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Posts Tagged ‘Russia’

Viene prima la guerra, o le parole per raccontarla?
Preceduta da una accorata introduzione di Anna Politkovskaja, stupita dalle forti parole d’accusa pronunciate dall’autrice alla Conferenza di Mosca sulla Cecenia, questa inchiesta realizzata sul campo, vivendo forti rischi, mostra con partecipazione le atrocità vissute dalle popolazioni cecene, viatico ad un ritorno alla fede islamica.

Un libro che lascia con il cuore in gola. Irena Brezna è una acclamata giornalista, fuggita in Svizzera dalla Cecoslovacchia comunista, esperienza narrata splendidamente nel romanzo Straniera ingrata.

 
 
 
LE LUPE DI SERNOVODSK, Irena Brežná, Keller editore
TRADUZIONE DAL TEDESCO ALICE RAMPINELLI
 
Viene prima la guerra, o le parole per raccontarla? Quando le nubi di un conflitto armato si addensano su una terra, il linguaggio è già pronto ad afferrarle? Un vocabolo sbagliato può segnare la condanna di un intero popolo? Irena Brežná, scrittrice e giornalista, se lo domanda di continuo, e ci costringe a percorrere al suo fianco i sentieri impervi del dubbio in questi reportage unici dalla Cecenia, piccola patria nel Caucaso del nord da sempre emblema di oscure minacce e apocalittiche sventure, abitata da un minuscolo popolo montanaro che per tre secoli ha aspirato all’indipendenza, contro ogni realismo. Con lei attraversiamo le due terribili guerre civili tra Mosca e Groznyj, scaturite dall’implosione dell’Unione Sovietica […] Al costo totale di almeno centosessantamila vittime. Fino alle soglie dell’oggi, col ritorno della Repubblica di fede islamica alla “matrigna” Russia, in una “pace” senza scampo». (L. Sgueglia)
 
Irena Brežna è nata nel 1950 in quella che un tempo era Cecoslovacchia e oggi Slovacchia ed è emigrata in Svizzera nel 1968 dove tuttora vive e lavora. Dopo gli studi di slavistica, filosofia e psicologia s’impegna nella mediazione interculturale e a favore dei diritti umani. Dal 1981 e scrittrice e giornalista. I suoi articoli, pubblicati in Svizzera, Germania e Repubblica Slovacca, hanno ricevuto numerosi riconoscimenti. Le sue opere letterarie affrontano principalmente i temi dell’esilio e della patria. Della stessa autrice, per i tipi della Keller editore, è uscito Straniera ingrata.

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in vacanza con il giusto libro, Paese per Paese, Edizione 2015. Paese che vai, lettura che ti suggeriamo.

 

