vicina Senigallia, le prime pagine dei quotidiani nazionali. Il nuovo secolo infatti porta sogni strani. Come il suffragio universale. Esteso alle donne, addirittura. Ed è per inseguire questo sogno che dieci maestre decidono di chiedere l’iscrizione alle liste elettorali. Sarà un giudice di Ancona, il presidente della Corte di Appello, a dover prendere la decisione.

 

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La giovinezza e la maturità di Bianca Riario, i rapporti con la madre Caterina Sforza, gli intrighi dei potenti per conquistare il potere e la vita quotidiana sono ben descritti in questo godibile romanzo storico di Lisa Laffi, autrice emergente che dimostra di saper ben coniugare le competenze storiche con la narrazione intrigante. Brava!

 

Lisa Laffi, Il serpente e la rosa, I doni delle muse

 

Quando Bianca Riario è costretta ad abbandonare Roma per ritirarsi nella residenza di Forlì, è ormai rassegnata a un ruolo di secondo piano all’ombra della madre, Caterina Sforza. Guidata dallo storico Leone Cobelli, apprenderà tuttavia la complessità delle relazioni politiche che coinvolgono la sua famiglia, fino a comprendere il tradimento che si sta consumando ai danni del Serpente degli Sforza e della Rosa dei Riario. Unico indizio nelle sue mani, alcune quartine dal significato oscuro che parlano di complotti, in anni in cui è sempre più difficile distinguere alleati e nemici. Tra congiure e lotte per mantenere il potere, Bianca e Caterina tengono tra le mani le sorti della Romagna anche quando ogni speranza sembra vana.

Laureata in Conservazione dei Beni Culturali e insegnante di Lettere, Lisa Laffi vive a Imola dove per anni ha lavorato per il giornale Il Nuovo Diario Messaggero. È autrice di una commedia teatrale e di due saggi di storia locale, pubblicati all’interno di Pagina e vita di storia imolesi.

 

La dama dei gelsomini by Lorenzo di Credi Port...

La dama dei gelsomini by Lorenzo di Credi Portrait of Caterina Sforza. Location: Museum of Forlì in Italy. (Photo credit: Wikipedia)

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Appuntamento in biblioteca alle 18. Introduce Giorgio Tonelli. Conversa con l’autrice Anna Magli. Letture di Rita Rimondini

Venerdì 25 settembre – ore 18,00
Biblioteca Comunale Casa Bondi – Castenaso

 presentazione del romanzo

IL BAMBINO DI BUDRIO
di ANGELA NANETTI

Introduce Giorgio Tonelli

Conversa con l’autrice Anna Magli

Letture Rita Rimondini

Nell’Italia del Seicento, tra il borgo di Budrio “antico castello della città di Bologna” e la Roma di Innocenzo X, la storia vera del tormentato rapporto tra un maestro troppo ambizioso e un allievo dal talento straordinario, il piccolo Giacomo Modanesi.

La solitudine di un bambino prodigio, narrata in prima persona dal medico di Budrio, Alberto Carradori, uno dei pochi amici e confidenti del giovane genio.

Con penna sapiente e straordinaria capacità di ricostruire le ambientazioni e le atmosfere dell’Italia Seicentesca, Angela Nanetti ci regala il ritratto memorabile di una creatura prodigiosa, ingenua e fragile, alla quale per cieco amore del sapere, viene rubata l’infanzia. Un romanzo che, pur raccontando una vicenda lontana, ha nella voce dell’io narrante le vibrazioni di una coscienza moderna.

