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Archive for the ‘la stanza dei libri preziosi’ Category


‘Guidi’s eye is rigorous and subtle‘ The New York Times

RARITA’!

In Sardegna

Guido Guidi

Mack – Edizione Firmata

3 volumi. Pubblicato in occasione della mostra Guido Guidi. In Sardegna: 1974, 2001, a cura di Irina Zucca Alessandrelli. A cura di Guido Guidi e Irina Zucca Alessandrelli. Fotografie in bianco e nero e a colori di Guido Guidi.Testi della curatrice e di Antonello Frongia in italiano e inglesesu fascicolo spillato allegato

8vo. pp. 424. . Prima edizione (First Edition).

Questi tre volumi comprendono la completa evoluzione del lavoro del fotografo italiano Guido Guidi. I libri segnano non solo lo sviluppo stilistico dell’opera di Guidi ma anche i cambiamenti storici e le modifiche avvenute sull’isola.Il primo viaggio fu durante la luna di miele di Guidi nel 1974: con una Nikon F e una FIAT 127 realizzò una serie di fotografie in bianco e nero che riflettono il clima sociale e politico della Sardegna negli anni Sessanta. La seconda visita, nel 2011, ha coinvolto 3 videocamere – una Hasselblad, una Deardorff 8×10 e una Canon digitale – e l’ormai famosa tavolozza Guidi di colori teneri, quasi rassegnati.

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terme castel san pietro

 

Terme di Castel S. Pietro : Bologna, 1835-1915.

Editore:               Legnago : Stab. tipo-lito Evandro Marcati, 1915.

 

Predisposta in occasione dell’80° esercizio della Società Anonima di gestione delle Terme, quest’opera è un omaggio “ai medici d’Italia” e riporta documenti e relazioni succedutesi negli anni. Dal primo studio indirizzato dal Dott. Fabretti al Pro-Legato di Bologna nel 1835 alle analisi chimiche del 1892; dagli studi “dell’azione curativa delle acque salso-bromo-iodiche negli essudati della pleura e del peritoneo (1897), passando per la relazione in francese del Dott. Balli fino ai dati statistici del 1914.

 

 

Contiene rist. delle pubbl.: Sulle acque minerali di Castel S. Pietro; Relazione del prof. Discoride Vitali sulle acque solforosa, ferruginosa e salsojodica dello stabilimento balneo-idroterapico in Castel S. Pietro dell’Emilia; Dell’azione curativa delle acque salso-bromo-jodiche di Castel S. Pietro negli essudati della pleura e del peritoneo; Stabilimento idroterapico di Castel S. Pietro (Emilia); Le Salse di Castel S. Pietro dell’Emilia ed il loro impiego nella terapia dell’artrite; Contributo allo studio dell’azione biologica della fangatura; Relazione di perizia chimica sull’acqua di Castel S. Pietro dell’Emilia; Les eaux alcalino, salso, bromo, jodico ferrugineuses de Castel S. Pietro dell’Emilia et leur influence therapeutique; Intorno allo stabilimento idroterapico ed alle salse di Castel S. Pietro dell’Emilia.

Descrizione:       219 pagine (mancante della cartina con la pianta dello stabilimento termale )

 

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Pezzi da otto, pezzi da otto. Se c’è un libro che più di altri si collega ai ricordi lontani del libraio che qui vi scrive, è proprio L’ISOLA DEL TESORO, in cui c’è proprio tutto quanto un ragazzino possa temere e sognare,dal pericolo all’avventura. Al lieto fine, oltretutto. Tornando ai giorni nostri, come non essere lieti di ritrovare in libreria questo classico tra i classici con le illustrazioni di uno dei sommi maestri contemporanei, Roberto Innocenti. Già annunciato da un discreto numero di mesi, l’opera è ora terminata, e c’è veramente da che lustrarsi gli occhi. Vi rimandiamo alla pagina dell’editore, che con caparbietà sta dedicando la propria linea di produzione alla realizzazione di classici affiancati dai disegni di altri artisti del calibro di Fabian Negrin, Andrea Rauch, Guido Scarabottolo. Ci auguriamo di vedere anche sui banchi delle nostre librerie altre opere illustrate con questa qualità, un po’ come in Spagna magari, dove lo scaffale dei grandi libri del passato animato da disegni contemporanei è decisamente affollato.