FRANCIA: Jean Luc Bannalec, Un caffè amaro per il commissario Dupin, Piemme

FRANCIA, Jean Michel Guenassia, La mano sbagliata, Salani

PARIGI, Cristina Petit, Qualcosa che somiglia al vero amore, TRE60

SVALBARD, Monika Kristensen, Operazione Fritham, Iperborea

ISLANDA: Jon Kalman Stefansson, I pesci non hanno gambe, Iperborea

SCOZIA, James Boswell, Diario di un viaggio alle Ebridi, Sellerio

INGHILTERRA, Helen Humphreys, Il canto del crepuscolo, Playground

INGHILTERRA, Susanne Goga, I misteri di Chalk Hill, Giunti

INGHILTERRA, John Boyne, La casa dei fantasmi, Rizzoli

INGHILTERRA\IRLANDA:Joseph O’Connor, Il gruppo, Guanda

SCOZIA, Peter May, L’uomo degli scacchi, Einaudi

GERMANIA, Brigitte Glaser, Delitto al pepe rosa, Emons

AUSTRIA, Una vita intera, di Robert Seethaler, Neri Pozza

DANIMARCA, Erik Valeur, Il settimo bambino, Neri Pozza

SVIZZERA: Martin Suter, Allmen e le dalie, Sellerio

GRECIA: Fabrizio Ardito, Sul monte Athos, Ediciclo

GRECIA, Alexandros Papadiamantis, L’assassina, Elliot

PRAGA, Gustav Meyrink, Il golem, Tre editori

PORTOGALLO: Joao Ricardo Pedro, Il tuo volto sarà l’ultimo, Nutrimenti

LISBONA, Lorenzo Pini, A Lisbona con Antonio Tabucchi, Perrone editore

OLANDA, Paolo Ciampi, L’Olanda è un fiore, Ediciclo

AMSTERDAM, Nescio, Storie di Amsterdam, Iperborea

AUSTRIA, Maya Haderlap, L’angelo dell’oblio, Keller

RUSSIA, Andrej Platonov, Cevengur, Einaudi

RUSSIA, Martin Cruz Smith, Tatiana, Mondadori

EX YUGOSLAVIA, Gordana Kuic, Il profumo della pioggia nei Balcani, Bollati

ROMANIA, Vintila Horla, Dio nato in esilio, Castelvecchi

SPAGNA: Cristina Sanchez Andrade, Le sorelle Inviernas, Elliot

SVEZIA: Carl Johan Valgren, Il bambino ombra, Marsilio

ESTONIA, Jan Cross, La congiura, Iperborea

BULGARIA, Evtimova Zdravka , Sinfonia, Controluce

LITUANIA, Romualdas Granauskass, La vita sotto l’acero, Controluce

 

in Asia

ASIA: Henri Michaux, Un barbaro in Asia,Obarrao

CINA, Xiaolu Guo, 20 frammenti di gioventù verace, Metropoli d’Asia

CINA, Pierre Loti, Gli ultimi giorni di Pechino, Luni

GIAPPONE, Yasushi Inoue, La lotta dei tori,Skira

GIAPPONE, Radika Jha, Confessioni di una vittima dello shopping, Sellerio

MALESIA, Shih.li Kow, La somma delle nostre follie, Metropoli d’Asia

TURCHIA, HAKAN GUNDAY, A con Zeta, Marcos y Marcos

INDIA, H.R.F.Keating, La crociata dell’ispettore Ghote, Elliot

ISRAELE, Eskhol Nevo, Soli e perduti, Neri Pozza

ARMENIA, Nilo Marocchino, Armenia – peregrinando lungo la via della seta, Fusta

IRAN, Fariba Hachtroudi, L’uomo che schioccava le dita, E.o

INDONESIA, Eka Kurniawan, L’uomo tigre, Metropoli d’Asia

NEPAL, Peter Mathiessen, Il leopardo delle nevi, Beat

NEPAL, John Burdett, Il padrino di Katmandu, Bollati Boringhieri

SUD EST ASIATICO: Storie dal golfo del Siam, Controluce

THAILANDIA, Sudham Pira, La terra dei monsoni, Controluce

PAKISTAN, Bapsi Sidwa, Lingua d’amore, Neri Pozza

CAUCASO, Alisa Ganieva, La montagna in festa, La nuova frontiera

 

 

 

Nel Caucaso

Alisa Ganieva, La montagna in festa, La nuova frontiera

Quando Shamil arriva al giornale trova la redazione in subbuglio: secondo una voce che sta facendo il giro del paese i russi hanno innalzato un muro per isolare il Caucaso dal resto della federazione. La situazione diventa subito incandescente: manifestazioni e scioperi si susseguono giornalmente mentre i sostenitori dei movimenti islamici si scontrano con quelli dei partiti nazionali. Shamil vorrebbe continuare la sua vita come se niente fosse ma stenta a credere ai suoi occhi quando vede la fidanzata, Madina, indossare il velo e seguire i combattenti salafiti sulle montagne. Il sangue inizia a scorrere per le strade ma Shamil continua a esitare, non vuole scappare, fino a quando non è travolto dagli eventi. Alisa Ganieva ci racconta la storia di una catastrofe imminente, del declino di una società dilaniata dall’interno dove – come una visione – nel mezzo di quello che sembra un incubo, l’immagine della montagna in festa appare come un rifugio contro tanta violenza e intolleranza.

TRADUZIONE: ZONGHETTI C.

 

 

AUSTRIA

Una vita intera, di Robert Seethaler, Neri Pozza,

un libro tenero e intriso di poesia in ogni pagina, la storia di una vita intera con i suoi momenti significativi, narrata con uno stile che ricorda quello di Robert Schneider de Le voci del mondo.

«Le parole di Seethaler sono leggere come il battito d’ali di una farfalla, ma sanno colpire al cuore con una forza incredibile».