Approfondimenti

Il libro

Nel 1644 Budrio è un antico castello della città di Bologna con belle mura cinte da un fossato e, intorno, una campagna ricca di acque.
Dentro al castello, si erge, solenne, la chiesa di San Lorenzo, con un alto campanile e il convento accanto, provvisto di chiostro e di torre dell’orologio. Il convento ospita diciassette frati, tra i quali padre Giovanni Battista Mezzetti.
Noto come «l’unto del Signore» per il suo titolo di teologo conseguito grazie a un breve papale, il frate ha poco più di trent’anni ed è un uomo alto, con lo sguardo sicuro, i capelli fluenti e la voce suadente e imperiosa. Tra le duemila anime ospitate nel castello e fuori le mura, ha eletto a suo confidente, in virtù della disposizione che spinge l’uno verso l’altro i contrari, il medico di Budrio, Alberto Carradori.
Al «povero uomo di scienza», come Carradori definisce se stesso, confida non soltanto i suoi disturbi, i suoi scatti d’ira improvvisi e il fuoco interiore che lo consuma, ma anche le sue angustie, i suoi slanci e il suo fervore di maestro del convento, addetto a insegnare la grammatica, la lingua italiana e quella latina ai ragazzi di Budrio. Svela, soprattutto, di coltivare vasti progetti per l’avvenire di un suo allievo: Giacomo Modanesi, un bambino di intelligenza e memoria prodigiose.
Il ragazzo appartiene a una famiglia povera proveniente dal Po, da luoghi pieni di miasmi dove l’acqua facilmente s’impaluda. Sua madre è morta di febbri maligne e suo padre è un garzaiolo che riesce a stento a provvedere a se stesso. Padre Giovanni Battista Mezzetti ha scorto il bambino per strada mentre mendicava e, dopo aver convinto il console e il massaro del castello, l’ha accolto nella scuola del convento per accorgersi, alle prime improvvisate lezioni, che la gloria di Dio è davvero nelle sue creature, poiché Giacomo Modanesi è un autentico prodigio, una mente che apprende come una spugna immersa dentro l’acqua, un ingegno destinato a grandi, inimmaginabili cose.
Quale migliore occasione per celebrare con lui la potenza del Creatore?
Finalista alla prima edizione del premio letterario Neri Pozza 2013, Il bambino di Budrio racconta la storia vera del tormentato rapporto affettivo tra un maestro troppo ambizioso e un allievo dal talento straordinario. Grazie a una penna sapiente e a una grande capacità di ricostruire le ambientazioni e le atmosfere dell’Italia seicentesca, Angela Nanetti si addentra nelle stanze proibite di papa Innocenzo X e ci regala il ritratto memorabile di una creatura prodigiosa, ingenua e fragile, cui viene rubata l’infanzia. Un romanzo che, pur raccontando una vicenda lontana, ha nella voce dell’io narrante le vibrazioni di una coscienza moderna.

L’autrice

Angela Nanetti è nata a Budrio e si è laureata in storia medievale. Ha insegnato nelle scuole medie e superiori di Pescara, dove risiede. Dal 1984 a oggi ha pubblicato più di venti romanzi per ragazzi, molti dei quali premiati in Italia e all’estero. È tradotta in 25 paesi. Il bambino di Budrio è il suo primo romanzo per un pubblico adulto.

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È un grande affabulatore Andrew Miller, capace come pochi di raccontare con colore e passione epoche storiche, di incrociare i destini dei suoi personaggi all’interno di intriganti situazioni

 

Non è da meno questo suo nuovo romanzo Vincitore del Costa Book of the Year Award 2011, capace di descrivere mirabilmente il clima umano e sociale della Francia degli anni Pre – Rivoluzione.

 

Riuscirà a sorgere qualcosa di nuovo da questo cimitero in dissoluzione che il giovane ingegnere protagonista è incaricato di cancellare dalle mappe, c’è spazio per la speranza, in un mondo in cui il progresso scientifico sembra volere cancellare le antiche conoscenze?

 

 

 

Andrew Miller, Pura, Bompiani

 

Trad di Perroni S.C.