Robert Louis Stevenson
L’Isola del Tesoro

Disegni di Roberto Innocenti, Princìpi e Principi

Forse il più bel libro d’avventure di ogni tempo. La ricerca del tesoro del pirata Flint, da parte del giovane Jim e del pirata Long John Silver, viene rivisitata dalla penna di Roberto Innocenti, uno dei grandi maestri dell’illustrazione mondiale, unico italiano ad aver vinto, nel 2008, l’Ibby Andersen Award.

il link al Blog dell’editore
http://principieprincipi.blogspot.it/2012/03/crescere-cercando-un-tesoro.html?showComment=1333804449325#c3524775750077981915

e un video per sgranar ancor più gli occhi
http://www.youtube.com/watch?v=SaWYiOh4Sic&feature=player_embedded

Pezzi da otto! Pezzi da otto!

inoltre, l’editore ha stampato in 50 copie una Cartella con quattro stampe
numerate e firmate dall’autore.

Ovviamente in possesso di Atlantide!
Copia in possesso n. 12 di 50
Tratte dal libro
Formato stampe: 43,5×30,5

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una sorpresa da Atlantide. La passione per le cose belle ci segue da tempo, così tra le numerose stampe e opere grafiche di illustratori raccolte in questi anni, abbiamo a disposizione alcune cartelle raffiguranti le personali visioni di Pinocchio di quattro grandiosi maestri dell’illustrazione: Roberto Innocenti, Lorenzo Mattotti, Guido Scarabottolo, Andrea Rauch. Sono in esposizione presso di noi, in vendita a 19,50 euro per ogni folder. ( seguiteci su questo blog, presto presenteremo altre delizie…)

Il Pinocchio di Roberto Innocenti

        Principi e Princìpi,    In collaborazione con il Museo della Grafica
di Pisa.
Edizione limitata

Nelle tavole che Roberto Innocenti disegna per Pinocchio nulla è lasciato al caso; tutto è descritto con cura, inventariato con puntiglio. Il Gatto e la Volpe entrano in sordina, sullo sfondo, mentre gli avventori del Gambero Rosso giocano, forse, a scopone. Pinocchio si guarda alle spalle, indeciso quasi se entrare anche lui. I due compari sono intabarrati e tetri; un oste dal naso rosso e dal grembiule sporco si arriccia i baffoni. Il ‘suono’
generale del Pinocchio disegnato da Innocenti è quello dell’ambiente in cui i personaggi si trovano ad agire e le illustrazioni sono un grande affresco della Toscana contadina e paesana, dei suoi modi di vita, quotidiani e straordinari. Un brulichìo continuo di piccoli fatti, di notazioni minime, che raccontano e inventariano un mondo ormai lontano.

Folder con 8 stampe, formato: 21×29,7

pinocchio

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Il Pinocchio di Lorenzo Mattotti
Principi e Princìpi,    In collaborazione con il Museo della Grafica di
Pisa.
Edizione limitata
Pinocchio è un libro corrusco e infero, nient’affatto rassicurante e Mattotti ne afferra il nucleo sotterraneo di formicolante inquietudine. La pioggia, il freddo, la fame, il fango, tutto ci racconta di una difficoltà di vivere faticosa ed estrema. Nei disegni di Mattotti tutto diventa volume, acquista peso e sostanza. I personaggi si fondono nel paesaggio, oppure se ne sollevano, ma il giocodelle ombre, dei movimenti, dei corpi, tende a creare un tutt’uno di grande spessore.
Sembrano sempre uscire, quei personaggi, dal buio di un foglio nero, oppure dall’inverno montanaro da cui quel burattino (un pezzo di legno da catasta, ricordate!), arriva inopinatamente.

