80 anni dalle sciagurate Leggi razziali emanate dal regime fascista. In prossimità del Giorno della Memoria, doveroso ricordare Enrica Calabresi, zoologa e docente di entomologia, vissuta anche a Castel San Pietro, vittima prima delle epurazioni nella Facoltà di Agraria di Pisa (apparteneva alla “razza ebraica”), e poi della barbarie naziste, suicida in cella nel 1944 per sfuggire alla deportazione.
Ricordiamo il libro a lei dedicato:
Paolo Ciampi, Un nome, Giuntina
All’inizio è solo un nome. Un nome e molte domande: cosa ha bloccato la carriera di Enrica Calabresi, giovane e brillante scienziata in anni in cui per una donna era difficile perfino accedere agli studi superiori? E cosa è successo di lei dopo che ha abbandonato l’università? È davvero la stessa persona che anni più tardi, nei mesi più terribili dell’occupazione nazista, si uccide nel carcere di Firenze per sfuggire alla deportazione? È da queste domande che prende avvio un libro che è insieme commossa biografia, appassionata inchiesta giornalistica, riflessione a più voci sulla barbarie delle leggi razziali ma anche sulle scelte che ognuno di noi è chiamato a fare – anche solo per non dimenticare. Enrica Calabresi, la professoressa ebrea, lo ha fatto fino in fondo, con i suoi sogni, il suo rigore, la sua silenziosa resistenza all’orrore. Una storia riemersa dall’oblio, ma non dal nulla: perché ancora oggi, da Milano a Gerusalemme, ci sono persone che si portano nel cuore Enrica; persone che hanno amato la scienza e di scienza hanno vissuto proprio grazie alla loro professoressa. Una storia vera e vibrante, costellata di sorprese, che ci aiuta a intravedere la primavera oltre ogni inverno.