 

 

 

  1. Nel cuore profondo di Parigi, l’antico cimitero degli Innocenti è ormai fatiscente, al punto da creare problemi di salute pubblica, soprattutto per chi vive nelle sue vicinanze. Per questo il re decide di affidare al giovane ingegnere Jean-Baptiste Baratte il compito, davvero immane, di demolirlo. Sulle prime, Baratte vede in questo lavoro una splendida opportunità per spazzar via il fardello del passato e aprire le porte al futuro: un compito adatto a un uomo moderno come lui, un illuminato dalla Ragione. Ma si tratta di scendere nelle viscere della città, tra i suoi figli più umili; si tratta di avvicinarsi a un’umanità che di solito sta nell’ombra: organisti, preti pazzi, locandieri, minatori del nord, prostitute. Una dura scuola di vita per un ingegnere alle prime armi, ignaro dei costumi del popolo e delle sue superstizioni e leggende. Ma una ragazzina gli farà da guida, e una giovane donna gli farà scoprire, accanto al regno della distruzione, quanto si possa essere sensibili, in ogni situazione, al richiamo dell’amore. Un viaggio nella Storia, negli inferi, nell’avventura, nell’amore: il ritorno dell’acclamato autore di Il talento del dolore.

 

 

 

 

 

 

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Nel pluripremiato IL CUORE CUCITO Carole Martinez aveva descritto il percorso per sfuggire ad un destino avverso della giovane Frasquita nella Spagna del Novecento, tracciando uno splendido ritratto di donna.

Le tracce di questo sentiero si avvertono anche ne LA VERGINE DEI SUSSURRI, altra storia forte al femminile.

Una vera e propria eroina d’altri tempi Esclarmonde , la protagonista di questo romanzo che si rifiuta nella Francia del XII Secolo di pronunciareil fatidico “si” ad un cavaliere quantomeno prepotente il giorno del suo matrimonio, decidendo di dedicarsi completamente a Dio, facendosi murare in una cella del suo castello. E’ una voce forte la sua, rivolta direttamente al lettore, capace di inchiodarci alla pagina. Il suo rifiuto del mondo così com’è, pur preoccupata per il dolore causato al padre, la guiderà incredibilmente verso una nuova direzione: in tanti verranno a sussurrarle parole dallo spioncino della sua prigione, in attesa di una sua parola di conforto. Quella di Carole Martinez è una scrittura poetica ed elegante, sensuale e musicale, che ha convinto pubblico e critica di Francia: secondo al Prix Goncourt 2011 con tre voti contro i cinque del vincitore Alexis Jenni.

 

ps: e ora, non cercate CUORE CUCITO nelle librerie: è del 2009, ma è già stato cancellato dal catalogo. Triste fine dei libri se l’editore li considera USA E GETTA…

 

Carole Martinez,

La vergine dei sussurri, Mondadori

 

“Ero bella, non immagini quanto, bella come può esserlo una fanciulla a quindici anni. I signori del vicinato spiavano la preda. Ma di ciò che desideravo io nessuno si curava.” Esclarmonda è l’unica figlia femmina di un nobile feudatario nella Francia del XII secolo, un mondo che la vorrebbe docile e timorosa come si conviene a una giovane che solo deve incantare i cavalieri e tenere in scacco il loro cuore fino alle nozze più convenienti. Fanciulla dei suoi tempi, Esclarmonda è però anche un animo libero, di quelli che fanno la loro folgorante apparizione di tanto in tanto nei secoli e li rivoluzionano dal profondo.

Destinata a un’esistenza ancillare, scandalizza la nobile società rifiutandosi di pronunciare il “sì” davanti all’altare. Sceglie invece di dire “no”: al padre, all’arcivescovo vicario di Cristo, agli uomini, ai suoi padroni presenti e futuri. Rinuncia alle nozze con il bel Lotario e chiede il rispetto della sua scelta di reclusione volontaria in una cella murata, dove nella più buia solitudine si voterà a Dio. Contrariamente a quanto aveva immaginato, tuttavia, non rimarrà sola nel suo ritiro perché fin dal primo momento in molti si recheranno da lei per lasciarle un messaggio, un sussurro, e riceverne in cambio conforto e salvezza. Quel luogo di reclusione diventa allora per Esclarmonda un crocevia che unisce il suo destino al destino del mondo, la realtà dei vivi al luogo dei morti, e trasforma l’immobilità in un viaggio interiore senza confini.