Folder con 8 stampe, formato: 21×29,7

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Il Pinocchio di Guido Scarabottolo
Principi e Princìpi,    In collaborazione con il Museo della Grafica di
Pisa.
Edizione limitata
Il mondo del Pinocchio di Guido ‘Bau’ Scarabottolo è un mondo silenzioso e appartato, povero di segni e ricco di significati. La parabola del burattino di Collodi, qui veramente drammatico e vegetale, non più pezzo di legno e non ancora bambino, si svolge in tavole dai colori tenui, mai aggressivi, in segni che corrono, vibranti, dall’universo ottocentesco dello scrittore toscano a quello elegante e sobriamente minimale dell’artista milanese.
La lezione di Guido Scarabottolo ci fa scoprire nuove metafore, a volte inquietanti, nella favola eterna del bimbo burattino.

Folder con 8 stampe, formato: 21×29,7

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Il Pinocchio di Andrea Rauch
Principi e Princìpi,    In collaborazione con il Museo della Grafica di
Pisa.
Edizione limitata

All’interno della sua professione di graphic designer Andrea Rauch si è incontrato con Pinocchio per quasi tutta la vita. È stato infatti art director delle celebrazioni per il Centenario (1981-83), ha scritto, con Valentino Baldacci, Pinocchio e la sua immagine, la più vasta ricognizione sugli illustratori italiani che si sono dedicati al burattino collodiano, ha realizzato e progettato le scene per Le avventure di un burattino, con Enrico Baj e il Teatro Porcospino. Naturale che quindi, alla fine, sentisse la voglia di illustrare una sua edizione delle Avventure che però si è legata a tutti i suoi modi di fare grafica, senza ancorarsi ad uno stile preciso.
Illustrazioni ‘disuguali’, dai ready made ai d’aprés, dagli acquarelli agli oli, dalla pop art all’astrattismo. Quasi una summa stilistica del suo lavoro trentennale di grafico.

Folder con 8 stampe, formato: 21×29,7

pinocchio

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Un sontuoso libro, Il cavaliere inesistente di Italo Calvino, nella magnifica edizione che il raffinato editore Franco Maria Ricci ha impreziosito con le tavole  raffiguranti la collezione di armature dell’Arciduca del Tirolo Ferdinando d’Asburgo. Consultabile ad Atlantide!
Italo Calvino, Il cavaliere inesistente, Franco Maria Ricci

 

Tiratura di 1000 esemplari numerati.

rilegato con copertina in seta nera, notevoli immagini applicate con cofanetto

L’arciduca del Tirolo Ferdinando d’Asburgo (1520-1595) raccolse nel suo castello di Ambras presso Innsbruck un’onnivora collezione d’arte e di meraviglie che suscitò la stupita ammirazione dei contemporanei. Sua creatura diretta fu l’armeria, in cui raccolse le armature indossate in torneo o in battaglia dai più famosi cavalieri dell’epoca. Quelle vuote larve di guerrieri radunate da un amante della ferrigna sartoria militare sfilano qui in parata commentate da Christian Beaufort-Spontin, del Kunsthistorisches Museum di Vienna, studioso di storia delle armi. A questo teatrino della Vanitas Belli, a questo fantasmeale torneo di corazze smesse cesellate dai Dior della ferramenta, si attaglia con ironica perfezione uno dei capolavori narrativi di Italo Calvino, quel Cavaliere inesistente che è forse l’unico racconto al mondo in cui l’abito non solo fa il monaco, ma è il monaco.

48 tavole a colori che riproducono le armature raccolte dall’arciduca Ferdinando d’ Asburgo al castello d’ Ambrass

Testi: Italo Calvino, Cristian Beaufort-Spontin

Foto: Roberto Bigano

Traduzione di Fernando Solinas dal tedesco, Susanne E.L. Probst le schede delle armature

Rilegato in seta nera “Orient”, con plancetta a colori, impressioni in oro

Carta, a mano, Ingres, azzurra, Cartiere Miliani di Fabriano

 

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Non che i bestseller ci facciano schifo, ogni libreria ne ha bisogno per campare. Però un bel libro è cosa diversa, per chi ama il soggetto. È un po’ come un amico, ci piace consigliarlo, parlarne, oltre che leggerlo.

Così, presentiamo la BOTANICA PARALLELA.