Christine Westermann, WDR

Andreas Egger non ha mai gridato né esultato da bambino. Fino al suo primo anno di scuola non ha mai neppure davvero parlato. Quando nell’estate del 1902, ancora bimbo, lo tirano giú dal carro con cui giunge tra le montagne diventate poi sue, resta semplicemente muto a guardare in alto con grandi occhi stupiti le cime splendenti di bianco. Ha quattro anni all’epoca, e non interessa a nessuno. Men che meno a Hubert Kranzstocker, il contadino che lo accoglie controvoglia. Il bimbo è l’unico figlio di una cognata che ha condotto una vita leggera ed è stata perciò punita dal buon Dio con una tisi che se l’è portata via.

Kranzstocker non lo manda al diavolo unicamente perché reca al collo un sacchetto di cuoio con delle banconote. In compenso non esita a picchiarlo per un pane lasciato ammuffire, una vacca persa o un balbettio durante la preghiera della sera. Un giorno lo bastona a tal punto che nella gamba destra di Andreas ogni cosa va fuori posto. L’aggiustaossa di un paese vicino gliela sistema alla bell’e meglio, ma la gamba da allora spunta sbieca dall’anca, irrimediabilmente storta.

Andreas Egger non grida né esulta nemmeno quando, trent’anni dopo, fa la sua comparsa nella valle, tra le urla di gioia del paese, la squadra del cantiere della ditta Bittermann & Figli: duecentosessanta operai, dodici macchinisti, quattro ingegneri, sette cuoche e un drappello di aiutanti, l’avanguardia di una colonna incaricata di costruire una funivia e mutare per sempre il volto della valle.

Andreas Egger ubbidisce semplicemente in silenzio al suo destino: vivere tra la quiete e la bellezza dei monti e la crudeltà degli uomini. Impara cosí dapprima il mestiere di bracciante e poi di contadino, e alla fine entra a far partedella Bittermann & Figli. È «la gigantesca macchina chiamata Progresso», gli dicono. Ma a lui queste cose non interessano.

Soltanto una cosa gli sta a cuore: mettere piede nell’osteria del paese e incrociare lo sguardo di Marie Reisenbacher, la ragazza dai capelli biondi e la pelle rosea che lavora lí ai tavoli, e che un giorno gli ha procurato «un dolore sottile vicino al cuore» sfiorandogli appena il braccio. Perciò quando, un pomeriggio di fine agosto, riesce a strappare un bacio a Marie e a stringerla a sé e lei gli dice «Ohi. Quanta forza, che hai!», gli sembra di capire che, oltre alla crudeltà, esiste anche la possibilità del bene e della felicità tra gli esseri umani.

Nominato «libro dell’anno» dai librai tedeschi, selezionato da Der Spiegel come uno dei romanzi piú importanti del 2014, accolto con entusiasmo dalla critica e dal pubblico in Germania, Una vita intera si segnala, nella narrativa contemporanea, per la bellezza della sua scrittura e l’originalità della sua narrazione: l’unicità di un’esistenza qualunque.

 

 

In Indonesia

Una nuova interessante voce della narrativa dell’Asia emergente: Eka Kurniawan dona voce ad un colorito affresco di personaggi per descrivere le mille voci del suo Paese,l’Indonesia, sospeso tra una modernità capace di cambiare i costumi e un ambiente sociale in cui convivono ancora pregiudizi e credenze ancestrali. Come il “matrimonio” tra certi uomini privilegiati dal destino e la tigre bianca, capace di vivere in simbiosi dentro l’essere umano. Se la scena si apre con un inspiegabile delitto, e la piega che sembra prendere il romanzo dà adito al sospetto di una magia sorta da questo connubio tra uomo e animale, l’autore poi ci conduce a cercare i reali motivi dell’accaduto all’interno dei segreti che animano la scena famigliare…

Eka Kurniawan, L’uomo tigre, Metropoli d’Asia

 

In una piccola cittadina indonesiana, il ventenne Margio uccide Anwar Sadat, un anziano e incallito sciupafemmine. L’omicidio viene compiuto in modo insolito: Margio ha morso il collo della vittima fino a spezzarne l’osso, proprio come una tigre uccide la sua preda. Sullo sfondo di un’Indonesia moderna ma ancora radicata in tradizioni ancestrali, il romanzo conduce il lettore in un labirinto di abusi e magie, di forti pregiudizi e impulsi irrefrenabili. Con uno stile composito, vivace e ironico, l’autore ci racconta la storia di due famiglie tormentate e di Margio, giovane a cavallo tra ambiente urbano e rurale e combattuto tra due nature, quella umana e quella soprannaturale.