Profetessa di anime, abitata da ciò che sente e da ciò che vede con gli occhi dello spirito, Esclarmonda sembra l’incarnazione di un miracolo. E del miracoloso ha anche la nascita, in quella cella murata, di suo figlio…

 

Carole Martinez (1966) vive nell’area di Parigi, dove lavora come insegnante. Il cuore cucito, suo romanzo d’esordio, è stato un caso editoriale in Francia, dove ha riscosso un grande successo di pubblico e ha vinto ben nove premi letterari.

 

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per noi Goya è un sommo artista, la sua arte rimane a testimoniare la sua grandezza. Non la pensava in questo modo Javier, il suo unico figlio, che invece vedeva in lui un egoista incapace di pensare agli affetti familiari: IL QUADRO NERO ci consegna con le sue tre voci narranti una vicenda fatta di rabbia, rivalità, sentimenti contrastanti. Un delizioso romanzo storico!

Il quadro nero, Dehnel Jacek, Salani

Saturn Devouring His Son, c. 1819–1823. Oil mu...

Saturn Devouring His Son, c. 1819–1823. Oil mural transferred to canvas, 143cm x 81cm. Museo del Prado, Madrid (Photo credit: Wikipedia)

Francisco Goya, una leggenda vivente, una personalità esplosiva, pittore acclamato presso le corti reali di tutta Europa, ma agli occhi del suo unico figlio Javier un mostro gaudente, un egoista che vive solo per l’arte, incapace di dare amore a chi lo circonda. Tre diverse voci, intrecciate tra loro, narrano in questo romanzo gli ultimi anni di vita del grande pittore spagnolo, fuggito in esilio a Bordeaux con la sua ultima amante, Leocadia e la figlia di lei, Rosario. Ascoltiamo così Francisco, Javier e Mariano – padre, figlio e nipote – uniti e separati dall’arte e da sentimenti confusi d’affetto, di rabbia, di rivalità. Francisco a Bordeaux dipinge e soffre per l’assenza di Javier, che da Madrid lancia le sue accuse contro un padre colpevole di aver sempre represso le sue passioni, di averlo costretto a un matrimonio non voluto, di aver forse, addirittura, insidiato sua moglie, fino a farlo dubitare della paternità di Mariano, che dal canto suo idolatra il nonno. Nemmeno la morte di Francisco riesce a spezzare questo claustrofobico e inquietante microcosmo. E su tutto aleggiano, terribili e bellissime, le “Pitture nere” della Quinta del Sordo – tra le quali spicca quel “Saturno che divora i suoi figli” che molto può spiegare di un rapporto impossibile – e che sono oggetto di una incredibile rivelazione finale, un colpo di scena degno di un thriller.

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Frutto di passione e anni di ricerche, Un’oncia di rosso cinabro getta luce su un’epoca storica e una collocazione geografica non frequentata dai tanti autori di romanzi storici in circolazione. E’ infatti la pianura romagnola – ravennate, il mondo artistico di fine Quattrocento ad essere indagato da Chiara Arrighetti con la competenza di chi ben padroneggia la materia, dando voce ai personaggi che animano la bottega di Francesco e Bernardino Zaganelli, pittori dell’epoca. Il loro mondo artistico, l’universo culturale di cui si nutriva, compresi i contatti con le scienze alchemiche, sono ricostruiti con precisione. Non mancano certo altri spunti per irretire il lettore: l’epidemia di peste che si diffonde nella zona, la crescita umana ed artistica del giovane allievo di bottega, la sua vicenda amorsa con Luna, figlia di uno dei due pittori, e un misterioso omicidio

