È molto suggestivo questo libro di un autore italiano che ricorda vagamente La masseria delle allodole di Antonia Arslan per l’impostazione: partendo dai ricordi di famiglia; è una lunga strada quella che porta un ragazzo dai quartieri ebrei di Bulgaria alla Palestina, passando per gli anni della Guerra, per giungere a Bologna, dove incrocerà il destino di un gerarca fascista e della sua famiglia. Un memoir affascinante, dal linguaggio decisamente ricco
SEICENTO SIGARETTE
Federico Ciordinik, Mursia
«Il padre uscì soddisfatto con tre stecche di Camel infilate senza fatica nelle giberne. Jako avrebbe potuto iniziare la sua avventura con un prezioso capitale: seicento sigarette americane.»
Dagli anni Venti sino all’epilogo della Seconda guerra mondiale, scorrono in parallelo le vicende di due famiglie diverse per nazionalità, ceto sociale, cultura e religione: una di ebrei bulgari e l’altra di bolognesi, rampanti del nuovo regime fascista.
Le vicende di Jako, ragazzo ebreo fuggito in Palestina per sottrarsi ai nazisti e poi giunto in Italia insieme all’8a Armata inglese, s’incrociano a Bologna con quelle di Umberto Puppini, politico cattolico e fascista che si divide tra gli incarichi di governo a Roma e l’insegnamento all’università della sua città. Due vite opposte, due storie molto diverse tra loro che il destino manovra attraverso gli orrori di quei tempi, riuscendo con abilità da consumato sceneggiatore a metterle una di fronte all’altra, senza pregiudizi e ipocrisie.
Gli anni cruciali del Novecento raccontati da due punti di vista contrastanti con uno stile impeccabile e rigoroso.