«La tigre era bianca come un’oca, feroce come un cane selvatico. Mameh la vide emergere una volta per un breve istante dal corpo di Margio, come un’ombra. Non l’aveva mai vista prima e non l’avrebbe più rivista. Un segno indicava la presenza della tigre dentro il fratello; Mameh sapeva riconoscerlo ma ignorava se fosse l’unica in grado di farlo. Si poteva vedere solo al buio, era uno scintillio giallo, felino, che balenava negli occhi di Margio. Inizialmente lei si spaventava nel vedere quegli occhi, terrorizzata all’idea che la tigre potesse riemergere. Ma con il passare del tempo, e con il fatto che ormai vedeva quegli occhi che brillavano al buio fin troppo spesso, smise di preoccuparsene. La tigre non era sua nemica e non le avrebbe fatto del male; anzi, forse era lì per proteggere tutti loro».

Eka Kurniawan è nato a Tasikmalaya (nella parte ovest dell’isola di Giava) nel 1975. Ha studiato filosofia alla Gadjah Mada University di Yogyakarta e lavora come giornalista, scrittore e designer. Grazie al romanzo Cantikitu Luka (2002), prende subito posto tra i maggiori protagonisti della nuova scena letteraria in Indonesia, un Paese che sta rinascendo dopo decenni di una dittatura repressiva, conclusa nel 1998. L’uomo tigre è in corso di pubblicazione anche in Francia e Gran Bretagna

“Il giovane Eka Kurniawan è senza dubbio tra gli scrittori più interessanti presenti oggi nello scenario letterario indonesiano»

The Sun Daily

«Scoprire l’eleganza della scrittura di Eka Kurniawan e l’esuberanza del suo immaginario è entusiasmante come guardar cadere i primi fiocchi di neve da un cielo invernale»

The Jakarta Post

Traduzione di Martignoni M.

 

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Russia

Perseguitato dal regime, questo capolavoro di Platonov vide la luce in Russia solo nel 1988, sessanta anni dopo essere stato scritto. “La devastante fiducia degli idioti che agiscono e parlano nel romanzo di Platonov ha la grandiosa, grottesca vitalità che sommuove i pensieri e le passioni dei Demoni e dell’ Idiota di Dostoevskij” scrisse Alfredo Giuliani nel 1990 su Repubblica, a proposito di questo testo. Un ritorno molto gradito in libreria!

Fu Gorkj, allora responsabile della concessione dei nulla osta governativi per la pubblicazione dei libri a bloccarne l’uscita, considerandolo offensivo nei confronti dei valori della rivoluzione: per esempio il protagonista, monta un cavallo chiamato “Forza proletaria”e il suo scudiero, quasi accostato al Sancho Panza di Cervantes, lo accompagna in giro per la steppa alla ricerca del “Vero socialismo”… Era già troppo questo forse: si sa che l’ironia non è una delle doti di cui sono ricchi i regimi autoritari..

Andrej Platonov, Cevengur, Einaudi

Una città dimenticata da Dio nel cuore della steppa, abitata da uomini inselvatichiti dalla miseria. Ma anche in questo luogo è passata la rivoluzione e ha lasciato sogni e sentimenti sulla nuova società da costruire. Il romanzo di Platonov è la cronaca emozionante, ora tragica, ora comica, di questo momento magico, quando gli ultimi del mondo sembrano diventare i protagonisti della Storia. Gli esiti della rifondazione utopica sono paradossali, bislacchi, votati al disastro, che puntualmente arriverà, ma i personaggi restano nella memoria del lettore con tutto il loro carico di umanità. Uno dei più grandi capolavori della letteratura russa del Novecento, scritto nella seconda metà degli anni Venti ma pubblicato in Russia solo nel 1988, in una nuova edizione integrale accuratamente tradotta.

A cura di DiscacciatiO.