Chiara Arrighetti, Un’oncia di rosso cinabro, CartaCanta

In una notte di aprile del 1499, mentre il prezioso feudo di Cotignola lotta contro l’ennesima epidemia di atra mors, un omicida si aggira pericolosamente per la bottega di Francesco e Bernardino Zaganelli, pittori di prestigio imparentati con la dinastia degli Sforza. Può essere lui il responsabile anche della propagazione del male? Il Consiglio generale e il notaio criminale Tommaso Buonanno spingono le indagini e le accuse in un’unica direzione, solo apparentemente scontata. L’odio profondo che divide i due fratelli e la scomparsa di alcune pagine di un preziosissimo almagesto alchemico coinvolgono Stefano di Bondinello, il migliore allievo della bottega, perdutamente innamorato di Luna Zaganelli, in una spirale di avvenimenti sempre più misteriosi e inestricabili. Ritratto di un Rinascimento dai mille volti, luminoso e assieme inquietante, dove le vicende artistiche e passionali dei principali personaggi si intrecciano a quelle quotidiane di un piccolo centro immerso nella pianura ravennate, “Un’oncia di rosso cinabro”, grazie a una ricerca storica sulle fonti originali e a un puntuale screening bibliografico, guida il lettore nel caleidoscopico universo della pittura e dell’alchimia, portandolo a chiedersi se davvero esiste “la certezza dell’impossibile”.

UN’ONCIA DI ROSSO CINABRO sarà presentato domenica 11 novembre presso  il MUSEO DEL CASTELLO DI BAGNARA, all’interno della rassegna TRAME OSCURE

Museo del Castello – Bagnara di Romagna
Novembre all’insegna dei libri al Castello

TRAME OSCURE – LA STORIA SI RACCONTA

Le quattro domeniche di novembre vedranno altrettante presentazioni di romanzi storici legati ad avvenimenti passati riguardanti il nostro territorio. Durante gli incontri saranno presenti gli autori intervistati da Lisa Emiliani.

4 novembre –  Mauro Mazzotti, “1512. La battaglia di Ravenna”
11 novembre –  Chiara Arrighetti. “Un’oncia di rosso cinabro”
18 novembre – Franco Foschi “Era il tempo del buio e del coltello”
25 novembre –  Rolando Dondarini, “La XIII porta”

Gli appuntamenti avranno inizio alle ore 17,00 e a seguire visita guidata al museo ed alla Rocca ad un prezzo speciale per i partecipanti.

Rocca sforzesca Piazza IV Novembre, 3  Bagnara di Romagna (RA)
Per info. http://www.comune.bagnaradiromagna.ra.it, 0545905501, 3316995930.

In collaborazione con Libreria Atlantide

I libri presentati:

1512. La battaglia di Ravenna
“La battaglia avvenuta a Ravenna fu il culmine di una serie di giochi politici, lotte e guerre tra la Lega Santa e l’esercito francese di Luigi XII. Questa battaglia segnò la fine della cavalleria e diede il via all’era dell’artiglieria pesante; la Romagna e Ravenna, in particolare, pagarono un alto prezzo.”

Un’oncia di rosso cinabro
“Anno Domini 1499. Un omicida si aggira per la bottega dei Francesco e Bernardino Zaganelli, pittori di prestigio imparentati con gli Sforza e divisi da un odio profondo.
Ritratto di un Rinascimento dai mille volti, luminoso e insieme inquietante, Un’oncia di rosso cinabro conduce il lettore nell’universo caleidoscopico della pittura e dell’alchimia.”

Era il tempo del buio e del coltello
“Un tuffo nel Medioevo emiliano-romagnolo  attraverso quattro storie che sono altrettanti affreschi di quel tempo di trasformazioni e incertezze, immense ricchezze e povertà. Le due visite dell’imperatore Carlo Magno a Bonònia, il monaco Guido d’Arezzo che, nell’abbazia di Pomposa, inventa la scrittura musicale, l’abolizione della schiavitù nel Comune di Bologna sancita dal Libro Paradiso e la tragica fine di Laura Malatesta e del suo amante Ugo d’Este.”