Non è Borges, è Leo Lionni. Sì, l’autore di Federico, Guizzino, e altri fantastici libri per bambini. Fu  un artista poliedrico: pittore, grafico, scrittore. Amò molto il design, fu art director per alcune campagne pubblicitarie negli Stati Uniti e, in seguito, per l’importante rivista Fortune. Collaborò (sempre negli States, dove si era rifugiato per sfuggire alle leggi razziali, altra fuga di cervelli)  con alcune delle maggiori personalità di quegli anni: Saul Steinberg, Andy Warhol, Alexander Calder, Willem de Kooning e Fernand Léger. Tra le tante cose per cui merita di essere ricordato (e per fotuna, le sue opere per bambini continuano ad essere in commercio, grazie a BABALIBRI)  E scrisse anche questo ormai quasi introvabile libro: BOTANICA PARALLELA, un fantastico testo, scritto con la proprietà del trattato scientifico ottocentesco, dedicato a vegetali assolutamente inventati. Ne scrisse i testi, accompagnandoli con le sue illustrazioni.

Trilli, Giralune, Solee, Camporane, Tubolari! Una caleidoscopica avventura della fantasia

Fu Adelphi a pubblicare il testo nel 1976, opera ormai esaurita. Con un colpo di fortuna siama venuti in possesso di una copia dell’opera, numerata (n.26 su una tiratura di 100), con custodia e con un’opera grafica allegata. WOW. Con un altro colpo di fortuna, ne abbiamo trovato una seconda copia, nell’edizione non numerata, sempre edita da Adelphi, in buone condizioni (a 35 anni, qualche piccolo acciacco è tollerabile negli umani e nei libri)

Forse una la metteremo in vendita, intanto fateci gustare il momento: nessuna libreria possiede entrambi i volumi, da quanto ci risulta.

Leo Lionni, Botanica Parallela, Adelphi
È possibile scrivere un trattato di una scienza inesistente? La botanica parallela, finto manuale scientifico, che si legge come un romanzo uscito dalla Biblioteca di Babele, ci dà una risposta, affermativa, a questa domanda. Leo Lionni è l’inventore, il cronista e l’illustratore di questa nuova scienza immaginaria, di cui qui racconta le origini, le prime scoperte, le teorie più rappresentative, gli sviluppi attuali. Da poco più di dieci anni, racconta Lionni, vari scienziati, in varie parti del mondo, sono venuti in contatto con piante dalle proprietà stranissime: la Solea, il Giraluna, la Sigurya, il Tirillo e altre ancora. L’antropologia e la biologia, l’ecologia e la matematica fanno convergere i loro sforzi per render conto delle inquietanti caratteristiche di queste piante «amateriche» ed esistenti soltanto nell’immaginazione. Con una sottilissima ironia, che pervade ogni riga del testo, Lionni ci conduce in un viaggio appassionante nell’immaginario, rovesciando lo schema del Manuale di zoologia fantastica di Borges: qui non si tratta di ritrovare i ricchi materiali fantastici nascosti negli anfratti di una scienza reale ma di esporre un materiale totalmente fantastico nella forma di un manuale scientifico dall’aria plausibile. Su questo libro così scrive l’autore: «La botanica parallela non è facilmente classificabile. Non è un romanzo, non è una collezione di saggi. E non è certo un libro di fantascienza. Come il burattinaio giapponese, mi presento sulla scena senza trucco e senza costume per avvertire il lettore che si tratta di una finzione, di piante che “prima di essere piante sono parole”. Il soggetto del libro, in fondo, non è una flora fantastica ma la fantasia stessa alla quale ho tentato di dare, attraverso il racconto di una vegetazione inesistente, una sua solidità poeticamente misurabile, e alla quale anch’io ho finito per credere». Il volume è corredato da 23 illustrazioni nel testo e da 32 tavole fuori testo che riproducono splendidi disegni a lapis la cui precisione di dettaglio è quella tipica dei veri trattati scientifici.

http://www.youtube.com/watch?v=7il-i–D2Ec
Un video dedicato alla Botanica Parallela

Le artisie. (da Lionni, Leo, La botanica parallela, Adelphi, 1976)

Le piante parallele che hanno sollevato più perplessità tra coloro che hanno seguito gli sviluppi della “botanica parallela” sono senza dubbio le Artisie. E ciò è comprensibile quando si pensi che delle due flore, quella comune e quella parallela, le artisie occupano un posto del tutto speciale, quanto mai ambiguo per l’aspetto abotanico, qualche volta addirittura anorganico, di probabile origine umana, che è il loro carattere dominante.
Quando Chambanceau vide per la prima volta una artisia, esclamò estasiato: “Oh, enfin une fleur humaine!”. Il noto botanico dilettante Theo van Schamen osservò: “Non è ancora chiaro se la pianta nella sua dicotomia artificio/natura, esprima l’influenza della natura sull’arte oppure quella dell’arte sulla natura”.