 

 

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LITUANIA, Romualdas Granauskass, La vita sotto l’acero, Controluce

Non sono più terre vergini quelle che ospitano la vecchia Monika Kairiene, rimasta sola a preservare la memoria del marito e del figlio morti nella casa diroccata ai margini di un villaggio fantasma, dove adesso dominano la solitudine e lo spaesamento. Dopo le sofferenze subite durante la dittatura sovietica, con la spoliazione dei beni e delle terre dovuta alla collettivizzazione, per lunghi anni le genti del villaggio lituano al centro di questo romanzo sono state schiave del miserabile sussidio che proveniva dal lavoro nei kolkhoz. In seguito alla liberazione, la modernità ha cancellato per sempre lo stile di vita contadino, sono arrivate le macchine “rombanti” sulle strade asfaltate di fresco, i rapporti umani sono diventati ruvidi e tutti hanno lasciato la terra per trasferirsi verso “l’abitato”. “La vita sotto l’acero” è una raffinata metafora sulla rapacità degli uomini nella società moderna. Un romanzo di protesta che attraverso la voce e i ricordi della protagonista mette a confronto passato e presente, senza cedere a rimpianti nostalgici.

 

English: Dunbuy. Visited by Samuel Johnson and...

English: Dunbuy. Visited by Samuel Johnson and James Boswell on 24th.Aug.1773. Also associated with Scott’s, “The Antiquary” (Photo credit: Wikipedia)

 

 

 

 

 

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Museo del Castello – Rocca di Bagnara

Bagnara di Romagna

Italiano: fotografia raffigurante le scuole e ...

Italiano: fotografia raffigurante le scuole e la Rocca di Bagnara di Romagna (anni ’50) (Photo credit: Wikipedia)

 

Novembre all’insegna dei libri al Castello

 

Trame di vita

Il mese di novembre vedrà un nuovo ciclo di incontri domenicali nella Rocca di Bagnara. Se lo scorso anno Trame Oscure aveva dato risalto a romanzi storici legati ad avvenimenti passati riguardanti il nostro territorio, questa nuova serie di appuntamenti si rivolge ad un’epoca più vicina a noi, illuminando le vite di personaggi comuni, e di riflesso del periodo storico al quale appartengono. Durante gli incontri saranno presenti gli autori intervistati da Lisa Emiliani.

Inaugurerà il ciclo Maurizio Garuti con il suo Fuoco e neve, un libro delicato e colmo di poesia ispirato ad una storia vera accaduta nella pianura emiliana, una vicenda che ci parla di amore e libertà. La domenica successiva con l’esordiente Gabriele Rubini (Generazioni 1881 – 1907) rivivremo i destini di cinque famiglie ebree nei decenni finali dell’Ottocento, tra la Russia dei pogrom e l’emigrazione nel Nuovo Mondo,  tra la Francia di Dreyfus e Italia appena unificata.

Domenica 17 Wu Ming 2 ci condurrà  con Timira dai primi anni del fascismo alla fine della Guerra Fredda, una carrellata di settanta anni di storia visti con gli occhi di un’italiana dalla pelle scura. Un lavoro frutto di anni di ricerche!

A degna conclusione del ciclo, Eraldo Baldini presenterà Nevicava sangue, fresco di pubblicazione: l’intensa epopea di Francesco, dalla Romagna rurale del 1812 alla triste campagna di Russia vestendo l’uniforme dell’esercito napoleonico. Il faticoso ritorno a casa lo condurrà alla consapevolezza della propria condizione di subalterno, al desiderio di riscatto.

Domenica 3 novembre, Maurizio Garuti – con letture di Patrizia Beluzzi – Fuoco e neve (Pendragon Edizioni)

Domenica 10 novembre, Gabriele Rubini – Generazioni 1881 – 1907 (Phasar Edizioni)

Domenica 17 novembre, Wu Ming 2  – Timira. Romanzo meticcio (Einaudi, di Wu Ming 2 e Anthar Mohamed)

Domenica 24 novembre, Eraldo Baldini – Nevicava sangue (Einaudi)

Gli appuntamenti sono gratuiti e avranno inizio alle ore 17,00, a seguire visita guidata al museo ed alla Rocca ad un prezzo speciale per i partecipanti.

Rocca Sforzesca, Piazza IV Novembre, 3  Bagnara di Romagna (RA)

Per info. http://www.comune.bagnaradiromagna.ra.it, 0545905501,

Il mosaico Cooperativa, www.ilmosaicocooperativa.com

3316995930.