La XIII porta
“Un fitto mistero svelato pagina dopo pagina dalle disavventure di Diego, giovane spagnolo che nel 1498 giunge in città sulle tracce del nonno scomparso molti anni prima durante gli eventi burrascosi che portarono al trionfo e alla tragica fine di Annibale Bentivoglio e alla definitiva chiusura della “tredicesima porta” della cintura muraria di Bologna.”

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crime
L’autore del libro afferma di essere il diretto discendente della famiglia di carnefici di cui narra le gesta,e questo getta una luce un tantino inquietante sulla cosa, senza motivo logico. E’ una vivacissima ricostruzione storica del Seicento in Baviera, colta nei dettagli quotidiani con pazienza e precisione, tempi in cui bastava un sospetto per far spalancare al malcapitato di turno le porte del carcere . Un thriller storico particolare e molto intrigante che rappresenta il primo tassello di una piccola saga dedicata alle avventure di questa famiglia.

Oliver Pötzsch
La figlia del boia, Neri Pozza

Baviera, 1659. Sulla riva di un fiume nei pressi della cittadina di Schongau viene trovato agonizzante il figlio undicenne del barconiere Grimmer. Il tempo di adagiarlo con cura a terra, di esaminargli il profondo taglio che gli squarcia la gola, di scoprire sotto la sua scapola destra uno strano segno impresso con inchiostro viola – un cerchio sbiadito dalla cui estremità inferiore parte una croce – che il bambino muore. Qualche tempo dopo i bottegai Kratz si imbattono, davanti alla porta di casa, nella macabra scoperta del loro piccolo Anton, il figlio adottivo, immerso in un lago di sangue, la gola recisa con un taglio netto. Sotto una scapola del bambino viene trovato il medesimo segno del figlio del barconiere: il cerchio di Venere che simboleggia la donna come controparte dell’uomo, la vita, ma anche la continuazione della vita dopo la morte… il simbolo delle streghe. Peter Grimmer e Anton Kratz si conoscevano. Insieme con la piccola Maria Schreevogl e altri due bambini costituivano uno sparuto gruppo di orfani che era solito frequentare Martha Stechlin, la levatrice di Schongau che vive proprio accanto ai Grimmer. Sicché quando la piccola Maria, la mattina dopo che la madre adottiva scorge, lavandola nella tinozza, il fatidico cerchio sbiadito sulla sua spalla destra, scompare al seguito di una diabolica figura con una mano di ossa, gli abitanti di Schongau non hanno dubbi: la strega assassina è la levatrice, Martha Stechlin. È lei che ha tagliato la gola ai due bambini, è lei che, con un incantesimo, ha chiamato il demonio che ha rapito Maria.
Il destino di Martha Stechlin sembra così segnato. Messa nelle mani del boia di Schongau perché le sia estorta formale confessione, attende di essere spedita al rogo.
Jakob Kuisl, il boia di Schongau, un gigante alto quasi due metri, la barba nera e spinosa, le lunghe dita ricurve simili ad artigli, non crede però alla colpevolezza della levatrice. E con lui non credono che la dolce Martha sia una strega anche sua figlia Magdalena, un’attraente ragazza dalle labbra carnose, le fossette sulle guance e gli occhi ridenti, e Simon Fronwieser, il figlio del medico cittadino, un giovane con la chioma fino alle spalle e il pizzetto spuntato sul mento così ben visto tra il gentil sesso di Schongau.
I tre indagano per cercare di ribaltare una sentenza che sospettano sia stata scritta solo per convenienza politica e, soprattutto, per nascondere una verità inconfessabile. Una verità che, per Jakob, Simon e Magdalena, può emergere solo nel giro di una settimana, il tempo che resta prima che il rogo venga approntato.
Attraverso un’impeccabile e suggestiva ricostruzione storica della società tedesca del Seicento, La figlia del boia conduce il lettore in un’epoca di superstizioni e follie collettive e delinea una stupefacente figura propria di quel mondo: il boia, un uomo temuto, emarginato e, ad un tempo, un esperto erborista e un illuminato.

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