Sappiamo, beninteso, che la verità non è nè l’una nè l’altra e che, a parte il suo parallelismo, l’artisia è tutta natura. Ma come spiegare il mistero delle sue forme, così ovviamente “artistiche” che in alcuni esemplari sembrano addirittura artefatte, copiate dai ghirigori decorativi del 700? Vi è chi ha descritto il fenomeno come “la natura imita l’arte”. A dire il vero le artisie da noi osservate se non fosse stato per le radici ben visibili, non ci sarebbero sembrate piante ma piuttosto frammenti logori di candelabri o di cornici settecentesche, racimolati, forse, al marchè aux puces.

Esse rappresentano senza dubbio un fenomeno sconcertante che, nella nostra ignoranza, abbiamo attribuito ad un “folle impulso della natura ad imitare l’arte”.

e questa è una scultura in bronzo realizzata dall’autore:

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Ecco un libro che ci piacerebbe molto avere:

Lele Luzzati – Figure incrociate. L’opera completa di un protagonista della grafica, La casa Usher

Ovvero, il catalogo di una mostra tenutasi nei Chiostri della SS. Nunziata di Pontremoli, in occasione del XXXIII Premio Bancarella.

Qui potete vedere un ampio articolo sul libro:
http://abbracciepopcorn.blogspot.com/2009/08/emanuele-luzzati-figure-incrociate.html

Il tratto e la tavolozza gioiosa di Luzzati sono unici, la sua produzione ampia (era  capace di usare con maestria ogni sorta di materiale: dalla terracotta allo smalto, dall’intreccio di lane per arazzi all’incisione su supporti diversi, ai collage di carte e tessuti composti per costruire bozzetti di scene, di costumi, di allestimenti navali), raffinata e memorabile, ricchissima di rimandi culturali e capace di parlare il linguaggio universale della fantasia e dell’infanzia.

La passione per l’arte nacque forse grazie alle leggi razziali: nel 1938, a causa di tali infamie, interrompe gli studi e inizia a frequentare lo scultore Edoardo Alfieri e il pittore Onofrio Martinelli.

La biografia, secondo Wikipedia:

Emanuele Luzzati (Genova, 3 giugno 1921 – Genova, 26 gennaio 2007) è stato uno scenografo, animatore e illustratore italiano.

Noto soprattutto come scenografo e illustratore, Emanuele Luzzati è stato maestro in ogni campo dell’arte applicata

Nato a Genova nel 1921, nel 1940 è costretto ad abbandonare la sua città a causa delle leggi razziali. Trasferitosi a Losanna, studia e si diploma all’École des Beaux-Arts.

Nel 1972 espone alla Biennale di Venezia nella sezione Grafica Sperimentale. Nel 1975, assieme a Aldo Trionfo e Tonino Conte, è fondatore del Teatro della Tosse per il quale realizzerà scene e costumi di moltissimi spettacoli. Dal 1981 al 1984 una sua mostra, intitolata Il sipario magico di Emanuele Luzzati, allestita dalla Sapienza Università di Roma a cura di Mara Fazio e Silvia Carandini, gira in Italia e all’estero. Illustra nel 1988 Le fiabe scelte dei fratelli Grimm per le Edizioni Olivetti, e in seguito, per le Edizioni Nuages, Candido di Voltaire, Pinocchio di Collodi, Alice nel paese delle meraviglie di Carroll, il Decamerone di Boccaccio, Peter Pan di James Barrie e Il Milione.