In collaborazione con Libreria Atlantide – Castel San Pietro (BO)

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English: Joseph Stalin after 1943 in military ...

English: Joseph Stalin after 1943 in military uniform with shoulder marks of the Marshal of the Soviet Union. (Photo credit: Wikipedia)

winner

 

 

 

 

Sapere di stare combattendo una battaglia persa fin dalla partenza, senza alcuna possibilità di mutare il corso degli accadimenti, un imperativo che ci spinge però a seguire una strada diversa da quella della convenienza e del facile vivere, per senso di giustizia, spirito combattivo. Sono queste le motivazioni che spingono ad agire i protagonisti di questo affascinante debutto, sorretto da una prosa intelligente e bella. Una lettera perduta ( “come giochi una partita quando sai fin dall’inizio che è perduta?”, mandata dal padre ad un campione di scacchi russo) è lo spunto per una ricerca attraverso vicende segnate sì da sconfitte, ma ricche di vita ed orgoglio, narrate alternativamente da Irina e Alekzandr! L’autrice riesce a far quadrare il difficile cerchio composto da accadimenti personali e dal volto del potere nella Russia del Novecento, ritratti in maniera davvero efficace, e su quella contemporanea, visto che arriviamo al lato oscuro del potere di zar Putin.

(Con una gustosa barzelletta: «c’è Stalin che appare in sogno a Putin» disse Viktor. «Putin, gli fa Stalin. Per mantenere il potere devi fare due cose: dipingere il Cremlino di verde e uccidere tutti i tuoi avversari politici. Putin lo guarda e gli risponde: perché di verde?»)

Jennifer DuBois, Storia parziale delle cause perse, Mondadori

Leningrado, 1980. Il giovane Aleksandr Bezetov è diventato il nuovo campione di scacchi. E con questo è entrato nel mirino del Partito, che gli promette una vita di agi in cambio della sua collaborazione. Aleksandr sceglie invece di unirsi ad alcu    ni amici per dare vita a una rivista clandestina, iniziando la sua attività di dissidente. Sa di avere scelto di giocare una partita senza possibilità di vittoria, ma una profonda convinzione nei propri ideali, e l’amore per una donna misteriosa, lo spingono ad agire. Cambridge, Massachusetts, 2006. Irina Ellison ha trent’anni e sa di aver ereditato dal padre la corea di Huntington, una grave malattia degenerativa. Facendo ordine tra le sue carte trova una lettera da lui scritta al grande scacchista russo, in cui gli poneva un’unica domanda: come si gioca una partita quando si capisce che è già persa in partenza? Aleksandr non rispose mai. Vedendo progredire i sintomi della malattia, Irina decide di partire per la Russia alla ricerca di Aleksandr, per avere la risposta che il padre non aveva mai ottenuto. Ad attenderla c’è una strada segnata da sconfitte irrimediabili: la malattia, la partita a scacchi contro un invincibile avversario, la Russia del sottomarino Kursk, della scuola di Beslan, dell’omicidio della Politkovskaja. Eppure tutti i protagonisti di questa storia sembrano mossi da un’incrollabile fiducia perché, come Aleksandr, credono che “a volte c’è bisogno di difendere una cosa realmente importante, e non solo il simbolo di una cosa importante”.

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URSS

Image via Wikipedia

è la solidarietà femminile a rendere sopportabile l’esistenza nella cupa Leningrado degli anni Sessanta. L’era di Stalin è terminata, ma l’atmosfera è ancora impregnata della paura,  la vita è dura per una madre e la sua bambina, che non ha mai avuto un padre. Sono le tre anziane donne che dividono il piccolo alloggio con loro, di cui presto conosceremo l’intenso passato, a creare quel circolo all’interno del quale sarà possibile continuare con più serenità. Un romanzo intenso, che illumina dal basso quei giorni.

 

Elena Cizova, Il tempo delle donne, Mondadori

Vincitore a sorpresa nel 2009 del Russian Booker Prize, il più importante premio letterario russo, Il tempo delle donne esce finalmente dai suoi confini, offrendo al pubblico europeo la possibilità di conoscere una delle voci più originali e interessanti della nuova letteratura postsovietica.

Siamo a Leningrado, l’odierna San Pietroburgo, nei primi anni Sessanta. L’era di Stalin ha lasciato un’eredità di paura e di sospetto che si insinua nella vita quotidiana di tutti. Si vive in sordina, in silenzio, ma non per questo meno intensamente, perché quel silenzio è il vero nemico nel “tempo delle donne”. Anche di Antonina, giovane e ingenua operaia da poco trasferitasi in città per lavorare in fabbrica. Il guaio è che Antonina si ritrova inaspettatamente incinta di un uomo che non ne vuole sapere, e che l’abbandona senza indugi. A soccorrerla è lo Stato sovietico, che le assegna un alloggio in coabitazione dove vivono tre anziane donne, affettuose e pronte ad aiutarla dopo la nascita di Sjuzanna. Saranno proprio Ariadna, Glikerija e Evdokija a prendersi cura della bambina quando rimarrà orfana, saranno loro le tre “nonne” che la cresceranno e si faranno carico della sua educazione, anche attraverso il racconto delle loro vite, delle sofferenze affrontate sempre con coraggio, della durezza di un’esistenza che ha visto il suo sfondo cambiare spesso e violentemente, la Russia degli zar, il bolscevismo, la Rivoluzione, e poi l’assedio di Leningrado e gli anni dello stalinismo…

Il tempo delle donne è un romanzo straordinariamente ricco, pieno di valori, di ideali e di coraggio. Il ritratto di un gruppo di donne forti e autentiche, che hanno affrontato e superato prove durissime sostenute solo dalla loro dignità. Ma è anche una riflessione profonda e a tratti perfino commovente sul passato, sulla memoria, sulla Storia, il romanzo che ci fa capire come siano state le donne, queste donne, le vere, silenziose, intense protagoniste della storia russa del secolo scorso.

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Un romanzo dai toni aspri, ambientato in una repubblica del Caucaso inventata, ma ben definita nel suo caleidoscopio di terra senza legge, dove la violenza e il denaro sono quanto più conta, dove parole come onore e clan sono sovente associati alla vendetta.

Yulia Latynina, Il richiamo dell’onore, Tropea

In una immaginaria repubblica caucasica vicina alla Cecenia, si fronteggiano due uomini che in modo diverso cercano di mettere ordine al caos che li circonda. Pankov è un alto funzionario russo, educato ad Harvard, segnato dallo choc di un rapimento avvenuto molto tempo prima proprio nel paese che oggi cerca inutilmente di governare. Nijazbek è un leader ceceno dal cuore di lupo, mussulmano devoto, omicida ed eroe del popolo. Intorno a loro si agita un’umanità  livida e feroce. Politici, militari, banditi, imam, donne brutalizzate, oppressori ed oppressi: tutti contribuiscono a rendere la vicenda politica del Caucaso una tragedia senza soluzioni. Tra l’islam in ascesa e la Russia in bilico sull’orlo del precipizio, sembra impossibile salvaguardare l’onore sepolto sotto le macerie. Yulia Latynina non si limita a denunciare la corruzione, le malversazioni, la violenza celate all’ombra del potere russo, ma descrive il mattatoio del Caucaso attraverso un romanzo di rara intensità  visionaria: un Anime morte della contemporaneità, la narrazione grottesca e spietata di un mondo capovolto.

Yulia Latynina

Yulia Latynina (Mosca 1966) è giornalista e scrittrice di bestseller. Con un dottorato in Filologia, a metà degli anni ’90 diventa analista economica e raggiunge la notorietà con i suoi articoli sulla corruzione politica e finanziaria, e le sue analisi acute basate sulle ricerche personali e i viaggi sul territorio russo. Avversaria dichiarata del regime di Putin, Latynina scrive per il maggior giornale di opposizione, la Novaya Gazeta, per The Moscow Times e conduce una trasmissione molto seguita su radio Moscow Echo. In Russia è considerata la nuova Anna Politkovskaja.