Nel marzo del 1990 si inaugurano a Reggio Emilia, Cavriago, Sant’Ilario e Montecchio quattro sezioni di una grande mostra dedicata all’opera complessiva di Luzzati. Avendo ottenuto due nomination all’Oscar per i suoi film d’animazione, realizzati con Giulio Gianini, La gazza ladra (1965) e Pulcinella (1973) viene nominato membro dell’AGI (Alliance Graphique Internationale) e dell’Academy of Motion Picture Arts and Sciences. Nel 1992 gli viene conferita dall’Università di Genova, sua città, la laurea honoris causa in Architettura. L’anno dopo viene allestita la mostra Emanuele Luzzati Scenografo, presso il Centre Georges Pompidou di Parigi a cura dell’Unione dei Teatri d’Europa. L’evento verrà ripreso poi a Roma, Firenze, Bellinzona, Milano, Genova, dove la mostra viene arricchita con un’ampia sezione dedicata all’illustrazione, e Salonicco.

Nel 1995 riceve il Premio Ubu per la scenografia del Pinocchio prodotto dal Teatro della Tosse di Genova.

Nel 1997 allestisce per il Comune di Torino, in Piazza Carlo Felice (Piazza della Stazione), un grande presepio, mescolando ai personaggi tradizionali le figure delle favole più conosciute. Nel 1998 progetta un parco giochi per bambini per il Comune di Santa Margherita Ligure, ispirato al Flauto Magico di Mozart. Nella casa natale di Mozart a Salisburgo, viene presentata la mostra I Mozart di Luzzati.

Nel 2000 sono allestite le mostre Emanuele Luzzati. Viaggio nel Mondo Ebraico al Palazzo della Triennale di Milano e Luzzati-Rodari al Palazzo delle Esposizioni a Roma. Per le Edizioni Laterza esce il volume di Rita Cirio e Emanuele Luzzati Dipingere il teatro un’intervista su sessant’anni di scene, costumi, incontri.

Nello stesso anno con la mostra I Mozart di Luzzati, viene inaugurato a Genova il suo museo permanente nell’edificio cinquecentesco di Porta Siberia (Area Porto Antico). Tra le mostre tematiche che seguiranno fino al 2010 si citano: Luzzati incontra Rossini 1960-2001, La grafica teatrale, Luzzati e le Ombre, Emanuele Luzzati. Genova di tutta la vita, L’Opera lirica del ‘900, Viaggio nel mondo ebraico, La porta della fiaba, Luzzati e Rodari. I segni della fantasia, Le navi di Luzzati, Gianini e Luzzati. Cartoni animati, Costantini Luzzati. Una notte all’Opera.

Il 1 giugno 2001 è nominato dal Presidente Ciampi “Grande Ufficiale della Repubblica”.

Nel 2002 crea le scene per Il Flauto Magico di Mozart allestito al Teatro dell’Opera Carlo Felice di Genova. Nel 2004 disegna, per il Corriere della Sera, le illustrazioni delle cantiche della Divina Commedia di Dante Alighieri. Dopo i costumi del Don Chisciotte, regia di Scaparro, le scene de Il Campiello di Goldoni e quelle del balletto Lo Schiaccianoci di Čajkovskij per la coreografia di Amedeo Amodio, realizza nel 2006 la scenografia di Hänsel e Gretel di Humperdinck per l’Opera Theatre di Saint Louis.

A 85 anni, muore a Genova il 26 gennaio 2007[2], nella casa dove ha abitato tutta la vita.
[modifica] L’opera di Luzzati

Luzzati è interprete di una cultura figurativa abile e colta, capace di usare con maestria ogni sorta di materiale: dalla terracotta allo smalto, dall’intreccio di lane per arazzi all’incisione su supporti diversi, ai collage di carte e tessuti composti per costruire bozzetti di scene, di costumi, di allestimenti navali. La ricchezza del suo mondo fantastico, l’immediatezza ed espressività del suo stile personalissimo, ne hanno fatto uno degli artisti più amati ed ammirati del nostro tempo.

Nel corso della sua carriera ha realizzato più di cinquecento scenografie per Prosa, Lirica e Danza nei principali teatri italiani e stranieri; ha illustrato e scritto diversi libri dedicati all’infanzia, eseguito svariati pannelli, sbalzi ed arazzi collaborando con architetti per arredi navali e locali pubblici.

Da ricordare le sue collaborazioni con il London Festival Ballet, con il Glyndebourne Festival, con la Civic Opera House di Chicago e con la Staatsoper di Vienna.

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