Yulia Latynina ha ricevuto:

Premio Maria Grazia Cutuli del Corriere della Sera (2007)

Premio Freedom Defenders Award conferito dal Dipartimento di Stato degli Stati Uniti d’America (2008)

Menzione speciale della giuria del Premio Internazionale di giornalismo del Mundo (2010)

Su Il richiamo dell’onore:

“E’ differente. Reale e duro come un grande romanzo noir. Una prosa coraggiosa e affascinante.” Arturo Pérez-Reverte

“Erano anni che non leggevo un romanzo così avvincente. E’ un prodigio del genere noir, aghiacciante e divertente al contempo.” Tibor Fischer, Guardian

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anche il libro di Aleksandr Terechov ha l’aspetto di un giallo, in cui l’azione si svolge alla fine degli anni Novanta con lo sguardo rivolto a fatti del passato, all’epoca staliniana.

L’autore indaga con sapienza due epoche diverse, ben caratterizzando le situazioni e i i diversi personaggi che ne  animano le pagine.

Aleksandr Terechov, Il ponte di pietra, Edizioni Eo

Un’indagine poliziesca scaturita da un lontano crimine passionale tra i rampolli della nomenklatura staliniana ricostruisce in maniera vivida le vite degli “schiavi d’oro” di Stalin, quegli uomini e quelle donne che seguirono ciecamente l’Imperatore nella sua sanguinaria epopea, che per essa si sacrificarono, preferendo spesso auto-accusarsi e farsi fucilare pur di non essere esclusi dal grande sogno del potere assoluto, dall’unico scopo capace di dare significato alle loro vite.

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1966 Soviet Union stamp dedicated to Komsomol

Image via Wikipedia

Martin Cruz Smith continua ad indagare le desolazioni della Russia contemporanea, narrando con tratti forti la corruzione e i nazionalisti, la povertà e il lusso più sfrenato, il disfacimento della società e l’arroganza del potere. E affidando il ruolo di Caronte in questa terra desolata al suo fantastico personaggio: Arkady Renko!
LE TRE STAZIONI, MARTIN CRUZ SMITH, MONDADORI

Su un treno espresso diretto a Mosca la giovanissima Maya, quindici anni, e la figlioletta di sole tre settimane viaggiano su uno squallido vagone in classe supereconomica, quando un soldato ubriaco tenta di violentare la ragazza. Soccorsa da un’amabile vecchietta, la ragazza si accorge al suo risveglio da un sonno drogato che l’anziana è scomparsa portandosi via la sua bambina. Nel frattempo, alla stazione d’arrivo, in piazza Komsomol – un’area popolata da ogni tipo di malavitosi, prostitute, bambini mendicanti e drogati – viene ritrovato il cadavere di una giovane prostituta. Incaricato delle indagini, l’ispettore Arkady Renko capisce che i due casi sono collegati e riconducono a un chiacchierato oligarca russo.

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Sam Eastland è lo pseudonimo di uno scrittore inglese vivente negli Stati Uniti, che conosce bene la storia dell’Unione Sovietica nel XX Secolo, come ben dimostra questo incalzante thriller ambientato ad una decina di anni di distanza dalla rivoluzione russa: ottime le descrizioni del periodo, molto interessante il personaggio principale, ripreso nella sua parabola dannata: dai gulag siberiani al servizio della paranoica Urss di Stalin!

Sam Eastland, L’occhio dello zar,Il Saggiatore

Pekkala un tempo era conosciuto come l’Occhio di smeraldo: il più famoso detective di tutta la Russia, il braccio destro dello zar, l’uomo a cui l’ultimo dei Romanov aveva affidato la sicurezza della sua famiglia e di tutto il paese. Ora, dopo la Rivoluzione, è solo il prigioniero 4745-P nel campo di lavoro della Siberia, dove è riuscito a sopravvivere per nove anni, e per il resto del mondo è un uomo morto e sepolto. Ma una possibilità di salvezza si presenta quando è Stalin stesso a convocarlo per chiedere il suo aiuto per risolvere un mistero che dura dal 1918. Lo zar e la sua famiglia non sono stati fucilati dai rivoluzionari come afferma la propaganda del partito: qualcuno li ha liberati o eliminati all’insaputa dei bolscevichi. La missione di Pekkala è scoprire che cosa sia successo davvero ai Romanov e trovare il loro tesoro scomparso. Il suo premio è la libertà per sé e la donna che ama. Il prezzo del fallimento è la morte. Ambientato nella Russia brutale e paranoica del periodo stalinista, L’occhio dello zar è il primo romanzo della serie che seguirà le avventure di Pekkala fino allo scoppio della Seconda guerra mondiale.

 

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